Rarità vs. Qualità: l'eterno dilemma

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medor
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Rarità vs. Qualità: l'eterno dilemma

Messaggio da medor »

Replico al seguente intervento (in neretto) di Giuspan, postato altrove:

«Quando fu chiesto a Renato Mondolfo la ragione per cui, pur avendone la possibilità (per ben 3 volte!), non avesse mai acquistato l'One Cent Magenta, la replica fu: "... perchè sulla sua rarità non c'è niente da dire ..., ma la qualità, un elemento che purtroppo non tutti i collezionisti privilegiano ma che per me è essenziale, in questo caso è purtroppo scadente, molto scadente".

Lo trovo un passaggio fulminante. Nessun francobollo - fosse anche l'One Cent Magenta - può sottrarsi a una valutazione di qualità, forte della sua rarità. Il metro qualitativo deve applicarsi a tutti i francobolli»





A volte per comprendere le cose bisogna traslarle dall’ambito filatelico. Se parlassimo ad esempio di sculture anziché di francobolli e codesta scuola di pensiero facesse proseliti il responsabile di un Museo dovrebbe rispedire al mittente la Nike di Samotracia: “Ma non vede che è decapitata? E poi manca anche tutto il resto…lei non ha capito…io qua sono il Direttore, mica faccio restauri…” oppure rifiutarsi di esporre la Venere di Milo “Un braccio è monco, l’altro poi manca del tutto, cosa mi sta proponendo, ma stiamo scherzando?”

Detto questo considero Renato Mondolfo un personaggio essenziale della nostra filatelia, forse il più grande di tutti e se non ha concorso all’acquisto del Penny Magenta avrà avuto i suoi buoni motivi.

Quando si sale di livello (e mi sembra che con il Guyana siamo saliti parecchio…) la rarità fa sempre premio sulla qualità, anche perché a tal segno il concetto stesso di qualità diventa sfumato, quasi impalpabile, come sempre quando si tratta di esemplari unici o comunque rarissimi.
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Andrea61
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Re: Rarità vs. Qualità, l'eterno dilemma

Messaggio da Andrea61 »

Il paragone con l'Arte classica non sta molto in piedi e per una ragione molto semplice: le statue greche hanno un'età ragguardevole, di molte volte maggiore di quella dei francobolli. Lasciamo passare 7 od 8 secoli (considerando che la carta si deteriora più rapidamente della pietra) e vedremo quali saranno gli standard di qualità dei francobolli allora.

Mondolfo era certamente un grande filatelista, ma partiva con un non trascurabile vantaggio: non aveva problemi di budget. In queste condizioni è facile permettersi di essere intransigenti sulla qualità.

Chi però non può vantare una notevole forza economica è obbligato a trovare un compromesso tra il piacere di poter possedere un determinato francobollo e lo standard di qualità a cui mantenere la propria collezione.

Per questo guardo sempre con un po' di sospetto questi discorsi sulla qualità. Perchè rischiano di indurre l'idea che, alla fine, non si possa fare filatelia senza un notevole sforzo economico--quando anche basta--cosa certamente falsa e controproducente.
Andrea

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debene
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Re: Rarità vs. Qualità, l'eterno dilemma

Messaggio da debene »

Per questo guardo sempre con un po' di sospetto questi discorsi sulla qualità. Perchè rischiano di indurre l'idea che, alla fine, non si possa fare filatelia senza un notevole sforzo economico--quando anche basta--cosa certamente falsa e controproducente.
Parole sante!

Francamente poi il ragionamento sul Guyana non lo capisco.

Che senso ha parlare di qualità rispetto a un pezzo che è unico e che non mi lascia scelte.

Ciao:

sergio
Sergio De Benedictis
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fildoc
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Re: Rarità vs. Qualità, l'eterno dilemma

Messaggio da fildoc »

Sono totalmente d'accordo!
...e dall'altra in disaccordo!

La rarita' e la qualita' sono due cose totalmente diverse e si possono incrociare in un compromesso variabile

Se un pezzo è unico la qualita' va a farsi benedire perchè la qualita' si stabilisce da un confronto fra pezzi simili
e per il magenta non c'è confronto....

se poi si fa il confronto fra francobolli diversi... si fa un'estensione di confronto opinabile.

Mondolfo , se la Guyana fosse stata una colonia italiana, avrebbe certamente tentato di comperarlo!
Era l'interesse personale e il prezzo che giocarono un ruolo fondamentale nelle scelte del grande romano....
poi l'uomo era un istrione ed amava le espressioni forti!

Il paragone con le statue antiche secondo me regge....
Sarebbe come dire che la Nike di Samotracia è da scartare visto che i bronzi di Riace sono conservati meglio!

infine i francobolli....
sono d'accordo sul compromesso qualita' e prezzo.....

Questo pezzo di catalogo fa 10.000 euro
Schermata 2015-07-29 a 08.36.00.png
ora si puo' comperare a 2600 euro da un noto commerciante

quest'altro l'ho comperato a 600 il mese scorso:
run 4.jpg
questo secondo me è un ragionevole compromesso prezzo/margini/freschezza
ma è una questione di portafoglio!

...con 10.000 euro probabilmente potrei comperarmi il pezzo migliore esistente anche se con un'altra data!

Ho confrontato appositamente due francobolli con la medesima data folle per togliere la variabile!
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giuspan
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Re: Rarità vs. Qualità, l'eterno dilemma

Messaggio da giuspan »

medor ha scritto: A volte per comprendere le cose bisogna traslarle dall’ambito filatelico.
Il pensiero umano procede per analogie, per similitudini, per metafore - è vero -, ma a volte per comprendere le cose bisogna lasciarle nel loro ambito. La filatelia ha i suoi parametri valutativi, che sono unici e irripetibili.

Se cominiciamo ad accostarli ad altri settori, dove cose monche o amputate sono considerate valide, allora è vero tutto e il suo contrario. Un francobollo assottigliato - per dire - avrebbe la stessa dignità di uno perfetto, perchè tanto, a occhio nudo, guardandoli semplicemente per come si presentano, sarebbero indistinguibili. Ma così non è, per unanime convenzione e stati d'animo.

Giudichiamo i francobolli con parametri filatelici e lasciamo la Venere di Milo al suo triste destino (tra l'altro, citando Bolaffi, "se la Venere di Milo fosse un francobollo il suo valore sarebbe nullo", posizione forse di parte, ma sostanzialmente vera, perchè un 3 lire di Toscana, amputo del cartiglio del valore, nessuno lo pagerebbe più di zero).
Andrea61 ha scritto:Mondolfo era certamente un grande filatelista, ma partiva con un non trascurabile vantaggio: non aveva problemi di budget. In queste condizioni è facile permettersi di essere intransigenti sulla qualità ... Per questo guardo sempre con un po' di sospetto questi discorsi sulla qualità. Perchè rischiano di indurre l'idea che, alla fine, non si possa fare filatelia senza un notevole sforzo economico--quando anche basta--cosa certamente falsa e controproducente.
fildoc ha scritto:...con 10.000 euro probabilmente potrei comperarmi il pezzo migliore esistente anche se con un'altra data!
Io, come ho già detto altrove, ritengo il fattore "disponibilità economica" senz'altro rilevante, ma molto meno di quanto comunemente percepito.

Ci sono collezionisti che comprano, comprano, comprano, comprano, ....

Ce ne sono altri che si fanno uno o due regali l'anno.

Alla fine - tolti gli estremi: il pensionato da un lato, il Signor Luxsus dall'altro, che in quanto "estremi" non sono per definizione rappresentativi - i conti-spese sono dello stesso ordine di grandezza. Qualcuno ha speso di più, qualcuno di meno, chi 10, chi 15, chi 20, ma, nella moltitudine, non c'è un collezionista che ha speso 10 e un altro che ha speso 100. Gli ordini di grandezza, appunto, sono gli stessi.

La ricerca della qualità, per me, è principalmente questione di attitudine, di mentalità, di atteggiamento, di stati d'animo.

E' nell'emozionarsi di fronte alla perfezione.
E' nell'inseguire la perfezione in oggetti che, fatalmente, sono imperfetti.
E' nel ferreo dominio dei propri istinti, evitendo di comprare cose magari anche belle, ma che non rispondono esattamente ai propri parametri (con ciò, incidentalmente, risparmiando denaro da tirar fuori al momento giusto).
E' nel coltivare la più difficile delle arti: quella di saper attendere.
E' nel non avere sindromi da "taschine vuote" ("meglio calvo che biondo", per dirla con Aldo, Giovanni e Giacomo).
E' nel provare, nella lunga fase di caccia, un piacere di pari intesità a quello dell'istante del possesso.

E', come vedete, questione di "sentimenti", non di "denaro"; è un fatto di stati d'animo, che si possono provare o non provare, e se li si provano, allora si entra nell'ordine di idee che val la pena spenderci del denaro, compatibilmente con le proprie disponibilitò, come avviene per tutte le cose della vita.

Poi - e ci tengo a precisarlo e affermarlo con forza, a scanso di equivoci - io non ho mai detto, e non penso, che la ricerca della qualità sia espressione di una filatelia gerarchicamente superiore. E' semplicemente uno tra gli infiniti modi di collezionare, al più è un primus inter pares, e senz'altro quello in cui personalmente mi ritrovo.

La grande forza della filaletelia - e la ragione per cui viaggia per i 200 anni - è nella eterogeneità e nella varietà di sensibilità e culture che in essa convivono.

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Alcuni francobolli sono di una bellezza inaudita.
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Re: Rarità vs. Qualità, l'eterno dilemma

Messaggio da Stefano T »

fildoc ha scritto: Mondolfo , se la Guyana fosse stata una colonia italiana, avrebbe certamente tentato di comperarlo!
Era l'interesse personale e il prezzo che giocarono un ruolo fondamentale nelle scelte del grande romano....
poi l'uomo era un istrione ed amava le espressioni forti!
Il grande Renato Mondolfo era triestino :-))
Si era trasferito a Roma nella prima metà degli anni '50.

Per questo il francobollo commemorativo a lui dedicato nel 1995, a 3 anni dalla sua scomparsa, lo ritrae sul francobollo raffigurante la Cattedrale di San Giusto (patrono della nostra amata città di Trieste) e soprastampato AMG-FTT.
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fildoc
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Re: Rarità vs. Qualità, l'eterno dilemma

Messaggio da fildoc »

Giusto San Giusto allora!!!!!!!!!!!!!!!!!

....e dovevo dire forse istriano e non istrione :ris:
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ciao
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andy66
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Re: Rarità vs. Qualità, l'eterno dilemma

Messaggio da andy66 »

Il discorso sulla qualità dei fb penso che sia vecchio come la filatelia, e non se ne verrà mai a capo. Semplicemente perchè non ci sono valutazioni oggettive per ogni singolo difetto che può avere un fb. Non mi trovo neanche d'accordo con quelli che dicono che un fb difettoso 'vale il 10% del catalogo'. Vale esattamente quello che un compratore è disposto a spendere in quel momento. Vale di più un 5 cent. DLR nuovo senza linguella mal centrato e con un dentello corto, oppure un 5 c. linguellato centratissimo e freschissimo? Non lo sappiamo almeno fino al momento in cui i suddetti vengono venduti, perchè il loro valore viene stabilito esattamente nel momento del passaggio di mano tra un compratore e un venditore. Se poi questi stessi fb verranno ancora rivenduti, verranno esattamente valutati alla stessa maniera? Ancora non lo sappiamo, perchè compratori diversi saranno disposti a spendere cifre diverse, in più o in meno, in base alla loro valutazione.
Mi ricorderò sempre una frase dettami dal proprietario di un grande vivaio di piante, quando si parlava di piante più o meno vendute, e lui mi disse: "ogni pianta ha un suo padrone". Stessa cosa per i francobolli, ognuno di essi, bello o brutto, perfetto o difettoso, può trovare una sua sistemazione in una collezione; cambierà ovviamente solo il suo prezzo.
Apprezzo la filosofia di giuspan, quando dice che lui nella sua collezione vuole solo pezzi perfetti e piuttosto che averne uno scarso preferisce non possedere nulla. Però questo modo di collezionare è assolutamente soggettivo. Io invece non ci vedo nulla di male se uno decide di acquistare i cosiddetti 'tappabuchi' (escludendo magari falsoni o riproduzioni) perchè anche i pezzi difettosi hanno una loro dignità, alla fine cambia solo il prezzo, e non tutti possono permettersi certe spese. Allora chi non ha disponibilità economiche non deve più collezionare il periodo classico? Perchè mai? Se vogliamo che la filatelia resti il più possibile diffusa, allora dobbiamo accettare che anche le seconde e terze scelte siano sempre collezionate, anche perchè muovono pur sempre il mercato!
Un'ultima cosa, riguardo all'1 cent. Guyana di cui si parlava e che è stato recentemente venduto. Ma secondo voi se quel fb fosse perfetto invece che difettoso, sarebbe stato venduto a un prezzo diverso? Secondo me no!


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Re: Rarità vs. Qualità, l'eterno dilemma

Messaggio da Andrea61 »

andy66 ha scritto: Apprezzo la filosofia di giuspan, quando dice che lui nella sua collezione vuole solo pezzi perfetti e piuttosto che averne uno scarso preferisce non possedere nulla. Però questo modo di collezionare è assolutamente soggettivo. Io invece non ci vedo nulla di male se uno decide di acquistare i cosiddetti 'tappabuchi' (escludendo magari falsoni o riproduzioni) perchè anche i pezzi difettosi hanno una loro dignità, alla fine cambia solo il prezzo, e non tutti possono permettersi certe spese. Allora chi non ha disponibilità economiche non deve più collezionare il periodo classico? Perchè mai? Se vogliamo che la filatelia resti il più possibile diffusa, allora dobbiamo accettare che anche le seconde e terze scelte siano sempre collezionate, anche perchè muovono pur sempre il mercato!
Questo era il senso del mio intervento. In un momento in cui la filatelia si trova in difficoltà a trovare nuove leve, penso l'ultima cosa da fare sia dare un immagine di se elitaria.
andy66 ha scritto: Un'ultima cosa, riguardo all'1 cent. Guyana di cui si parlava e che è stato recentemente venduto. Ma secondo voi se quel fb fosse perfetto invece che difettoso, sarebbe stato venduto a un prezzo diverso? Secondo me no!
Credo sia una divertente ironia del destino che i pezzi filatelici più rari e costosi del mondo, il centesimo della Guyana, la busta Bordeaux e l'errore di colore di Svezia siano, chi più chi meno, difettosi.
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Re: Rarità vs. Qualità, l'eterno dilemma

Messaggio da Erik »

Andrea61 ha scritto:Credo sia una divertente ironia del destino che i pezzi filatelici più rari e costosi del mondo, il centesimo della Guyana, la busta Bordeaux e l'errore di colore di Svezia siano, chi più chi meno, difettosi.
Di quelle, invece, io ne possiedo una pressoché perfetta!! :cool: :quad: :quad:
busta bordeaux.jpg
:-)) :-)) :ris: :ris:


A parte gli scherzi, condivido il discorso di Andrea.
Per me la qualità è importante, ma ben più importante (ripeto: per me) è ciò che un oggetto rappresenta dal punto di vista storico o storico postale. La qualità, se posso permettermela, bene, altrimenti mi accontento senza problemi anche della cosiddetta "qualità corrente".

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giuspan
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Re: Rarità vs. Qualità, l'eterno dilemma

Messaggio da giuspan »

andy66 ha scritto: Semplicemente perchè non ci sono valutazioni oggettive per ogni singolo difetto che può avere un fb. ... Vale esattamente quello che un compratore è disposto a spendere in quel momento. ... il loro valore viene stabilito esattamente nel momento del passaggio di mano tra un compratore e un venditore. ... compratori diversi saranno disposti a spendere cifre diverse, in più o in meno, in base alla loro valutazione.
D'accordo: res tantum valet quantum vendi potest.
andy66 ha scritto:Io invece non ci vedo nulla di male se uno decide di acquistare i cosiddetti 'tappabuchi' (escludendo magari falsoni o riproduzioni)
Neanche io.

andy66 ha scritto: ... alla fine cambia solo il prezzo, e non tutti possono permettersi certe spese
E qui che non sono d'accordo, perchè che la qualità sia accessibile solo a chi a mezzi economici incommensurabilmente elevati, semplicemente non è vero.

I francobolli che interessano un collezionista alla ricerca della qualità si trovano il più delle volte su catalogi ... passati.
Questo collezionista compra cataloghi, più che francobolli, e su quei cataloghi "battezza" i suoi pezzi, che non sono i 3 lire di Toscana, ma, per esempio, un 15 centesimi di Parma.
Poi si siede sulla riva del fiume e aspetta. Spesso invano.
Ci vuole la più ferma volontà, per non cadere nella tentazione di acquistare esemplari che, pur belli, non sono quelli battezzati.
E' un'attesa frustrante, perchè il collezionista sa che quei pezzi difficilmente passeranno per i cataloghi presenti e futuri.
Quei pezzi, in genere, si muovono per via sottoranee.
E tuttavia aspetta ugualmente, in maniera quasi fideistica, e non so come si possa dire che ciò allontani dalla filatelia, se il francobollo, quel francobollo, un 15 cent. di Parma, assurge quasi a icona religiosa.
E così, mentre gli altri spendono 100 euro lì, 400 là, 200 su, 600 giù, 150 a destra e 120 a sinistra, il nostro collezionista semplicemente non spende.

Di quando in quando - non molto spesso, però succede - si viene a sapere che quel francobollo si trova in quella certa collezione.
E' un'emozione immensa e, vi ricordo, si sta parlando di un 15 cent di Parma, non del 3 lire, e non so come si possa dire che ciò allontani dalla filatelia, se un 15 cent. di Parma, e non un 3 lire, provoca un batticuore così forte.
Il più sembra fatto. Sappiamo dov'è. Abbiamo le coordinate, longitudine e latiduine. Dobbiamo solo organizzare la spedizione.

Ma non è una spedizione normale. E' un raid per liberare un ostaggio. Perchè, dall'altro lato, c'è un altro come te.
Dall'altro lato c'è qualcuno che, a suo tempo, ha atteso 20 anni prima di mettere in collezione quel pezzo.
E quando si sono attesi 20 anni nessun prezzo potrebbe essere sufficiente a portarlo via, e non so come si possa dire che ciò allontana dalla filatelia, se il valore morale attribuito a un francobollo, a quel francobollo, che vi ricordo è sempre un 15 cent. di Parma, trascende qualunque valutazione monetaria.

Offrite il catalogo pieno - sì, quel Sassone dalle quotazioni assurde, voi lo offrite davvero - e vi rideranno in faccia.
Offrite il doppio del catalogo e riceverete uno sguardo diffidente, come a dire "... tu non sei come, non provi gli stessi miei sentimenti".
Offrite il triplo e la risposta sarà: "la sua offerta è congura, ma il francobollo dal mio album non si muove".
Offrite il quadruplo e avrete indotto un attimo di incertezza, peraltro subito fugato: "si, capisco che lei vuole questo francobollo, ma lei capisca me: io, dei suoi soldi, ... che me faccio?".
E tu lo capisci, perchè quei soldi servono a comprare una cosa che lui ha già, e che se cede non avrà mai più.

Sembra un dialogo tra pazzi: da un lato chi è disposto a pagare un multiplo del valore effettivo, dall'altro chi si sta facendo sfuggire un'occasione e unica di un realizzo eccezionale. Sono pazzi, sì. Pazzi innamorati e quando ci si innamora di un francobollo, di un 15 centesimi, mica di un 3 lire, non so come si possa dire che ciò allontani dalla filatelia.

Alla fine, il nostro collezionista capisce che non è aria.
Potrebbe aumentare l'offerta a 5, 6, 7, ... "n" volte il catalogo, e il francobollo si allontanerebbe, anzichè avvicinarsi.
Più si alza l'offerta, più il possessore si convince che la decisione giusta è quella di non vendere.
Bisognava battere altre strade, toccare altre corde, suonare altri tasti, far capire di essere davvero spiriti affini.
"E' tanto che aspetto questo francobollo, come so che per tanto lo ha atteso lei. So quanto è importante per lei, perchè è la stessa importanza che ha per me. Non le chiedo nulla, se non di essere il primo a esser contattato se e quando deciderà di cederlo. So per certo che impiegheremo un attimo ad accordarci".

E l'attesa ricomincia (e con essa cresce il denaro dentro il forziere, mentre gli altri, tutti gli altri, continuano intanto a spendere 100 qua e 300 qui ...).

Oppure, in alternativa, è necessario l'intervento di un intermediario, che oltre a riportare i due contendenti a un sano realismo, metta di mezzo esemplari del proprio stock come merce di scambio - "tu cedegli l 15 centesimi di Parma, lui te lo paga bene, e nella trattavia ci mettiamo quest'altro mio pezzo che tu cerchi da tanto" - e non so come si possa dire che tutto ciò allontanti dalla filatelia se, in cambio di un francobollo, si vogliono sì soldi, ma soprattutto altri francobolli.

Insomma, non capisco esattamente cosa ci sia di "elitario" in tutta questa suburra, in passioni tanto violente, viscerali e popolari.

Ciao:

Giuseppe
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Re: Rarità vs. Qualità, l'eterno dilemma

Messaggio da cirneco giuseppe »

Questo tipo di conversazione è sempre molto interessante e si legge con avidità.

Credo che a tutti noi piaccia "bello", meglio se raro o di qualità super.

Ma, se sono sicuro che esiste solo difettoso che faccio? Lo prendo? non lo prendo?
Sono sicuro perché non l'ho mai visto perfetto, mai visto bello ....

...

anzi, ora che ci penso, fino a ieri sospettavo solo che esistesse ma non ne avevo la prova.

Una delle tante leggende metropolitane?

Fino a ieri mai visto.
Però è bruttino davvero.

Che faccio aspetto che ce ne sia uno migliore, ma ce ne sarà uno perfetto e bello?

Che ansia non sapere decidere perché non ci sono basi su cui decidere.
....

....


Bisogna lasciar andare il cuore, e ..... non pensarci tanto :-)
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________________________________________________
NEMICO, DICHIARATO E CONVINTO, DEL GRONCHI LILLA

E' saggio sognare ma da stolti illudersi.

cerco e colleziono saggi e prove dagli ASI ad oggi solo Italia
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Re: Rarità vs. Qualità, l'eterno dilemma

Messaggio da andy66 »

giuspan ha scritto:
andy66 ha scritto: ... alla fine cambia solo il prezzo, e non tutti possono permettersi certe spese
E qui che non sono d'accordo, perchè che la qualità sia accessibile solo a chi a mezzi economici incommensurabilmente elevati, semplicemente non è vero.

I francobolli che interessano un collezionista alla ricerca della qualità si trovano il più delle volte su catalogi ... passati.
Questo collezionista compra cataloghi, più che francobolli, e su quei cataloghi "battezza" i suoi pezzi, che non sono i 3 lire di Toscana, ma, per esempio, un 15 centesimi di Parma.


Oppure, in alternativa, è necessario l'intervento di un intermediario, che oltre a riportare i due contendenti a un sano realismo, metta di mezzo esemplari del proprio stock come merce di scambio - "tu cedegli l 15 centesimi di Parma, lui te lo paga bene, e nella trattavia ci mettiamo quest'altro mio pezzo che tu cerchi da tanto" - e non so come si possa dire che tutto ciò allontanti dalla filatelia se, in cambio di un francobollo, si vogliono sì soldi, ma soprattutto altri francobolli.

Insomma, non capisco esattamente cosa ci sia di "elitario" in tutta questa suburra, in passioni tanto violente, viscerali e popolari.

Ciao:

Giuseppe
Caro Giuseppe,

capisco perfettamente il tuo discorso e, come già detto, apprezzo la tua filosofia. Capisci però che se tutti i collezionisti la pensassero ed agissero come te, avremmo escluso a priori il 99% dei francobolli presenti sul mercato. Se vogliamo che la filatelia continui ad esistere, questo non può accadere. Non puoi pretendere che tutti i collezionisti abbiano nei loro album la qualità 'super luxus', pagata a peso d'oro (a prescindere dal valore assoluto del singolo).
Sebbene attualmente il mio interesse si sia spostato sulla storia postale, ho anche io la mia collezione ottocentesca del Regno che, senza nessuna fretta, vado perfezionando. So perfettamente quanto sia difficile trovare fb, anche usati e comunissimi da pochi cent., che siano perfettamente centrati, ben dentellati e dotati di annullo leggero e ben leggibile. E sono d'accordo a dire che in questi casi il 'valore di mercato' si avvicini al 'valore di catalogo' e possa anche superarlo. Però ti dico anche che nel caso dei nuovi, fermo restando la qualità, io non ho nessun ma proprio nessun problema a collezionare i linguellati. Mi sembra che molti considerino i linguellati alla stregua di un 'seconda scelta'; io invece vedo tanti linguellati e integri di seconda scelta, e pochi linguellati e integri di prima scelta, e i secondi li considero comunque di valore superiore ai primi, non so se mi sono spiegato.
Vedo che tu crei un rapporto viscerale, quasi interpersonale, tra te e i tuoi fb e crei un legame che difficilmente potrai rompere, e sicuramente non per motivi di soldi. Quando esponi l'annedoto di quello che vuole acquistare a tutti i costi il 15 c. di Parma, e ti poni come acquirente, inconsciamente ti immedesimi anche nel venditore, come se foste la stessa persona, in quanto la pensa esattamente come te.
Anche io per certi versi creo un legame indissolubile con i miei amati collezionati, anche se non con tutti, e faccio molta fatica a disfarmene. Ed infatti propio poco tempo fa mi è capitato un caso simile alla tua storiella, quando mi sono aggiudicato in asta un pezzo e colui che ha perso l'asta mi ha offerto di ricomprarlo ad oltre tre volte di quanto l'avevo pagato io! viewtopic.php?f=22&t=46363&start=20 Secondo te glielo vendo? ;-)

un saluto
Ciao:
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attalos
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Re: Rarità vs. Qualità, l'eterno dilemma

Messaggio da attalos »

giuspan ha scritto: I francobolli che interessano un collezionista alla ricerca della qualità si trovano il più delle volte su catalogi ... passati.
Questo collezionista compra cataloghi, più che francobolli, e su quei cataloghi "battezza" i suoi pezzi, che non sono i 3 lire di Toscana, ma, per esempio, un 15 centesimi di Parma.
Poi si siede sulla riva del fiume e aspetta. Spesso invano.
...
E tuttavia aspetta ugualmente, in maniera quasi fideistica, e non so come si possa dire che ciò allontani dalla filatelia, se il francobollo, quel francobollo, un 15 cent. di Parma, assurge quasi a icona religiosa.
E così, mentre gli altri spendono 100 euro lì, 400 là, 200 su, 600 giù, 150 a destra e 120 a sinistra, il nostro collezionista semplicemente non spende.

Di quando in quando - non molto spesso, però succede - si viene a sapere che quel francobollo si trova in quella certa collezione.
E' un'emozione immensa e, vi ricordo, si sta parlando di un 15 cent di Parma, non del 3 lire, e non so come si possa dire che ciò allontani dalla filatelia, se un 15 cent. di Parma, e non un 3 lire, provoca un batticuore così forte.
Il più sembra fatto. Sappiamo dov'è. Abbiamo le coordinate, longitudine e latiduine. Dobbiamo solo organizzare la spedizione.

Ma non è una spedizione normale. E' un raid per liberare un ostaggio. Perchè, dall'altro lato, c'è un altro come te.
Dall'altro lato c'è qualcuno che, a suo tempo, ha atteso 20 anni prima di mettere in collezione quel pezzo.
E quando si sono attesi 20 anni nessun prezzo potrebbe essere sufficiente a portarlo via, e non so come si possa dire che ciò allontana dalla filatelia, se il valore morale attribuito a un francobollo, a quel francobollo, che vi ricordo è sempre un 15 cent. di Parma, trascende qualunque valutazione monetaria.
...
Sembra un dialogo tra pazzi: da un lato chi è disposto a pagare un multiplo del valore effettivo, dall'altro chi si sta facendo sfuggire un'occasione e unica di un realizzo eccezionale. Sono pazzi, sì. Pazzi innamorati e quando ci si innamora di un francobollo, di un 15 centesimi, mica di un 3 lire, non so come si possa dire che ciò allontani dalla filatelia.

Alla fine, il nostro collezionista capisce che non è aria.
Potrebbe aumentare l'offerta a 5, 6, 7, ... "n" volte il catalogo, e il francobollo si allontanerebbe, anzichè avvicinarsi.
Più si alza l'offerta, più il possessore si convince che la decisione giusta è quella di non vendere.
...
Ciao Giuseppe,
il tuo racconto - poco importa che sia vero o di fantasia - è avvincente, ma è bene ribadire certi fatti per evitare che qualche altro "Edward mani di forbice" riprenda a speculare a danno dei francobolli buoni e dei collezionisti dal portafogli a fisarmonica (ma poco preparati sulla storia della filatelia e delle grandi collezioni storiche).

E sì, purtroppo, il tanto decantato 15 cent di Parma di cui hai già parlato in altro topic è l'ennesima vittima di un delitto filatelico; ma, attenzione!, qui non si è intervenuti per raddrizzare un margine o eliminare un pezzo difettoso e inguardabile... anzi...
Quel 15 cent della prima emissione, passato per un catalogo Avanzo a prezzi netti, è stato poi riproposto nella Luxus I, come già hai ricordato, (lotto 20049) nel 2009, con una base di circa il 300% del prezzo di catalogo, e una descrizione "epica" (nonostante il solito strafalcione dei traduttori della Feldman):

<< “uno su un milione” mostrando ampissimi margini su tutti i lati, con margini di gruppo nell’angolo superiore sinistro e parte dei francobolli vicini in basso e a destra, leggero annullo centrato di Piacenza, pezzo d’esposizione sensazionale>>

Quel francobollo ha però una storia alle spalle... che sembra finita nel dimenticatoio...

C'era una volta... "una delle più belle pinacoteche filateliche" (così fu definita su "Il Collezionista" 1, 1997, p. 34) la collezione di Alphonse de Rothschild, uno che amava i francobolli... tanto e tanti, al punto da raccoglierli prevalentemente in grandi blocchi o fogli.
Mi piace pensare che, come me, non avesse in simpatia gli sforbiciatori.

Nel 1986, nella tornata d'aste della collezione Alphonse dedicata a Parma, fra le tante cose straordinarie compare anche un lotticino modesto, il 432, che viene così descritto:
<<superb upper left corner pair cancelled at Piacenza, tiny ink spots on (2) >> cioè con piccole macchie d'inchiostro sul secondo esemplare che per il resto è splendidamente visibile perché l'annullo colpisce poco oltre la greca sinistra (l'annullo ideale per molti).

ECCOLO:
parma coll rothschild ora tagliato.jpg
Era anche accompagnato da un certificato di Enzo Diena: chissà come mai è stato conveniente farlo sparire?
E sì perché questa coppia (che non è un adf, ma mostra parte del bordo in alto e parte dell'interspazio a sin.) riapprodata per sua sfortuna sui patrii lidi viene evidentemente mandata dall'estetista.
A questo punto si possono fare due ipotesi:

1 - al proprietario non piacevano i "tiny spots" d'inchiostro sul secondo esemplare; si sarà rivolto al solito sedicente esperto di restauro che di restauro conosce solo le vecchie ricette ottocentesche e il secondo esemplare viene danneggiato; quindi .... FORBICI! ... et voila il superdotato è servito.

2 - l'asta inglese stimava la coppia più o meno il prezzo pieno di catalogo per una coppia usata, poco più del doppio di un usato singolo; MA... "se si taglia via un pezzo e si lascia un superfrancobollo con gli attributi..." avrà pensato il proprietario, "lo si potrà piazzare anche a 3, 4, 5 volte il valore di catalogo, il pollo prima o poi lo si trova".

Propendo per la seconda ipotesi, perché se non ci fosse stata la coscienza sporca il certificato di Enzo Diena relativo alla coppia non sarebbe sparito... e ci si sarebbe pure vantati della dicitura "ex Rothschild" per venderlo più facilmente...

Non sapremo mai come siano andate realmente le cose (a meno che qualcuno abbia voglia di una confessione liberatoria...), fatto sta che una bellissima coppia con un annullo integralmente leggibile ha subìto una vergognosa mutilazione (anche nell'annullo).
Negli anni '80 avevamo la coppia Rothschild, all'inizio del terzo millennio ci rimane solo il moncherino Avanzo/Luxus.
Ogni volta che guardo quell'esemplare non riesco proprio a entusiasmarmi, perché ricordo sempre quanto era bello in coppia col suo gemello. Che tristezza!

Ma vi siete mai chiesti perché nelle collezioni storiche di superdotati se ne vedano pochi?

Per concludere, Giuseppe, se vuoi puntare su qualche buon 15 cent della prima emissione, guarda il catalogo della "Chrysopolis"...
C'erano alcune cosine sulle quali avevo considerato un impegno molto serio, ma l'asta, come forse già saprai, fu annullata perché la collezione fu ceduta in blocco a un anonimo privato.
Ci rimasi un po' male, ma sono felice di sapere che quel meraviglioso insieme (c'erano pure i bozzetti del Toschi), assemblato in 40 anni di ricerca dall'arch. Carpanelli, ha trovato un nuovo illuminato cultore. :clap: :clap: :clap:
E questa non mi sembra gente da forbici... :pray: :pray: :pray:
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Ciao:
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Re: Rarità vs. Qualità, l'eterno dilemma

Messaggio da Stefano T »

Ciao:

Solo per far vedere il risultato, a mio parere inutile e anzi controproducente, del taglio effettuato.
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Ciao: Ciao: Ciao:

Stefano
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andy66
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Re: Rarità vs. Qualità, l'eterno dilemma

Messaggio da andy66 »

Chi ha fatto un lavoro del genere può essere considerato solo un criminale filatelico!
Che senso ha poi tirare fuori da una coppia un pezzo singolo e buttar via il resto?

:desp: :desp: :desp:
Andy66

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Re: Rarità vs. Qualità, l'eterno dilemma

Messaggio da valerio66vt »

Io colleziono senza problemi francoboli della IV di Sardegna con margini corti od anche intaccati.

Valerio
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giuspan
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Re: Rarità vs. Qualità, l'eterno dilemma

Messaggio da giuspan »

Ciao: a tutti,
ho citato il 15 centesimi di Parma, come avrei potuto citare un 2 crazie di Toscana, o 1 grano di Napoli, e cioè solo per dire che gli integralisti della qualità se ne infischiano sovranamente della rarità del pezzo, anzi ribaltano proprio i termini della questione: per loro, per me, la rarità è ... nella qualità e la qualità sono disposti a pagarla come fosse ... una rarità.

Poi, le vicissitudini del 15 cent. di Parma - che non conoscevo e per le qual ringrazio Amedeo per il suo preciso e interessante resoconto - possono essere oggetto di discussione, alzano la palla a un tema generale e già dibattuto altrove - quello del maquillage sui francobolli - in un certo senso sono anche attinenti al topic, ma non vorrei portassero fuori pista rispetto al filone principale.

La storiella - che come tutte le storie vere necessita di un po' di "colore" e di "folklore", per riuscire interessante - non voleva riproporre il tema dei "tagli", nè discutere di un francobollo in particolare.

Voleva solo chiarire un punto che, mi sembra, sia fonte di un profondo equivoco.

NON E' VERO che il collezionismo di qualità è un collezionismo elitario.

E' un collezionismo d'elitè solo nel senso che i francobolli di qualità sono pochi, maledettamente pochi, perciò non ce ne è per tutti, e per averli bisogna essere disposti a sopportare lunghe attese. Ma durante quelle attese si ha modo di studiare, di imparare, di confrontare, di raffinare gusti, idee e opinioni, di confrontarsi con altri collezionisti, si ha tempo di coltivare sogni e desideri - che sono la linfa vitale di ogni cosa - oltre che ... di accumulare quelle "munizioni" da utilizzare nel momento in cui lo "stargate", la porta delle stelle, si aprirà sull'oggetto del desiderio.

Quindi, e vogliate perdonarmi l'autocitazione,
giuspan ha scritto: La ricerca della qualità, per me, è principalmente questione di attitudine, di mentalità, di atteggiamento, di stati d'animo.
ma al tempo stesso mi affrettavo a chiarire
giuspan ha scritto: io non ho mai detto, e non penso, che la ricerca della qualità sia espressione di una filatelia gerarchicamente superiore. E' semplicemente uno tra gli infiniti modi di collezionare, al più è un primus inter pares, e senz'altro quello in cui personalmente mi ritrovo.

La grande forza della filaletelia - e la ragione per cui viaggia per i 200 anni - è nella eterogeneità e nella varietà di sensibilità e culture che in essa convivono.
Ciao:

Giuseppe
Per me la bellezza è un francobollo che dopo un'ora che lo guardi è molto più bello di un'ora prima

Alcuni francobolli sono di una bellezza inaudita.
Poi riacquisti lucidità, ti avvicini, guardi meglio e ... niente.
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giuspan
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Re: Rarità vs. Qualità, l'eterno dilemma

Messaggio da giuspan »

fildoc ha scritto:Questo pezzo di catalogo fa 10.000 euro ....

ora si puo' comperare a 2600 euro da un noto commerciante

quest'altro l'ho comperato a 600 il mese scorso

questo secondo me è un ragionevole compromesso prezzo/margini/freschezza
ma è una questione di portafoglio!

...con 10.000 euro probabilmente potrei comperarmi il pezzo migliore esistente anche se con un'altra data!
Mi appoggio - con tutte le accortezze del caso - a quanto dice Massimiliano.

Siamo in un ambito delicato - quello delle disponibilità economiche e delle disponibilità destinabili a una nostra passione - rispetto al quale ognuno sa come regolarsi e nessuno, dall'esterno, può permettersi di sindacare alcunchè.

Però, un'osservazione molto alta a generale mi sento di farla.

Per come la racconta Massimiliano, sembra vi siano due sole alternative: comprare oggi a 2600 euro o comprare oggi a 600 euro. E Massimiliano sostanzialmente dice: "ho scelto di comprare oggi a 600 euro, perchè mi sembra un bel compromesso tra qualità e prezzo ...".

Ebbene, io dico che, sul tavolo delle alternative, c'è una terza possibilità: comprare ... domani.

Quei 600 euro, anzichè esser spesi, possono esser messi in un conto corrente specifico, separato da tutto, segregato rispetto a tutte le spese quotidiane e familiari. Lo so, vedere denaro su un conto corrente non dà la stessa emozione di vedere un francobollo nel proprio album. Ma questo è esattamente il prezzo da pagare.

Magari, tra "x" mesi, si presenterà l'occasione di comprare un altro francobollo, diciamo a 300 euro. Anche qui, stesso discorso. Anzichè comprarlo, i 300 euro vengono indirizzati sul "conto filatelico". 600 più 300 fa 900 ... e, proseguendo di questo passo, rinuncia dopo rinuncia, si arriverà a 2600, il costo del francobollo qualitativamente migliore.

Siamo al bivio.
Cosa scelgo?
Avere un numero "n" di francobolli ben scelti con la logica qualità/prezzo o avere un solo francobollo al top del livello qualitativo?
Qui, ognuno, si regola come crede.
E', per l'appunto, questione di gusti, di mentalità, di atteggiamento.
Ma non di denaro, perchè i 2600 euro, comunque sia, non ci sono più: sono rimasti solo i francobolli, tanti o uno solo dipende da noi, da come siamo fatti, da ciò che ci dà più soddisfazione.

Ciao:

g.
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Re: Rarità vs. Qualità, l'eterno dilemma

Messaggio da giuspan »

E visto che ormai ci sono chiarisco perchè la qualità è il mio totem.

Tutte le cose interessanti, intriganti e belle della vita hanno almeno due caratteristiche comuni.

Primo, presentano un certo grado di difficoltà. La matematica è affascinante perchè è difficile o, a dir meglio, perchè per esser capita obbliga a uno sforzo intellettivo e a una tensione di nervi assolutamente non banali. Se l'ultimo teorema di Fermat o l'ipotesi di Riemann, o anche solo la dimostrazione dell'irrazionalità della radice quadrata di due, fossero accessibili a chiunque, a prescindere dallo sforzo profuso per comprenderli, chi mai li troverebbe interessanti? Perchè scalare l'Everest o il K2? Forse che quelle cime sono posti particolarmente comodi o confortevoli su cui sostare? No. Lo si fa perchè è difficile farlo, per la sfida posta dall'impresa .

Secondo, tutte le cose interessanti sono assoggettate a regole. Se in una partita a scacchi fossi libero, a ogni giro, di muovere i pezzi come più mi aggrada o mi conviene, non saprei dire esattamente quale fascino avrebbe il gioco, anzi, dubito che il gioco stesso potrebbe mai nascere. E' l'insieme di vincoli rigidi e ineludibili che conferisce agli scacchi - e a tutti gli altri giochi - l'interesse che hanno. E quanto più il vincolo "morde" quanto più il gioco si fa interessante.

Il collezionismo è una delle tante cose della vita e, per essere interessante, deve essere difficile e regolato.

Il collezionismo di qualità è difficile, molto difficile, perchè il materiale a disposizione è poco, molto poco.

Il collezionismo di qualità è regolato, tremendamente regolato, perchè la qualità non ammette deroghe, eccezioni o esclusioni: non esiste - come è stato giustamente detto - la categoria logica del "francobollo eccezionale, ma ...".

Queste sono le ragioni profonde e essenziali per cui sono attratto dalla qualità.

Ciao:

Giuseppe
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