Mi sfuggono tutte le analogie sistematiche - alla fine forzate e ingannatrici - tra la filatelia e altri ambiti, siano essi Veneri di Milo, mogli, pupattole, alberghi o altro (il "è come se ..." sarà pure una bella cravatta, ma a stringerla troppo diventa un nodo scorsoio ... )
Mi sfugge il passaggio dove ho detto che i francobolli di normale prima scelta o di seconda scelta non sono collezionabili, o che tutti i francobolli vadano tagliati (anzi, mi sembra di aver detto l'esatto contrario: che "il taglio" è operazione delicatissima, perchè irreversibile, che richiede le più grandi doti di accortezza e sensibilità).
Mi sfugge il passaggio dove ho detto che tutti i collezionisti spendono le stesse cifre: sarà sempre possibile esibire un collezionista che spende 1 e un altro che spenda 100, ma nei grandi numeri, nella massa, nella moltitudine, è ragionevole immaginare che le spese per francobolli siano, per la maggioranza, non per tutti, dello stesso ordine di grandezza (e chiarivo pure: 20 e 10 sono l'uno il doppio dell'altro, ma restano numeri dello stesso ordine), per cui la figura del collezionista ricco e annoiato intento a ricercare la perfezione non è propriamente veritiera.
Mi sfugge quel senso di fastidio che traspare ogni volta che si ricorda che i francobolli - tutti i francobolli - hanno un prezzo, un mercato, un commercio, che indirettamente ne segnala la "desiderabilità", come se ciò togliesse un quarto di sangue blu alla propria raccolta.
Mi sfugge il perchè chi è disposto a pagare un rosa lilla scuro 30 volte di più di un rosa lilla (magari senza neppure poterli distinguere a occhio nudo) è uno studioso raffinato, cultore della materia, mentre chi è disposto a pagare 3 volte il catalogo per il più bell'esemplare esistente è un allocco che si è fatto abbindolare dalla pubblicità.
Mi sfugge l'esasperazione data alla fase di studio, che, pur fondamentale, è talvolta talmente enfatizzata, sino ad annichilire lo stesso atto collezionistico, per cui sembra che lo scopo ultimo sia studiare e non collezionare, che non sia lo studio a essere funzionale alla collezione ma viceversa, che lo studio sia la parte solida della faccenda e la collezione la sua ancella, se non proprio la cortigiana.
Mi sfugge la "facilità" e la "supeficialità" nell'inseguire la perfezione, perchè quanto meno bisogna aver visto centinaia di cataloghi per rendersi conto di cosa esiste al mondo e bisogna aver fatto dei ragionamenti sul perchè certe cose sono prezzate in un modo e altre in modo diverso, cosa ha di più un francobollo e cosa ha di meno un altro, e troppo ce ne sono di cose da comprendere: come dice Bernocchi, "ci vuole tempo a capire ..."
E vengo all'ultimo punto, il più clamoroso.
E qui mi sfugge tutto, ma tutto davvero.AntoDB ha scritto:Quando si affronta la composizione di una raccolta specialistica ... ci si riappropria del valore delle cose e non del costo.
Perchè nessun tipo di collezionista - ma proprio nessuno - "si riappropria del valore delle cose e non del costo" come chi fa della qualità il proprio totem. Nessun collezionista, come chi insegue la perfezione, impara a dare alle cose un valore e non un prezzo. Perchè nessuno, come lui, è sottoposto alla più rigida delle discipline: quella del tempo, dell'attesa, della pazienza e al limite della rinuncia, se non può avere ciò che desidera.
Non c'è studio, non c'è approfondimento, non c'è dettaglio, non c'è deduzione logica che possano dare a un oggetto quell'aura di santità conferitagli dal tempo dedicato ad aspettarlo, sapendo razionalmente che potrebbe anche non arrivare mai, senza che ciò scalfisca la fede nel suo arrivo. Tutta la scienza filatelica non vale un solo giorno di attesa, se lo scopo è "riappropriarsi del valore delle cose e non del costo".
E non è filosofia.
Sono cose pratiche.
Perchè solo chi insegue la perfezione, una volta raggiunta, può mantenere spontaneamente una faccia del tutto inespressiva e annoiata davanti alla possibilità concreta di realizzare profitti del 300%.
Quanti studiosi, quanti accademici, quanti specialisti, quanti cultori possono dire in tutta onestà di saper fare altrettanto?
Ci sono cose che mi sfuggono. Ma deve essere un problema mio.

Giuseppe