La tassazione al doppio dell'importo mancante fu introdotta il 1.1.1863 con la nuova legge postale unitaria. Precedentemente la tariffa era la stessa, sia che a pagare fosse il mittente, sia che fosse il destinatario, e quindi le eventuali affrancature insufficienti venivano integrate semplicemente con l'importo mancante.
Il 1.1.1865 la tariffa lettera fu aumentata di 5 centesimi passando da 15 a 20 centesimi.
L'aumento era considerato provvisorio (in realtà sarebbe poi stato mantenuto fino al 1905!) perché i 5 centesimi dovevano servire a finanziare la guerra contro l'Austria. Ad ulteriore dimostrazione della temporaneità del provvedimento, la tariffa per le non affrancate fu mantenuta a 30 centesimi.
La tassazione per le lettere insufficientemente affrancate, però, si continuò a calcolare come il doppio del mancante e questo portò all'assurdo che una lettera affrancata, ad esempio, per soli 2 centesimi, pagava una tassa di 36 centesimi (il doppio dei 18 mancanti), mentre una totalmente non affrancata pagava solo 30 centesimi.
Questa anomalia fu corretta il 1.1.1874, quando la tassazione per le lettere insufficientemente affrancate fu stabilita in 30 centesimi, tolto l'importo dei francobolli eventualmente applicati. Questo sistema venne mantenuto fino al 31.8.1905.
Dal 1.9.1905, con l'abolizione dei 5 centesimi "provvisori" ed il ritorno ai 15 centesimi della tariffa lettere si ritornò alla tassazione pari al doppio del mancante.
