Tutto sommato rimango della mia opinione anche se poi una certezza matematica non l'avremo mai.
Riguardo la doppia tassazione in moneta diversa: non era una regola ma spesso compare, come su questa lettera da Milano a Pesaro tassata per doppio porto. I 15 carantani sono stati tradotti in 12 bajocchi. Il bollo BOLLO INSUFFICIENTE asseverava la tassa a carico del destinatario.
Per ciò che riguarda il timbro in arrivo: l'ufficio di Piacenza era piuttosto grande e quindi strutturato. Qui convergevano i corrieri sia da Milano via Casalpusterlego sia da Codogno e infatti era il punto di scambio della corrispondenza tra i due Stati.
Ciò sottointende una lavorazione delle lettere attraverso mani diverse: chi timbrava in arrivo, o annullava i francobolli in partenza, non era la stessa persona che tassava le lettere. La prima operazione era lasciata agli inservienti, la seconda a personale qualificato.
E'quindi possibile che una volta saltato l'avvertimento milanese della presenza del francobollo al verso tramite la "/" o tramite annotazioni grafiche (vertatur) a Piacenza si sia caduti in errore. Non tanto per il timbro di arrivo quanto per non avere girato la lettera. E'mancata la comunicazione.
Che esistesse un sistema di controlli incrociati nelle direzioni è un dato di fatto: ne ho scritto nel libro di Luca e ho portato diversi esempi riguardanti la sedi di Milano. La colorazione diversa dei timbri-bolli rosso/neri non è casuale ed è valida anche per altre sedi postali erariali (e a volte non).

Francesco
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