
pero' ci provo

I colori mi sembrano uguali (i puntini disturbano ma la tonalita' mi sembra la stessa)
Se dovessi dare un nome alla tonalita' direi vinaccia (mi ricorda il cioccolato al latte)... scherzi a parte sul colore non vado oltre

Enrico
Moderatore: fildoc
Fra i miei hobby raccolgo anche sassi, per me è un bellissimo ""Rosso Levanto" .fildoc ha scritto: 15 dicembre 2020, 22:15 domanda :
vi sembrano uguali?
come definereste i due colori?
quale dei due?per me è un bellissimo ""Rosso Levanto"
temo allora che nella distinzione dei colori tu abbia un problema percettivo, mi dispiacePer me sembrano identici.
Forse quello sotto (B) leggerissimamente piu' chiaro.
Per cui si deve ragionare in "paletti" cioè inquadrando la tinta.
Il riferimento deve essere dal minimo al massimo, passando per le eventuali differenze di stampa o d'inchiostrazione.
Dei confronti ben fatti devono includere da un minimo di tre fino talvolta a quindici esemplari per aver una casistica completa di una sola voce del catalogo.
I risultati vanno poi ponderati con lo stato di conservazione, il colore della carta, l'invadenza dell'annullo, ecc...
Per me il giallastro è senza dubbio il superiore, A.fildoc ha scritto: 15 dicembre 2020, 22:19 vedete del giallo brunastro sopra
vedete del rosso solo con del nero in quello inferiore?
probabilmente no...
allora pensate al giallastro e guardate i due colori...
in quale dei due vedete tale sfumatura?
pensate ora al nero senza giallo e riguardate i due rettangoli
ve ne è uno che è rosso con del nero senza giallo?
provate!
Mi è rimasto impresso questo intervento di Antonello perché all'epoca ero impegnato nella specializzazione della Democratica, e leggendo l'interessante post di Massimiliano, il mio pensiero è tornato indietro al 2008.Antonello Cerruti ha scritto: 15 dicembre 2008, 17:16 Vi do una notizia che manderà nello sconforto gli specialisti delle "cose impossibili".
Una voce raccolta a Verona dava per finita l'epoca della distinzione, sui cataloghi, fra carta bianca e carta grigia.
In questo modo si metterebbe fine a tante lunghissime discussione sul più o meno bianco e sul più o meno grigio: differenze impercettibili e molto opinabili.
E, troppo spesso, dovute solo a lavaggi "sbiancanti" o "coloranti".
Speriamo sia vero.
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
I francobolli della prima emissione sono cinque: 5 centesimi giallo, 10 centesimi nero, 15 centesimi rosso, 30 centesimi bruno, 45 centesimi azzurro.
Poi ci si accorge che furono modificati nella loro grafia a seguito di modifiche dei cliché, che furono usate diverse tavole, e che all'interno di tutto questo molti cliché singoli, fosse in fase di fusione o a causa del logorio durante la stampa, svilupparono dei difetti costanti. Ci si accorge che la carta usata per stamparli non è sempre stata la stessa e che magari essa fu sottoposta a qualche trattamento particolare. Ci si accorge che gli inchiostri e le tecniche di stampa non furono sempre gli stessi, producendo esemplari particolari sia nella cromia che nelle caratteristiche di stampa.
Questa è la strada più sicura per perdersi ed ottenere i peggiori risultati possibili!Un tempo mi guadagnavo da vivere come grafico.
L'unica soluzione che vedo al problema è avere il codice del colore (Pantone o, anche se meno usato, RAL).
Con un colorimetro digitale, molto costoso per un appassionato, ma relativamente a buon mercato per un editore, è facile trovare il codice del colore del francobollo.
Se il catalogo mettesse questa voce nella dicitura del colore non possono esserci ambiguità nella classificazione.
Ad esempio "15c. rosso carminio (pantone a2231d - Ral 3002)
Per l'utente finale sarebbe facile avere il campione: basta cercare con google "visualizza RAL 3002" ed il gioco è fatto.
Se poi un appassionato ha i soldi per il colorimetro digitale il problema non sussiste, può campionare il francobollo e controllare il suo risultato col catalogo.
Qui subentra l'importantissimo fattore qualitativo e conservativo: ci sono francobolli che non sono stati scoloriti o sono virati nel tempo per cattiva conservazione, eccessiva esposizione alla luce, troppi lavaggi, troppo contatto col sudore dei collezionisti e questi ormai sono compromessi.La mia riflessione: Com'è possibile stabilire se un francobollo di 150 anni appartenga ad uno specifico colore anziché ad un altro??? Il fattore tempo non può essere trascurabile.
I cataloghi devono alimentare quegli equivoci che consentono ai professionisti (periti e commercianti) di seguire quello che diceva Tony Curtis nel film "Operazione sottoveste": "nel torbido si pesca meglio".albi_patti ha scritto: 16 dicembre 2020, 12:43 .........
Il mio auspicio è che un giorno i cataloghi mi faranno vedere la differenza tra il carminio vivo ed il carminio intenso, oltre a descrivere le varie differenze tecniche spiegate molto bene da Benjamin.
........
E non finisce lì, perché poi oggi molto si vede si schermo e occorre avere, per una rappresentazione fedele dei colori uno schermo ben calibrato, come ben sa chi si occupa anche amatorialmente di fotografia.jampi ha scritto: 16 dicembre 2020, 11:53 Anch'io ho problemi con la "classificazione ad occhio" del colore: senza un riscontro oggettivo è impossibile per me farla, ho troppo poca esperienza.
Un tempo mi guadagnavo da vivere come grafico.
L'unica soluzione che vedo al problema è avere il codice del colore (Pantone o, anche se meno usato, RAL).
Con un colorimetro digitale, molto costoso per un appassionato, ma relativamente a buon mercato per un editore, è facile trovare il codice del colore del francobollo.
Se il catalogo mettesse questa voce nella dicitura del colore non possono esserci ambiguità nella classificazione.
Ad esempio "15c. rosso carminio (pantone a2231d - Ral 3002)
Per l'utente finale sarebbe facile avere il campione: basta cercare con google "visualizza RAL 3002" ed il gioco è fatto.
Se poi un appassionato ha i soldi per il colorimetro digitale il problema non sussiste, può campionare il francobollo e controllare il suo risultato col catalogo.
[...]Tergesteo ha scritto: 16 dicembre 2020, 12:53
Questa è la strada più sicura per perdersi ed ottenere i peggiori risultati possibili!
Permettimi di dissentire caro BenjaminTergesteo ha scritto: 16 dicembre 2020, 12:53
Ne consegue che le classifiche si fanno con la cultura filatelica e con un grosso bagaglio di confronti. I macchinari sono quanto di peggio esista all'uopo e costituiscono una garanzia matematica di sbagliare o di perdersi completamente.
Bisogna trovare un equilibrio, come in ogni cosa!A mia modesta opinione spaccare il capello in quattro su nuances che molti neanche distinguono, che puoi apprezzare solo se li guardi ad una luce bianca di 5200K in condizioni di laboratorio, che magari non sono originali ma sono dovute semplicemente per diversa conservazione/esposizione solare di oggetti che hanno 150 anni è un'operazione che ha uno scarso o nullo significato filologico o scientifico.