Stefano T ha scritto:Io punterei molto l'attenzione su un elemento.
Qualsiasi nuovo "oggetto" filatelico, per poter assurgere al ruolo di vera o finta rarità, per essere catalogato, pubblicizzato e commercializzato, deve essere normalmente e PRIMA DI TUTTO certificato.
Scusa, ma non condivido il tuo punto di vista. Se escludiamo le varietà occasionali (che sono innumerevoli e a volte quasi impossibili da catalogare tutte in modo definitivo) la prassi logica per promuovere un francobollo "TIPO" dovrebbe essere la seguente:
- Una volta dimostrata la corretta procedura di emissione (decreti, ecc.) di un determinato pezzo, questo viene riconosciuto dal catalogo che lo elenca e lo quota. Questo è il compito e il ruolo del catalogo ed è l'unico ad avere l'autorità per legittimarlo.
- Solo a partire da quel momento potrà essere certificato, non prima. (Personalmente, non mi sognerei mai di certificare un francobollo "TIPO" non catalogato).
Diverso è il caso delle scoperte vere e proprie. Ricordi il L. 10 A.M.G.V.G. con fasci scoperto dopo 50 anni ? Certamente un caso del genere va prima studiato da un perito (meglio se da più periti collegialmente) e poi, una volta accertata la sua autenticità, repertoriato dal catalogo. Ma questi sono casi più unici che rari (infatti ora mi viene in mente solo questo come episodio abbastanza recente).
Pochi mesi fa mi è capitato un C. 50 Italia Turrita Luogotenenza con la medesima soprastampa. Ho pensato subito: vuoi vedere che...... e invece dopo una veloce disamina aveva la soprasampa falsa



