filippo_2005 ha scritto: 19 marzo 2025, 11:22
ho trovato una lettera (una delle più brutte che ho e che avevo messo anche tra quelle cedibili) riportante la data dell'8 dicembre 1860 ("Partenza da Napoli") [...] Magari posso rivalutarlo un po, anche se il testo non porta notizie risorgimentali?
Allora, ti dico come la vedo io, che poi è una visione così minimalista che penso che nessuno fatici a rivedercisi.
Partiamo da un punto generale, che per me è banale, anche se - capisco - può suonare controintuitivo: l'oggetto singolo non esiste.
L'oggetto esiste - acquista valore, significato, scopo, in breve "inizia a parlare" - solo quando viene riunito con oggetti a esso simili o affini, con cui entra in dialogo, con cui crea un gioco di specchi, di rinvii e di rimandi reciproci, affinché - chi osserva la collezione dall'esterno - abbia la sensazione di trovarsi davanti a una vera e propria narrazione che non ammette mutilazione.
Esiste la collezione, non l'oggetto, e anche se la collezione appare composta da oggetti, non ne è mai la semplice sommatoria. La collezione io me la raffiguro come il corpo umano, un tutt'uno indivisibile, che poi, sì, per convenzione possiamo sezionare in singole parti (mani, piedi, dita, caviglie, etc.) che però di per sé non esistono (prova a staccare una mano dal corpo a cui appartiene: quanto può durare, prima di marcire?)
Quindi, in una collezione come la mia - con una chiara impronta storica, e solo accidentalmente filatelica - una lettera datata "8 dicembre 1860", più che essere "
rivalutata un po'", risplenderebbe nel contesto generale a cui fornirebbe essa stessa una nuova luce. Per contro - all'estremo opposto - inserita in una collezione rigorosamente filatelica o storico-postale - costruita da chi, magari, sostiene che le lettere del 17 marzo 1861 sono come tutte le altre, perché nessun evento postale significativo si è verificato in quella data - ecco che un "8 dicembre 1860", a più forte ragione, non vorrebbe dire granché.
Ecco, io credo che vada recuperata questa "relatività valutativa" - un pezzo vale (filatelicamente, sul piano collezionistico) nella misura in cui aggiunge pregio all'insieme in cui va ad inserirsi, e al contempo al maggior pregio che conferisce allo stesso insieme - piuttosto che tentare improbabili valutazioni "in vitro" o "stand-alone".
Io do enorme importanza non solo alle date, ma persino ai destinatari delle lettere, al punto che in "Al di qua del Faro" si annida una sotto-collezione di "Nobiltà ottocentesca", che prima o poi mi deciderò ad enucleare per dargli evidenza automa (una sorta di "spin-off").
In tema date, ad esempio, butto lì un bellissimo 18 aprile 1861, che per il 99.9% delle persone non vuol dire nulla, ma che per me (e non solo per me) è una data pazzesca (Gramellini e Fruttero l'hanno inserita nella loro lista di "date che hanno fatto l'Italia)
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Cosa è successo il 18 aprile 1861? E' successo questo (e la ricostruzione è fedelissima, basata sui verbali della seduta)
https://www.youtube.com/watch?v=2rEAu5QemI0&t=150s
E ovviamente, quando ho trovato una lettera datata 18 aprile 1861, mi ci sono fiondato, valorizzandola come meritava, in rapporto alla collezione che mi piace fare.
https://aldiquadelfaro.blogspot.com/202 ... talia.html
Ma se tu mi chiedi se il 18 aprile 1861 ha valore in sé, la mia risposta secca è "no, non ha valore in sé, perché nulla ha valore in sé, nemmeno una lettera affrancata per 200 grana con una striscia di 4 del 50 grana"
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