Veronafil Maggio 2025 /Biglietto d'ingresso
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Re: Veronafil Maggio 2025 /Biglietto d'ingresso
Le neuroscienze hanno da tempo fatto chiarezza su un bias della mente umana: quando un’idea ci si è piantata in testa – non importa per quali ragioni, se logiche e fondate, o del tutto capricciose e irrazionali – tendiamo a cercare conferme ovunque della sua validità e a sottovalutare, se non addirittura a ignorare o rifiutare, tutto ciò che la può, non dico smentire, ma anche solo renderla dubbia o metterla in discussione.
La giustificazione di fondo è piuttosto semplice: (credere di) aver ragione è una sensazione troppo bella, per potervi rinunciare senza combattere.
Ci sono casi fortunati in cui ci pensa la bruta realtà a rimetterci in carreggiata, seppur con processo graduale – si rimane della propria idea fintantoché il piacere di credere di aver ragione supera il dolore inflitto da eventi di segno contrario, che alla lunga, comunque finiranno con l’avere il sopravvento, portandoci a rivedere la nostra visione delle cose – ma nel caso in discussione, disgraziatamente, non vi sono stimoli esterni in grado di sollecitarci su parti sensibili, e per di più la ricerca di informazioni aggiuntive – per ampliare la nostra prospettiva – è essa stessa lunga e penosa, per cui il nostro cervello ci diffida da intraprenderla, visto che si trova già a meraviglia nella sua zona di conforto.
L’impresa è quindi disperata: perché dovrei farmi cavare un dente che ritengo sano e non mi dà alcun fastidio?
Missione impossibile, appunto, ché solo un disinteressato amore per una visione il più possibile ampia e nitida delle cose ci può spingere su un percorso che alla sua conclusione non ci darà alcun premio materiale, nessun beneficio tangibile, se non una comprensione più profonda del mondo circostante.
Per chi ha tempo e voglia – ma soprattutto subordinatamente al mio tempo e alla mia voglia – proviamo ad avventurarci in un cammino “senza speranza di premio, senza calcoli di utilità”, giustificato solo dall’obbligo morale di “mettere al centro della propria vita il dovere”, per riprende il più classico dei cliché mazziniani.
La giustificazione di fondo è piuttosto semplice: (credere di) aver ragione è una sensazione troppo bella, per potervi rinunciare senza combattere.
Ci sono casi fortunati in cui ci pensa la bruta realtà a rimetterci in carreggiata, seppur con processo graduale – si rimane della propria idea fintantoché il piacere di credere di aver ragione supera il dolore inflitto da eventi di segno contrario, che alla lunga, comunque finiranno con l’avere il sopravvento, portandoci a rivedere la nostra visione delle cose – ma nel caso in discussione, disgraziatamente, non vi sono stimoli esterni in grado di sollecitarci su parti sensibili, e per di più la ricerca di informazioni aggiuntive – per ampliare la nostra prospettiva – è essa stessa lunga e penosa, per cui il nostro cervello ci diffida da intraprenderla, visto che si trova già a meraviglia nella sua zona di conforto.
L’impresa è quindi disperata: perché dovrei farmi cavare un dente che ritengo sano e non mi dà alcun fastidio?
Missione impossibile, appunto, ché solo un disinteressato amore per una visione il più possibile ampia e nitida delle cose ci può spingere su un percorso che alla sua conclusione non ci darà alcun premio materiale, nessun beneficio tangibile, se non una comprensione più profonda del mondo circostante.
Per chi ha tempo e voglia – ma soprattutto subordinatamente al mio tempo e alla mia voglia – proviamo ad avventurarci in un cammino “senza speranza di premio, senza calcoli di utilità”, giustificato solo dall’obbligo morale di “mettere al centro della propria vita il dovere”, per riprende il più classico dei cliché mazziniani.
Ultima modifica di Napoli1860 il 10 maggio 2025, 10:46, modificato 1 volta in totale.
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Re: Veronafil Maggio 2025 /Biglietto d'ingresso
Il primo passo, o meglio, il passo-zero, preliminare ancorché parziale, è la bonifica del linguaggio: serve estrema attenzione nella scelta delle parole e nelle costruzioni frasali, consapevoli che la prima formulazione che ci viene in mente è invariabilmente approssimativa e grossolona, se non proprio sbagliata, per quanto possa sembrare corretta, giaché il nostro cervello ci è nemico, gioca contro, non vuole farci uscire dalla nostra zona di conforto, e perciò ci spedisce enunciati “a basso consumo di energia”, se così posso dire, in modo da non farci affaticare.
Bonificare il linguaggio, dunque. Che nel nostro caso significa smetterla di parlare del “boom filatelico”, degli “anni d’oro della filatelia”, di una “Filatelia con la ‘F’ maiuscola”, et similia.
Cominciamo a chiamare le cose con il loro nome, a battezzarle per quelle che sono: speculazione.
Fin dai suoi albori la filatelia è stata esposta a micidiali fenomeni speculativi, che venivano colti in tempo reale, già all’epoca, ma che si finiva poi col sottopesare, visto che, banalmente, tutti ne traevano un vantaggio materiale, un guadagno.
Vi darò ampia evidenza di questa enorme bolla speculativa – straordinariamente persistente, lo ammetto, al punto da non sembrare neppure una bolla – ma intanto, a titolo introduttivo, per acclimatarci all’argomento, mi appoggio a un ricordo di gioventù di Antonello Cerruti.
Ma in che modo – in che senso, con la quale logica – finanziare la miscela del motorino con un trading in francobolli ha a che fare con la passione filatelica, con l’amore per il collezionismo? E poi, di là di tutto, come si poteva pensare che una situazione simile fosse strutturale? Pensavate davvero di poter fare per sempre il pieno di benzina grazie al Pier Lombardo?
Lo stesso Antonello, non a caso, si premura di collocare l’episodio su uno sfondo concettuale, per non ridurlo ad aneddotica spicciola.
“Il vero collezionista”.
La dizione è di Antonello, non mia, e però mi piace riprenderla ed enfatizzarla: “il vero collezionista”.
Perché – diciamolo, a costo di urtare gli ipersensibili – il collezionismo non è diverso da tutte le altre cose della vita: ci sono i collezionisti, i veri collezionisti, e poi ci sono i mezzi collezionisti, i collezionucoli, i raccoglioni e i quaquaraquà.
“I veri collezionisti” sono una base tendenzialmente stabile, nel tempo e nello spazio, senza alterazioni percepibili nell’ordine di gradezza.
Ciò che va incontro a oscillazioni pronunciate è tutto il resto, ma un “vero collezionista” – ricordo che l’espressione non è mia, ma di Antonello – non si è mai preoccupato troppo di ciò che avviene al di fuori del “vero collezionismo”, così come, per dire, nessun giocatore di scacchi si è mai preoccupato di quel che avviene tra i giocatori di dama.
A ognuno ciò che spetta, secondo la sua natura.
Bonificare il linguaggio, dunque. Che nel nostro caso significa smetterla di parlare del “boom filatelico”, degli “anni d’oro della filatelia”, di una “Filatelia con la ‘F’ maiuscola”, et similia.
Cominciamo a chiamare le cose con il loro nome, a battezzarle per quelle che sono: speculazione.
Fin dai suoi albori la filatelia è stata esposta a micidiali fenomeni speculativi, che venivano colti in tempo reale, già all’epoca, ma che si finiva poi col sottopesare, visto che, banalmente, tutti ne traevano un vantaggio materiale, un guadagno.
Vi darò ampia evidenza di questa enorme bolla speculativa – straordinariamente persistente, lo ammetto, al punto da non sembrare neppure una bolla – ma intanto, a titolo introduttivo, per acclimatarci all’argomento, mi appoggio a un ricordo di gioventù di Antonello Cerruti.
Non dubito che per Antonello fossero “tempi d’oro”: un quindicenne che compra francobolli il lunedì, li rivende la domenica, e col guadagno se ne va a spasso in motorino per una settimana intera, deve davvero avere la sensazione di vivere in un Eden filatelico.Antonello Cerruti ha scritto: 28 agosto 2019, 8:54 [...] incolonnati sotto il porticato di S.Pietro, facevano due ore di fila per acquistare un blocco di dieci della serie "Polonia" del Vaticano. (Avevo quindici anni e, con un paio di file e rivendendo la domenica successiva quei francobolli al Circolo, guadagnavo il necessario per la miscela necessaria per una settimana per il mio motorino).
Ma in che modo – in che senso, con la quale logica – finanziare la miscela del motorino con un trading in francobolli ha a che fare con la passione filatelica, con l’amore per il collezionismo? E poi, di là di tutto, come si poteva pensare che una situazione simile fosse strutturale? Pensavate davvero di poter fare per sempre il pieno di benzina grazie al Pier Lombardo?
Lo stesso Antonello, non a caso, si premura di collocare l’episodio su uno sfondo concettuale, per non ridurlo ad aneddotica spicciola.
Antonello Cerruti ha scritto: 28 agosto 2019, 8:54 Il vero collezionista acquista per il piacere di mettere nella propria raccolta quello che gli piace e godere nell'averlo fatto/averlo potuto fare.
“Il vero collezionista”.
La dizione è di Antonello, non mia, e però mi piace riprenderla ed enfatizzarla: “il vero collezionista”.
Perché – diciamolo, a costo di urtare gli ipersensibili – il collezionismo non è diverso da tutte le altre cose della vita: ci sono i collezionisti, i veri collezionisti, e poi ci sono i mezzi collezionisti, i collezionucoli, i raccoglioni e i quaquaraquà.
“I veri collezionisti” sono una base tendenzialmente stabile, nel tempo e nello spazio, senza alterazioni percepibili nell’ordine di gradezza.
Ciò che va incontro a oscillazioni pronunciate è tutto il resto, ma un “vero collezionista” – ricordo che l’espressione non è mia, ma di Antonello – non si è mai preoccupato troppo di ciò che avviene al di fuori del “vero collezionismo”, così come, per dire, nessun giocatore di scacchi si è mai preoccupato di quel che avviene tra i giocatori di dama.
A ognuno ciò che spetta, secondo la sua natura.
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Re: Veronafil Maggio 2025 /Biglietto d'ingresso
Rimaniamo ancora a un livello alto e generale, di fatti introduttivi, per restituire la fragranza delle cose, per far acclimatare all’argomento.
È questo il “boom filatelico”? Sono questi gli “anni d’oro” della filatelia? È questa “la Filatelia con la ‘F’ maiuscola”?
Non dubito che lo fossero per un commerciate, per un qualsiasi commerciante, ché qualsiasi commerciante – persino il più infimo – avrà modo di rifornire chiunque di qualunque francobollo a qualunque prezzo, di convertire 750.000 lire in francobolli, “non importa quali, purché siano francobolli”.
È questa la filatelia che rimpiangete? La filatelia dei “rubicondi fattori investitori”? Sul serio pensavate di affidarvi a questi signori, di basare su di loro le vostre prospettive future? E – di là del mancato guadagno che potete aver sofferto – siete davvero così dispiaciuti che i rubicondi fattori siano ora spariti dall’orizzonte visibile?
Io no.
Anzi – a costo di apparire snob e con la puzza sotto il naso – sono proprio contento che non vi siano più persone che si tolgono “dalla tasca destra dei calzoni un rotolo di banconote sotto un’enorme pezzuola tricolore”, e a cui io potrei essere impropriamente assimilato da un osservatore esterno distratto, superficiale e approssimativo.
È questo il “boom filatelico”? Sono questi gli “anni d’oro” della filatelia? È questa “la Filatelia con la ‘F’ maiuscola”?
Non dubito che lo fossero per un commerciate, per un qualsiasi commerciante, ché qualsiasi commerciante – persino il più infimo – avrà modo di rifornire chiunque di qualunque francobollo a qualunque prezzo, di convertire 750.000 lire in francobolli, “non importa quali, purché siano francobolli”.
È questa la filatelia che rimpiangete? La filatelia dei “rubicondi fattori investitori”? Sul serio pensavate di affidarvi a questi signori, di basare su di loro le vostre prospettive future? E – di là del mancato guadagno che potete aver sofferto – siete davvero così dispiaciuti che i rubicondi fattori siano ora spariti dall’orizzonte visibile?
Io no.
Anzi – a costo di apparire snob e con la puzza sotto il naso – sono proprio contento che non vi siano più persone che si tolgono “dalla tasca destra dei calzoni un rotolo di banconote sotto un’enorme pezzuola tricolore”, e a cui io potrei essere impropriamente assimilato da un osservatore esterno distratto, superficiale e approssimativo.
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- Antonello Cerruti
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Re: Veronafil Maggio 2025 /Biglietto d'ingresso
C'era la Filatelia e la filatelia.
C'erano i Collezionisti ed i raccoglioni.
Oggi, purtroppo, i primi sono pochi e si nascondono ed i secondi sono spariti.
Col risultato che - mancando una forma attrattiva verso la filatelia - la nostra passione è passata di moda e soffre della mancanza di ricambi.
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
C'erano i Collezionisti ed i raccoglioni.
Oggi, purtroppo, i primi sono pochi e si nascondono ed i secondi sono spariti.
Col risultato che - mancando una forma attrattiva verso la filatelia - la nostra passione è passata di moda e soffre della mancanza di ricambi.
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
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Re: Veronafil Maggio 2025 /Biglietto d'ingresso
E ora – nella speranza di aver creato un minimo di background – avviciniamoci al nucelo del problema: non appena ha preso forma un principio di collezionismo filatelico, in quello stesso istante, la filatelia si è trovata strutturalmente esposta a fenomeni speculativi più o meno pronunciati, ma comunque presenti, e per ciò stesso suscettibili di inquinare la componente genuina del collezionismo.
Non dico che tutti, o la maggioranza, si avvicinassero al collezionismo filatelico con la sola idea di speculare, di guadagnare e trarre facili profitti. Dico che la più autentica passione per la filatelia è stata storicamente infettata – in una misura senz’altro da qualificare – dal retropensiero di potersi divertire “a costo zero” (e magari, chissà, di poterci pure ricavare qualche spicciolo).
Il linguaggio – ancora una volta – è paradigmatico degli stati d’animo, ché il linguaggio, contrariamente a quel che si crede, non serve per comunicare – figurarsi: per una cosa così semplice mica occorre un apparato così elaborato – bensì a verbalizzare il pensiero, e quindi si rimodula di continuo in funzione dei nostri stati mentali.
“Rientrare del pagato” è una di quelle espressioni abominevoli entrate di prepotenza nel gergo filatelico, e di cui solo l’abitudine a sentirla ripetere non ci fa più avvertire la volgarità.
Questa cosa – “rientrare del pagato” – andatela a raccontare ad Achillito Chiesa, ad Alberto Barcella, a Nino Aquila, a Saverio Imperato, a Ottavio Masi – non sono forse loro i grandi collezionisti dei “bei tempi di una volta”? – e poi sappiatemi dire cosa vi risponderanno.
E visto che siamo entrati in argomento tanto varrà allungarci un minimo.
“La filatelia è come il maiale: non si butta via niente”.
Really? Perché – sapete – i Bolaffi “di una volta”, quelli che in tanti rimpiangono, si presentevano sul mercato come antiquari filatelici, antiquari per l’amor del cielo, e non macellai (con tutto il rispetto, ci mancherebbe) pronti a far carne di porco di qualunque cosa passi sotto i loro coltellacci.
Questa cosa - “in filatelia non si butta niente” – andatela a raccontare a Bernardo Naddei, a Luigi Garosci, a Francesco Melone, e poi, di nuovo, sappiatemi dire cosa vi risponderanno.
Non solo in filatelia si butta, ma si butta pure tanto, e si potrebbe anzi dire che la gran parte delle cose finiscono nel cestino dell’indifferenziata. Com’è esperienza diretta di ogni “vero collezionista” (cit.) che deve setacciare centinaia se non migliaia di proposte, prima di trovarne una sola che fa al caso suo, che ben si adatta alla sua collezione, che concorre a migliorarla.
Non dico che tutti, o la maggioranza, si avvicinassero al collezionismo filatelico con la sola idea di speculare, di guadagnare e trarre facili profitti. Dico che la più autentica passione per la filatelia è stata storicamente infettata – in una misura senz’altro da qualificare – dal retropensiero di potersi divertire “a costo zero” (e magari, chissà, di poterci pure ricavare qualche spicciolo).
Il linguaggio – ancora una volta – è paradigmatico degli stati d’animo, ché il linguaggio, contrariamente a quel che si crede, non serve per comunicare – figurarsi: per una cosa così semplice mica occorre un apparato così elaborato – bensì a verbalizzare il pensiero, e quindi si rimodula di continuo in funzione dei nostri stati mentali.
“Rientrare del pagato” è una di quelle espressioni abominevoli entrate di prepotenza nel gergo filatelico, e di cui solo l’abitudine a sentirla ripetere non ci fa più avvertire la volgarità.
Questa cosa – “rientrare del pagato” – andatela a raccontare ad Achillito Chiesa, ad Alberto Barcella, a Nino Aquila, a Saverio Imperato, a Ottavio Masi – non sono forse loro i grandi collezionisti dei “bei tempi di una volta”? – e poi sappiatemi dire cosa vi risponderanno.
E visto che siamo entrati in argomento tanto varrà allungarci un minimo.
“La filatelia è come il maiale: non si butta via niente”.
Really? Perché – sapete – i Bolaffi “di una volta”, quelli che in tanti rimpiangono, si presentevano sul mercato come antiquari filatelici, antiquari per l’amor del cielo, e non macellai (con tutto il rispetto, ci mancherebbe) pronti a far carne di porco di qualunque cosa passi sotto i loro coltellacci.
Questa cosa - “in filatelia non si butta niente” – andatela a raccontare a Bernardo Naddei, a Luigi Garosci, a Francesco Melone, e poi, di nuovo, sappiatemi dire cosa vi risponderanno.
Non solo in filatelia si butta, ma si butta pure tanto, e si potrebbe anzi dire che la gran parte delle cose finiscono nel cestino dell’indifferenziata. Com’è esperienza diretta di ogni “vero collezionista” (cit.) che deve setacciare centinaia se non migliaia di proposte, prima di trovarne una sola che fa al caso suo, che ben si adatta alla sua collezione, che concorre a migliorarla.
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Re: Veronafil Maggio 2025 /Biglietto d'ingresso
Siamo appena a metà strada, ma io - ora - ho un appuntamento per visionare una lettera con un 5 grana delle Province napoletane, e perciò mi fermo qui - per il momento - nella certezza di avervi dato abbastanza da leggere, e nella speranza di avervi fornito qualche elemento su cui riflettere.
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Re: Veronafil Maggio 2025 /Biglietto d'ingresso
Concordo con l ultimo post di Antonello che fotografa la realtà odierna!



- Antonello Cerruti
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Re: Veronafil Maggio 2025 /Biglietto d'ingresso
Forse non ti rendi conto, caro Napoli1860, che hai citato solo collezionisti ai quali "buttare via" qualche cosa non toglieva nulla all'economia familiare...
La filatelia è fatta anche da quanti risparmiano qualche cosa tutti i mesi per potersi permettere di arricchire di qualche pezzo la loro raccolta.
Un grande collezionista come Philippe de La Renotière von Ferrary non doveva centellinare i suoi acquisti filatelici poiché - ancora minorenne - riceveva una paghetta settimanale di 50.000 franchi (più di cinquanta mila euro di oggi) per i suoi divertimenti...
La mia paghetta settimanale era di 1000 lire e quindi, per alimentare i miei "vizi" filatelici, andavo a fare la fila sotto al colonnato di S. Pietro...
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
La filatelia è fatta anche da quanti risparmiano qualche cosa tutti i mesi per potersi permettere di arricchire di qualche pezzo la loro raccolta.
Un grande collezionista come Philippe de La Renotière von Ferrary non doveva centellinare i suoi acquisti filatelici poiché - ancora minorenne - riceveva una paghetta settimanale di 50.000 franchi (più di cinquanta mila euro di oggi) per i suoi divertimenti...
La mia paghetta settimanale era di 1000 lire e quindi, per alimentare i miei "vizi" filatelici, andavo a fare la fila sotto al colonnato di S. Pietro...
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
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Re: Veronafil Maggio 2025 /Biglietto d'ingresso
E chiediamoci come mai "si nascondono".Antonello Cerruti ha scritto: 10 maggio 2025, 11:04 C'erano i Collezionisti ed i raccoglioni.
Oggi, purtroppo, i primi sono pochi e si nascondono
- Antonello Cerruti
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Re: Veronafil Maggio 2025 /Biglietto d'ingresso
I motivi possono essere diversi.
Provo a segnalarne alcuni.
1) Età anagrafica.
2) Disamore per la filatelia.
3) Delusione per qualche risultato nelle esposizioni.
4) Momentanea mancanza di disponibilità dovuta alle perdite in alcuni investimenti.
5) Andamenti industriali negativi.
6) Accertamenti fiscali in corso.
Ognuno può conoscere altri motivi; questi sono alcuni di quelli che conosco io.
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
Provo a segnalarne alcuni.
1) Età anagrafica.
2) Disamore per la filatelia.
3) Delusione per qualche risultato nelle esposizioni.
4) Momentanea mancanza di disponibilità dovuta alle perdite in alcuni investimenti.
5) Andamenti industriali negativi.
6) Accertamenti fiscali in corso.
Ognuno può conoscere altri motivi; questi sono alcuni di quelli che conosco io.
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
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Re: Veronafil Maggio 2025 /Biglietto d'ingresso
Negli anni '30 del secolo scorso uno degli scrittori più in voga ironizzava sulla filatelia, attraverso le avventure dell’immaginaria Duchessa di Glottenburg, che per coprire i suoi lussi personali non aveva che da emettere una serie di francobolli commemorativi, sicura di incontrare i desiderata dei filatelici di tutto il mondo.
E' una boutade, si dirà, una spiritosaggine, una facile ironia.
E invece no.
Lo spunto - come avviene per tutti gli scrittori - arrivava dalla realtà, che già all'epoca, e da lì a seguire, veniva denunciata come "speculativa".
Ma oggi è la festa della mamma, e le mamme - che sono anche mogli, e tante altre cose ancora - hanno la priorità su tutto. Perciò toccherà aspettare un po', prima di vedere come la filatelia - da sempre - sia stata percepita come un mondo di bolle speculative (che in quanto tali, in quanto bolle, erano destinate a esplodere, a sgonfiarsi).
E' una boutade, si dirà, una spiritosaggine, una facile ironia.
E invece no.
Lo spunto - come avviene per tutti gli scrittori - arrivava dalla realtà, che già all'epoca, e da lì a seguire, veniva denunciata come "speculativa".
Ma oggi è la festa della mamma, e le mamme - che sono anche mogli, e tante altre cose ancora - hanno la priorità su tutto. Perciò toccherà aspettare un po', prima di vedere come la filatelia - da sempre - sia stata percepita come un mondo di bolle speculative (che in quanto tali, in quanto bolle, erano destinate a esplodere, a sgonfiarsi).
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Re: Veronafil Maggio 2025 /Biglietto d'ingresso
Sono d'accordo, Antonello, perché anch'io dovevo giocarmela con le tue cifre. Resta però il fatto che quando è stato possibile fare il salto di qualità a un livello superiore, anche di costo, l'ho fatto. Morale? Anche in filatelia, come in tutte le attività umane, si fa quel che si può. L'importante è, come non si stanca di sottolineare Giuseppe, che rendendosi conto dei propri limiti si cerchi comunque di far la cosa migliore all'interno di essi, studiando, approfondendo e soprattutto mettendosi in relazione con le persone che condividono la tua passione.Antonello Cerruti ha scritto: 10 maggio 2025, 11:35 Forse non ti rendi conto, caro Napoli1860, che hai citato solo collezionisti ai quali "buttare via" qualche cosa non toglieva nulla all'economia familiare...
La filatelia è fatta anche da quanti risparmiano qualche cosa tutti i mesi per potersi permettere di arricchire di qualche pezzo la loro raccolta.
Un grande collezionista come Philippe de La Renotière von Ferrary non doveva centellinare i suoi acquisti filatelici poiché - ancora minorenne - riceveva una paghetta settimanale di 50.000 franchi (più di cinquanta mila euro di oggi) per i suoi divertimenti...
La mia paghetta settimanale era di 1000 lire e quindi, per alimentare i miei "vizi" filatelici, andavo a fare la fila sotto al colonnato di S. Pietro...
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
Buona domenica!
Maurilio
- Antonello Cerruti
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Re: Veronafil Maggio 2025 /Biglietto d'ingresso
Bravo Maurilio; hai sottolineato come la Filatelia sia bellissima anche dover spendere enormi cifre ma ricorrendo alla fantasia, allo studio ed alla competenza.
Ci sono settori di grande interesse che possono riservare soddisfazioni e gratificazioni, senza doversi dissanguare economicamente.
Il mio più grande "vanto" filatelico resta l'orgoglio di aver conseguito la "Medaglia Diena per lo studio e la ricerca" con una collezione sul francobollo più comune degli Antichi Stati Italiani: il 2 grana del Regno di Napoli.
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
Ci sono settori di grande interesse che possono riservare soddisfazioni e gratificazioni, senza doversi dissanguare economicamente.
Il mio più grande "vanto" filatelico resta l'orgoglio di aver conseguito la "Medaglia Diena per lo studio e la ricerca" con una collezione sul francobollo più comune degli Antichi Stati Italiani: il 2 grana del Regno di Napoli.
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
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Re: Veronafil Maggio 2025 /Biglietto d'ingresso
Esatto si può fare Filatelia nelle sue molteplici varianti e filoni,senza essere ricco od anche solo benestante!Non si avranno le medaglie e coppe alle esposizioni nazionali od internazionali,ma la soddisfazione PERSONALE può essere garantita,e poi meglio se si condivide con altri interessati agli stessi argomenti! 

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Re: Veronafil Maggio 2025 /Biglietto d'ingresso
La filatelia è un antro di speculatori.
Questo è il dato di realtà - insopportabilmente sgradevole - che il vostro cervello rifiuterà, per quanta evidenza potrete mostrargli, e contro cui opporrà immagini di segno contrario - di ricchi gentleman spassionati nei loro acquisti, di cultori della materia intenti a discutere intorno a un pezzo particolare, di studiosi meticolosi e di imponenti biblioteche, di ragazzini sorridenti in giro per i mercatini, e di nonni che sfogliano l'album con i nipoti - al fine di preservarvi in uno stato di comfort, secondo un processo ormai ben codificato nelle neuroscienze, e sostanzialmente basato sul rovesciamento delle proporzioni (detto semplice: si confonde l'1% con il 99%).
La giustificaizone - ancora una volta - è piuttosto intuitiva.
A nessuno piace percepirsi - e presentarsi agli altri - come uno speculatore, a nessuo piace pensare di appartenere a un
mondo speculativo.
A tutti - per contro - piace percepirsi e presentarsi come persone raffinate, di cultura, e credere di far parte di un mondo esso stesso raffinato ed evoluto.
Il vero collezionismo come fenomeno diffuso - se mai è esistito - fa parte di un'epoca che nessuno, qui, può ragionevolmente dire di aver vissuto, senza suscitare sorrisetti ironici.
Il vero collezionismo - come ne abbiamo esperienza - è un fenomeno di nicchia, di estrema nicchia, lasciatemi dire: siamo pochi oggi, come lo eravamo ieri, come lo saremo domani.
Siamo sempre stati pochi, e lo saremo per sempre, e se oggi vi sembriamo ancor meno è solo perché - viva Iddio - l'antro di speculatori si è praticamente svuotato.
Ora, io non mi aspetto che un campionario di evidenza potrà farvi cambiare idea - figurarsi: il vostro cervello alzerà le più resistenti barricate, per preservarvi nella vostra confortevole convizione - ma da qualche parte bisognerà pur iniziare, e allora iniziamo da qui...
Questo è il dato di realtà - insopportabilmente sgradevole - che il vostro cervello rifiuterà, per quanta evidenza potrete mostrargli, e contro cui opporrà immagini di segno contrario - di ricchi gentleman spassionati nei loro acquisti, di cultori della materia intenti a discutere intorno a un pezzo particolare, di studiosi meticolosi e di imponenti biblioteche, di ragazzini sorridenti in giro per i mercatini, e di nonni che sfogliano l'album con i nipoti - al fine di preservarvi in uno stato di comfort, secondo un processo ormai ben codificato nelle neuroscienze, e sostanzialmente basato sul rovesciamento delle proporzioni (detto semplice: si confonde l'1% con il 99%).
La giustificaizone - ancora una volta - è piuttosto intuitiva.
A nessuno piace percepirsi - e presentarsi agli altri - come uno speculatore, a nessuo piace pensare di appartenere a un
mondo speculativo.
A tutti - per contro - piace percepirsi e presentarsi come persone raffinate, di cultura, e credere di far parte di un mondo esso stesso raffinato ed evoluto.
Il vero collezionismo come fenomeno diffuso - se mai è esistito - fa parte di un'epoca che nessuno, qui, può ragionevolmente dire di aver vissuto, senza suscitare sorrisetti ironici.
Il vero collezionismo - come ne abbiamo esperienza - è un fenomeno di nicchia, di estrema nicchia, lasciatemi dire: siamo pochi oggi, come lo eravamo ieri, come lo saremo domani.
Siamo sempre stati pochi, e lo saremo per sempre, e se oggi vi sembriamo ancor meno è solo perché - viva Iddio - l'antro di speculatori si è praticamente svuotato.
Ora, io non mi aspetto che un campionario di evidenza potrà farvi cambiare idea - figurarsi: il vostro cervello alzerà le più resistenti barricate, per preservarvi nella vostra confortevole convizione - ma da qualche parte bisognerà pur iniziare, e allora iniziamo da qui...
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Re: Veronafil Maggio 2025 /Biglietto d'ingresso
1924
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Re: Veronafil Maggio 2025 /Biglietto d'ingresso
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Re: Veronafil Maggio 2025 /Biglietto d'ingresso
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Re: Veronafil Maggio 2025 /Biglietto d'ingresso
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