Spigolature napoletane - Il blocco di otto della "Crocetta"

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Spigolature napoletane - Il blocco di otto della "Crocetta"

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Disclaimer: le informazioni certe sono poche; le testimonianze indirette ancora meno; e di esperienze vissute in prima persona non ce ne sono (per ovvie ragioni anagrafiche); tutta la ricostruzione è pertanto indiziaria, congetturale, retta principalmente sulla coerenza interna della narrazione più che sull'esibizione di dati di fatto.
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Re: Spigolature napoletane - Il blocco di otto della "Crocetta"

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La cosiddetta "Croce di Savoia" - abbreviatata talvolta in "Croce", o più familiarmente ancora "Crocetta" - è il francobollo napoletano da 1/2 tornese della luogotenenza di Carlo Luigi Farini, emesso in sostituzione della cosiddetta "Trinacria".

L'avvicendamento aveva una precisa ragione politica, istituzionale: smazzar via dalle carte-valori postali i simboli del regime borbonico, come si dice con un certo pressapochismo, giacché l'emissione napoletana del 1858 conteneva sì i simboli del potere (i tre gigli dei Borbone, che per tradizione riassumevano l'intero stemma) ma anche i simboli storici dei luoghi su cui quel potere si esercitava (il cavallo sfrenato napoletano, la trinacria siciliana) e che a tutt'oggi si trovano sugli stemmi della città di Napoli e dalla Regione Sicilia.

La "Crocetta" - come già prima la "Trinacria" - era stata concepita per l'affrancatura dei giornali, ma nulla vietava di utilizzarla come francobollo ordinario, sebbene il suo ridotto valore facciale la rendesse scomodo, per la gran quantità di pezzi necessari per raggiungere la tariffa desiderata.

Per dire: una banale affrancatura da 2 grana - la tariffa standard, per la quale esisteva il francobollo dedicato - avrebbe richiesto per otto esemplari della "Croce".

E' nota una lettera affrancata con otto "Crocette" - diffusamente riparate - appartenuta alla Collezione Burrus, prima, alla Collezione Imperato poi.

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E poi c'è il blocco di otto...
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Re: Spigolature napoletane - Il blocco di otto della "Crocetta"

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Il blocco di otto della "Crocetta" è - da sempre - la più grande rarità filatelica napoletana del periodo della dittatura e della luogotenenza.

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Attualmente è custodita nella collezione di Bernardo Naddei

Immagine2.jpg

Una meraviglia, non trovate?

Già. Ma lo stato in cui la vediamo oggi non è lo stesso di quando apparve per la prima volta sotto gli occhi dei collezionisti...
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Re: Spigolature napoletane - Il blocco di otto della "Crocetta"

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Posizioniamoci in un istante intermedio, di notevole valore simbolico: 28-30 gennaio 1957, New Jork, "Sale 7" della Collezione Caspary, interamente dedicata agli Antichi Stati Italiani.

CatalogoCaspary.jpg

E per riportarci al clima e alla sensazioni di allora vi propongo un'immagine d'epoca, che è un tuffo al cuore: Giulio Bolaffi (col braccio alzato) accanto a Renato Mondolfo, in sala, durante la vendita.

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Re: Spigolature napoletane - Il blocco di otto della "Crocetta"

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Arriviamo al lotto 686, che parla con l'immagine, sì, ma anche - per certi versi soprattutto - con la sua descrizione

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Cosa ci sta dicendo il banditore, in sostanza? Che quel blocco di otto certamente non è coevo col frammentone su cui si trova, perché il tipo di svolazzo (che annulla i francobolli) non è compatibile con la località segnalata dal timbro circolare.

Però, ci dice il banditore, nonostante questa incongruenza, rimane un pezzo ben conosciuto e ampiamente recensito, e rimanda alla pagina 150 della celebre opera di Emilio Diena sui francobolli napoletani, per chi volesse maggiori informazioni.

Beh, direi di andare a vedere cosa dice questa pagina 150.
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Re: Spigolature napoletane - Il blocco di otto della "Crocetta"

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IMG_3302.jpg

Emilio Diena - anzitutto - ci consente di retrodatare al 1909 la prima apparizione del pezzo; ma soprattutto - notate - si mantiene silente sull'incongruenza tra lo svolazzo e la località, probabilmente perché - è una mia congettura - all'epoca non era ancora stato esattamente ricostruito l'intero quadro del mondo degli svolazzi, con tutta la precisione necessaria, o comunque l'informazione non apparteneva alla cultura filatelica diffusa.

Non reticenza, dunque, e neppure ignoranza, ma semplicemente una registrazione "on a best effort basis", sulla base dell'informazione disponibile.
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Ricapitoliamo: la più grande rarità filatelica dei periodi dittatoriale e luogotenenziale napoletani si è sempre mostrata a un pubblico vasto (nel 1908 prima, nel 1932 poi, e infine nel 1957) attaccata a un frammento posticcio, da cui è stata rimossa solo in tempi relativamente recenti.

Ma perché questo blocco di otto stava attaccato a un frammento posticcio?

Chi ce l'aveva collocato?

E perché?

E chi fu a rimuoverlo?
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Re: Spigolature napoletane - Il blocco di otto della "Crocetta"

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Iniziamo... dalla fine.

Chi fu a rimuovere il blocco di otto della "Croce" dal frammento posticcio?
Antonello Cerruti ha scritto: 14 dicembre 2009, 19:20 Ci volle il coraggio di Renato Mondolfo per comprarlo e fargli un bel "bagnetto", rendendoci uno dei grandi pezzi classici della filatelia italiana.
Direi che la nostra fonte è situata ai massimi livelli di attendibilità, e tanto basterebbe a chiudere la questione.

Però due fonti (autorevoli) sono meglio di una, e così ho voluto cercare conferme, interpellando una figura particolarmente vicina a Renato Mondolfo. Che non solo ha confermato l'affermazione di Antonello, ma l'ha pure colorata: sì, fu Mondolfo ad acquistare il blocco di otto della "Crocetta", e a rimuoverlo dal frammentone - a fargli il "bagnetto" - ... nel bagno dell'albergo.

Un punto - per l'intanto - ce lo siamo portati a casa. E però si è contestualmente aperto un nuovo interrogativo: perché Antonello parla di "coraggio" nell'acquistarlo?
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Re: Spigolature napoletane - Il blocco di otto della "Crocetta"

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Sapete qual è l'avvertenza di ogni storico, la sua cura, il suo scrupolo di metodo, quando si accinge a ricostruie gli eventi del passato? Non giudicare ciò che accadeva allora con la sensibilità di ora.

Sembra ovvio, se detto così - è ovvio che non posso giudicare la schiavitù nell'antica Roma, secondo i parametri moderni - ma è proprio dal non prestare la dovuta cura alle cose ovvie, e cioè il ritenerle addirittura banali, che conduce ai peggiori fraintendimenti.
Antonello Cerruti ha scritto: 14 dicembre 2009, 19:20 Ci volle il coraggio di Renato Mondolfo per comprarlo
In questo passaggio di Antonello riecheggiano tutte le preoccupazioni degli operatori dell'anno 1957, che ragionavano con la mentalità del 1957, su un oggetto creato artificialmente di sicuro prima del 1908.

E come ragionavano gli operatori del 1957, con la mentalità del 1957? Direi - rispetto al caso specifico - come ragioniamo noi oggi: se quel blocco di otto si trova su un frammentone su cui non dovrebbe stare è solo perché - probabilmente - c'è qualcosa che non va; probabilmente è riparato; probabilmente lo hanno attaccato al frammentone per nascondere la riparazione.

E sappiamo tutti come funziona in filatelia: una somma di tanti "probabilmente" diventa - prima o poi - un "certamente", e non c'è più nulla da fare - non c'è potenza di argomentazione contraria - quando "l'effetto stigma" si è abbattuto su un pezzo.

Ci voleva coraggio a comprarlo, sì, perché tutti - ma proprio tutti - era convinti che se lo si fosse sottoposto a un "bagnetto" (operazione inevitabile, vista la mutata sensibilità collezionistica rispetto ai primi anni del '900) lo si sarebbe visto sfaldarsi in mille pezzi.

Per vostra evidenza, questo fu il realizzo del lotto 686, del blocco di otto della Crocetta, il secondo realizzo più alto di tutta l'asta, capace di cubare - da solo - il 7% dell'intero monte-realizzi.
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Proprio un bel coraggio, non c'è che dire, per qualcosa che - nel sentire comune - si sarebbe sfaldata appena avesse toccato l'acqua...
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Re: Spigolature napoletane - Il blocco di otto della "Crocetta"

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Il coraggio è osservabile, ma ciò che lo anima no.

C'è il coraggio dell'incoscienza, a un estremo, e ci gli amanti del rischio "con juicio" sul versante opposto, e in mezzo c'è di tutto.

Mondolfo non era un pazzo. Non poteva dire di "sapere esattamente cosa faceva", perché la certezza non poteva averla, ma è presumibile che sapesse che tutte le probabilità giocavano a suo favore...
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Re: Spigolature napoletane - Il blocco di otto della "Crocetta"

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Quand'è che puoi dire di essere innamorato di una cosa, di una situazione, o di una donna? Fondamentalmente, quando la vedi dappertutto.

Accade così che noi - innamorati folli della filatelia - vediamo filatelia e collezionismo filatelico dappertutto.

Ci piace dire che il 6 maggio 1840 fu emesso il Penny Black, e che già il 7 maggio c'era chi lo richiedeva, non per spedire lettere, ma per collezionarli; ci piace vedere la prima forma di commercio nella gestione delle rimanenze dei francobolli dei governi provvisori, ci piacciano queste e tante altre cose simili, con cui il collezionismo filatelico viene riportato proprio all'anno "0", quasi fosse scritto nel nostro DNA, e stesse solo aspettando l'oggetto fisico per materializzarsi.

C'è un nome tecnico per questo stato d'animo: rincoglionimento da innamoramento.

Il collezionismo filatelico - l'idea che francobolli e lettere siano oggetti meritori di essere custoditi e preservati - non dico che sia relativamente recente, ma di sicuro ha impiegato un bel po' a farsi strada. Il periodo d'incubazione è stato lungo.

Pensate - solo per dire la cosa più sciocca - alla prassi di linguellare i francobolli, che, una volta percepita come degradante, ha creato due categorie di oggetti filatelici ben distinti - i francobolli "con" e "senza" linguella - con significativi riflessi anche sul piano economico.

Oppure - ancora - pensate alla prassi di collocare dei timbrini indelebili su francobolli e lettere, per marchiarne la proprietà o a mo' di certificazione, quando oggi i periti più accorti e sensibili si rifiutano persino di apporre la siglia a matita.

Pensate alla pacchianeria nello sporcare una lettera, per evidenziare la particolarità di un francobollo.

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Pensate a tutto questo e a tante altre cose, e vi renderete conto che non siamo imparentati con i nostri predecessori filatelici più di quanto l'uomo moderno sia imparentato con una scimmia.

C'è stata un'epoca in cui avvenivano cose che noi, collezionisti moderni, non riusciamo neppure ad immaginare.

Ed è esattamente a quell'epoca che ora dobbiamo ritornare.
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Dalle "Memorie" di Romolo Mezzadri, commerciante filatelico nato nel 1861 e deceduto nel 1956.

"Giacché, è bene mettere subito le cose a posto, quel negoziante trattava il commercio dei pezzetti di carta (come egli chiamava i francobolli) con una mentalità tutta sua speciale. Ad esempio: visto che gli esemplari allo stato di nuovi erano generalmente poco graditi dai collezionisti, aveva fatto fare dei timbri simili agli originali coi quali sporcava i francobolli non usati. Ma tutto ciò con la massima leggerezza e disinvoltura e senza una vera competenza sulla rarità di certi valori. Difatti io credo debbasi a lui attribuire un 3 lire di Toscana nuovo originale con annullamento falso!"

Capite, sì? C'è stata un'epoca in cui chi commerciava francobolli non vi scorgeva altro che dei "pezzetti di carta", e quindi, essendo solo "pezzetti di carta", andava da sé che li si potevano modificare su richiesta del collezionista di turno, "con la massima leggerezza e disinvoltura", anche perché agli stessi (pseudo)collezionisti non importava poi granché se l'annullo fosse vero o falso, purché l'annullo ci fosse, perché gli piaceva vederli così, con l'annullo sopra.

Non tutti i commercianti erano così, chiaro, ma alcuni sì, e forse più di quanti se ne immagina. In generale, agire sugli oggetti postali per modificarli secondo i desiderata dello (pseudo)collezionista era, se non proprio una prassi, di sicuro una cosa considerata normale, che si poteva fare, moralmente e socialmente accettabile.

E si comincia allora a intravedere come sia stato possibile che il blocco di otto sia finito su un frammentone posticcio...
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Re: Spigolature napoletane - Il blocco di otto della "Crocetta"

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Emilio Simonazzi ha ricostruito Il Commercio Filatelico in Italia, in un volume edito dall'Unificato.

Veniamo così a conoscenza di tal Ettore Ragozino di Napoli, "importante figura del commercio filatelico dell'epoca", riferisce il Simonazzi, riprendendo l'auto-presentazione del commerciante stesso, con cui, tra l'altro, si enfatizzava l'anno di nascita: "la nostra casa, che oggi è la più importante d'Italia pel commercio di francobolli, fu fondata nel 1878".

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Il personaggio lo troviamo già citato da Mezzadri nelle sue "Memorie", dove se ne fa un ritratto di luci ed ombre, attentamente dosate: "è stato il più grande incettatore di francobolli d’Italia e specialmente dell’ex regno di Napoli. Verso il 1890 era nulla, ma, molto svelto e intelligente, seppe afferrare la fortuna che gli arrivò nel suo minuscolo negozio sotto la forma di un domestico di nobile famiglia che gli cedette per poche lire un sacco pieno di giornali fra i quali molti affrancati con i rarissimi provvisori da ½ tornese trinacria e croce di Savoia del 1860. Diventato facoltoso da un giorno all’altro, non si fermò alla prima tappa, e volle accaparrare quanti più fosse possibile di tali rari francobolli in ispecie e degli antichi in genere, iniziando quella forma di reclame che diffuse in tutta Italia, con la quale offriva prezzi allora ritenuti fantastici, per l’acquisto di antichi francobolli. Fu così che formò uno stock formidabile che però andò assottigliandosi negli ultimi anni della sua non lunga vita; si spense infatti all’età di circa 50 anni. Tutto quanto rimaneva alla sua morte fu diviso tra parecchi eredi che si affrettarono a realizzarne il valore. Era un negoziante alla buona, ma sospettoso, sicché riusciva difficile trattare affari con lui. Fuori del negozio però, era un amicone capace di qualunque buona azione".

Non ci rimane che mettere assieme i pezzi, Watson...
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Ultima modifica di Napoli1860 il 19 maggio 2025, 17:34, modificato 1 volta in totale.
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Re: Spigolature napoletane - Il blocco di otto della "Crocetta"

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Ricapitoliamo.

Siamo in un'epoca dove non esiste una cultura filatelica diffusa, come la intendiamo noi oggi: i francobolli si linguellano e si marchiano, ché alla fine sono solo "pezzettini di carta", e - all'occorrenza, su richiesta - gli si piazzano sopra degli annulli posticci, solo per... far contenti i cosiddetti "collezionisti".

Il commerciante storico del sud Italia - che ha iniziato la sua attività vedensosi recapitato un intero archivio di "Trinacrie" e "Crocette" - è Ettore Ragozino, di Napoli, che guardate bene cosa scrive nel suo annuncio pubblicitario.

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Il Ragozino, dunque, privilegiava francobolli ancora aderenti a lettere e giornali.

Curioso, davvero curioso, se si tiene conto che per lunghissimo tempo tutta l'attrattiva è stata solo ed esclusivamente per i francobolli cosiddetti "sciolti", al punto che la leggenda narra dell'inarrivabile Philippe de La Renotière von Ferrary che rimuoveva bellamente i francobolli dalle lettere perché a lui solo quelli interessavano.

Ma di là di miti e leggende c'è un dato di realtà: i cataloghi di Renato Mondolfo. I primi sono pressoché monopolizzati dai francobolli; l'offerta (significativa) di lettere arriverà decisamente più in là.

E quindi come si spiega l'interesse di Ragozino per francobolli ancora aderenti ai loro supporti cartacei? O era un pioniere delle idee - ma dal ritratto che ne fa Mezzadri non sembra proprio - oppure... oppure.. oppure aveva tra i suoi clienti qualcuno di importante che, per chissà quale ragione, i francobolli li voleva attaccati a lettere e giornali. O almeno a dei frammenti.

E se ti ritrovi tra le mani un blocco di otto della "Crocetta", ma il tuo importante cliente non lo acquista se non sta su un qualche supporto cartaceo, tu che fai? Beh, semplice: ne trovi uno e ce lo attacchi a forza, tanto più che si tratta di un'azione contemplata, ammessa, o comunque tollerata, in base alla cultura dell'epoca.

E fu così che il blocco di otto della "Crocetta" si ritrovò sul più improbabile dei frammenti.

E ora andiamo alle conclusioni.
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Re: Spigolature napoletane - Il blocco di otto della "Crocetta"

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Antonello Cerruti ha scritto: 14 dicembre 2009, 19:20 Ci volle il coraggio di Renato Mondolfo per comprarlo e fargli un bel "bagnetto", rendendoci uno dei grandi pezzi classici della filatelia italiana.
Renato Mondolfo, alla vetusta età di 13 anni, stava tra Emilio Diena e Theodore Champion, presentato dal primo al secondo come l'astro nascente della filatelia (inter)nazionale.

Si può dire dire - forzando appena, appena la mano - che Renato Mondolfo, più che "introdotto nell'ambiente", c'è proprio nato e cresciuto.

E con ogni probabilità aveva tante buone ragioni per congetturare che il frammentone con la Crocetta fosse opera di Ragozino: nessuna riparazione, dunque, nessun magheggio, ma solo un blocco di otto attaccato malamente a un frammentone (pare che colla fosse fuoriuscita) perché così voleva il cliente di Ragozzino.

Nessun rischio di sfaldamento sottoponendo a un bagetto, quindi, o meglio, per dirlo bene, un rischiio ben calcolato e soppesato, che valeva la pena prendere, perché - appunto - tutte le probabilità giocavano a favore, allo stesso modo con cui - suppongo - sostengono questa mia ricostruzione.

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Re: Spigolature napoletane - Il blocco di otto della "Crocetta"

Messaggio da Andrea61 »

La storia è interessante ma dopotutto non così sorprendente.

Bisogna dire che il vero "criminale" (nell'ottica della filatelia di oggi) non fu il Ragozino, o chi per lui, che alla fin fine compì un'operazione reversibile per compiacere un cliente. Piuttosto, lo fu chi quel blocco di 8 lo staccò dalla corrispondenza originale.
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Re: Spigolature napoletane - Il blocco di otto della "Crocetta"

Messaggio da francesco luraschi »

Secondo me è sorprendente anche che nel XIX secolo qualcuno (il Ragozino?) non abbia pensato di accontentare diversi clienti suddividendo il blocco, magari in due strisce, quartine o anche meno. Sarebbe stato comunque un bel vedere.

Se non erro era una pratica mercantile diffusa di cui c'è ampia letteratura.

Notare che il Ragozino per la propria pubblicità fece incidere due cliché appositi, all'epoca costosi, per Trinacria e Crocetta.

Ed ecco cosa esponeva Emilio Diena a London 1890.

Ciao: Francesco
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Re: Spigolature napoletane - Il blocco di otto della "Crocetta"

Messaggio da Napoli1860 »

Andrea61 ha scritto: 19 maggio 2025, 18:44 Bisogna dire che il vero "criminale" (nell'ottica della filatelia di oggi) non fu il Ragozino, o chi per lui, che alla fin fine compì un'operazione reversibile per compiacere un cliente. Piuttosto, lo fu chi quel blocco di 8 lo staccò dalla corrispondenza originale.
Con la sensibilità d'oggi, senz'altro. Dopodiché è vero che la Storia Postale è una conquista relativamente recente, e i cultori della materia hanno faticato parecchio a imporsi (ancora Imperato riferiva delle bonarie prese in giro ricevute per il suo accanimento su certe tariffe). Ci vuole parecchia sensibilità e cultura, per arrivare a comprendere il valore di un oggetti postale ancora integro. Il caso Ferrari è emblematico.

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E del resto, se Mondolfo nei suoi primi cataloghi offriva francobolli, e solo francobolli, è perché - presumibilmente - alle persone solo quello interessava, solo i francobolli.
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Ultima modifica di Napoli1860 il 20 maggio 2025, 9:16, modificato 1 volta in totale.
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Re: Spigolature napoletane - Il blocco di otto della "Crocetta"

Messaggio da Napoli1860 »

francesco luraschi ha scritto: 19 maggio 2025, 21:45 Secondo me è sorprendente anche che nel XIX secolo qualcuno (il Ragozino?) non abbia pensato di accontentare diversi clienti suddividendo il blocco, magari in due strisce, quartine o anche meno. Sarebbe stato comunque un bel vedere.
E' vero. In passato si sezionavano i multipli per far felici più collezionisti. E non ci si fermava neppure davanti a una coppia nuova del 3 lire di Toscana.

2.png

Dopodiché... namastè - saluto (mi inchino a) la parte divina che è in te.

Perché tutti noi siamo portatori di un frammento divino - più o meno grande - anche se spesso a nostra insaputa. E il divino non può che essere bello. Perciò - anche solo inconsciamente, chi più chi meno, in funzione di quanto divino ci sia in noi - si va a caccia della bellezza, e, quando la si trova, si avverte l'obbligo di preservarla.
francesco luraschi ha scritto: 19 maggio 2025, 21:45 Sarebbe stato comunque un bel vedere.
Ne sei proprio sicuro? Osservalo bene, il blocco. Frazionarlo avrebbe voluto dire perdere la completezza dei meravigliosi svolazzi, che invece appaiono intatti e magistralmente posizionati (roba che, se li avessimo messi noi, non saremmo riusciti a produrli così belli).

Namastè! La parte divina che era in Ragozino (o chi per lui) deve aver gridato a più non posso, per impedirgli di commettere lo scempio.

Insomma: sbagliare (rimuovere il blocco di otto dal supporto originario) è umano; perserverare (addirittura frazionarlo) sarebbe stato diabolico.
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Re: Spigolature napoletane - Il blocco di otto della "Crocetta"

Messaggio da Antonello Cerruti »

Vediamo la cosa in positivo.
All'epoca, la funzione principale dei giornali - una volta letti - era quella di attizzare il fuoco nei camini.
Ricevuta la mazzetta dei quotidiani, dopo aver fortunatamente ritagliato l'affrancatura, il destinatario riservò anche quella volta la solita sorte alle notizie.
Arrivato il blocco nelle mani di un proto-collezionista, questi ne ritenne più facile la conservazione se incollato su un frammentone che lo proteggesse.
Nessuna intenzione di frode o altro; solo che così si conservava meglio...
Infine Renato Mondolfo lo acquistò e poi finì nelle mani di Saverio Imperato che - da quello che lui stesso mi raccontò, vantandosene - fece lui il famoso bagnetto, rischiando in proprio.

Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
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