Saggi Masini: cosa ne sappiamo davvero?

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Napoli1860
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Saggi Masini: cosa ne sappiamo davvero?

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Riformulo in termini precisi: c’è qualcuno – a parte Emilio Diena – che ha mai consultato l’incartamento conservato presso il Grande Archivio di Napoli, Reparto Ministero delle Finanze – Fascio 14195 – pratica 1782 – anno 1859?

Perché se la risposta a questa domanda è negativa, allora viene da sé la risposta alla domanda che dà il titolo al topic: ne sappiamo davvero molto poco, praticamente nulla.

E non solo non ne sappiamo nulla, ma – fatto assai curioso – non sappiamo neppure quel che crediamo di sapere, nel senso che nessuno – leggendo Diena – sembra mai essersi posto delle domande, laddove porsi domande è un prerequisito dell’attività di ricerca e un antidoto contro il sophisma auctoritatis.

Vorrei capire, precisamente, se solo io avverto un senso di straniamento davanti a questa narrazione.

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Masini lasciò “fogli nove bollati in diversi colori”? Che significa, esattamente? Che lasciò 9 fogli, ognuno con 100 saggi, per un totale di 900 saggi? Davvero? Sul serio?

E poi: “… si fecero da lui stampare dal tipografo Cattaneo su diversi fogli”. Diversi fogli? Vero?

E ancora: “così vennero ben presto consegnati i 99 saggi”. Ma Diena come faceva a sapere che Masini aveva recuperato i 99 saggi?

La sensazione restituita da questa narrazione è che in giro ci siano centinaia e centinaia di saggi Masini. E dove sono? Qualcuno – per dire – è mai arrivato a contare, non dico 99 saggi da 5 grana, ma anche solo 50?

Perché i saggi Masini – alla mia osservazione empirica degli ultimi 15 anni – sono, alla lettera, più rari del 3 lire di Toscana: il 3 lire si vede in giro ogni anno, e almeno due o tre volte, laddove i saggi Masini non si vedono mai. Come si raccorda questa evidenza (di scarsità assoluta) con la narrazione di Diena (di grande abbondanza)?

E poi: come mai non esistono coppie? E ancora: perché – di regola – questi saggi sono in uno stato qualitativo modesto?

Non mi interessano le opinioni (i “secondo me”, gli “a mio parere”, i vari “è ragionevole immaginare che…” e simili).

Quel che cerco sono basi documentali certe.

Per capirci: un documento d’archivio (una disposizione, una circolare, una comunicazione formale, una lettera privata, etc.) è una base documentale certa (che va comunque soppesata); la ricostruzione degli eventi del Maestro Diena non è una base documentale certa (e quindi men che mai possono esserlo eventuali congetture odierne improvvisate, tirate su all’abbisogna).

A me interessano solo le basi documentali certe, e per parte mia per il momento sono arrivato a due conclusioni.

La prima: continueremo a non sapere nulla, finché qualcuno non rimetterà mano al “Fascio 14195 – pratica 1782 - anno 1859”.

La seconda: le quotazioni Sassone dei saggi Masini andrebbero come minimo raddoppiate per esemplari in qualità corrente, e andrebbe previsto un ulteriore raddoppio (sul raddoppio iniziale) per gli esemplari di bella qualità.
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