Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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gipos
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da gipos »

Buongiorno, spero di poter dare spunto sia a Giuseppe che ad altri amici di poterci soffermare cosa ha dovuto gestire Ferdinando II nel 1848; a gennaio scoppio la rivolta in Sicilia con tutte le ripercussioni che sappiamo che via via si susseguirono anche in Europa.
Mi piace ricordare che Ferdinando era un convinto federalist, tant'è che aveva proposto la Federazione degli stati italiani cioè ogni ducato restava autonomo con il proprio regnante ma in caso di aggressione di forze straniere ad uno di essi sarebbe scattato l'aiuto degli altri ducati in modo unitario.
Pur con una insurrezione in atto sia a Napoli ma soprattutto in Sicilia il Sovrano trovò il modo di inviare truppe regolari in aiuto al Piemonte nella prima guerra d'indipendenza, i soldati Borbonici combatterò o al fianco dei volontari Toscani sui campi di battaglia di Mortara e Montanara, guadagnando si il rispetto anche degli avversari, soli ed esclusivamente per dare visibilità anche a quelle vittime che hanno combattuto per L'unità Nazionale.
Giuseppe
Napoli1860
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da Napoli1860 »

Caro Giuseppe, hai sollevato un tema enorme.

Volendo provare a dare qualche coordinata, si può dire che l’idea federalista prese lentamente forma già dopo i moti (falliti) del 1831. Si può sorridere – oggi – dell’ingenuità delle soluzioni istituzionali proposte in opere come il “Primato morale e civile degli italiani”, del sacerdote piemontese Gioberti, o nelle “Speranze d’Italia” di Cesare Balbo, ma il sostrato sociale e culturale – a mio avviso – era stato colto correttamente.

Gioberti definiva una “demenza” l’idea che “l’Italia, divisa com'è da tanti secoli, possa pacificamente ridursi sotto il potere di un solo”; e Cesare Balbo declassava l’obiettivo dell’unità politica a un sogno “da poeti dozzinali”.

Il sempre ben informato Raffaele de Cesare, nella sua opera su Regno di Napoli, riporta le parole di Ferdinando II di Borbone, sul letto di morte: “Mi è stata offerta la corona d’Italia ma non ho voluto accettarla; se io l'avessi accettata, ora soffrirei il rimorso di aver leso i diritti del Sommo Pontefice. Signore, vi ringrazio d'avermi illuminato...”.

D’altra parte, quale idea avessero i piemontesi di noi “meridionali” (come avevano preso a chiamarci, in un modo per me curioso, perché io – da siciliano – non mi son mai sentito al “meridione” di nessuno, ma sempre e solo al centro del Mediterraneo) è piuttosto chiaro: “gente senza sangue nelle vene, ignominiosa, disgustosa” (Cavour); “una cancrena” (Farini); “un vaioloso” (d'Azeglio); “un’ulcera” (Pantaleoni); “una razza di briganti” (Carlo Nievo, il fratello di Ippolito); “un lascito della barbaria” (Saffi).

Sembrano storie di centinaia di anni fa, e invece sono fatti di oggi.
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Napoli1860
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da Napoli1860 »

Cosa pensassero di noi - "meridionali" - i nostri fratelli del nord venuti a liberarci (?) lo trovate in parte documentato in queste pagine della collezione.

https://aldiquadelfaro.blogspot.com/202 ... e-del.html

https://aldiquadelfaro.blogspot.com/202 ... itore.html
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gipos
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da gipos »

Condivido pienamente il tuo assunto, ancora una volta una grande lezione di Storia, complimenti per tutto il tuo splendido lavoro.
Giuseppe
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gipos
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da gipos »

Buongiorno a tutti, per restare in tema 1848/1849 posto un lettera del dicembre 1849 durante i moti rivoluzionari, le comunicazioni postali tra la Sicilia e il restante Regno continentale quindi l'unico modo per inviare la posta a Napoli era di appoggiarsi all'asilo del Granducato di Toscana, quindi le lettere venivano inviate a Livorno tramite Forwarded e da lì inviate a destino, come accadde poi nel 1860 questo servizio di emergenza venne effettuato tramite la compagnia di navigazione francese Frassinet.
La lettera venne spedita come da firma interna da uno dei Leoni di Sicilia Ignazio Florio, la famiglia durante il periodo rivoluzionario aiutò I rivoltosi trasportando con le sue navi armi.
Giuseppe
Lettera da Messina per Catania affrancata con coppia più singolo dell'un grana della II Tavola dell'aprile 1859, con ampi margini tariffe per lettera di 1 foglio 1/2 per l'interno della Sicilia Ciao:
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Napoli1860
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da Napoli1860 »

gipos ha scritto: 12 aprile 2025, 11:37 per restare in tema 1848/1849 posto un lettera del dicembre 1849 durante i moti rivoluzionari [...]
Un'ulteriore prova - semmai ve ne fosse bisogno - che poche cose come gli oggetti filatelici - quando selezionati con competenza, cultura e stile - riescono a veicolare la complessità e gli intrecci di eventi storici cruciali della nostra storia nazionale.
gipos ha scritto: 12 aprile 2025, 11:37 Lettera da Messina per Catania affrancata con coppia più singolo dell'un grana della II Tavola dell'aprile 1859, con ampi margini tariffe per lettera di 1 foglio 1/2 per l'interno della Sicilia
Davvero splendida, Giuseppe. :clap:
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gipos
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da gipos »

https://www.google.com/url?sa=t&source= ... d6GtzA5UaK
Salve a tutti, ho inserito il Link per aprire un nuovo capitolo della spedizione dei Mille, uno dei tanti garibaldini dimenticati di cui il buon Conte Camillo Benso di Cavour si prodigò a far sparire dalla circolazione perchè scomodo mandandolo in Argentina dove morì, dopo che Garibaldi lo uilizzò per la diversione dopo lo scalo a Talamone la colonna ebbe uno scontro con i gendarmi Pontifici da qui la decisione dello stesso Zambianchi di ritornare in territorio toscano pensando di essere al sicuro, si asserraglio nel castello di Sorano cercando di attendere tempi migliori,purtroppo per lui il il Conte impaurito pe un possibile scontro con i francesi inviò i Granatieri al comado del Capitano Avogardo di Collobiano che lo arrestò.
Giuseppe
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da Napoli1860 »

In narrativa c'è un mantra: show, don't tell, mostra, non raccontare.

Non dirmi che quell'uomo era un cattivo padre e un pessimo marito; piuttosto fammelo vedere che dimentica il compleanno di suo figlio, perché aveva un appuntamento con l'amante.

A poco serve discutere intorno al valore culturale della filatelia; serve mostrare la cultura, e i post di Giuseppe sono un'applicazione mirabile di questo principio.
Napoli1860
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da Napoli1860 »

Mi prendo una pausa dal flusso storico e storico-postale - brillantemente alimentato da Giuseppe, ma anche da tanti altri, con inserimenti molto ben centrati - per riposizionarmi su un discorso di pura tecnica collezionistica, basato su un'analogia con il linguaggio, e in particolare con la scrittura, facendo spoda su un'osservazione di Giuseppe Pontiggia.

IMG_3267.jpg

Il concetto - a mio avviso - mantiene intatta la sua validità, quando traslato al collezionismo: il singolo pezzo - francobollo, frammento, lettera, circolare - è una pura illusione, non esiste, così come - nel corpo umano - non esiste "la mano" a prescindere dal "braccio" a cui è attaccata, il quale a sua volta non potrebbe esistere senza "il busto" è così via.

Ciò che esiste è il discorso (in scrittura) o il corpo nella sua interezza (se vogliamo un esempio anatomico) e, allo stesso modo, la verà unità elementare è la collezione, non i singoli pezzi che pure si ha la sensazione che la compongano.

Questo è il concetto teorico. Ora vediamolo in pratica.

5grana_annullo_raro.jpg
Bolaffi100_.jpg

Oggetto davvero notevole, da tutti i punti di vista, non trovate? Bolaffi 100%, non a caso.

Ma un oggetto simile - esattamente - dove dovrebbe essere collocato in "Al di qua del Faro"?

"Al di qua del Faro" non ha una struttura "da catalogo"; in "Al di qua del Faro" non esiste la pagina del 1/2 grano (I e II tavola), la pagina dell'1 grano (I e II tavola), la pagina del 2 grana (I, III e III tavola)fino ad arrivare alla pagina del 5 grana (I e II tavola) dove collocare questo 5 grana.

In "Al di qua del Faro" esiste la pagina del Cavalier Masini e la pagina dei De Masa; e sono pagine costruite reiterando uno stesso tema, con quel minimo di varietà necessaria per non risultare monotone.

Ora, collocare questo 5 grana nella pagina dei De Masa, cioè qui:

https://aldiquadelfaro.blogspot.com/202 ... vizio.html

a me - personalmente - darebbe la sensazione di un pugno in un occhio, di un corpo estrano al discorso narrativo (filatelico) perché - appunto - esiste solo il discorso, e non già le singole parole da cui è formato.
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da Napoli1860 »

Al contrario, troverei straordinariamente pertinente questo esemplare qui

5gr_Napoli.jpg

nella pagina del Cavalier Masini:

https://aldiquadelfaro.blogspot.com/202 ... -faro.html

sia per una pura questione di continuità estetica, sia perché si riconnettono (filatelicamente) i domini al di qua e al di la del Faro, alimentando l'idea (di stampo storico) per cui non si può capire (il crollo) di Napoli senza capire la (tensione in) Sicilia.
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da Napoli1860 »

Questi esempi ambirebbero a chiarire un punto generale.

Mi capita talvolta di vedermi offerti degli esemplari di Napoli oggettivamente molto belli o importanti, ma di declinare l'invito all'acquisto, e di suscitare talvolta sorpresa e tavolta stizza nella mia controparte, come se volessi sminuire la qualità o il pregio degli oggetti in discorso.

Nulla di ciò, ovviamente, figurarsi: sminuire un oggetto filatelico solo perché non lo si possiede, o con la speranza di impossessarsene a un prezzo di saldo, è il peggior atteggiamento in assoluto, che non sarà mai combattuto con eccessiva forza.

Il punto è un altro. Io non acquisto oggetti filatelici solo perché sono "di qualità" o "pregiati". Meno che meno acquisto oggetti filatelici perché sono delle "pescate". Io acquisto tutti e soli gli oggetti filatelici che servono alla collezione. Io mi sforzo di sentire cosa la collezione mi dice, cosa mi suggerisce, cerco di fare il meglio per la collezione, non di assecondare ogni ambizione di possesso di qualsiasi oggetti di pregio o di qualità, senza che vi sia nessun reale progresso per la collezion (e, per incisio, se non c'è un progresso, allora c'è un regresso, perché l'inserimento di un pezzo in collezione non è mai neutro: se la collezione non avanza, grazie a quel pezzo, allora indietreggia, per colpa di quel pezzo).
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mene60
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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Sante parole, Giuseppe. Riprendendo la tua metafora del "discorso", se la collezione lo è infilarci una parola estranea, per quanto bella, letteraria e di fascino, semplicemente altera il significato, mandando in confusione chi ti ascolta e creando magari malintesi.
Sono d'accordo con te, anche perché sto cercando di costruire una collezione di storia postale del mio comune che non sia semplicemente una rassegna di timbri, lettere e francobolli, magari pregiati, che si metta in ordine cronologico. Vorrei che da essa si capisse, almeno un poco, qual era la realtà della nostra cittadina (ora, un tempo solo un paese). Difficile, certo, ma sicuramente molto più interessante e affascinante per il collezionista e per chi vorrà guardarla.

Maurilio
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