La nascita e la distribuzione dei francobolli austriaci in Kreuzer e di quelli per il Lombardo Veneto in Centesimi

Forum di discussione sulle emissioni e la storia postale del Regno Lombardo-Veneto.

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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da fildoc »

Sistema operativo.
Lo usavano anche per i giornali:
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da fildoc »

Anche il Vaccari mostra un ponte:
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francesco luraschi
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da francesco luraschi »

Massimiliano,

qualche volta tagliati in due lo erano di sicuro: la piega verticale è semplicemente derivata dal fatto che i fogli vennero piegati per essere adattati al formato postale prima di essere spediti. Potrebbero però avere sbagliato a livello delle direzioni periferiche oppure dovendo fornire due fogli allo stesso ufficio evitarono il taglio in 4.

Ripeto: la circolare esiste ed è anche questa inoppugnabile. Non ho alcuna remora a pubblicarla parzialmente.

Anche se è inconfutabile che mancano gli interspazi verticali.

Magari ne seguì un'altra che cambiava le cose e non è ancora stata trovata. E io non ho alcun problema ad azzardare questa ipotesi che può starci.

La cosa che trovo "drammatica" è che questa circolare del 1850 mette in dubbio quanto scritto dagli studiosi austriaci (e non solo) i quali sono riusciti nella non facile impresa di non trovarla. Eppure è alla base della collezione di LV e non è trascurabile.

Uno studio approfondito e scientifico avrebbe messo accanto quanto visto personalmente con quanto tramandato dalle fonti coeve. Non metto in dubbio la passione e la tenacia del Voeller o di altri. Però avrebbero dovuto soppesare tutti gli indizi e il tutto e magari lasciare qualche dubbio.

Tutta la storia postale ne avrebbe guadagnato.

Non è stato così: non chiediamoci poi perchè la storia postale non è insegnata a livello universitario e/o non è diventata una disciplina scientifica.

Immaginatevi uno studente che durante una lezione del Voeller tira fuori questa circolare... :OOO:
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da fildoc »

La fonte piu' autorevole e piu' documentata per questa parte della filatelia è il Muller
Il Voetter spesso ricopia da lui.

Quanto alle direttive abbiamo visto che tante volte erano disattese....

Concordo con te pienamente che per una conoscenza completa delle cose è giusto conoscere ogni aspetto
Sia la normativa che la pratica....

Poi se sia piu' importante la normativa teorica magari disattesa o la pratica abituale, magari tacitamente consentita, dipende da caso a caso.

Per esempio vi era all'inizio la norma di attaccare il francobollo in alto al centro...
Poi nella realtà venne fatto poco nel 1850 e l'abitudine di attaccare i francobolli di lato in alto a destra prevalse tanto che rimane anche ai giorni nostri!
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Tergesteo
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da Tergesteo »

Credo che semplicemente la teoria sia una cosa,la pratica un altra!

Tutt'oggi tantissime lettere sono spedite non in conformità con i regolamenti:ad esempio io attacco spesso parte dell'affrancatura dietro la busta per mancanza di spazio.

Non è regolamentare,ma me la fanno passare e ricevo pure io buste simili!

Mettiamola così:le teste di rapa del ministero volevano i fogli interi,in stamperia,si accorsero che erano difficili da lavorare perchè troppo grandi e le risme troppo pesanti.

Bene,tagliarono per puro senso pratico!

Conosciamo molte eccezioni al regolamento nella storia postale:francobolli in carantani usati nel Lombardo Veneto,marche da bollo usate postalmente,disposizione dei francobolli sulla busta,al quanto fantasiosa,il tutto contro i regolamenti.

Ad un ipotetica lectio magistralis di Voetter,allo studente che gli tirerebbe fuori il regolamento,è ciò che risponderebbe...

Oltre agli interspazi orizzontali,seconde me l'ufficio di Padova ha qualcosa da insegnarci,posterò qualche pezzo più avanti!

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Benjamin
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francesco luraschi
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da francesco luraschi »

La discrepanza tra fonti coeve e materiale residuo è nota: basti pensare alla disposizione del 1839 della direzione di Milano di utilizzare i nuovi 2CO sulle lettere in arrivo quando poi una miriade di lettere conferma che vennero usati in partenza sulle lettere in PA.


Tuttavia il caso in questione è diverso: qui si parla di carte valori, soggette a controlli e procedure minuziose, e i regolamenti non erano uno scherzo. Inoltre per spedire i fogli avevano fatto costruire della casse che all'andata recavano i francobolli e al ritorno i grossi registri della contabilità da rivedere a Vienna.

Detto questo ne deriva che Voeller era un dilettante, senza offesa ovviamente (mi ci vedo io stesso nella sua posizione) , che ha passato ore o giorni a studiare il funzionamento di un macchinario senza neppure prendersi la briga di studiare i documenti viennesi. E la lingua lo avrebbe comunque facilitato. Va da sè che affermando che "da cinquant'anni gli autori scrivono" a me viene in mente la diffusione esponenziale delle stesse teorie errate o non confermate da alcun supporto storico che trovano terreno fertile in campo dilettantisco e spannometrico.

La storia postale, appunto!

Quanto io trovo strano è la mancanza di approfondimento delle circolari e istruzioni della primavera del 1850 a cui tutte le disposizioni successive fanno riferimento.

Inoltre, e questo vorrei che mi venisse spiegato, è la differente evoluzione moderna di due argomenti: il primo, quello della circolare in questione, appianato dicendo che le disposizioni ministeriali non ebbero riscontro pratico. Il secondo è quello dei colori e/o delle tirature: in questo caso non vi è alcun riscontro storico, tuttavia si è riusciti ad inquadrare qualsiasi francobollo entro una griglia spazio/tempo.

Non è strano?

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Tergesteo
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da Tergesteo »

Otto Voetter ha letto e studiato TUTTI gli scritti pertinenti alla prima emissione d'Austria e del Lombardo Veneto disponibili nei carteggi ministeriali o musei di Vienna,nonchè l'interessantissimo carteggio del processo celebrato contro un impiegato che trafugò un intero foglio di 9 kreuzer dall'I.R. stamperia.

I documenti li conosce bene,li ha letti e non ha problemi linguistici.

La prassi era in contrasto con le direttive?

Pazienza!

Un esempio:era vietato ritagliare i francobolli a filo,bene c'è una miriade di "lilliput" in giro,su documenti inconfutabili.

Inoltre,dove abbiamo un riscontro certo sul taglio dei fogli a monte è nel Granducato di Toscana che imitava l'Austria (famosa la lettera degli austriaci che vantano i meriti della tipografia ai toscani che volevano imparare da loro).
Anche loro stampavano i francobolli in fogli di 240 esemplari,però divisi in tre gruppi con due piccoli interspazi.
Mai un foglio è uscito intero dalla stamperia di Firenze.E' arrivato ai giorni nostri solamente un foglio di prova intero.
E' molto probabile che imitassero un'usanza austriaca.

L'inquadramento delle varie tirature nella loro collocazione geografica e temporale così come dei colori è molto ardua e sostanzialmente empirica a causa di alcuni fattori:

-Tirature enormi,spalmate su un territorio immenso,
-Lungo uso dell'emissione (provvisoria!),8 anni,
-Cambi disgiunti tra modifiche ai tipi,sotto tipi,tavole e colori.

Qui soltanto dati statistici e conclusioni logiche possono aiutare a rispondere a certe domande.

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francesco luraschi
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da francesco luraschi »

La fortuna di potere rivivere e calarsi mentalmente in una situazione postale del periodo austriaco, in quel caso il furto di un foglio di francobolli,
non è capitata solo al Voeller: anche qui a Milano è successa la stessa cosa. In questo caso si trattava però dell'ammanco di un foglietto da c.30 di cui fu accusato un impiegato giovane. Praticamente non tornavano i conti tra quanto si trovava in una cassa di bollini appena giunta e quanto scritto nei documenti di accompagnamento. Sebbene l'operazione di apertura, per ragioni di sicurezza, andasse effettuata da due impiegati fidati qualcosa era sfuggito...

Tornando all'istruzione del 23(non 26) marzo 1850: ho estrapolato 3 paragrafi salienti tra i 34 che la compongono a cui vennero aggiunti tutti i moduli da compilare nel tragitto Stamperia-Economato-Direzioni periferiche e uffici filiali. Per ogni passaggio era previsto un documento specifico.

Per spiegare bene la situazione ho fatto un patchwork in modo che risultassero abbinati la disposizione con il modulo relativo. Ho inoltre aggiunto località a caso (Verona e Villafranca) e indicato a penna i dati di maggiore interesse.

Il modulo del DOC1 ENTRATA è relativo al passaggio STAMPERIA-ECONOMATO di VIENNA mentre in USCITA è ECONOMATO di VIENNA-DIREZIONE PERIFERICA (Verona, per esempio). Si nota in alto a destra la scritta "numero dei fogli con 240 pezze" sia in entrata che in uscita.

Il modulo del DOC3 ENTRATA (Verona come sopra) porta le caselle sia dei fogli sia dei foglietti. Tuttavia queste caselle sono cassate mentre in USCITA verso gli uffici filiali scompare completamente la possibilità del foglio e rimane il foglietto.

Rimane difficile pensare che un simile documento così dettagliato e corredato di modulistica prestampata sia rimasto lettera morta. Se i postali lavorarono, come immagino, secondo quanto scritto ne deriva che il taglio avveniva presso le direzioni periferiche.

Il fatto di trovare interspazi di gruppo può essere dovuto alla richiesta di più foglietti da parte dello stesso ufficio per cui non si provvide a separarli completamente. Contravvenendo alle disposizioni.

Un'ultima cosa: qualcuno mi può indicare la circolare o la disposizione relativa al divieto di taglio dei francobolli lungo la cornice? Io ho cercato sul dB e non l'ho trovata... mi andrebbe bene anche solo un allegato ad un post. Ricordo di avere letto qualcosa ma non so dove.


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fildoc
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da fildoc »

Questo sembrerebbe un fac simile di un modello da usarsi, ma i francobolli vennero in uso tre mesi dopo.....
Hai trovato per caso anche documenti simili adoperati e compilati all'epoca?


:mmm: :mmm: :mmm:
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da fildoc »

Io sono sempre perplesso sulla spedizione dei fogli interi che erano assai ingombranti.
Quanto a prove di stampa con macchine d'epoca, anch'io e Giandri abbiamo fatto le nostre piccole esperienze al museo di Cornuda....
viewtopic.php?f=29&t=17116
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francesco luraschi
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da francesco luraschi »

L’aspetto particolare degli allegati al mio ultimo post deriva dal fatto di essere scansioni di fotocopie dell’Istruzione del 26 marzo 1850 poi assemblate.

Immagino comunque che non sia questo il punto su cui volevi chiarimenti.

Riguardo alla presenza nei vari archivi della contabilità relativa ai francobolli ti dico che ce n’è. Purtroppo è sparsa qua e là nelle buste delle sedi piccole mentre scarseggia quella relativa alle direzioni provinciali. Quando l’Economato milanese venne trasferito a Verona questa documentazione finì presso la sede della Direzione Superiore per poi finire nell’Archivio di Stato di Venezia. A Milano non ho fatto una ricerca ad hoc su questi documenti in quanto non ne ho sentito la necessità. Solo a seguito di questo topic mi è venuto in mente di rispolverare l’Istruzione in oggetto e rileggere la modulistica allegata. Considera però che molti dati si trovano nelle buste contabili solitamente noiose e ripetitive e chiedendole si rischia di vanificare un giorno di ricerca e la “presa” di molte buste (che è contingentata) per poi trovarsi in mano niente. Magari un giorno, quando avrò del tempo a disposizione, ci proverò. Per ora le ricerche vanno in direzioni diverse.

L’istruzione è datata 26 marzo e venne emanata a ridosso dell’entrata in uso dei francobolli. E’un atto normativo ministeriale che, anche volendolo modificare, avrebbe richiesto un iter burocratico lungo. Non rimase comunque lettera morta dato che molte circolari degli anni successivi contengono rimandi ai suoi articoli. Dovendo essere operativo da giugno l’amministrazione aveva disciplinato la materia in modo minuzioso e infatti non saranno molte le modifiche apportate in corso d’opera.

Faccio notare però che la data 26 marzo è quella in cui vennero approvati i vari articoli: tra traduzione in italiano, stampa e invio a destinazione passò del tempo. Una stima di 10-15 giorni mi sembra congrua e si arriva alla metà di aprile, pericolosamente vicino alla data di emissione.

La scarsa, o nulla, conoscenza di questa istruzione deriva dal fatto che l’interesse filatelico parte dal fatidico 1 giugno 1850 e trascura la documentazione precedente che è la più strategica. E questo è avvenuto da parte degli autori classici, viennesi compresi.

Magari già oggi stesso interverrà uno che tira fuori un documento sconosciuto del maggio 1850 che riporta l’ago della bilancia verso la teoria classica. Qualcuno lo invidierà, qualcuno gli dirà pure “bravo”, qualcun altro tirerà un grosso sospiro di sollievo per lo scampato pericolo.

Ma non è questo il punto.

L’approccio tradizionale allo studio della posta va aggiornato: non sono più sufficienti le teorie basate solo sul confronto del materiale residuo ma va aggiunto lo studio delle carte in archivio. Una volta conosciuta a fondo la normativa e la prassi si possono meglio comprendere e spiegare i dati concreti.

Sicuramente se il Voetter avesse visto questa istruzione, e tutto quanto ad essa collegato, non sarebbe stato poi così sicuro che dalla stamperia non uscirono MAI fogli interi. Uno studio scientifico e professionale avrebbe messo in risalto l’incongruità e le discrepanze tra documenti coevi e l’esperienza sul campo. E magari avrebbe funzionato da catalizzatore per la ricerca del documento X che ancora oggi latita.

Ammesso che esista!!!

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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da francesco luraschi »

In aggiunta alla macchina da stampa posto anche il macchinario che veniva utilizzato nella stamperia viennese per pulite le tavole. Il disegno è coevo. Già allora venne notato che il detergente unito all'azione meccanica usurava facilmente i clichè. La macchina venne quindi modifica. Non si capisce però quali...


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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da fildoc »

Assomiglia alle vecchie sterilizzatrici e appare chiaramente un rubinettino e una specie di "cavo" esterno.
Probabilmente si trattava si immergere i clichè in una soluzione chimica che poi veniva riscaldata a coperchio chiuso.
L'aumento della pressione interna veniva poi regolata dall'apertura del rubinettino, anche per evitare che all'apertura del coperchio vi fossero vapori pericolosi o spruzzi per di piu' colorati! Era una procedura preliminare alla spazzolatura (che avevo anche piu' o meno immaginato dovesse essere stata fatta), ma che non conoscevo nei dettagli. Interessantissimo!!!!!!
:clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap: :clap:
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da Ludwig »

francesco luraschi ha scritto:In aggiunta alla macchina da stampa posto anche il macchinario che veniva utilizzato nella stamperia viennese per pulite le tavole. Il disegno è coevo. Già allora venne notato che il detergente unito all'azione meccanica usurava facilmente i clichè. La macchina venne quindi modifica. Non si capisce però quali...
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:oo: :oo: :oo:

:mmm: :mmm: :mmm:

A prima vista a me sembra destinata a tutt'altra funzione.......

A parte il fatto che un macchinario per pulire tavole o cliscè stereotipici non è mai stata concepita. Nè in epoca moderna, tanto meno nell'800.
Non esculdo, comunque, che mi sia sfuggito e che stia ...errando :-))

Però, si dimentica facilmente e spesso che lo stereotipo è uno strumento di lavoro "usa e getta".
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da fildoc »

Luigi sa sempre molte cose!
Se esclude una pulitura di questo tipo bisogna tenere la cosa in grande considerazione.
Pertanto l'alternativa potrebbe essere quella di una bacinella per la galvanoplastica.
Infatti anche se non sappiamo da dove è tratta l'immagine e l'eventuale commento annesso, all'interno si intravedono dei clichè della prima emissione!
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da Ludwig »

fildoc ha scritto:Luigi sa sempre molte cose!
Se esclude una pulitura di questo tipo bisogna tenere la cosa in grande considerazione.
Pertanto l'alternativa potrebbe essere quella di una bacinella per la galvanoplastica.
Infatti anche se non sappiamo da dove è tratta l'immagine e l'eventuale commento annesso, all'interno si intravedono dei clichè della prima emissione!


Lo strumento postato da Francesco?
E' una mordenzatrice per cliscè zincografici :evvai:
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da francesco luraschi »

Luigi,

questa "cosa" compare tra i macchinari della stamperia. Non lo dico io ma lo scrive un autore dell'epoca. Viene definita "macchina per lavare le forme". Ho letto il testo e queste "forme" venivano poi ridate allo stampatore per scomporle e ricomporle. Da questo ho dedotto trattarsi di clichè.
Potrebbero essere lettere dell'alfabeto. Io mi sono ben guardato da fare riferimento ai francobolli.

La bacinella per la galvanoplastica, anch'essa portata a nostra conoscenza, era ben diversa.

Tuttavia Luigi ha una grossa esperienza e se dice che è una mordenzatrice va bene così. Ma si usava la liscivia per mordenzare i clichè?

Anche se è impossibile non pensarci.

Ciao: Francesco
Ultima modifica di francesco luraschi il 1 novembre 2012, 10:41, modificato 1 volta in totale.
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da fildoc »

Ho cercato su internet e vi sono delle analogie....
Attualmente il procedimento è usato in odontoiatria...
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da francesco luraschi »

Massimiliano,

ma sei sicuro dei clichè della I emissione????

Io sono andato con i piedi di piombo ma tu sei sparato a razzo!!!

Già Luigi ha aggiunto alcuni dubbi...


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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da francesco luraschi »

Luigi,

una domanda: quando scrivi di mordenzatura di clichè metallici intendi la galvanoplastica? L'elettrolita menzionato nel doc è il solfato di rame (CuSO4) ma sicuramente usavano anche il sale di ferro.


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