mene60 ha scritto: 11 aprile 2025, 14:18
... questa lettera col 50 grana è un esempio lampante dei danni dell'"ipse dixit" [...] ci si libera dalla soffocante cappa dell'autorità e si pensa che in fondo il proprio cervello e i propri occhi a qualcosa servono.
Caro Maurilio, tocchi un tema di particolare delicatezza: il
principio di autorità, anche detto – con una neanche troppo velata connotazione negativa –
sophisma auctoritatis.
Lo psicologo Robert Cialdini lo annovera tre le sei “Armi della persuasione”, e precisamente, nel capitolo VI del suo libro, discute il meccanismo di “
deferenza e risposta automatica all'autorità”, che è “
profondamente radicato dentro di noi”, e quindi "
è naturale aspettarsi che ci siano dietro delle buone ragioni”.
Cialdini ne offre una giustificazione precisa: “
Un sistema stratificato e ampiamente condiviso di rapporti d’autorità garantisce al gruppo un immenso vantaggio, permettendo lo sviluppo di strutture elaborate e complesse per la produzione, il commercio, la difesa, l'espansione e il controllo sociale, che altrimenti sarebbero impensabili. L’alternativa, l'anarchia, è una condizione di cui davvero non si conoscono effetti benefici sui gruppi culturali”.
In definitiva - conclude Cialdini – “
conformarsi ai dettami delle figure di autorità ha sempre portato autentici vantaggi sul piano pratico. Quando eravamo piccoli queste persone (genitori, insegnanti) ne sapevano più di noi e ci siamo dovuti accorgere che accettare le loro idee tornava a nostro beneficio, in parte perché erano più saggi, in parte perché gestivano le nostre ricompense e punizioni. Da adulti, gli stessi vantaggi perdurano per le stesse ragioni, anche se le figure di autorità sono cambiate. Dato che la loro posizione testimonia di un più ampio accesso a poteri e informazioni, è abbastanza logico adeguarsi alle richieste delle autorità costituite”.
Il problema si pone perché la deferenza e la risposta automatica operano spesso a prescindere, “
anche quando è totalmente assurdo”.
Cialdini presenta e discute un esperimento inquietante.
Un medico impartisce al telefono degli ordini folli ad alcune infermiere, in fatto di somministrazione di un farmaco a dei malati. “
C’erano quattro buoni motivi che avrebbero dovuto raccomandare cautela di fronte a un ordine del genere”, scrive Cialdini: innanzitutto la comunicazione telefonica violava il protocollo e la prassi dell’ospedale; il prodotto farmaceutico, poi, non era autorizzato e non apparteneva alla dotazione standard del reparto; il dosaggio prescritto era manifestamente eccessivo; la direttiva, infine, proveniva da uno sconosciuto. Ce n’era abbastanza per bloccarsi e farsi due domande. E invece la stragrande maggioranza delle infermiere (il 95%) si attivò per eseguire l’ordine (prima di essere bloccata da un osservatore che vigilava sull'esperimento).
“
A quanto pare, di fronte alle direttive di un medico, le infermiere disattivavano la loro competenza, passando a una forma di risposta automatica. Nella decisione sul da farsi non interveniva nemmeno un po' della loro considerevole preparazione ed esperienza professionale: dato che l’obbedienza all’autorità legittima era da sempre la risposta più comune e più efficace nella loro situazione lavorativa, erano ormai portate a sbagliare per eccesso di obbedienza automatica. Tanto più istruttivo è il fatto che si fossero spinte fino al punto che l'errore non nasceva nemmeno da una risposta alla vera e tangibile autorità, ma al suo simbolo più facile da falsificare, il titolo nudo e crudo”.
Questo è lo sfondo concettuale, con un esempio pratico, che ognuno può riadattare da sé al caso in discorso.