Nell'immagine è mostrata una certificazione redatta da un parroco di una chiesa.
Il materiale rosso appare morbido, non compatto e rigido come la cera lacca.
Ed effettivamente non è ceralacca: si tratta di pastiglia, usata un tempo sia per attaccarre i sigilli di carta (di parroci, notai e altri "pubblici uffiiciali") che per chiudere i lembi delle lettere ripiegate, prima dell'adozione delle buste.
Su "Il postalista", nella rubrica tenuta dal compianto Giovanni Riggi di Numana, c'è una definizione della pastiglia che ne indica anche le possibili composizioni:
http://www.ilpostalista.it/coordriggi13.htm
PASTICCA/PASTIGLIA – Sostantivo - Piccolo disco da ingerire contenente in genere farmaci curativi. In Storia postale invece la parola si usa in alternativa a “ostia” o “ceralacca” e si riferisce ad un piccolo e sottile disco di materiale adesivo (farina di grano e acqua o ceralacca) che veniva posto tra le pieghe finali sulle lettere del passato (periodo prefilatelico) per chiuderle. In genere il dischetto di farina inumidito era frapposto fra le pieghe della carta e schiacciato in modo che essiccando aderisse alle due superfici contrapposte, mentre se era di ceralacca veniva schiacciato a caldo in modo che fondesse e aderisse a due superfici accostate.
Il colore rosso del documento fa pensare alla cera piuttosto che alla farina, ma il fatto che su moltissime lettere chiuse con questo sistema le pastiglie siano rosse ma non siano nè di ceralacca nè di cera o di farina, porta a pensare che ci fosse un'altra possibilità di preparazione delle stesse (probabilmente colorandole in rosso intenzionalmente per farne notare la presenza).

Luca
P.S.
Dal vecchio Forum di F&F - Marzo 2006
Contributi di emmevit, marcadabollo e LuckyStr1ke.
Revised by Lucky Boldrini - June 2010