''Storie di Posta'': i bolli incisi da Francesco Putinati
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''Storie di Posta'': i bolli incisi da Francesco Putinati
Non sono certamente un esperto di prefilatelia o di filatelia classica, ma la storia postale ha per me un fascino che si estende anche al di la' dei settori che frequento abitualmente. Per questo volevo segnalarvi l'interesse che ha suscitato in me la lettura di un saggio pubblicato sul numero 3 della nuova serie di ''Storia di Posta'' a firma di Clemente Fedele e Francesco Luraschi dal titolo ''Milano 1939: l'imperial Regia fornitura di bolli postali - i bolli del Putinati''. Si tratta di timbri realizzati in pieno periodo prefilatelico, ma come vedete qui sotto questi bolli sono ben noti anche agli appassionati del periodo filatelico del Lombardo Veneto.
Lo studio parte da ricchissimi dati d'archivio ed e' uno spaccato affascinante dell'epoca e del ''costume'' postale e amministrativo.
Lo studio parte da ricchissimi dati d'archivio ed e' uno spaccato affascinante dell'epoca e del ''costume'' postale e amministrativo.
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Riccardo Bodo
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Re: ''Storie di Posta'': i bolli incisi da Francesco Putinat
Sono contento che hai trovato l'articolo interessante. Diciamo che è stato un parto difficile. Quando nell'autunno 2010 decidemmo, io e il dott.Fedele, di scrivere questo capitolo di storia postale non eravamo consci della vastità del tema. Infatti che qualcosa nella posta del LV successe nel periodo 1838-1839 era intuibile consultando qualsiasi catalogo di prefilatelia: in poche parole si nota la generalizzazione dei bolli a data. Eppure l'APL (Archivio Postale Lombardo) di Milano ci ha sorpreso per la quantità e interesse dei documenti in esso conservati: io c'ero stato solo saltuariamente leggendo "a spot" tuttavia anche Clemente che lo aveva frequentato già oltre 20 anni fa per lo studio del periodo napoleonico ha trovato in esso una fonte di notizie inedite ed entusiasmanti. La sua capacità di muoversi tra faldoni, documenti, storie ingarbugliate è sorprendente!
Non ti nascondo che l'articolo, in forma di bozza, era molto più lungo ed è stato ridimensionato. I motivi sono molteplici: lo spazio (già notevole!) concesso dalla rivista Storie di Posta, che comunque ringrazio per la disponibilità, e il fatto che nella versione originale molto spazio era lasciato alle teorie non suffragate da documenti coevi. Il rigore scientifico dettato dallo spessore della rivista richiedevano uno sforzo aggiuntivo e nei casi "dubbi" in cui non avevamo il conforto dei documenti, o la fonte era controversa, abbiamo deciso di passare oltre. Qualche punto di disaccordo c'è stato ma alla fine io stesso mi sono trovato d'accordo con l'inflessibilità di Clemente. Siamo sicuri che questo metodo in futuro risulterà vincente: abbiamo qualche progetto per il futuro, vedremo se riusciremo a concretizzarlo magari con l'aiuto di qualche volontario.
Ne approfitto per ringraziare pubblicamente, oltre il team di Storie di Posta, anche gli amici Carlino, Giancarlo Colombo, Lorenzo Carra e Sergio Leali per il materiale di primissima importanza messo a disposizione
Francesco
Non ti nascondo che l'articolo, in forma di bozza, era molto più lungo ed è stato ridimensionato. I motivi sono molteplici: lo spazio (già notevole!) concesso dalla rivista Storie di Posta, che comunque ringrazio per la disponibilità, e il fatto che nella versione originale molto spazio era lasciato alle teorie non suffragate da documenti coevi. Il rigore scientifico dettato dallo spessore della rivista richiedevano uno sforzo aggiuntivo e nei casi "dubbi" in cui non avevamo il conforto dei documenti, o la fonte era controversa, abbiamo deciso di passare oltre. Qualche punto di disaccordo c'è stato ma alla fine io stesso mi sono trovato d'accordo con l'inflessibilità di Clemente. Siamo sicuri che questo metodo in futuro risulterà vincente: abbiamo qualche progetto per il futuro, vedremo se riusciremo a concretizzarlo magari con l'aiuto di qualche volontario.
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Re: ''Storie di Posta'': i bolli incisi da Francesco Putinat
Fa sempre gioia, anzi a volte riempie anche un pò di orgoglio, il sapere che il nostro Forum è frequentato da personaggio di indiscusse capacità e competenza.
Far parte di questa grande famiglia è per me un grande piacere.
Un bravo a Franceso, quindi!!
Ed un caro saluto
Roberto
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Un bravo a Franceso, quindi!!



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Roberto
Re: ''Storie di Posta'': i bolli incisi da Francesco Putinat
francesco luraschi ha scritto:.... Il rigore scientifico dettato dallo spessore della rivista richiedevano uno sforzo aggiuntivo e nei casi "dubbi" in cui non avevamo il conforto dei documenti, o la fonte era controversa, abbiamo deciso di passare oltre....
Caro Francesco, lo sforzo di evitare ipotesi non suffragate da documentazione inoppugnabile e' evidente nel vostro saggio ed e' molto apprezzabile. Lo dico da collezionista: noi collezionisti, infatti, abbiamo una tendenza difficilmente controllabile a balzare alle conclusioni sulla base di indizi assai labili...Quante volte nelle mie pur circoscritte ricerchine di storia postale moderna mi sono tenuto avvinto ad alcune ipotesi non documentate che poi ho dovuto miseramente abbandonare perche' smentite dai fatti....
Riccardo Bodo
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- francesco luraschi
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Re: ''Storie di Posta'': i bolli incisi da Francesco Putinat
Ringrazio Roberto per i complimenti.
Francesco

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- francesco luraschi
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Re: ''Storie di Posta'': i bolli incisi da Francesco Putinat
Aggiungo, per conoscenza di chi è interessato ad un metodo di ricerca nuovo e "premiante" come lo avevo già definito, che il motivo di fondo per cui è nato l'articolo sul Putinati è la consapevolezza che la storia postale lombardo veneta risente di una scarsità di ricerche archivistiche, il che comporta ipotesi non sempre verificabili.
Infatti già l' indagine presso l’Archivio Postale Lombardo (conservato all’Archivio di stato di Milano) inizia a svelare i segreti amministrativi asburgici e il primo frutto del lavoro è proprio questo articolo su Storie di Posta 3 relativo alla fornitura milanese di 375 timbri nel 1839-40. Riteniamo quindi utile affiancare (o far precedere) alla ricerca dei pezzi per la collezione lo studio dei documenti d’archivio.
Dietro l' incisione, diramazione e uso dei bolli si nascondono molti spunti storici, incluso quello dell’autonomia di Milano rispetto a Vienna. I documenti parlano di bolli incisi alla zecca di Milano, presso botteghe private, e a Vienna.
L’articolo dimostra l’esistenza dei bolli datari nelle sezioni diligenze o “consegne” che all’interno degli uffici postali gestivano il traffico dei pacchi e dei valori. A tale riguardo mostro l’involucro di un gruppo di denaro spedito da Como che oltre al bollo “piccolo” speciale dell’ufficio diligenze reca il sigillo su ceralacca I. R. Ufficio Diligenze Como.
Il tema dei bolli chiamati burocraticamente “per polizze separate” cioè i timbri lineari senza data da usare per marcare ricevute, fogli di viaggio, moduli d’ufficio e introdotti a partire dal 1842 è inedito. Mostro una soprascritta ex collezione Capellaro con il francobollo da 30 cent. al verso per la raccomandazione bollato da uno di questi lineari, che per motivi di risparmio era un bollo prefilatelico riciclato. Il francobollo da 45 cent. del porto, invece, risulta annullato dal timbro tondo reinciso nel 1844 nella bottega del Putinati dato che la precedente piastrina si era usurata. Il dato emerge dai documenti contabili.
Sono bolli speciali inediti anche quelli senza data chiamati “per gazzette di cambio” e in dotazione a partire dal 1838 agli uffici spedizione gazzette presenti negli ispettorati o direzioni provinciali. Ne mostro uno relativo a Brescia.
Infine nel 1842 la direzione superiore delle poste stabilì che i timbri per il regno Lombardo Veneto dovevano essere fabbricati a Vienna lasciando comunque libera Milano, in caso d'urgenza, di rivolgersi all’incisore Putinati. Tale clausola spiega la presenza di bolli incisi sia a Vienna che a Milano e la ditta Putinati assicurerà fornitura e manutenzione dei timbri fino al 1859.
Francesco
Infatti già l' indagine presso l’Archivio Postale Lombardo (conservato all’Archivio di stato di Milano) inizia a svelare i segreti amministrativi asburgici e il primo frutto del lavoro è proprio questo articolo su Storie di Posta 3 relativo alla fornitura milanese di 375 timbri nel 1839-40. Riteniamo quindi utile affiancare (o far precedere) alla ricerca dei pezzi per la collezione lo studio dei documenti d’archivio.
Dietro l' incisione, diramazione e uso dei bolli si nascondono molti spunti storici, incluso quello dell’autonomia di Milano rispetto a Vienna. I documenti parlano di bolli incisi alla zecca di Milano, presso botteghe private, e a Vienna.
L’articolo dimostra l’esistenza dei bolli datari nelle sezioni diligenze o “consegne” che all’interno degli uffici postali gestivano il traffico dei pacchi e dei valori. A tale riguardo mostro l’involucro di un gruppo di denaro spedito da Como che oltre al bollo “piccolo” speciale dell’ufficio diligenze reca il sigillo su ceralacca I. R. Ufficio Diligenze Como.
Il tema dei bolli chiamati burocraticamente “per polizze separate” cioè i timbri lineari senza data da usare per marcare ricevute, fogli di viaggio, moduli d’ufficio e introdotti a partire dal 1842 è inedito. Mostro una soprascritta ex collezione Capellaro con il francobollo da 30 cent. al verso per la raccomandazione bollato da uno di questi lineari, che per motivi di risparmio era un bollo prefilatelico riciclato. Il francobollo da 45 cent. del porto, invece, risulta annullato dal timbro tondo reinciso nel 1844 nella bottega del Putinati dato che la precedente piastrina si era usurata. Il dato emerge dai documenti contabili.
Sono bolli speciali inediti anche quelli senza data chiamati “per gazzette di cambio” e in dotazione a partire dal 1838 agli uffici spedizione gazzette presenti negli ispettorati o direzioni provinciali. Ne mostro uno relativo a Brescia.
Infine nel 1842 la direzione superiore delle poste stabilì che i timbri per il regno Lombardo Veneto dovevano essere fabbricati a Vienna lasciando comunque libera Milano, in caso d'urgenza, di rivolgersi all’incisore Putinati. Tale clausola spiega la presenza di bolli incisi sia a Vienna che a Milano e la ditta Putinati assicurerà fornitura e manutenzione dei timbri fino al 1859.

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Re: ''Storie di Posta'': i bolli incisi da Francesco Putinat
I timbri al tempo avevano un costo notevole e nessuna amministrazione li buttava anche se logori....
Infatti questi ultimi non disdegnavano di farli riparare o modificare, come dimostrano alcune impronte proprio dei timbri di Milano.
Comunque anche i timbri in disuso non venivano gettati, ma restavano nei cassetti per eventuali usi di emergenza o procedure inconsuete che necessitavano di bollature diverse e particolari. Sono proprio questi usi sporadici che hanno generato gli annullamenti piu' rari....
E' chiaro che ogni informazione in piu' è estremamente utile per capire quello che spesso è frutto di elaborati pensieri deduttivi. Ciò infatti può recare gradite conferme o anche vere e proprie novita'.
Infatti questi ultimi non disdegnavano di farli riparare o modificare, come dimostrano alcune impronte proprio dei timbri di Milano.
Comunque anche i timbri in disuso non venivano gettati, ma restavano nei cassetti per eventuali usi di emergenza o procedure inconsuete che necessitavano di bollature diverse e particolari. Sono proprio questi usi sporadici che hanno generato gli annullamenti piu' rari....
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+-x:
Sommiamo le idee, riduciamo gli ostacoli, moltiplichiamo le relazioni e condividiamo le conoscenze!
ciao
Fildoc
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- francesco luraschi
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Re: ''Storie di Posta'': i bolli incisi da Francesco Putinat
Massimiliano,
innanzitutto ti ringrazio per l'intervento. Devo però aggiungere che le cose non andarono proprio come dici tu anche se all'atto pratico vediamo sulle lettere bolli/annulli che in determinati periodi non dovrebbero più comparire. E' la causa a monte ad essere ben diversa.
Mi spiego meglio: quando alla fine degli anni '30 venne spedita agli oltre 100 uffici la cassetta con il nuovo bollo vi era allegata una lettera con l'elenco dei tipari da restituire. In particolare la direzione di Milano scriveva al relativo ufficio di arrivo e partenza " I timbri vecchi che vengono messi fuori uso sono da consegnarsi indilatamente alla scrivente". La stessa frase era scritta nelle varie lettere spedite agli altri uffici. Sappiamo che non andò così visto che riemergono vecchi bolli prefilatelici usati come annullatori di francobolli. Dato che la richiesta ufficiale era di restituire i vecchi tipari ecco che viene a cadere il discorso prettamente economico per lasciare spazio non a nuova teoria bensì ad una prova scientifica che fa risalire alla difficoltà di comunicazione tra centro e periferia il motivo dell'utilizzo sporadico di vecchi bolli in disuso. Se c'erano problemi tra i diversi uffici di Milano immagina tra la capitale e le sedi periferiche! Milano "vedeva" l'esistenza dei bolli in periferia non fisicamente, ovvio, bensì attraverso gli inventari conservati in duplice copia e di conseguenza chiedeva la restituzione dei tipari ancora in carico. "Sarei del parere di richiamare tutti gli altri timbri locali, PP e Chargè e di non lasciare agli uffici altro suggello che quello per suggellare i mazzi" scriveva l'economo di Milano de Berenger. Ne conseguiva che i postali restituivano quanto richiesto e trattenevano gli altri creando una sorta di "nero" composto da bolli non dichiarati, bolli non restituiti (magari ne figurava uno solo in inventario mentre in realtà erano di più) o anche bolli di fattura locale magari a spese del commesso.
Francesco
innanzitutto ti ringrazio per l'intervento. Devo però aggiungere che le cose non andarono proprio come dici tu anche se all'atto pratico vediamo sulle lettere bolli/annulli che in determinati periodi non dovrebbero più comparire. E' la causa a monte ad essere ben diversa.
Mi spiego meglio: quando alla fine degli anni '30 venne spedita agli oltre 100 uffici la cassetta con il nuovo bollo vi era allegata una lettera con l'elenco dei tipari da restituire. In particolare la direzione di Milano scriveva al relativo ufficio di arrivo e partenza " I timbri vecchi che vengono messi fuori uso sono da consegnarsi indilatamente alla scrivente". La stessa frase era scritta nelle varie lettere spedite agli altri uffici. Sappiamo che non andò così visto che riemergono vecchi bolli prefilatelici usati come annullatori di francobolli. Dato che la richiesta ufficiale era di restituire i vecchi tipari ecco che viene a cadere il discorso prettamente economico per lasciare spazio non a nuova teoria bensì ad una prova scientifica che fa risalire alla difficoltà di comunicazione tra centro e periferia il motivo dell'utilizzo sporadico di vecchi bolli in disuso. Se c'erano problemi tra i diversi uffici di Milano immagina tra la capitale e le sedi periferiche! Milano "vedeva" l'esistenza dei bolli in periferia non fisicamente, ovvio, bensì attraverso gli inventari conservati in duplice copia e di conseguenza chiedeva la restituzione dei tipari ancora in carico. "Sarei del parere di richiamare tutti gli altri timbri locali, PP e Chargè e di non lasciare agli uffici altro suggello che quello per suggellare i mazzi" scriveva l'economo di Milano de Berenger. Ne conseguiva che i postali restituivano quanto richiesto e trattenevano gli altri creando una sorta di "nero" composto da bolli non dichiarati, bolli non restituiti (magari ne figurava uno solo in inventario mentre in realtà erano di più) o anche bolli di fattura locale magari a spese del commesso.

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Re: ''Storie di Posta'': i bolli incisi da Francesco Putinat
Concordo con te sulla differenza esistente fra le note ufficiali e la realta' dei fatti.
Tale disparita' vien da se'... quando le disposizioni si applicano nella pratica!
Infatti credo che fosse normale che la direzione chiedesse i timbri di ritorno essendone proprietaria e forse per trarne delle basi per altri timbri, ma al tempo stesso credo che sia per disattenzione sia per conservare annullatori diversi atti a distinguere l'intervento del capoufficio, alcuni timbri rimasero negli uffici periferici. Rimane il fatto che i timbri, allora assai costosi, mai venivano buttati via. O venivano restituiti o rimanevano per usi particolari negli uffici stessi.
Peraltro è indispensabile per capire fino in fondo la prassi conoscere le ordinanze, ma al contempo osservare gli usi del tempo.
Come sempre, l'integrazione di varie conoscenze e di diverse metodologie di studio permettono di sviscerare fino in fondo la molteplicita' dei fatti reali.
Revised by Lucky Boldrini - May 2012
Tale disparita' vien da se'... quando le disposizioni si applicano nella pratica!
Infatti credo che fosse normale che la direzione chiedesse i timbri di ritorno essendone proprietaria e forse per trarne delle basi per altri timbri, ma al tempo stesso credo che sia per disattenzione sia per conservare annullatori diversi atti a distinguere l'intervento del capoufficio, alcuni timbri rimasero negli uffici periferici. Rimane il fatto che i timbri, allora assai costosi, mai venivano buttati via. O venivano restituiti o rimanevano per usi particolari negli uffici stessi.
Peraltro è indispensabile per capire fino in fondo la prassi conoscere le ordinanze, ma al contempo osservare gli usi del tempo.
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