Provo a riassumere i passaggi principali dell'articolo di Baccarin, che inizia con un inventario: una botiglia di alcool da ardere da mezzo litro, una bottiglia d'inchiostro nero, una bottiglia d'inchiostro stilografico, una boccetta d'inchiostro rosso, una cassetta d'impostazione, una boccetta di gomma liquida, tre scatole di latta piccole, una scatola di spilli da grammi 250, cinque fogli di carta assorbente 42x60, una tenaglia per chiodi, una lanterna da campo.... e la descrizione continua nell'elencare i materiali che occorrevano per formare un ufficio di posta militare.
In questo caso si tratta dei due kit e delle quattro casse che facevano parte dell'Uffico di Posta Militare attivo a Cefalonia nel 1943.
Il materiale è stato ritrovato nell'ex direzione provinciale delle Poste di Verona.
Ora si trova custodito nel Fondaco dei Tedeschi a Venezia, presso la sede delle Poste Centrali di Rialto.
Il custode di questo (e altro materiale) è Mario Coglitore, responsabile dell'Archivio storico di Poste Italiane, figlio e nipote di dipendenti postali.
Le casse permettevano in pochissimo tempo di allestire una vera e propria postazione postale, dotata di sgabelli, tavoli, bilancia di precisione, insegna, tenda da campo sotto la quale sistemarsi ed un originale casellario postale a soffietto da appendere.
Il corredo di questo ufficio postale è caratterizzato dal numero 2, si trattava quindi dell'ufficio di Posta Militare n. 2 che operava a Cefalonia, al servizio del comando della divisione Acqui.
L'Ufficio di Posta Militare n. 2 parzialmente ricostruito nell'archivio storico delle Poste a Venezia, presso la sede delle Poste Centrali (Foto del quotidiano La Nuova Venezia)
Alcuni oggetti del corredo dell'Ufficio di Posta Militare n 2. (Foto del quotidiano La Nuova Venezia)
E' emozionante vedere questi reperti sapendo che furono testimoni del massacro operato dai tedeschi nei confronti degli italiani che non avevano voluto cedere le armi dopo l'armistizio dell'8 settembre.
Gli impiegati di questo ufficio -scrive Claudio Baccarin riportando l'intervista al responsabile dell'archivio Mario Coglitore- a differenza di quello che era avvenuto durante la Grande Guerra, erano tutti militari graduati. Dopo l'8 settembre distrussero le cartevalori, la corrispondenza inevasa e i timbri.
Le casse, gli sgabelli, il casellario ed altri oggetti scamparono alla distruzione.
Vennero riadattati nel 1951 quando, in tempo di Guerra Fredda, al Ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni fu costituito l'Ufficio Speciale "M" (Mobilitazione) che dislocò in sedici capoluoghi di regione un Ufficio di Posta Militare pronto a diventare operativo in caso dell'accendersi di un conflitto.
Sull'attività dell'Ufficio di Posta Militare n. 2 giunto a Cefalonia il 4 agosto 1943 sarebbe stata preziosa la testimonianza di Battista Actis, l'ultimo sopravvissuto di quell'ufficio postale, che però è morto a Torino nel 2005 all'età di 92 anni.
Mario Coglitore sta esaminando circa 3mila fascicoli personali degli impiegati che hanno lavorato nella provincia di Venezia a partire dalla seconda metà dell'Ottocento.
Una parte di questo studio è già confluita in un suo lavoro "Senza infamia e senza lode. Burocrazia, pubblico impiego e piccola borghesia tra le carte degli impiegati postali a Venezia (1919-1950)".
Si tratta di una vera e propria antropologia dei travet postali.
Ciao

Revised by Lucky Boldrini - November 2008