scusate l'ennesimo intervento ..... che potrà apparire fuori luogo
Nilo ha postato una lettera del 1863 chiedendo pareri sull'importo dell'affrancatura
pareri, commenti, precisazioni ecc.....
Alberto chiede che sia considerata anche la possibilità dell'errore umano motivando con la poca alfabetizzazione dell'epoca e anche la limitata disponibilità di tagli dell'ufficio postale
io ho postato un estratto del censimento 1861 dove finivo indicando alcuni prezzi di generi alimentari.
....... e per completare quanto ho postato in precedenza:
All'altissimo livello dell'analfabetismo, bisogna aggiungere quello bassissimo dei salari.
Purtroppo mancano statistiche sistematiche dalle quali si possano ricavare notizie valide per tutto il paese.
E se arduo è ricostruire le condizioni economiche degli operai industriali, addirittura impossibile è il farlo per gli artigiani, ossia per tutti quei lavoratori (ed erano allora la grande maggioranza) che lavoravano in piccolissime aziende non di carattere industriale, o per proprio conto. Le ragioni sono evidenti.
Dobbiamo dunque contentarci di dati non omogenei, di impressioni sommarie, che si riferiscono esclusivamente agli operai delle industrie. Nella maggior parte degli stabilimenti e delle grandi e piccole aziende, l'orario di lavoro era stabilito da un regolamento.
Dove non si praticava il cottimo, l'orario medio oscillava intorno alle 11-12 ore; in qualche caso si giungeva alle 14, eccezionalmente alle 16; raramente si scendeva alle 10-8. Alcune agitazioni operaie erano volte alla conquista delle 12, le piú delle 10 ore di lavoro.
Il salario medio non si può, per mancanza di dati, stabilire con precisione. Conosciamo dei minimi, conosciamo dei massimi. Ma quanti operai percepivano il salario massimo, quanti quello minimo?
Guadagnavano – intorno al 1860 – meno di L. 1,00 al giorno gli operai di alcune cartiere lombarde, i tessili non specializzati di alcune fabbriche lombarde e biellesi, gruppi di minatori in Sardegna. Da L. 1,00 a L. 1,50 (per non citare che qualche esempio) altre categorie di tessili nel nord d'Italia e a Napoli, i manovali muratori in Piemonte e in Lombardia, gli operai non specializzati delle officine ferroviarie, i nastrai e pellai di Milano, alcune categorie di operai zolfiferi in Romagna, ecc. Sono notizie che si ricavano di qua e di là, da piccole inchieste, dai registri di qualche fabbrica, dalle relazioni di qualche società operaia, dai giornali.
Si trovano salari massimi (per operai specializzati) di L. 2,86 (industrie tessili), di L. 2,42 (industria edilizia), di L. 2,00 (industria della carta), di L. 3,39 (miniere), di L. 3,25 (arsenali), di L. 5,25 (officine ferroviarie).
Ma è evidente che il salario minimo è quello percepito dalla maggioranza degli operai.
L'impressione (valga quel che valga) è che il salario medio degli operai intorno al 1861 oscilla fra L. 1,20 e L. 1,50.
Nel 1862 il prezzo medio del frumento era di L. 28,52 al quintale.
A un operaio che guadagnasse L. 1,30 al giorno (e, per citare un esempio concreto, un operaio tessile) eran necessarie circa 22 giornate di lavoro per acquistare un quintale di frumento. Il consumo medio di frumento per abitante è stato calcolato, grosso modo, in kg 128 annuali.
Col prezzo corrente nel 1862, quell'operaio, supponiamo con tre persone a carico, doveva dunque lavorare circa 111 giorni per guadagnare le 145 lire necessarie al solo frumento per la famiglia; e si noti che frumento non significa ancora pane!
Se dunque dal salario annuo dell'operaio (per 300 giorni lavorativi, a L. 1,30 al giorno, L. 390) si detraggono L. 145 per il solo frumento, vien fatto di domandarsi in qual modo l'operaio avrà potuto provvedere alla casa, al companatico, al vestiario, alle tante altre spese indispensabili.
Non bisogna poi dimenticare l'elevatissimo numero di donne impiegate nell'industria. Pietro Ellena accertava nel 1875 che nelle industrie seriche, su 200393 operai, si contava il 60,10% di donne; nelle industrie laniere su 24930 il 31,15%; nelle industrie del cotone su 54041, il 50,53%; nelle industrie della carta su 17318, il 41,27%27.
Nel '62 troviamo donne che lavorano 10, 11, 12 ore con salari di 50, 60, 70 centesimi al giorno; massimo, in pochissimi casi raggiunto, L. 1,20, 1,25.
Grandi masse di fanciulli d'ambo i sessi erano impiegati nelle fabbriche, nelle miniere, ovunque, senza alcun controllo, senza alcuna protezione legislativa. Sfruttati come uomini adulti e pagati in modo irrisorio.
Qui mi fermo
............... c'entra ancora tutto questo con la filatelia??
Ammiriamo e studiamo in ogni loro piccolo particolare dei pezzettini di carta .......
.................. ma cosa sappiamo di tutto quello che ci stava attorno...????......
Nilo,
e tutto questo ..... per qualche centesimo in più !!!!!!!!!!!
