A bordo l’autista, SS-Oberscharführer Johannes Klein e l'SS-Obergruppenführer Reinhard Heydrich, posto con pieni poteri da Hitler accanto al “Protettore” di Boemia e Moravia Konstantin Von Neurath, considerato fiacco e debole verso la popolazione ceca. Mentre la vettura procedeva Heydrich pensava probabilmente al motivo del suo viaggio: l’aereo l’avrebbe condotto all’incontro con il Führer che non vedeva da mesi.
Nessuna scorta a proteggere Heydrich: non già per coraggio o sprezzo del pericolo, semplicemente perché Heydrich disprezzava profondamente i Cechi e li riteneva incapaci anche solo di pensare di attentare alla sua vita.
La strada era lunga, la mattina era di tempo clemente nella Primavera che oramai stava diventando Estate. Poche curve. Ora veniamo appunto ad una curva, la sola curva a gomito del percorso.
Nei pressi di via Holešovičkách, sul marciapiedi di quella curva, due uomini sono in attesa. Non destano sospetti, perché in quel luogo si trova un capolinea della linea tranviaria.
Ecco i loro ritratti:
L'immagine è ricavata da un francobollo:
Uno di due, Jan Kubiš, ha sotto braccio una cartella: potrebbe essere un impiegato che si appresta a fare la strada verso l'ufficio. L'altro, Jozef Gabčík, ha, piegato sul braccio destro, un impermeabile: il tempo è, come già detto, bello e non pare necessario indossarlo. In realtà, nella cartella di Kubiš si trovano, pronte all'uso, due granate ad alto potenziale, sotto l'impermeabile di Gabčík è nascosto un mitra STEN.
I due non aspettano il tram, aspettano al varco Heydrich. Vengono da lontano, dalla Gran Bretagna. Se si osserva la prima immagine si vede, fra i loro ritratti, il mezzo col quale hanno compiuto la parte finale del loro viaggio, il paracadute. Si sono lanciati, nella notte fra il 28 e il 29 Dicembre 1941 da un bombardiere a largo raggio della RAF, un quadrimotore Halifax:
Kubiš e Gabčík sono giunti, anzi tornati in Cecoslovacchia col preciso incarico di colpire Heydrich, il pupillo di Hitler, il padrone della Boemia e Moravia, il macellaio di Praga: in uma parola il Nazista pefetto.
Oltre a loro parecchi altri membri del libero esercito cecoslovacco di stanza inel Regno Unito erano stati paracadutati in appoggio all'operazione che prese il nome di Operazione Anthropoid.
Qui Gabčík in due francobolli del 1945 indossa il caratteristici casco dei paracadutisti britannici:
Torniamo alla curva:
In quel punto ogni veicolo deve procedere a passo d'uomo. Appena ricevuto il segnale che la vettura è oramai arrivata, Gabčík balza dal marciapiede in strada e si trova faccia a faccia con Heydrich. Ha lasciato cadere l'impermeabile ed impugna l'arma:
Preme il grilletto ma non succede nulla, il mitra è inceppato, non spara. Il compagno, Kubiš, però immediatamente capisce quanto sta succedendo e dalla cartella estrae la granata a mano e la lancia contro il Nazista che si è alzato in piedi e prende di mira Gabčík con la pistola. La granata provoca una violentissima esplosione contro il fianco destro della Mercedes, Heydrich cade ferito gravemente, si rialza per continuare a sparare ma in breve cade di nuovo. L'operazione si è conclusa con un successo parziale.
Un annullo del 1992 ricorda l'attentato nel 50° anniversario:
Quest'anno il fatto è stato di nuovo ricordato per mezzo di questa cartolina postale:
Il commando si scioglie e gli attentatori si dileguabo verso rifugi sicuri, presso case praghesi scelte in precedenza.
Heydrich è gravemente ferito ma potrebbe salvarsi se non subentrasse un'infezione: in mancanza di antibiotici, il comandante muore il 4 giugno 1942. Ecco la maschera funebre del "macellaio di Praga" riprodotta su un francobollo del Protettorato, gravato di un sovrapprezzo stratosferico:
I Nazisti misero una taglia prima di 5.000.000 di Corone (un milione di Reichsmark), poi di 10.000.000 sugli attentatori. E furono proprio due membri dei commando paracadutati a tradire, tradire per soldi:
I loro nomi: Karel Čurda a Viliam Gerik.
In quest’altra immagine, si possono vedere seduti sul banco degli imputati al processo al quale furono sottoposti a Praga dopo la liberazione della Cecoslovacchia.
Furono condannati alla forca.
Essi fornirono le informazioni che portarono ad individuare il luogo dove gli attentatori ed altri membri dei commando si erano rifugiati, la chiesa ortodossa dei santi Cirillo e Metodio, in via Resslova nel centro di Praga.
Nessuno dei "paracadutisti" si fece prendere vivo. Perirono tutti dopo un combattimento durato ore ed ore.
Sono state conservate le tracce dei colpi sparati dai Tedeschi assedianti sul muro dell’edificio sacro:
Nella lapide i nomi dei patrioti caduti, compreso, oltre i paracadutisti, il vescovo ortodosso che li aveva ospitati.
Il mio racconto è disordinato e lacunoso, spero solo di avere dato l'idea di un'impresa con la quale si volle dimostrare che nessun gerarca nazista, anche se potentissimo e se viveva nel cuore dell'impero del terrore di Hitler, poteva dirsi al sicuro.
Pià avanti dovro scrivere a proposito delle conseguenze dell'attentato. Conseguenze atroci.

