I cedolini dei vaglia (intendo la parte che resta al mittente) usati durante il periodo AFIS non sono molto rari ma sono sempre abbastanza interessanti e commercialmente di un certo pregio. Purtroppo l'interpretazione delle eventuali affrancatura aggiunte si e' sempre rivelata molto ostica, pur disponendo dei tariffari completi. I francobolli apposti sul modulo vaglia, secondo la prassi italiana, non dovrebbero avere a che fare con la tassa di emissione pagata sul vaglia (che e' proporzionale all'importo inviato). Dovrebbero invece rappresentare servizi aggiuntivi, tipo espresso o raccomandazione ....Purtroppo disponendo solo del cedolino l'analisi si rivela normalmente inconcludente. Quello che posso confermare e' che l'aggiunta di un francobollo sul modulo e' fenomeno frequente nel settore dei vaglia AFIS diretti in Italia.
E' certamente possibile: il decreto tariffario entrato in vigore dall'1-9-1953 prevede effettivamente l'inoltro aereo dei vaglia per l'Italia al costo di 95 centesimi (pari cioe' al primo scaglione del supplemento aereo per l'Italia delle corrispondenze). Poiche' in effetti non esistevano francobolli di tale importo, i mittenti - per evitare l'apposizione di piu' esemplari - possono avere arrotondato la cifra. I provvedimenti tariffari per quanto riguarda i settori pacchi, vaglia e telegrammi non sono sempre di facile lettura: ogni tanto qualche voce ''scompare'' e non e' sempre certo che questo indichi un'effettiva scomparsa del servizio o semplicemente che restasse in vigore la misura precedente. Oppure dal materiale esistente si vede che in un certo momento esistevano un servizio o un balzello aggiuntivi ma nella normativa coeva non se ne fa cenno, mentre magari li si ritrova in provvedimenti successivi. L'uso di un francobollo aereo sarebbe invece di per se' ininfluente: durante il periodo AFIS praticamente qualunque valore aereo o per espresso veniva utilizzato come valore ordinario o viceversa.