axianum ha scritto:Discussione molto interessante e, per me, estremamente tempestiva visto che proprio in questi giorni stavo meditando di approfondire la conoscenza dei fiscali.

L’ intervento di Marco, nella sua qualità di potenziale nuovo adepto alla setta dei collezionisti di marche da bollo, mi ha spinto ad intervenire per vedere se mi riesce di fare un po’ di chiarezza e, magari, dare qualche consiglio utile per chi si avvicina , da neofita, al settore delle marche da bollo.
PUNTO PRIMO: “DIMENTICATE I FRANCOBOLLI O VOI CH’ ENTRATE” !
Buona parte dei concetti che regolano il collezionismo filatelico nel mondo delle marche valgono, per ora, ancora poco o nulla : le distinzioni (a volte spinte all’ estremo ) tra linguellato e non linguellato, con o senza gomma, centratura, varietà di colore (leggi IV di Sardegna), freschezza del pezzo ecc. , non hanno mai rappresentato un problema per il collezionista di fiscali . E’ impensabile (e forse anche impossibile) impostare una collezione, come spesso avviene in campo filatelico, del tipo : tutto nuovo o tutto usato. Qui, anche all’ interno di una serie possono tranquillamente convivere le due cose assieme e nessuno si scandalizza più di tanto o “storce il naso” come farebbe qualunque filatelico relativamente al suo specifico settore .
Non esistono album “preconfezionati” da ditte commerciali e quindi anche la “sindrome” del completamento dell’ album è praticamente inesistente : è prassi normale dedicarsi solo a alcuni settori e, magari, tralasciarne altri, senza che la cosa venga vista negativamente come sarebbe, ad esempio, per una collezione di francobolli priva dei “servizi” (orrore !!!), insomma, pochi vincoli (in questo campo i commercianti non hanno ancora messo il naso) e tanto ancora da costruire.
Anche per quanto riguarda il reperimento del materiale bisogna dimenticare i francobolli !
Nel mondo delle marche , contrariamente a quanto avviene in filatelia, non esiste il concetto che con una semplice firma sul libretto degli assegni (per chi se lo può permettere), si risolve il problema di ciò che manca: i commercianti non hanno mai accantonato materiale o investito in questo settore e, di conseguenza, quello che ti serve te lo devi andare a cercare rovistando tra lotti, accumulazioni, mercatini e qualche rara asta organizzata da chi ha avuto l’incarico di disperdere una collezione importante da parte dei soliti “eredi” che non sapevano cosa farsene. Tutto ciò comporta, a mio avviso, alcuni vantaggi che ritengo siano oramai scomparsi nel mondo filatelico. Quali ? Beh, … vi sono ancora ampie possibilità (e probabilità) di fare la classica “scoperta” del pezzo “buono” ed acquisirlo per pochi euro perché chi lo detiene non ne sa un gran che di marche (e sono in tanti) , oppure il non trascurabile piacere collezionistico derivante dallo studio ed approfondimento di alcuni settori che giacciono ancora inesplorati (totalmente od in parte) in quella che è l’ ampia galassia delle marche da bollo (“FRADEM” DOCET). Ovviamente affinché questo sia possibile è necessario conoscere , sapere, informandosi, per quanto più possibile, su tutto ciò che riguarda lo specifico settore.
PUNTO SECONDO : L’ ANNOSA QUESTIONE DEI CATALOGHI
Le principali fonti di informazioni per chi si avvicina per la prima volta (e non) al collezionismo di fiscali sono, ovviamente i cataloghi. Anche in questo caso dimenticate i francobolli !!
Un catalogo “completo” (filatelicamente parlando) che riporti tutte le varie informazioni come : la data di emissione, la tiratura, le tariffe, gli usi particolari, le prove di stampa (più o meno ufficiali), i decreti vari ecc. , per le marche non esiste ancora e credo passerà ancora molto tempo prima che ne compaia uno ! I principali motivi che hanno portato a questa grossa limitazione credo siano riconducibili ad un fatto essenzialmente commerciale. A parte alcune sporadiche realtà come il catalogo “Barefoot” inglese, che nasce per iniziativa di una casa d’ aste (o comunque una ditta commerciale), tutti gli altri (il vecchio “De Magistris”, i vari “Marchetto”, il “Tarantino”, il “Mercuri – Bussoli” fino all’ ultimo “Unificato”, nascono su iniziativa di singoli appassionati che hanno proposto il loro lavoro ad una casa editrice (che spesso ha accettato solo per chiudere un “buco” nella propria gamma di cataloghi) oppure hanno provveduto alla stampa in proprio (con deludenti riscontri economici per l’esiguità delle copie vendute). Il ristretto numero dei fruitori (leggi potenziali compratori) di questi cataloghi a fatto si che non si potessero realizzare opere come quelle per i francobolli : vista la scarsità della richiesta nessun editore sarebbe mai potuto rientrare dei costi sostenuti.
A questo punto, appurato che non esiste un catalogo che ci informi su tutto, come fare per soddisfare la necessità di sapere e conoscere sopra ricordate ? Il mio consiglio è quello di avere più di un catalogo e, SOPRATTUTTO, frequentare assiduamente il settore dedicato alle marche da bollo sul nostro forum. Personalmente distinguerei i vari cataloghi attualmente reperibili sul mercato essenzialmente in due tipologie ovvero, quelli che affrontano l’ argomento in modo “generalistico” (Mercuri – Bussoli ed Unificato) che sono certamente i più criticabili ma, nel contempo i più adatti al neofita, e quelli che trattano solo alcune tipologie di marche che definirei “classiche” ( come il Tarantino ed i Marchetto tanto per intenderci) . Questi ultimi sono sicuramente i più ricchi di informazioni e generalmente, più che quotazioni economiche, danno indici di rarità (cosa che in questo campo reputo la più appropriata) , purtroppo hanno i loro limiti, basti pensare che il pur ponderoso volume del Marchetto (640 pagine) si ferma al 1957 , più di cinquanta anni fa ! Tuttavia è sempre un volume che non può mancare nella nostra biblioteca !
PUNTO TERZO : LE VALUTAZIONI DEI CATALOGHI
Se da sempre le valutazioni economiche sono state la nota dolente dei cataloghi filatelici, per le marche, se fosse possibile, lo è ancora di più !
Credo (e spero) che in futuro si arriverà ad adottare indicazioni riguardanti la rarità e non il valore di mercato che, per le marche da bollo è soggetto a mille varibili difficilmente riassumibili in un “valore” indicativo. Basti pensare alla marca doganale verde per “Bagaglio Nazionale”, il Mercuri la valuta 100 euro nuova e 10 euro usata mentre l’ Unificato 300 euro (sia nuova che usata) , ebbene, gli unici tre pezzi di questa marca (usati) che sono comparsi sul mercato (due in Inghilterra ed una in Italia) negli ultimi 4-5 anni (dei quali io abbia notizia) hanno raggiunto costantemente cifre attorno ai 1.000 euro (lo posso affermare per esperienza diretta avendo partecipato a tutte tre le aste) mentre, al contrario, il valore da 51,85 Lire della serie di marche consolari del 1924 quotato dal Mercuri 80 euro nuovo e 50 usato contro i 100 per il nuovo ed i 50 per l’ usato dell’ Unificato lo si può trovare tranquillamente per cifre al di sotto dei 30 euro. Hanno ancora senso le quotazioni ?
PUNTO QUARTO : UTILITA’ E SCELTA EDITORIALE
Sempre restando nel campo dei cataloghi che potremmo definire “generalisti”, ovvero quelli che trattano un po’ tutte le varie tipologie di marche e che, in definitiva, sono quelli del “primo approccio” , attualmente la scelta può ricadere o sul Mercuri-Bussoli o sull’ Unificato.
E’ meglio uno, … è meglio l’ altro ? Difficile dirlo, credo sia un po’ anche questione di gusti e/o di specifici interessi collezionistici. Le vesti editoriali sono diverse : tutto in bianco e nero, il Mercuri, con immagini piuttosto piccole e difficilmente leggibili compensate, però, da una serie di tavole a colori poste alla fine del catalogo che tuttavia contemplano solo le tipologie di marche più importanti o comunque maggiormente collezionate (7 tipologie). Le quotazioni comprendono anche le mezze marche (madre e figlia staccate), mentre l’ Unificato ne fa solo un accenno nella fase di introduzione alla lettura del catalogo, e nell’ insieme , per chi è “ossessionato” dal … si, va beh, ma quanto vale ? Le quotazioni sono più dettagliate . Assurdo l’ indice generale : è un puro elenco di quanto riportato in catalogo senza indicazioni di pagina !!!
Tutto a colori l’ Unificato che però, almeno per quanto riguarda le valutazioni, risente ancora un po’ troppo del impostazione del catalogo precedente (il vecchio “De Magistris”). Qui , perlomeno, c’ è un indice analitico ed un sommario con i numeri di pagina di dove si trovano i vari capitoli.
Entrambi i cataloghi riportano anche settori che non sono propriamente ascrivibili alle marche da bollo vere e proprie, ma che, però, sono ampiamente collezionati da chi generalmente raccoglie marche (vittime politiche, libri unici, ecc.). Trovo che questo ultimo elemento che da molti viene criticato e visto come una contaminazione sia, al contrario, un fatto positivo e che permetta la vendita di qualche copia in più (come ad esempio il settore dei bolli auto dell’ Unificato che interessa anche chi non colleziona marche da bollo).
In conclusione i prezzi di copertina : 30 Euro per le 192 pagine (più tavole a colori) del Mercuri-Bussoli e 34 euro per le 439 pagine dell’ Unificato.
Qui di seguito l' immagine della copertina del primo "Album-Catalogo" stampato (privatamente) in Italia. Correva l' anno 1928 e l' opera fu voluta e realizzata dal dott. Francesco Lucente (ora che ci penso, ... ma quanti sono i Francesco amanti delle marche ? Ce ne sono un fottio !!)
Lucente.jpg

Francesco
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