Palazzo
Albrizzi con la sua facciata simmetrica rispetto alle due serliane
ai piani nobili.
A Sant'Aponal.
La famiglia Albrizzi era originaria di Bergamo. Giunse a Venezia nel XVI
secolo. Inizialmente erano commercianti di tele perché un Maffeo Albrizzi,
nato a Bergamo e morto a Venezia nel 1643 aveva una bottega di tele
all'insegna delle Due Ancore: «...telariol alle 2 Ancore...».
I discendenti di Maffeo poi iniziarono a commerciare in olio che
trasportavano con navi proprie. Durante le numerose guerre contro i
Turchi, gli Albrizzi offrirono le proprie navi alla Repubblica ed
ottennero nel 1667, con l'esborso di 100.000 ducati, di entrare nel
Maggior Consiglio.
Un nipote di Maffeo, anche lui chiamato Maffeo, morì il 23 aprile1664 («...il
sig. Maffio Albrizzi d'anni 50 circa da febbre continua...») e fu seppellito
nella chiesa di Sant'Aponal sotto una lapide che recitava, secondo quanto
trascritto con qualche difficoltà da Emmanuele Antonio Cicogna (1789-1868):
«MAPHAEVS ALBRITIVS
FIDEI ERGA SER. REMP. MIRVM EXEMPLVM
QVOD BELLICAS NAVES SVAS
SVB SIGNIS INVICTIS VENETAE CLASSIS
PLVRIVM ANNORVM STIPENDIA MERERI VOLVIT
OBIIT AN. MDCLXIV. VIXIT AN. LI»
Il riferimento nell'epigrafe alle navi è relativo alle «...tre
navi destinate...» al servizio della patria.
Dal 1648 la famiglia Albrizzi cominciò ad acquistare parti di proprietà
di questo palazzo dalla famiglia Bonomo fino a quando, nel 1692, ne
ottenne l'intera proprietà.
Nel corso dei rifacimenti ed abbellimenti del 1771, vennero acquistate e
poi rase al suolo alcune casupole che ne nascondevano la facciata, creando
così il campiello che oggi vediamo.
In questo palazzo, a cavallo tra Settecento e Ottocento, fu attivo un
salotto letterario condotto da Isabella Teotochi Albrizzi (1760-1836).
Il
campiello Albrizzi con il palazzo.
Isabella, nata a Corfù, aveva
sposato in prime nozze lo storico Carlo Antonio Marin (1745-1815). La
convivenza con la numerosa famiglia del Marin per lei risultava pesante e
riescì
a convincere il marito ad affittare una casa in calle de le Ballotte.
In questa casa con una certa continuità riuniva persone colte,
intellettuali, veneziani o ospiti di passaggio per la città.
Entrò quindi in contatto con personaggi del livello di Ippolito Pindemonte
(1753-1828), George Byron (1788-1824), Ugo Foscolo (1778-1827), Vittorio
Alfieri (1749-1803), Antonio Canova (1757-1822), per citarne solo alcuni.
Grazie
anche alle sue influenze, riuscì ad ottenere l'annullamento del
matrimonio con il Marin, sposando il 18 marzo 1796 Iseppo (Giovanni
Battista VI Giuseppe) Albrizzi e di conseguenza trasferì in questo
palazzo il suo salotto.
L'interno di palazzo Albrizzi conserva gli affreschi, gli stucchi e gran
parte degli arredamenti originali del XVIII secolo: nel salone d'ingresso
al piano terra è presente un grande fanale da galea.
La parte posteriore del palazzo termina sul rio di San Cassiano: un
ponticello privato collega il secondo piano con l'altra sponda, dove c'è
il giardino/orto del palazzo, nell'area una volta occupata dal teatro
di San Cassiano.
Il
ponticello privato, sopra il rio di San Cassiano, che collega
il secondo piano di palazzo Albrizzi con l'area dove una volta
sorgeva il teatro di San Cassiano.
Il 10 agosto 1916 una bomba austriaca precipitò su questo campiello: il
suo resto è stato incastonato in un muro assieme ad una lapide
commemorativa dettata da Gabriele D'Annunzio (1863-1938).
«QUESTO FRANTUME DI
BARBARIE
E' NELLA PIETRA NOBILE INFISSO
A DENUNZIAZIONE
DEL PERPETUO NEMICO
CHE AGGIUNSE ONTA ALLA SUA ONTA
GLORIA ALLA NOSTRA GLORIA
X AGOSTO MCMXVI