Ancillotto (corte, sotopòrtego)

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L'angusta corte Ancillotto.
A San Zuliàn.
Esisteva qui una bottega da caffè che nel 1713 era condotta da un certo Marco Ancillotto il quale, con la sua famiglia, abitava in questa stessa corte.
La sua era una famiglia economicamente solida, che aveva un discreto patrimonio immobiliare: dalle denunce presentate ai X Savii sopra le Decime risulta che era proprietaria di numerose case nella parrocchia di San Basilio ed a Murano; inoltre altre proprietà si trovavano a Treviso ed a Padova.
Il caffè Ancillotto era frequentato dal critico letterario Giuseppe Baretti (1719-1789) con la sua cerchia di amici che comprendeva anche i fratelli Gasparo (1713-1786) e Carlo Gozzi (1720-1806).
A Venezia il Baretti, sotto lo pseudonimo di Aristarco Scannabue, pubblicò la "Frusta Letteraria", un periodico con il quale si proponeva di fustigare «...tutti questi moderni e goffi sciagurati, che vanno tuttodì scarabocchiando»; operazione questa che, essendosi fatti molti nemici a Venezia, lo costrinse a emigrare per altri lidi: Ancona prima, Londra poi, dove morì.
   
Il primo numero de "La Frusta Letteraria" pubblicata con lo pseudonimo di Aristarco Scannabue.
  
Il caffè Ancillotto era chiamato anche Caffè di Spadarìa, poiché avevo l'ingresso in questa strada.
Negli ultimi tempi della Repubblica di Venezia, un gruppo di Giacobini avrebbe voluto aprire qui un gabinetto di lettura con libri e giornali provenienti dalla Francia.
I tre Capi del Consiglio di X, avuto sentore di questa notizia, inviarono in sopralluogo il proprio "fante dei Cai", una sorta di messo/segretario -ma con poteri paragonabili quasi a quelli di un inquisitore- che con molta semplicità comunicò al gestore che la prima persona che fosse entrata nel nuovo locale di lettura si sarebbe dovuto presentare immediatamente dinnanzi al Consiglio di X.
Il gabinetto di lettura non fu mai aperto!
   
La corte Ancillotto ed il "sotopòrtego" attraverso il quale ci si entra.
  
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Pagina aggiornata il 30 maggio 2020