A San Moisè.
Giammaria Dezan scrive che questa calle rimanda alla memoria della
famiglia Cicogna.
A dire il vero almeno fino al 1740 non è chiamata così negli estimi, che
neppure fanno riferimento al fatto che qui, fino a tale data, abitasse la
famiglia Cicogna (della quale abbiamo notizie che possedesse un palazzo,
ancora esistente, sul ponte di Sant'Agostin).
E' solo nel 1789 che troviamo un riferimento ai Cicogna in relazione alla
parrocchia di Santa Maria del Giglio nei Necrologi Sanitari, quando il 27
agosto di quell'anno muore il «...N.U. [Nobil Uomo - N.d.R.] Girolamo
Cicogna fu di s. Angelo, d'anni 82, sogiato da molti anni da malattia alla
vescica».
I Cicogna, appartenenti alle cosiddette "case nuovissime",
furono ammessi al Maggior Consiglio nel 1381 per il loro contributo nella
guerra di Chioggia nella persona di un tale Marco, speziale.
Un secolo più tardi (1496) un Bernardo Cicogna, capitano di due galere,
affrontò e sconfisse con un artificio il feroce corsaro Peruca: degli
esperti nuotatori si erano avvicinati alla sua nave per danneggiare la
calafatura del fasciame mettendo in difficoltà il galleggiamento del
naviglio e costringendo così il Peruca alla resa.
Il 7 ottobre1571 un Marco Cicogna (1519-1585) combatté valorosamente alle isole
Echinadi, dette un tempo Curzolari, dove si svolse la battaglia più
comunemente conosciuta con il nome di Lepanto: il Cicogna riuscì a strappare il
fanò
dorato (il grande fanale di poppa) ad una nave ammiraglia nemica che venne
poi portato a Venezia, all'Arsenale, come trofeo.
Era il fratello di Pasquale (1509-1595), che venne eletto Doge dopo undici
giorni di infruttuose sedute del Maggior Consiglio e 53 scrutini, tra 18
(alcuni dicono 22) candidati. Elezione che era stata, in qualche modo,
predetta da alcuni fatti straordinari che gli sarebbero capitati in vita:
come quando il precedente Doge Nicolò da Ponte (1491-1585) vecchio e malato,
quasi muto per una paralisi che lo aveva colpito, si addormentò durante
un ricevimento in Palazzo Ducale nella sala dei Pregàdi facendo così cadere il
corno ducale che rotolò fino ai piedi di Pasquale Cicogna, allora procuratore.
Il
Doge Pasquale Cicogna, particolare di un dipinto di Jacopo Palma il
Giovane (1549-1628) nella sala del Senato o dei Pregadi in Palazzo
Ducale.
Ma in precedenza, assistendo alla
messa a Corfù, una folata di vento strappò di mano al celebrante l'ostia
consacrata che andò a posarsi sulla sua spalla; a Candia (Creta) invece
gli si posò una colomba bianca e subito il segno fu visto come un
presagio che era destinato a diventare Doge.
Pasquale Cicogna non aveva mai ambito al dogado,
tanto è vero che, quando venne eletto il 18 agosto 1585 al cinquantatreesimo scrutinio, se
ne stava tranquillamente a messa nella chiesa dei Crociferi: venne a sapere della sua elezione da alcune persone che erano
presenti e solo dopo dal Cancelliere grande che gliela notificò
ufficialmente quando lui si era ritirato in sacrestia.
Durante il suo dogado venne costruito in pietra il ponte di Rialto ed
edificata la fortezza di Palmanova a difesa dei confini del Friuli.
La
fortezza "stellata" di Palmanova edificata sotto il
dogado di Pasquale Cicogna si è conservata magnificamente
fino ad oggi.
In
fondo alla calle Cicogna c'era il "salotto" aperto da Isabella Teotochi Albrizzi
(1760-1836), vivace animatrice di un cenacolo letterario a Venezia,
dapprima in calle de le Ballotte e poi qui: una
targa ricorda la sua dimora, citando Ugo Foscolo (1778-1824) e George
Byron (1788-1824) tra i suoi frequentatori, cui sarebbero da aggiungere
almeno Vittorio Alfieri (1749-1803), Antonio Canova (1757-1822), Ippolito
Pindemonte (1753-1828) e tanti altri. Ne abbiamo fatto cenno scrivendo del campiello
Albrizzi.
La
targa che ricorda il cenacolo di Isabella Teotochi Albrizzi.