La
facciata di palazzo Zane-Collalto, progettata dal Sansovino.
A San Stin.
Questa calle deve il suo nome al fatto che conduce ad un palazzo che è
stato di proprietà della famiglia Collalto.
In origine qui esisteva un palazzo trecentesco che apparteneva alla
famiglia Morosini.
Passò quindi nella proprietà della famiglia
Zane.
Gli Zane, appartenenti ad una delle famiglie più antiche di Venezia, ricchissima già di
suo, nel 1628 avevano ereditato le proprietà della famiglia Giustinian. Fu
così che un Domenico Zane pensò bene di ristrutturare il palazzo
affidandosi inizialmente a Baldassare Longhena (1596-1682),
quindi alla morte di questo celebre architetto i lavori continuarono con Antonio Gaspari (circa
1660-1738/49), che però non li completò e proseguirono con Domenico Rossi (1657-1737).
Nelle pertinenze del palazzo un Marino Zane, nipote di Domenico, fece
costruire sul retro un
casino ed un altro edificio destinati ad ospitare una sala
per la musica e per il ballo, oltre alla biblioteca di famiglia.
Il patrimonio passò quindi al figlio Vettor ma, alla sua morte (1715), la
proprietà passò a Maria Zane Venier per entrare poi nel patrimonio di
questa famiglia, nel ramo di San Vio.
Lo
stemma Collalto.
La
calle Collalto.
Nel
1784 il palazzo venne venduto alla famiglia Collalto.
I Collalto vi custodirono, oltre alla loro raccolta di medaglistica,
alcune collezioni di antichità e la biblioteca: tutto venne disperso
attorno al 1810 ed il palazzo venne adibito, sotto la dominazione
austriaca, a I.R. Scuola Tecnica, trasformata nel 1823 in scuola
complementare e nel 1929 divenne scuola di avviamento professionale
intitolata al cosmografo, geografo e cartografo, costruttore di strumenti,
Livio Sanudo (1520-1576)
I Collalto avevano radici longobarde e si erano radicati nella Marca
Trevigiana già prima dell'anno Mille dove costruirono il castello di
Collalto, da cui presero il nome, e quello di San Salvatore.
Nella loro dinastia troviamo una beata, Giuliana, che a Venezia fondò
agli inizi del XIII secolo la chiesa ed il monastero dei santi Biagio e
Cataldo sull'isola della Giudecca, un vescovo a Ceneda nel XIV secolo e
forse un patriarca ad Aquileia.
I Collalto furono ammessi al patriziato due volte, nel 1306 con un
Rambaldo, figlio di Ensedisio, e nel 1449 con un altro Rambaldo, figlio di
Pietro Orlando.
A questa famiglia apparteneva quel Collaltino che fu amato dall'infelice
Gaspara Stampa (1523-1554) che gli dedicò la maggior parte delle sue "Rime".