A San Giacomo dall'Orio.
E' incerta l'origine del nome Galliòn, e si possono fare solo ipotesi.
Giambattista Gallicciolli (1733-1806) ammette di non aver trovato tracce
sull'origine di questo nome nelle cronache antiche.
Effettivamente non dovrebbe avere origini così antiche, anche perché nei
catasti compare solo in epoca relativamente tardiva.
Giuseppe Tassini (1827-1899) riferisce, senza indicare i nomi, che alcuni suppongono che qui si sarebbe costruita una grossa galea, o
"galeone", oppure che la zona avrebbe preso questo nome essendo caratterizzata da un agglomerato
di grandi fabbricati disposti «...per certa somiglianza ad una galera
grandiosa...», dove la gente vive rinchiusa e pigiata.
Ramo
Primo Galliòn, o dei Gobi.
Il Tassini quindi suggerisce
una diversa origine per questo nome: ha trovato nei
catasti traccia di un «...magazen del Gallion...» a San Giacomo
dall'Orio (a Venezia il "magazèn" era una rivendita di vini;
sull'argomento si può leggere questa
pagina).
Ipotizza quindi che da questa bottega, all'insegna del Galliòn (galeone),
possano aver preso il nome tutta la zona e e le vie.
Oltre al Galliòn, le calli vicine prendono il nome di ramo e sono così
chiamate: Ramo primo Galliòn o dei Gobi, forse da una famiglia Gobbi che è esistita
a Venezia. Ramo secondo Galliòn. Ramo terzo Galliòn o del Ferrara, forse da qualche personaggio originario
di questa città. Ramo quarto Galliòn o ai Scalini, perché per accedervi dal lato
della Lista Vecchia dei Bari bisognava salire due gradini (uno di questi oggi è
quasi scomparso, a seguito di lavori sulla sede stradale).
I
gradini per accedere al Ramo Quarto Galliòn ai Scalini.
Ramo
Secondo Galliòn.
Ramo Quinto Galliòn o del
Pozzetto, in quanto qui esisteva un piccolo pozzo, oggi otturato del
quale non resta traccia.
Ramo Sesto Galliòn, è quasi la prosecuzione del precedente ramo e si
congiunge al Galliòn.
Su una casa del Galliòn, risalente al XVI secolo, si scorge all'altezza
del numero civico 1134 uno stemma, non identificato, tra il secondo ed il
terzo piano dove sono presenti le chiavi decussate, due stelle ed una
rosa; è sormontato da un cimiero sopra il quale, a mezzo busto, si erge
un personaggio orientale con un possibile turbante che impugna a mo' di
sciabola una fiamma su cui è incisa la parola «BASSO».
Il 5 settembre 1771, nelle prime ore della notte, nella casa di un
conciapelli scoppiò un incendio che bruciò molte case del Galliòn che
erano di proprietà della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista.
Su alcune case della Scuola si vedono ancora oggi gli stemmi che ne
denunciano l'appartenenza: il pastorale con le lettere «S. Z. E.»,
San Zuane (Giovanni) Evangelista.
Una
vecchia piastra per campanelli su una casa del Galliòn.
Agli inizi del Novecento venne
fatta un'opera di edilizia popolare in Galliòn che così affianca
costruzioni cinquecentesche ad altre più recenti.
A ricordare l'intervento venne posta una lapide celebrativa.
Nell'Ottocento
la zona del Galiòn aveva la fama, non sappiamo se meritata o meno,
di essere abitata da da belle donne. Una villotta a tal proposito così
cantava:
«Chi vol vedér do rose in t'una rama,
Vaga in Galion ai Bari a spassizare.
Che ghe sarà la figlia, anca la mama:
Chi vol vedér do rose in t'una rama.»
Che si può tradurre con: «Chi
vuole vedere due rose sullo stesso ramo, vada a passeggiare in Galiòn a
Bari che ci sarà la figlia e anche la mamma: chi vuole vedere due rose
sullo stesso ramo».