Luigi Torelli detta de la Cavallerizza (calle)

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Il Senatore Conte Luigi Torelli (1810-1887). 
Ai Santi Giovanni e Paolo.
Questa calle è stata intitolata in epoca moderna al senatore conte Luigi Torelli (1810-1887) pur mantenendo anche l'antica precedente denominazione di Cavallerizza.
Luigi Torelli fu Prefetto di Venezia dal 5 maggio 1867 al 28 luglio 1872 ed era convinto che Venezia dovesse divenire una città moderna: non era concepibile per lui, Ministro del Regno e fra i fondatori della Compagnie Universelle du Canal Maritime de Suez, che ci potessero essere 357 vie (calli) larghe meno di un metro e mezzo e 45 addirittura meno di un metro.
 
La calle Luigi Torelli detta de la Cavallerizza fiancheggia l'abside della chiesa dei Santi Giovanni e Paolo (a sinistra).
 
 
Un altro scorcio della calle Luigi Torelli detta de la Cavallerizza.
Così nella sua opera di ammodernamento della città fece scavare il Bacino Orseolo, liberò molti monumenti da costruzioni che vi erano state addossate, allargò e rettificò numerose calli e spazi, come campo San Paternian (oggi campo Manin), campo e calle della Guerra, la via Vittorio Emanuele (oggi Strada Nova) da Santa Fosca ai Santi Apostoli, la calle di Ca' Foscari, eccetera.
 
La firma di Luigi Torelli.
 
Altre idee aveva in serbo per la città, come quella di unire l'isola di Sant'Elena (dove si sarebbe dovuta realizzare un'arena nautica con un bacino idrico ellittico di 412 metri per 336 per spettacoli acquei) con una «via rotabile» sopraelevata «...che ammetterebbe anche il corso delle carrozze...» partendo dal molo davanti al Palazzo Ducale, salendo fino a quattro metri d'altezza, sostenuta da seicento colonne di ghisa per 880 metri, fino all'attuale via Garibaldi, non senza aver demolito prima il granaio della Repubblica (oggi Museo Navale) «...di forme esterne orribili, avendo perfino le finestre fuori di simmetria».
Oggi possiamo dire che fortunatamente questo progetto, come anche la proposta demolizione della canonica dei Santi Giovanni e Paolo (ex Scuola di Sant'Orsola) non ebbe seguito.
Vennero invece liberate le absidi della chiesa dei Santi Giovanni e Paolo ricavandone così la calle che oggi ricorda Luigi Torelli e la Cavallerizza che doveva giungere fino alle Fondamente Nove.
La destinazione del complesso monastico dei domenicani e della Scuola Grande di San Marco ad ospedale militare prima e ad ospedale civile poi, non consentì il proseguimento della calle fino alle Fondamente Nove, che così risultò chiusa e parzialmente non pubblica.
Qui nel 1640 era stato costruito, su progetto di Giacomo Torelli da Fano (1604-1678), un teatro. Il Torelli si trovava a Venezia in qualità di ingegnere navale presso l'Arsenale, ma in questa occasione dimostrò tutta la sua bravura come scenografo ed architetto, soprattutto in occasione della prima rappresentazione nel gennaio 1641 de "La Finta Pazza" di Giulio Strozzi (1583-1652) con musica di Francesco Sacrati (1605-1650) per la cui prima rappresentazione (gennaio 1641) ideò delle scenografie che permettevano di passare, grazie ad un argano e ad un sistema di carrucole e contrappesi facilmente manovrati da una sola persona, da una ambientazione marina ad una terrestre con un cortile, loggiati, statue ed un arco di trionfo sullo sfondo.
La macchina scenica così concepita rese celebre lo spettacolo che venne replicato con successo a Parigi quattro anni dopo.
Il teatro chiuse la sua stagione nel 1647 con la "Deidomia" di Scipione Errico (1592-1670) e musica di Francesco Cavalli (1602-1676)
 
Quello che resta della "callesella" a fianco della chiesa dei Santi Giovanni e Paolo che si vede nella vecchia mappa mostrata più sopra.
Il vecchio nome "de la Cavallerizza" ricorda un maneggio di cavalli, chiamato la Cavallerizza dei Nobili, che venne costruito sul luogo dove sorgeva il teatro.
 
In questa vecchia mappa sono distinguibili, tra l'altro, la basilica dei Santi Giovanni e Paolo (a destra) ed il cimitero ("Campo Santo") oltre le absidi, la Scuola Grande di San Marco ed il monastero con i chiostri. E' evidenziata in celeste l'area della Cavallerizza (in alto a sinistra) ed in giallino una "callesella" (piccola calle), a fianco della chiesa sul lato della Cappella del Rosario: l'attuale calle Luigi Torelli detta de la Cavallerizza si trova all'incirca sul confine del camposanto; la "callesella" è ancora oggi esistente, seppure semiprivata e chiusa dal complesso dell'Ospedale Civile.
 
Il Canonico della Basilica di San Marco, ma anche librettista, storico e poeta, Cristoforo Ivanovich (1620-1689), nel suo "Minerva al Tavolino", stampato da Nicolò Pezzana nel 1681, dove raccontava degli spettacoli che si tenevano a Venezia in primavera, a proposito della Cavallerizza scriveva: «Talvolta nel principio di questa novella stagione si gode qualche esercizio Cavalleresco alla Cavallerizza. E' situata questa vicino a' Mendicanti, capace per settanta, e più cavalli; oltre allo spazioso terreno scoperto, che serve per la Lizza. E' mantenuta da un'Accademia di Patrizij, che trattiene stipendiato un Cavallerizzo, c'hà obbligo di mantenere à sue spese quattro Cavalli da maneggio, tre de' quali servono per lezione del cavalcare, l'altro per correre, ritrovandosi al presente Nicola Santa Paolina. Concorre il meglio della Città à questi publici esercizij curiosi per la pompa, e lo splendore; ...».
   
Un brano della "Minerva al Tavolino" del canonico Cristoforo Ivanovich dove si parla della Cavallerizza.
   
Nella stessa opera, un po' prima l'Ivanovich aveva descritto, con dovizia di particolari in una decina di pagine, una bella cavalcata mascherata con esercizi cavallereschi che si era tenuta il 27 febbraio 1679 more veneto (ossia 1680), in aggiunta al Carnevale che si era già concluso, in onore di Ferdinando Carlo Gonzaga (1652-1708) decimo e ultimo Duca di Mantova, che vi prese parte con entusiasmo.
Agli inizi del Settecento nella Cavallerizza tenevano i propri cavalli (fino al numero di otto) i patrizi Geremia Loredan ed Alvise Priuli. Chiusa nel 1735 gli spazi vennero adibiti per un certo tempo a savonerìa (fabbrica di saponi), ma poi dal 1750 alla fine della Repubblica tornò a maneggio per i cavalli. Nell'Ottocento tutta l'area venne trasformata con l'istituzione di una casa di ricovero e dell'ospedale, militare prima, civile poi.
Nel 1755 alla Cavallerizza abitavano le signore Pozzo: qui si trovava Giacomo Casanova (1725-1798) che, nella notte fra il 25 ed il 26 luglio 1755 venne arrestato per essere tradotto ai Piombi (la prigione con le celle che si trovavano sotto il tetto ricoperto di piombo -da cui il loro nome- di Palazzo Ducale).
  
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Pagina aggiornata il 28 dicembre 2017.