Madonna (calle de la)

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Il capitello dedicato alla Madonna che dà il nome a questa calle. 
A Sant'Anzolo (Sant'Angelo).
Questa calle prende il nome da un capitello votivo del XVI secolo dedicato alla Madonna che tuttora esiste.
Sulla presenza a Venezia di tanti capitelli ed edicole, la maggioranza dei quali dedicati alla Madonna, rimandiamo a questa pagina.
Tra le tante località con questo nome, vogliamo ricordare anche questa per alcuni fatti che vi sono legati.
In questa calle venne ucciso con tre pugnalate nella note tra il 27 ed il 28 gennaio 1713 Bartolomeo Dotti (1651-1713) mentre stava facendo ritorno alla sua casa a San Vidal.
Bartolomeo Dotti era nato nel bresciano, forse in Valcamonica, ed aveva seguito gli studi umanistici e giuridici dimostrando una particolare inclinazione per la letteratura e poesia greche e latine.
 
Scudo con lo stemma Contarini (XVI secolo) tra il secondo ed il terzo piano di un edificio all'imboccatura di calle de la Madonna.
 
Ben presto cominciò a cimentarsi in certami poetici, dove dava sfoggio di grande abilità satirica. Non di rado poetando sbeffeggiava ed ingiuriava gli avversari, e qui cominciarono ad arrivare per lui i guai: si mise contro il conte Cesare Martinengo e fu costretto a cercare rifugio a Venezia e poi a Zante fino a quando non ottenne il perdono del conte offeso.
Una patera con il monogramma Eucaristico (XV secolo) in calle de la Madonna.
Nel 1676 venne nominato nunzio (console) del territorio di Brescia presso la Repubblica di Venezia, dove svolgendo i suoi compiti diplomatici continuava contemporaneamente a seguire la propria passione per i componimenti poetici. Ma il Dotti non riusciva a restare lontano dai guai e così, ospitando nella sua casa a Venezia i parenti di Benedetto Chizzola, un bresciano assassinato, che cercavano di farsi vendetta da soli colpendo l'autore del delitto che si era rifugiato nella Serenissima, venne bandito dai territori della Repubblica.
Trovò quindi rifugio a Milano dove, nel 1682, venne coinvolto in un altro fatto di cronaca nera per il quale compose una graffiante autodifesa che probabilmente contribuì a peggiorare la propria situazione: venne così rinchiuso nel castello di Tortona dove continuò a poetare.
In prigionia restò dal 1684 al 1685, quando la sua sete di libertà lo portò a fuggire, calandosi dalle mura e attraversando a nuoto il torrente Scrivia.
Il suo desiderio era quello di rientrare a Venezia, dove era colpito dal bando. Così dopo un anno di peregrinazioni per vari territori del nord Italia, si mise in contatto con Pietro Bembo (1656-1743) che era stato nominato Provveditore straordinario di Santa Maura (Lèucade) con l'intenzione di combattere i Turchi ed ottenere così l'annullamento del bando.
A Santa Maura passò il tempo tra l'elencare i beni turchi da sequestrare per le bisognose casse dello Stato veneziano e comporre lodi celebrative per gli ammiragli veneziani.
 
Una lapide del XVI secolo in calle de la Madonna, il cui testo è completamente illeggibile (si intuisce che iniziava con una data «XXI...»).
 
Finalmente il bando venne revocato (prima provvisoriamente, poi definitivamente) e così riuscì a rientrare a Venezia, non senza polemiche: venne accusato di aver abusato del proprio incarico a Santa Maura. Nel 1689 pubblicò i "Sonetti" e l'anno successivo tornò a ricoprire l'incarico di nunzio del territorio di Brescia.
Scudo rotondo con stemma interzato in fascia (XIV-XV secolo) sull'ultimo piano di un edificio in calle de la Madonna. 
Si dedicò a comporre satire che, anche se non stampate, giravano per i salotti della città destando ora divertimento, ora reazioni scandalizzate, ora promesse di minacce e di vendette.
Di passaggio per Brescia nel 1711, subì un'aggressione da parte di sicari mandati dal conte Mario Stella che non aveva gradito certi suoi versi.
Sicuramente con la sua penna si procurava più nemici che amici, fino a quella notte del 1713 quando in questa calle de la Madonna venne trafitto da tre pugnalate mortali.
Anche se le indagini per la ricerca dei sicari e del mandante protratte per un anno non portarono ad alcun risultato, è evidente che la figura di Bartolomeo Dotti era scomoda per troppe personaggi. Ne sono riprova alcune satire anonime messe in circolazione dopo la sua morte con cui ci si compiaceva per la sua fine.
Il suo corpo venne seppellito a Venezia nella chiesa di San Vidal, per interessamento dei suoi fratelli, come si legge nel necrologio parrocchiale: «Adì 28 genaro 1712 m.v. [m.v. = "more veneto", cioè 1713 del nostro calendario - N.d.R.] il Signor Cav. Bartolomio Dotti, d'anni 64 in circa, noncio del territorio di Brescia, ferito in tre luochi non si sa da chi, a quattr'hore incirca, sarà fatto sepelir da suoi germani con cap.».
In calle de la Madonna ha abitato nel 1779 il letterato ed intellettuale Gaspare Gozzi (1713-1786), presso la casa dello stampatore Modesto Fenzo. Lo ricorda lui stesso in molte sue lettere, come in questa scritta il 3 dicembre 1779 a Matteo Giro, Cancelliere presso l'Università di Padova: «La sua lettera m'è capitata stamattina solamente, per essere prima andata alla casa di un altro Gozzi. Perciò la prego, quando mi onora di sue lettere, di dare a quelle ricapito in calle della Madonna a sant'Angelo, in casa del Fenzo stampatore. L'indirizzo sarà lungo quanto una lettera, ma abbia flemma, finché si sappia dov'io abito.»
Non è diretta a Gaspare Gozzi questa lettera che presentiamo qui sotto, ma settant'anni dopo è ancora indirizzata a «S. Angelo calle della Madonna».
 
 
Una lettera spedita il 5 luglio 1850 in calle de la Madonna a Sant'Angelo. 
  
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Pagina aggiornata il 21 giugno 2015