Al Gaffaro e Santa Margherita.
Questi luoghi oggi hanno perso in gran parte il loro aspetto originario.
Questo è avvenuto a partire dagli anni Trenta del XX secolo quando venne
presa la decisione di creare un collegamento acqueo diretto tra il
terminal automobilistico (piazzale Roma) ed il centro della città (canal
Piccolo, poi chiamato rio Novo).
Dalla Terraferma si sarebbe potuta raggiungere Venezia via gomma per mezzo
di un nuovo ponte translagunare (ponte del Littorio, poi ribattezzato
ponte della Libertà) che per la maggior parte del suo percorso era stato
tracciato parallelo al vecchio ponte ferroviario austriaco del 1846.
Al termine del tracciato si previde un nodo di interscambio bimodale
(terra-acqua) da dove si poteva arrivare nel centro storico via acqua,
evitando il lungo sinuoso tracciato del Canal Grande.
Per far questo era necessario rettificare rii preesistenti e scavarne di
nuovi, con inevitabili demolizioni nel tessuto urbanistico cittadino.
Sparirono così calli, campi, campielli e corti (campo Morto, sotopòrtego
dell'Orese, eccetera).
Una delle conseguenze della realizzazione del nuovo canale fu
l'attraversamento del Malcantòn: il luogo venne nettamente tagliato a
metà, in particolare la fondamenta.
La
fondamenta del Malcantòn nel 1930, prima delle demolizioni. Il
piccolo edificio ad un piano al centro e tutti quelli alla destra
nella foto verranno abbattuti (foto
Giacomelli, collezione privata).
Il
rio Novo quasi ultimato nel 1933 ha preso il posto degli edifici
abbattuti. Anche il muro in primo piano (in basso sulla sinistra) è
stato abbattuto e ricostruito smussando l'angolo per allargare
l'incrocio del rio Novo con il rio di Santa Margherita (Foto
Giacomelli, collezione privata).
Oggi la fondamenta del Malcantòn appare come due distinte fondamente, ma
una volta era unica. Inoltre è stato attribuito il nome di fondamenta del
Malcantòn anche a quella fondamenta che corre lungo il lato meridionale
del rio Novo che una volta, non essendoci il rio, non esisteva.
A titolo di curiosità ricordiamo che qui, all'incrocio tra il rio Novo,
la sua prosecuzione nel rio di Ca' Foscari, il rio di San Pantalon ed il
rio di Santa Margherita, venne installato l'unico impianto semaforico
della città (tuttora -2015- esistente ma non funzionante da anni).
La
fondamenta del Malcantòn (vista dal rio di Santa Margherita)
divisa in due distinte fondamente dopo le demolizioni e lo
scavo del rio Novo. La casa al centro con la facciata grigia
è la stessa che si vede nelle precedenti foto e che si è
salvata dall'abbattimento.
Sono state fatte diverse ipotesi sull'origine di questo toponimo.
Giovanni Maria Dezan ad esempio suppone che la fondamenta possa avere
questo nome in quanto segue il rio là dove compie una curva, quasi un
semicerchio, dando l'illusione al viandante, soprattutto alla sera o di
notte, che essa proceda invece diritta, con il conseguente rischio di
cadere in acqua.
Palazzo
Surian al Malcantòn.
L'immagine
qui sotto evidenzia la circostanza.
La
curva che segue la fondamenta che costeggia il rio del
Malcantòn forse poteva indurre in errore il viandante al buio
facendolo finire in acqua. Sullo sfondo il palazzo
Gabrieli-Dolfin (XVII secolo).
Sempre il Dezan suggerisce che in questo luogo i viandanti di notte
potessero essere aggrediti, come capitava in altri luoghi della città che
hanno lasciato il nome alla via (il più famoso è forse il rio terrà
degli Assassini).
Esiste anche una tradizione più antica riportata da Andrea Salsi, parroco
di San Pantalon, nel suo "De' Pievani della Chiesa di S. Pantaleone
in Venezia": Ramperto Polo, vescovo di Castello dal 1303 al 1311,
pretendeva dal parroco di San Pantalon il pagamento della decima sui
morti, come avveniva per le altre chiese.
Bartolomeo Dandolo, allora
parroco di quella parrocchia, si opponeva adducendo il fatto che era stato
dispensato dal pagamento dal precedente vescovo.
Così il vescovo Polo si mosse di persona verso San Pantalon per pretendere quanto, secondo lui,
gli era dovuto. Giunto al Malcantòn, fu accolto da una gran folla di
popolani ingiuriosi che lo assalirono, lo presero a botte fino ad
ammazzarlo.
Da allora il luogo prese il nome di Malcantòn ed a questo episodio si fa
risalire la rivalità tra le due fazioni opposte della città, i
Castellani ed i Nicolotti.
Palazzo
Gabrieli-Dolfin al Malcantòm.
Sulla fondamenta del Malcantòn si notano due palazzi: quello seicentesco
Gabrieli-Dolfin e quello della famiglia Surian: in
origine apparteneva agli Abram ma dopo il matrimonio del medico Giacomo
Surian con Eugenia Abram passò in eredità assieme ad altri fabbricati ai
Surian.
Sulla facciata è visibile lo stemma dei Surian.
Il
rilievo di un cervo sulla fondamenta del Malcantòn.
Lo
stemma Surian (XIV o XV secolo).
Al secondo piano di un edificio al Malcantòn (numero civico 3572) è
visibile l'altorilievo di un cervo (forse XV secolo) del quale non
sappiamo dare una spiegazione.
Un altro frammento scultoreo è visibile sopra la porta di una vicina abitazione. Un
tratto della fondamenta del Malcantòn è chiamato fondamenta
Bembo o del Malcantòn.
Un
fregio sopra una porta sulla fondamenta del Malcantòn.