Muazzo (corte, calle, sotopòrtego, ponte)

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Il "pòrtego" che conduce a corte Muazzo.
Vicino alla Barbaria de le Tole.
Questi luoghi prendono il nome da una famiglia Muazzo (nota anche con le varianti Moazzo, Mudazzo, Mondazzo) che vi abitava.
I Muazzo, di antichissima origine, si dice che fossero originari di Torcello quando, nel secolo VIII, si trasferirono verso Venezia, come fecero altre nobili famiglie.
Nel tempo la famiglia si divise in varie linee dinastiche.
Tra i tanti rami, sono da ricordare i Muazzo di Sant'Angelo che rimasero nel Maggior Consiglio anche dopo la serrata del 1297: questo ramo si estinse nei secoli XIV e XV. La discendenza continuò con un Zenzolin Muazzo da San Paterniano, altro ramo della famglia al quale si deve la rifabbrica della chiesa di S.Paterinano nel 1168 per opera di un Antonio Muazzo: chiesa poi soppressa nel 1810 a seguito degli editti napoleonici ed infine demolita, assieme al suo originale campanile a pianta pentagonale, nel 1871 con il Regno d'Italia.
Un suo nipote, Nicolò Muazzo, era ambasciatore a Roma nel 1406 quando fu incaricato di incontrare Galeazzo Cattaneo (circa 1370-1406), capitano generale dell'esercito veneziano, che doveva condurre a Venezia Francesco da Carrara detto il Novello (1359-1406).
I successori di Nicolò furono senatori, provveditori in alcune città, consiglieri, sopracomiti e magistrati, e combatterono i corsari ed i dalmati.
  
Zorzi (Giorgio) Muazzo del fu Zuane (Giovanni) Antonio Provveditore alla rocca di Anfo (nel bresciano) nel 1791-3.
  
Nei primi decenni del XIII secolo troviamo i Muazzo tra i nobili che furono inviati a Candia (Creta) per governare la popolazione di quell'isola.
Da questi derivano quei rami della famiglia che si sogliono definire come Muazzo de Candia. Nell'isola nel XIII e XIV secolo si erano succedute numerose rivolte: all'ultima, che durò tre anni tra il 1363 ed il 1366, partecipò anche un Francesco Muazzo, nato nell'isola, che assieme ad altri trenta feudatari giurò nella chiesa dello Spirito Santo di quell'isola di non obbedire a Venezia, arrivando ad uccidere il nipote Giorgio, figlio di suo fratello Giacomo, colpevole di essere rimasto fedele alla madrepatria.
   
Lo stemma della famiglia Muazzo.
  
Le case attorno a corte Muazzo sono molto alte, arrivando anche a sette piani!
Troviamo un Maffeo Muazzo, durante la guerra di Chioggia, contribuire assieme a Michele Giustiniani e ad Antonio d'Arduino (morto attorno al 1391) alla cattura ed al saccheggio di una nave spagnola ed un Giovanni Muazzo, bailo e capitano di Tenedo (oggi Bozcaada, nel mar Egeo, in Turchia) che tenne un controverso atteggiamento in occasione degli eventi in quell'isola del 1383: una guerra «insolita e crudele» dove assediati ed assedianti, dichiarandosi a vicenda ribelli, si combattevano sotto la stessa bandiera di San Marco.
I Muazzo in Grecia erano di casa: nel XVI secolo un Giovanni Muazzo era notaio a Candia e nel 1573 un Marco Muazzo esercitava la stessa professione alla Canea.
Nel 1606 un Zorzi (Giorgio) Muazzo del fu Nicolò è citato come nobile di Creta, e con lui un Filippo Muazzo.
Al ramo Muazzo di Candia appartiene un letterato, Giovanni Antonio (1621-1702), che ci ha lasciato varie opere inedite come una cronaca (1670) «...delle famiglie nobili venete che habitarono in regno di Candia ò mandate in colonia ò capitate con altre occasioni sino al tempo che il regno stesso passò sotto il dominio de turchi, con le discendenze di quelle che ripatriate in detto tempo s'attrovano tuttavia in Venetia. MDCLXX».
  
L'opera di Giovanni Antonio Muazzo citata nella bibliografia manoscritta di Emmanuele Antonio Cicogna (1789-1868) conservata nella Biblioteca del Museo Correr di Venezia.
   
Il capitello bizantino di una colonna per entrare in corte Muazzo.
Un suo omonimo, Giovanni Antonio, fu invece un uomo violento che si rese protagonista nel 1636 di un fatto di sangue.
Si muoveva sempre accompagnato da una banda di suoi giannizzeri abituati ad incutere terrore e taglieggiare i malcapitati che dovessero incontrare.
Un giorno era con loro, appena uscito dalla città, quando si imbatté in un tale Casarini, suo avversario, accompagnato dal suo servitore Gianni.
Il Muazzo allora ordinò alla propria banda di ucciderlo: il Casarini, ferito, chiamò in soccorso Gianni, il servitore, che sparò al Muazzo ferendolo a morte. In città, pur gravemente ferito, il Muazzo prima di morire volle chiamare a sé il Gianni, lodandolo per aver voluto difendere il padrone e addossandosi ogni colpa dell'aggressione in modo che la Giustizia non procedesse contro il Casarini ed il suo fedele servitore, Gianni.
Una famiglia Mudazzo (con Zamaria, Alvise e Girolamo) era proprietaria di terreni e case in corte degli Amai, ai Tolentini, che vendettero negli anni 1575-76 ai Teatini che stavano realizzando il loro progetto di chiesa dedicata a San Nicola da Tolentino.
Un Zammaria Muazzo nel 1627 morì in miseria a seguito di un bando subito per grave intacco al pubblico erario.
  
In calle Muazzo c'è un capitello devozionale dedicato a San Giuseppe, Santo che in genere non è comunissimo trovare venerato da solo.
    
 
In corte Muazzo troviamo edifici che si spingono fino al settimo piano.
A questa famiglia appartenne pure un Luca Muazzo (o Mondazzo) francescano e vescovo di Caorle negli anni 1434-1451, la cui tomba si trova nella Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia.
Un altro Muazzo, Francesco, fu autore di un dramma, "Paride", che fu musicato da Giuseppe Maria Orlandini (1676-1760) e venne rappresentato nel teatro di San Giovanni Grisostomo di proprietà della famiglia Grimani che sorgeva dove oggi esiste il Teatro Malibran.
Nel 1796 il ramo di questa famiglia che abitava qui era denominato proprio «Muazzo in Barbaria dele Tole».
Agli inizi del Novecento dei Muazzo abbiamo traccia in Atene con un Enrico Muazzo.
Per entrare nella corte Muazzo si attraversa un breve portico dove, una delle colonne, reca un bel capitello bizantino risalente forse addirittura al V-VI secolo.
Questo capitello presenta molte analogie con quattro capitelli presenti a Ravenna nel locale Museo Arcivescovile. Si tratta di capitelli di provenienza diversa: due dalla chiesa soppressa di San Marco, a Ravenna, uno dagli scavi di Sant'Apollinare in Classe ed il quarto dal Museo di Mantova, dove però sarebbe arrivato mentre il cardinale mantovano Luigi Valenti Gonzaga era legato pontificio proprio a Ravenna.
E' possibile che questi capitelli provenissero da altri manufatti, la basilica Ursiana (la prima cattedrale di Ravenna)?, la chiesa di San Marco a Ravenna fatta costruire dai veneziani? la più antica chiesa di San Ruffillo (poi San Sebastiano) a Ravenna? Anche se così fosse, si tratterebbe sempre di reimpieghi di materiale lapideo più antico sulla cui precedente provenienza si possono fare solo ipotesi, difficilmente suffragabili con prove.
Una volta entrati, la corte Muazzo si presenta chiusa da alti edifici che uguagliano, per numero di piani (sette) alcune costruzioni nell'area del Ghetto; curiosamente all'interno della corte si nota l'assenza del pozzo.
In realtà quello che vediamo all'interno della corte altro non è che la parte posteriore del complesso edilizio che si affaccia sul rio di San Giovanni Laterano che venne fondato, ci racconta il Canonico Giovanni Stringa, dalla famiglia Giustinian all'inizio del Seicento.
Il complesso risulta articolato su due diverse facciate di una certa importanza, soprattutto se rapportate a quello che si vede dalla corte interna ed all'esiguità del rio sul quale prospettano: si possono vedere dall'omonimo ponte Muazzo, seppure piuttosto defilate.
  
La duplice facciata di palazzo Muazzo che prospetta sul rio di San Giovanni Laterano; in primo piano la spalletta del ponte Muazzo.
  
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Pagina aggiornata il 15 dicembre 2018