La classica inquadratura con
l'arco ed il ponte (austriaco) nell'Ottocento.
A San Lio.
L'origine di questo toponimo non è chiara, anche se probabilmente vi è
data più importanza di quanto meriterebbe.
Ma cerchiamo di andare per ordine.
La
medesima inquadratura , l'arco con il ponte in pietra, fatta
oggi.
Il
meno famoso, ma non per questo meno significativo, arco che
"chiude" la calle del Paradiso sul lato della "salizada"
San Lio.
Effettivamente esisteva una famiglia patrizia che di cognome faceva
"Paradiso", ma non abbiamo una sicura documentazione che
abitasse o avesse delle proprietà in questo luogo.
C'è stato un pittore Nicolò di Pietro, documentato dal 1394 fino a prima
del 14 aprile 1427 quando viene nominato il figlio Marco «...paradixi
filius quondam Nicolai pictoris...», quindi quando viene nominato il
padre era già morto, morte confermata il 4 ottobre 1430 quando viene
citata Antonia «...filia de Nicholaj militis pictoris».
In precedenza troviamo un Nicolò Semitecolo citato in un atto notarile
del 7 marzo 1353 assieme ad un Nicoletto definiti «...Donatus et
Nicoletus Simithecollo pictores Santi Luce...» che potrebbe
intendersi tanto come attivi nella parrocchia di San Luca, ma anche come
riferimento a San Luca che, come è noto, è considerato il patrono dei
pittori.
Due
comparti in terracotta con raffigurazioni difficilmente
leggibili (forse una con raffigurazione muliebre) ai numeri
civici 5730 e 5731.
Sicuramente non è agevole, in mancanza di più precise notizie,
stabilire una relazione certa fra uno di questi personaggi e la calle del
Paradiso; oltretutto altri luoghi a Venezia contengono il toponimo
"Paradiso": due nel sestiere di Castello, uno in quello di San
Polo: quindi si potrebbe legittimamente pensare che la denominazione
"Paradiso" stia semplicemente a significare la bellezza dei
posti o la magnificenza di addobbi e luminarie che si usavano
pubblicamente per le feste e le solennità della Chiesa.
L'arco
del Paradiso sul lato canale.
Non
a caso la calle è contenuta, alle due estremità, tra due archi con
riferimenti religiosi che potrebbero far supporre che almeno alcune di
queste abitazioni, o botteghe, possano essere appartenute all'abbazia di
Pomposa.
Su di un lato infatti, quello che trova sbocco sulla salizada San
Lio, si poteva leggere, con difficoltà, sull'arco a cavallo della calle: «MCCCLVIII
DIE VII DE ZUGNO FO COMENZADO QVESTE CAXE SOTO MISSIER DON ANDREA ABADO DE POMPOSA. GASTALDO PIER ZANE DE CONTERIS FATOR DE QVESTE CAXE».
La
calle del Paradiso a San Lio.
Ma l'arco, soprattutto artisticamente più interessante e più famoso, è
quello collocato sul lato opposto della calle, in corrispondenza del suo
sbocco su di un ponte che scavalca il rio del Mondo Novo: mostra su ambo
le estremità l'immagine della Madonna con, su un lato, un devoto in
preghiera ai suoi piedi, sull'altro due devoti.
Una
Croce con Golgota a cui chiedere protezione nell'attraversare il
canale, magari nelle ore notturne.
Su
di in lato è presente lo stemma dei Foscari e Giuseppe Tassini
(1827-1899) poteva annotare che uno stemma simile «...ancora poco fa
scorgevasi sopra la porta di una casa ora rifabbricata sul rivo...»;
sull'altro lato invece sono scolpiti gli stemmi nuziali Foscari e
Mocenigo.
Infatti Pellegrina Foscari del fu Michiel aveva sposato nel 1491 Alvise
Mocenigo "dalle Zogie" del fu Tommaso ed i suoi beni erano così
passati ai Mocenigo.
Nel 1537 Alvise Mocenigo, per conto dei suoi tre figli, Antonio, Francesco
e Michele, notificò ai X Savii sopra le Decime i «...beni di cha
Foscari»: oltre al palazzo di Santa Marina al ponte del Pistor, erano
comprese «...case n. 26 in la contrà di S. Maria Formosa...» ed
un'altra casa «...in contrà di S. Lio».
Questi elementi potrebbero portare alla fine del XV secolo la datazione di
quest'arco e non più nel XIV, volendo magari riprodurre un altro arco
precedente, o forse magari volendo imitare lo stile più antico a quello
della "casa da statio" cui esso aderisce.
Naturalmente l'arco potrebbe benissimo essere del Quattrocento e gli stemmi
essere stati aggiunti successivamente.
In origine non esisteva il ponte che collega questa calle con la fondamenta
del Dose: la calle digradava naturalmente verso il rio del Mondo Novo,
come si può chiaramente evincere dalla situazione delle botteghe che un
tempo la fiancheggiavano
Al termine della calle, verso il rio, sono visibili alcuni graffiti, come
una bella croce sul Gogota per chiedere protezione
nell'attraversare/superare il canale senza che potesse capitare qualche
disgrazia.
I
barbacani di calle del Paradiso.
Il ponte, che esisteva in pietra ai tempi del Coronelli (1650-1718), in
periodo asburgico fu realizzato a modo di passerella in ghisa, per tornare
dopo in pietra.
La calle del Paradiso è caratterizzata da barbacani
posti su entrambi i lati. Non è l'unico esempio, i barbacani
costituiscono una presenza frequente a Venezia, dove ci si spostava, un
tempo come oggi, a piedi: uno stratagemma per ampliare la superficie dei
piani superiori delle case ed al contempo offrire un riparo dalle piogge
alle botteghe ed agli usci al piano terra.