A Rialto.
In questa calle abitava una numerosa comunità di toscani, per lo più
dediti alla lavorazione ed al commercio della seta.
Per sfuggire alle continue lotte e discordie che infiammavano la loro
regione, trovarono rifugio a più riprese nella Repubblica di Venezia nei
primi anni del XIV secolo. In particolare nel 1314, dopo la cruenta caduta
di Lucca nelle mani dei Ghibellini, molti furono i lucchesi che si
riversarono a Venezia.
Inizialmente abitavano varie zone della città, come San Bortolomio e San
Giovanni Grisostomo, concentrandosi successivamente a Rialto Novo.
Allo scoppio del furioso incendio che devastò l'area realtina il 10
gennaio 1514, i toscani trovarono rifugio provvisoriamente a San
Bortolomio, come ci conferma anche Marin Sanudo (1466-1536) scrivendo: «...li
Toscani tutti andarono a stare dove prima stavano a S. Bortolomio».
Ma nel 1526 dovevano aver già fatto ritorno a Rialto: è sempre il Sanudo
a farcelo sapere, quando scrive che il 21 febbraio di quell'anno (lui
veramente scrive 1525, secondo l'usanza veneziana di far iniziare l'anno
il 1° marzo) si fece «...in Rialto Novo per li Toscani una bella
festa con soleri, bufoni, et altre zentilezze».
I toscani si radicarono bene nella città, nella quale costituirono una
ricca comunità con la propria Scuola di devozione a Cannaregio, dove
erano vicini all'ordine dei Servi di Maria, ordine religioso fondato a
Firenze nel 1233 e presente a Venezia sin dagli inizi del Trecento.
Con le loro ricchezze erano riusciti ad ottenere molti privilegi, tra cui
quello della cittadinanza, amalgamandosi così non solo con la popolazione
originaria, ma anche con alcune famiglie patrizie per mezzo di matrimoni
che portarono alcuni loro membri nel Maggior Consiglio.
Un'antica bottega in calle
Toscana.
In calle Toscana, alzando lo
sguardo, si può osservare uno strano manufatto: una pietra d'Istria
sagomata che attraversa la calle tra il primo ed il secondo piano delle
case.
Su entrambi i lati di questa pietra si
legge questa iscrizione separata dallo stemma Gradenigo:
PER · IVRIS
DITION ·
DE · LA · CALE ·
DI
GRADENIGI
Il
lato meridionale della pietra d'Istria in calle Toscana.
Il
lato settentrionale della pietra in calle Toscana.
Non è semplice chiarire del tutto la funzione di questa pietra, dove si
parla di iurisdition, termine che non può essere interpretato in senso
moderno.
Probabilmente questa pietra, che mostra varie analogie con quella che si
trova nella parallela vicina calle
de la Madonna, stava ad indicare un obbligo a mantenersi ad una certa
distanza dalla casa di fronte, forse per non rubare luce ed aria
alla calle sottostante, o per non addossarsi troppo ad un edificio
preesistente.
Da notare che uno dei due edifici che sostengono questa pietra, era la sede
della Scuola dei Oresi (orefici) che ebbe una rifabbrica nel 1717 (ma la
pietra è sicuramente antecedente).
La presenza dello stemma Gradenigo, che c'è anche nel barbacane di pietra
di calle de la Madonna, fa supporre che il diritto a non vedere troppo
oscurata la calle fosse arrogato dalla famiglia Gradenigo che probabilmente
era antica proprietaria di quegli stabili, come comproverebbe anche la
dizione «...calle di Gradenigi». Aggiungiamo che quelle case,
sull'altro lato, prospettano su calle de la Madonna dove sono presenti altri
stemmi Gradenigo.
In calle Toscana sono visibili due scudi con altrettanti stemmi: uno purtroppo consunto dal tempo,
forse scalpellato ed indecifrabile, l'altro che rappresenta una torre.
Due
scudi con altrettanti stemmi in calle Toscana.
Nella calle sono visibili le belle tracce di antiche strutture
commerciali, botteghe e magazzini, alcuni ancora usati a questo scopo.
Una diramazione di questa calle, ramo Toscana, si diparte verso la calle dei
Preti da dove si raggiunge il campo Rialto Novo.