Turlona (calle, ponte)

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 La calle Turlona.
Agli Ormesini.
Questi luoghi prendono il nome dalla famiglia Turloni: se il nome della calle è stato aggettivato declinandolo al femminile, come è abitudine abbastanza diffusa nella toponomastica veneziana, questo non è avvenuto per il ponte che il nuovo «Stradario del Centro Storico Veneziano» del Comune di Venezia del 2012 chiama ponte «Turloni», anche se il vecchio "nizioleto" reca ancora, al momento (2020), la precedente denominazione «Turlona».
La famiglia Turloni era originaria di Bergamo ed esercitava il commercio della lana: nel XVI secolo abitava a San Polo in calle Pezzana, ma qui, agli Ormesini, possedeva ventiquattro case, praticamente quasi tutte quelle di questa calle.
Infatti si può osservare ancora oggi sugli architravi di numerose porte d'ingresso una numerazione progressiva espressa in numeri romani che identificavano quelle case appartenenti alla famiglia Turloni.
  
Numero I (civico n. 2871). Numero III (civico n. 2869).  Numero VII (civico n. 2855).
     
Numero VIIII (civico n. 2853).  Numero X (civico n. 2852).  Numero XI (civico n. 2851).
     
Numero XII (civico n. 2850). Numero XIII (civico n. 2849).  Numero XIIII (civico n. 2848).
   
 
Una lapide ricorda Paolo Antonio Labia, quale proprietario delle case che furono del Turloni, ed i restauri che compì nel 1603.
Marin Sanudo (1466-1536) ci parla di casa Turlona nei suoi diari, sotto la data del 1° ottobre 1503 ("cha Turlan" sta per "casa Turlona"): «Dapoi disnar fo gran consejo, et veneno di fioli fo dil sig. Zuane Francesco di Gonzaga, germani dil marchese di Mantua, zoveni ben disposti e formosi, nominati l'uno Lodovico, l'altro Federico; venuti per avanti qua, voleano conduta; alozono a cha Turlan a S. Hieronimo».
In occasione della guerra di Chioggia un Giacomo Turloni donò molte ricchezze alla Repubblica, affinché potesse affrontare la guerra: sperava di entrare in questo modo nel Maggior Consiglio, ma non vi riuscì.
Un Giacomo Turloni (Trugioni) fu vescovo a Traù tra il 1452 ed il 1483.
Un Gaspare Turloni fu un soldato che combatté valorosamente con i principi di Polonia contro i Turchi: avendo salvato in battaglia Stéfano Bàthory venne ricolmato di onori e di ricchezze. Tornato a Venezia, si faceva accompagnare da una banda di bravi e di soldati compiendo scorribande e violenze.
Per questo venne imprigionato e spogliato dei suoi beni, ma riuscì a fuggire; colpito quindi da bando morì in Fiandra e con lui si estinse questa famiglia.
Quindi Paolo Antonio Labia nel 1599 acquistò dal fisco le case che Gaspare possedeva a San Girolamo e le restaurò ponendo una lapide che ancora oggi è visibile sulla facciata sul lato della fondamenta dei Ormesini, all'altezza del numero civico 2840:
«D .  O .  M .
MARCI III IDVS IVLII
AEMPTAE A SER.MO DNIO
PER
PAVLVM . ANTONIVM . LABIA
RESTAVRATAE ANNO MDCIII»
In una di queste case si rappresentarono nel 1746 varie opere in musica con l'ausilio anche si artifizi scenici, come quello di utilizzare in scena marionette che compivano le azioni sul palcoscenico, mentre le loro voci erano di cantanti nascosti dietro le quinte.
  
  
   
  
  
La "cale Turlona" nella mappa di Venezia di Ludovico Ughi (1729).
Furono rappresentazioni per le quali i Labia, come loro costume, non badavano a spese.
Gli spettacoli erano offerti gratuitamente: tra gli spettatori sono ricordate anche le duchesse di Modena che si erano rifugiate a Venezia.
  
Il ponte Turloni, in legno, sul canale de la Sensa, chiamato a volte, erroneamente, ponte Turlona.
  
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Pagina aggiornata il 3 giugno 2020