Gli antefatti ed i precedenti
Nel corso del 1960 l'Italia aveva ricevuto alcune visite ufficiali di Stato, tra
cui quelle dei presidenti di Argentina, Uruguay e Perù.
Era presidente della Repubblica (dal 1955) Giovanni Gronchi che decise di
ricambiarle nell'anno successivo.
Nel preparare le tre visite di Stato, che sarebbero state raggruppate in un
unico viaggio che avrebbe dovuto toccare i tre paesi, si pensò di celebrare
l'avvenimento filatelicamente.
1956 - Il francobollo per la visita
del Presidente della Repubblica negli Stati Uniti ed in Canada
Non sarebbe stata una novità.
Trascurando il periodo del Regno, durante il quale la visita del re Vittorio
Emanuele III in Somalia era stata salutata da una serie di ben 14
francobolli, già in precedenza alcuni viaggi del presidente Gronchi avevano avuto un
ricordo filatelico.
Nel 1956 una visita di Stato negli Stati Uniti e in Canada aveva dato luogo il
24 febbraio all'emissione di un francobollo di posta aerea, anche se si
trattava della riedizione del 50 lire della serie "Democratica" emesso una
prima volta nel 1946 e adesso ristampato su carta con filigrana stelle (del II
tipo) a due colori: lilla per il bozzetto ed azzurro per la "falsa
sovrastampa"
che ne modificava il valore (portato a 120 lire) e l'indicazione della
ricorrenza "1956/Visita/del Presidente/della Repubblica/negli U. S. A./e nel
Canada".
La targhetta commemorativa usata con il bollo
meccanico apposto sugli aerogrammi spediti con l'aereo presidenziale
(immagine
modificata per la rimozione dello sfondo).
Le 120 lire comprendevano il porto di 60 lire più la sovrattassa di posta
aerea fino a 5 grammi per gli Stati Uniti (60 lire).
Il francobollo servì per affrancare le lettere che furono inoltrate con il
dispaccio imbarcato nel volo presidenziale che partì il 26 febbraio
dall'aeroporto di Ciampino per Whasington.
L'affrancatura venne annullata con un timbro meccanico di Roma Ferrovia che
comprendeva anche una targhetta con un aereo posto tra il profilo
dell'Italia, a destra, e delle coste americane a sinistra; sotto l'aereo, su
quattro righe, la scritta "VISITA DEL PRESIDENTE/DELLA REPUBBLICA/NEGLI
U.S.A. E NEL CANADA/26-2-1956".
1958 - Il francobollo, formalmente
celebrativo dell'"Amicizia italo-brasiliana", in realtà emesso
per la visita del Presidente della Repubblica in Brasile
Nel 1958, in occasione di un'altra visita del presidente Gronchi in Brasile, si
volle nuovamente immortalare l'avvenimento con un francobollo dal
bozzetto originale: è disegnato da C. Mancioli e non fa esplicito riferimento
al viaggio presidenziale, bensì ad una generica "amicizia italo-brasiliana".
Rappresenta l'arco di Tito a Roma ed il palazzo del Congresso di Brasilia
uniti idealmente da un aeroplano in volo. Fu emesso il 23 agosto con il
nominale di 175 lire, comprendente 60 lire per il porto ordinario più 115 lire
per quello aereo di 5 grammi per il Brasile. Curiosamente non è un
francobollo di posta aerea, ma di posta ordinaria, anche se servì per
preparare la corrispondenza che viaggiò con il dispaccio imbarcato sul volo
presidenziale del 3 settembre.
L'annullo ed il cachet dell'Alitalia
sugli aerogrammi spediti con l'aereo presidenziale in Brasile
Il francobollo venne annullato dall'ufficio di posta aerea di Roma Ferrovia
con un timbro circolare manuale con la scritta in tondo "VISITA DEL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA IN BRASILE", nella lunetta inferiore, su
due righe, "ROMA-FERR./POSTA AEREA" e nella lunetta superiore la
sagoma di un aereo. Sulla corrispondenza venne applicato anche un cachet
privato rettangolare (mm. 85 x 33) impresso in rosso o anche in viola con la scritta, su
quattro righe, "VOLO SPECIALE ALITALIA/ROMA-RIO DE JANEIRO/Viaggio del
Presidente della/Repubblica Italiana in Brasile/3 Settembre 1958" e
sulla sinistra il logo dell'Alitalia.
1958 - I francobolli che
ricordano la visita di Stato dello Scià dell'Iran. La visita era prevista
per il mese di ottobre, ma venne rinviata a seguito della morte di Papa Pio
XII. I francobolli uscirono il 27 novembre.
C'è da aggiungere che in quegli anni (1958) era stata ricordata
filatelicamente, addirittura con due valori, anche la visita di Stato che fece in
Italia lo Scià dell'Iran.
Dunque si poteva tranquillamente pensare di fare cosa grata al
"presenzialismo" di Giovanni Gronchi commemorando la sua visita nei paesi
sud americani con un dentello, senza sollevare eccessive critiche.
Nella seduta del 12 dicembre 1960 «...il Consiglio dei Ministri, su
proposta del Ministro per le Poste e Telecomunicazioni, on. Spallino,
ha approvato il programma delle emissioni di francobolli
commemorativi e celebrativi per l'anno 1961», e tra queste figurava un
francobollo per il viaggio in sud America del presidente della Repubblica.
Bozzetti preparatori in formato
"espresso" con diverse ipotesi di colore: sono applicati su un
supporto dentellato e riuniti in un cartoncino di presentazione.
Se l'emissione inizialmente prevedeva un solo francobollo, si pensò poi che,
trattandosi di tre visite di stato seppure unite in un solo viaggio, sarebbe stata
più opportuna un'emissione di altrettanti francobolli, uno per ogni paese da
visitare.
Per il progetto grafico fu incaricato il reparto disegnatori del Poligrafico, allora diretto da
Edmondo Pizzi, il quale lo affidò a Renato Mura, che aveva già realizzato vari
francobolli: tra gli altri il francobollo del 1957 dedicato alla campagna di
educazione stradale, "chiacchierato" per via del posizionamento del colore
rosso nel semaforo e che richiese una seconda tiratura modificata per ovviare
alla facilità con cui si verificava il "fuori registro" nella stampa della vignetta.
Renato Mura inizialmente preparò dei bozzetti e delle prove di colore che
prevedevano un formato orizzontale tipo "espresso": su una carta geografica
centrata sull'oceano Atlantico con un aereo in volo venivano evidenziati con un
colore più scuro l'Italia e lo stato cui il francobollo era dedicato (Argentina,
Uruguay e Perù).
Tuttavia il formato scelto poco si prestava alla rappresentazione geografica:
infatti Mura era stato costretto ad alzare il sud America e ad abbassare
l'Europa e l'Africa. Insomma una rappresentazione del mondo troppo poco
realistica.
Si optò quindi per il formato maggiore (tipo "martiri di Belfiore") dove la carta
geografica poteva essere riprodotta più fedelmente.
Si arriva quindi al 17 marzo 1961 quando venne firmato il decreto di
emissione che stabiliva la composizione dell'emissione in tre valori
(decreto che verrà pubblicato in ritardo sulla Gazzetta Ufficiale del 19
agosto). Il
taglio è quello che copriva la spedizione postale nei rispettivi paesi: 170
lire per il francobollo azzurro dedicato alla visita in Argentina, 185 lire
per quello verde grigio per l'Uruguay e 205 lire per il lilla rosa per il Perù.
Anche questa volta, come era accaduto tre anni prima per la visita di Stato
in Brasile, curiosamente non erano francobolli di posta aerea, ma di posta
ordinaria, anche se pensati e predisposti per viaggiare con il volo
presidenziale.
Venne intanto pubblicato il programma della visita: partenza giovedì 6
aprile con rientro in Italia venerdì 21 aprile.
Sabato 1° aprile Nella settimana che precedeva la visita comincia a circolare la notizia
dell'emissione, tanto è vero che "Il Collezionista - Italia
Filatelica" n. 4 dell'aprile 1961 dà la notizia dell'emissione, anche
se la distribuzione del mensile avviene a partire da sabato 1° aprile,
vigilia di Pasqua.
La notizia è chiara: i tre francobolli saranno emessi venerdì 6 aprile, e
da venerdì 6 aprile avranno piena validità postale: tuttavia saranno messi
in vendita in anticipo, a partire da lunedì 3 aprile, per
consentire ai collezionisti di poter predisporre le buste e le affrancature
che viaggeranno nel dispaccio che accompagnerà il volo presidenziale. Gli
uffici provinciali cureranno l'inoltro delle buste così preparate a Roma,
dove avrebbero ricevuto l'annullo speciale del volo.
Se vogliamo, ci troviamo di fronte ad una prima anomalia. Non tanto per la prevendita di questi francobolli: si mettono in vendita dal 3 aprile sapendo
che la loro validità postale sarebbe stata acquisita dal 6 aprile. Piuttosto l'anomalia
è data dal fatto che gli uffici provinciali effettuano l'inoltro della
corrispondenza, anche raccomandata, fino a Roma senza che sia stata
regolarizzata l'affrancatura (i francobolli non hanno ancora validità
postale).
Tanto è vero che, seguendo le disposizioni impartite, gli uffici non
annullano i francobolli di questa serie apposti sulla corrispondenza (o non
dovrebbero annullarli, vedremo che ci sono delle anomalie nel loro
comportamento) in quanto non potevano annullare (rendere nullo) un valore
che ancora cartavalore non era in quanto privo di validità postale,
almeno fino al successivo 6 aprile!
I tre francobolli messi in vendita
il 3 aprile 1961
Domenica 2 aprile (Pasqua)
Come scrive Enzo Diena «...pochissimi pensano ai francobolli che
usciranno domani.» Tra gli informati dell'emissione dell'indomani
(l'aveva appreso dai giornali) c'è anche l'incaricato d'affari dell'ambasciata
del Perù di Roma, il dottor Alfonso Arias Schreiber Pezet. A quel tempo
stava seguendo tutta la macchina organizzativa relativa alla
visita del presidente Gronchi nel suo paese e quindi leggeva con interesse
professionale tutto quanto a riguardo, compresa la notizia sulla messa in
vendita di questa serie di francobolli. Lunedì 3 aprile (lunedì dell'Angelo-Pasquetta)
Attorno alle 9 del mattino aprono le varie direzioni provinciali delle Poste
per mettere in vendita la nuova serie. A leggere le cronache dell'epoca
«...l'affollamento è in genere scarso, e solo in alcune città si
hanno delle file, presto smaltite.»
Non si vedono molti commercianti in coda per fare acquisti: bisogna pensare
che quel lunedì molti lo dedicano alla gita "fuori porta".
Inoltre le banche sono chiuse e magari non dispongono del liquido
necessario: solo meno di un mese prima avevano dovuto fare un esborso di
2.561 lire per ciascuna serie completa della "Michelangiolesca" ed
ora questa serie costava la non modica cifra di 560 lire.
Da ultimo questa serie sarebbe stata valida solo dal 6 aprile, e quindi non
c'era fretta di far annullare le buste primo giorno, che erano possibili
solo con l'annullo del 6 aprile.
Infatti la disposizione del ministero delle Poste e Telecomunicazioni è
chiara «I ripetuti francobolli, in vendita dal 3 aprile 1961 e validi
per l'affrancatura delle corrispondenze dal giorno 6 successivo, resteranno
in corso fino a tutto il 31 dicembre 1962.»
Nonostante l'indicazione non
lasci dubbi, alcuni
sportelli, male interpretando le disposizioni sulla validità della serie, o
piuttosto per compiacenza nei confronti del cliente, hanno apposto il timbro del 3
aprile su alcune buste non viaggiate.
Ed anche per predisporre gli aerogrammi
ci sarebbe stato tempo.
Una mattinata tranquilla dunque.
Il "triangolo amazzonico"
mancante dai territori peruviani nel francobollo da 205 lire lilla rosa.
Un francobollo ecuadoregno appartenente alla serie emessa nel 1961 che rivendica
ancora una volta la territorialità dell'Ecuador sul
"triangolo amazzonico": dedicato alla "Settimana
amazzonica", in esso figura la scritta "L'Ecuador è stato, è e
sarà un Paese amazzonico".
Ma non è tanto tranquilla presso l'Ambasciata del Perù a Roma L'incaricato
d'affari Alfonso Arias aveva mandato qualcuno a procurarsi una serie dei
nuovi francobolli all'ufficio di piazza San Silvestro. Quando li riceve
si accorge immediatamente che proprio l'esemplare dedicato al suo paese contiene un grossolano errore di confine: al Perù erano stati
"scippati" circa 170 mila chilometri quadrati di territorio, il
cosiddetto "triangolo amazzonico". Alfonso Arias si accorge
subito dell'errore per due motivi. Il primo era che il problema di confini
tra Perù ed Ecuador faceva parte di una querelle che trovava origine alla
fine del Settecento e che era stata oggetto di dispute e scontri militari .
Nonostante la Conferenza di Rio de Janeiro del 1942 avesse attribuito l'area
al Perù, nel 1961 l'Ecuador ancora avanzava delle rivendicazioni al punto
che, in quello stesso anno, aveva emesso una serie di francobolli dedicata all'Amazzonia
in cui ancora una volta mostra un
Ecuador "allargato" a discapito del territorio peruviano. Quindi
tutti i peruviani conoscevano perfettamente la questione del "triangolo
amazzonico".
Il secondo motivo per il quale Alfonso Arias si accorge subito dell'errore
è che lui stesso come diplomatico, prima di essere destinato all'ambasciata
di Roma, aveva fatto parte di una commissione di lavoro peruviana che aveva
trattato con l'Ecuador la questione dei confini.
Con in mano il francobollo "sbagliato", quello da 205 lire
stampato in lilla rosa, Alfonso Arias Schreiber Pezet si reca quindi
dall'ambasciatore Adelmo Risi.
Quella mattina viene fatta quindi una telefonata tra l'Ambasciata del Perù a Roma
ed il ministro degli Affari Esteri italiano, l'on. Antonio Segni.
Durante la telefonata il dottor Alfonso Arias rappresenta al ministro
italiano il problema che tocca un argomento molto delicato per il Perù.
L'onorevole Segni assicura l'ambasciata che si sarebbe adoperato ad ogni
livello per far ritirare il francobollo incriminato, origine dell'incidente,
avendo in mano una nota formale scritta.
Il ministero degli Esteri gira la lamentela al ministero delle Poste e
Telecomunicazioni, che era retto dall'on. Lorenzo Spallino con i
sottosegretari Dario Antoniozzi e Remo Gaspari. Vengono coinvolti
naturalmente il direttore generale, ing. Romolo De Caterini ed il direttore
centrale dei servizi postali, dott. Renato Lillini.
Il ministero degli Esteri non vuole che si turbino i rapporti tra i due
paesi, proprio alla vigilia della visita del presidente della Repubblica
Gronchi ed ingiunge, senza mezzi termini, di trovare un rimedio.
Al ministero delle Poste non trovano altra soluzione se non quella, intanto,
di sospendere la vendita del francobollo da 205 lire dedicato al Perù.
Nella notte tra lunedì e martedì viene preparato un telegramma urgentissimo di
servizio indirizzato a tutte le direzioni provinciali con l'indicazione di
sospendere la vendita.
Intanto il Telegiornale nelle edizioni della sera e della notte dà la
notizia dell'uscita dei tre francobolli, senza dire nulla dell'errore.
Tuttavia informa «...che la vendita è stata tanto forte da far pensare
che uno o più valori saranno ristampati.»
Sul
francobollo dedicato all'Argentina è evidente la mancanza del territorio
argentino nella Tierra del Fuego
Martedì 4 aprile
Chi aveva rimandato ad oggi l'idea di passare in posta ad acquistare la
nuova emissione scopre che sono in vendita solo due dei tre francobolli:
quello da 205 lire dedicato alla visita del presidente della repubblica in
Perù è infatti sparito. Conseguenza del telegramma ministeriale
urgentissimo arrivato a tutti gli uffici prima dell'apertura al pubblico.
Al ministero delle Poste cercano di capire esattamente quale era la
lamentela dell'Ambasciata del Perù e così vengono presi dei contatti.
All'Ambasciata interviene anche un addetto militare peruviano che, carte
alla mano, mostra nei dettagli la questione della controversia di confini
tra Ecuador e Perù.
A nulla valgono i tentativi dei funzionari italiani che osservano che, per
le minime dimensioni del territorio del Perù sul francobollo, sarebbe stato
difficile individuare l'errore.
Così dall'Ambasciata parte la nota per il ministero degli Affari Esteri
che, senza essere una formale protesta, rilevava che il continuare a
diffondere il francobollo con i confini sbagliati avrebbe provocato un
disappunto nell'animo di tutti i peruviani.
All'Istituto Poligrafico dello Stato accertano che per preparare quei
francobolli era stata usata un'edizione dell'Atlante Geografico De Agostini
risalente al 1939, che quindi non aveva i confini aggiornati dalla
Conferenza di Rio de Janeiro del 1942. Ed il bozzetto sbagliato era anche
stato approvato dalla Giunta d'Arte.
Attorno a mezzogiorno viene fatta una riunione al ministero delle Poste:
sono presenti, tra l'altro, il direttore generale De Caterini, il direttore
dei servizi postali Lillini, il capo gabinetto del ministro dott. Aurelio
Ponsiglione e tra i funzionari il rag. Aldo Piermattei.
Ognuno espone la propria idea sul da farsi. Tutte le ipotesi sono prese in
considerazione. Alla fine passa l'idea di rendere definitiva la sospensione
della vendita del francobollo sbagliato e di sostituirlo con un'altro con i
confini corretti stampato con un colore diverso.
Al Poligrafico assicurano che la cosa si può fare e pertanto viene dato
l'ordine di provvedere in tal senso.
Nel tardo pomeriggio negli ambienti filatelici nazionali (Sindacato e
Federazione) si ha la netta sensazione che la sospensione si sia tramutata
in un ritiro definitivo.
In Italia tutti si improvvisano cartografi e scrutano con la lente i confini
degli stati rappresentati nei francobolli. E' così che un quotidiano romano
della sera pubblica in prima pagina un articolo sensazionalistico dedicato ai francobolli
sbagliati rivelando che anche il francobollo da 170 lire contiene un errore
nei confini dell'Argentina, cui non sarebbe stato attribuito il suo
territorio nella Tierra del Fuego.
Affollamento allo sportello
filatelico di Roma nella speranza di trovare ancora il francobollo sbagliato.
Ma in mancanza di una protesta da parte della rappresentanza diplomatica
argentina il francobollo da 170 lire resta com'è.
Intanto per tutta la giornata a Roma, come nelle altre città d'Italia, si
assiste ad un'affluenza senza precedenti agli sportelli filatelici, nella
speranza di poter mettere le mani su qualche francobollo sbagliato.
Ma invano.
Si viene a sapere che in alcune città gli sportelli filatelici hanno messo
regolarmente in vendita all'apertura il francobollo lilla rosa da 205 lire,
ma per poco tempo: al più tardi alle 9 era già stato ritirato dalla
vendita.
In certi uffici periferici invece, che erano stati chiusi nel lunedì di
Pasquetta, non vengono neppure aperti i pacchi sigillati contenenti i fogli di
francobolli arrivati da Roma sabato 1° aprile.
Anche se la notizia ormai serpeggiava tra gli addetti ai lavori, a tarda
sera il ministero delle Poste, avute tutte le rassicurazioni da parte
dell'Istituto Poligrafico, rende noto con un comunicato la decisione di far
ristampare il francobollo dedicato al Perù con i confini corretti.
L'agenzia ANSA registra il comunicato del ministero alle 23.04, ad
un'ora in cui non tutti i
quotidiani riescono a riprenderlo per l'edizione dell'indomani mattina.
Il 205 lire grigio con i confini corretti.
Particolare del nuovo confine peruviano sul 205 lire grigio.
Confronto dei confini: 205 lire lilla rosa, cartina del Perù, 205 lire
grigio.
Mercoledì 5 aprile
Mentre la notizia di un possibile ritiro anche del francobollo da 170 lire
per la mancanza della Tierra del Fuego tra i territori argentini continua a
tenere vivace l'affluenza di pubblico agli sportelli filatelici, in
mattinata all'Istituto Poligrafico qualcuno (non sappiamo se lo stesso
Renato Mura) ritocca il francobollo aggiungendo il "triangolo
amazzonico" mancante.
Il ritocco è tanto evidente e tanto marcato che, a ben guardare, fa il
Perù un po' più grande di quanto non sia in realtà.
Intanto al ministero delle Poste è stata presa la decisione sulla sorte da
riservare alle buste predisposte dai collezionisti per essere fatte viaggiare
con l'aereo presidenziale.
Sotto pressione da parte del ministero degli Esteri viene presa la
decisione, per non offendere la sensibilità delle autorità peruviane e per
non compromettere il buon esito della missione del presidente Gronchi, di
"nascondere" il francobollo sbagliato già applicato sulle buste
predisposte dai collezionisti che stanno arrivando a Roma per essere
imbarcate sul volo presidenziale.
Appena pronti i francobolli corretti, questi serviranno prima di tutto a
ricoprire quelli di color lilla rosa usati per l'affrancatura.
Resta ancora il dubbio se il nuovo francobollo corretto potrà essere reso
disponibile per permettere ai collezionisti di utilizzarlo per i propri
aerogrammi destinati in Perù. Infatti le Poste avrebbero dovuto cessare
l'accettazione di questi aerogrammi (ormai limitatamente agli uffici postali
di Roma) alle ore 20.
Nel frattempo i negozianti ed i commercianti filatelici si riuniscono per
valutare la vicenda; alla conclusione della riunione viene diramato un loro
documento nel quale si auspica che i francobolli sbagliati, ritirati dalla
vendita, siano considerati come dei "non emessi", quindi privi di
validità postale, e come tali posti in vendita per solo uso collezionistico.
Per ordine del ministero delle Poste all'ufficio di Roma Ferrovia si
comincia a fare l'appello per cercare almeno trenta impiegati disponibili a
compiere il lavoro di "ricopertura" dei francobolli sbagliati
applicati su (si dice allora) circa trentamila aerogrammi con i nuovi
francobolli corretti che dovrebbe fornire il Poligrafico.
Finalmente a tarda serata il Poligrafico è in grado di fornire i primi
francobolli da 205 lire stampati in grigio con i confini del Perù corretti.
Immediatamente un funzionario del ministero delle Poste, il rag. Aldo
Piermattei, si reca in macchina al Poligrafico in piazza Verdi e riceve in
consegna il quantitativo di francobolli necessario per l'operazione di
copertura che sarebbe avvenuta alla Stazione Termini.
La targhetta commemorativa montata
sull'annullatore meccanico di "ROMA FERROVIA"
(immagine modificata per la rimozione dello sfondo).
La targhetta commemorativa, di dimensioni leggermente inferiori, montata su
un timbro manuale che spesso lascia ai bordi le tracce del tampone e delle
viti di serraggio
(immagine modificata per la rimozione
dello sfondo).
Qui, nel salone delle conferenze, erano stati concentrati tutti gli
aerogrammi da ricoprire e qui stavano affluendo trenta impiegati che
avrebbero dovuto manualmente compiere l'operazione.
I nuovi francobolli vengono consegnati al dirigente del reparto di posta
aerea di Roma Ferrovia, sig Guerrini.
Comincia così l'operazione di ricopertura dei francobolli sbagliati con
quelli corretti ed al loro annullamento che avviene mediante annullo
meccanico "ROMA FERROVIA" con targhetta commemorativa del volo
oppure con l'annullo manuale "ROMA FERROVIA REPARTO POSTA AEREA" e
tampone con la vignetta commemorativa.
Dobbiamo tenere presente che tra il personale reclutato, data la situazione
di emergenza, ce n'era di poco pratico a quel tipo di lavoro con la
conseguenza che molte "ricoperture" non avvennero nel modo che ci
si aspettava, dando così origine ad una serie di aerogrammi con Gronchi rosa
ricoperto in modo non conforme.
E' evidente che queste buste ricoperte in modo anomalo sono diventate delle
piccole rarità filateliche.
Giovedì 6 aprile
Alle 8 di mattina i collezionisti trovano una sorpresa alla posta centrale
di Roma: è in vendita il 205 lire grigio con i confini del Perù corretti.
Inoltre è stata riaperta fino a mezzogiorno l'accettazione delle buste
speciali, con esclusione delle raccomandate.
Vengono preparate le buste primo giorno che sono realizzabili esclusivamente
a Roma, in quanto il nuovo francobollo grigio non è stato ancora posto in
vendita nelle altre province.
Intanto il mercato nero è in fermento e le oscillazioni di prezzo per il
primo francobollo con i confini sbagliati sono le più varie: si parla di
5/7.000 lire (ma in alcune città anche "punte" maggiori). Pare
che i prezzi abbiano avuto un arresto dopo che la stampa ha dato ampio
risalto sui giornali di giovedì al comunicato dei commercianti diramato
alla conclusione del loro incontro nel quale si chiede di rimettere in
vendita il francobollo rosa a scopo collezionistico.
Naturalmente il sottosegretario Gaspari ha aperto immediatamente
un'inchiesta per conto del ministero delle Poste per appurare i fatti: dalle
prime notizie che trapelano risulterebbe innanzitutto che il bozzetto con
l'errore nei confini sarebbe stato regolarmente approvato sia dalla
Presidenza della Repubblica, sia dalla Presidenza del Consiglio. Inoltre
l'errore sarebbe dovuto al fatto che per disegnare i confini sarebbe stato utilizzato
un atlante non aggiornato.
Ci si pone anche da subito la domanda di quanti francobolli sbagliati siano stati venduti.
E su questo punto c'è una ridda di cifre e di supposizioni.
Intanto si giunge alla sera del 6 aprile quando il ministero delle Poste pare orientato a dare una
risposta negativa alla richiesta dei commercianti di rimettere in vendita il
francobollo sbagliato.
Venerdì 7 aprile
I giornali pubblicano una notizia, diffusa dall'Ansa, secondo la quale una «fonte competente» renderebbe noto che i francobolli sbagliati non
verrebbero venduti al pubblico. Tuttavia non sembra che tutti i funzionari
del ministero delle Poste siano d'accordo con questa linea. Così nei giorni
successivi si assisterà ad una ridda di conferme e di smentite. Nuove fonti
confermerebbero invece la probabile rimessa in vendita dell'esemplare
ritirato, anche perché la cosa fornirebbe un importante introito per le
casse dello Stato.
La quotazione all'ingrosso sul mercato di Roma oscilla tra le 4 e le 5.000
lire prima, sulle 3/4.000 lire poi, quando si apre la possibilità della sua
rimessa in vendita.
Intanto venerdì la voce che circola è che l'ultima parola sarà
pronunciata in occasione di uno dei prossimi Consigli dei Ministri.
Il bollettino illustrativo
dell'emissione uscì qualche giorno dopo il 6 aprile con la riproduzione del
francobollo corretto. Probabilmente, anche se non ci sono notizie in merito,
anche il bollettino era stato in precedenza preparato con il francobollo
sbagliato e ristampato corretto successivamente.
Naturalmente la vicenda del "Gronchi rosa" suscitò anche numerose
interrogazioni in Parlamento, alle quali il ministro delle Poste Lorenzo
Spallino diede risposta: «Non era possibile, come da più parti era
stato richiesto, di rimettere in vendita il francobollo ritirato dalla
circolazione come non emesso e privo di valore postale perché ciò non
soltanto non avrebbe evitato la speculazione, che anzi probabilmente sarebbe
divenuta di gran lunga maggiore, ma avrebbe rappresentato una violazione del
principio di non tenere in circolazione documenti o rappresentazioni
figurative errate.»
Tra le tanti voci che circolarono all'epoca (primavera 1962) ci fu anche
quella secondo cui i francobolli rimasti invenduti sarebbero stati
inceneriti nel giugno 1961. Un'altra voce all'incontrario sosterebbe che il
ministero li conservi in magazzino per un qualche scopo misterioso mai chiarito.
Nel giugno 1962 Enzo Diena con un suo articolo cerca di stanare il ministero
dal suo silenzio e dalla suo ostinazione in un atteggiamento dello struzzo
attorno al «destino ultimo di un francobollo che, bene o male, vanta
pieno diritto di cittadinanza di una collezione italiana.»
Dopo che la commissione Gaspari accertò che l'errore del Gronchi rosa fu un
fatto assolutamente casuale, il ministro Spallino ordinò che tutte le
rimanenze (restituite dalle direzioni provinciali e quelle non distribuite)
conservate nel magazzino centrale venissero distrutte, anche in
considerazione del valore commerciale crescente che stavano assumendo.
Così una mattina, alla presenza del sottosegretario Gaspari, di tutti i
componenti la commissione, di alcuni funzionari del ministero delle Poste e
di un rappresentante del Provveditorato dello Stato, presso il Poligrafico,
tutti i pacchi contenenti i Gronchi rosa furono inseriti n una macchina
impastatrice, chiamata "molazza", e nel giro di poche ore ridotti
in poltiglia: quindi non inceneriti, come spesso si sente dire.
Il mensile "Il Collezionista
Italia Filatelica" sente la necessità di tenere informati i propri
lettori sull'evolversi del caso "Gronchi rosa" ed esce con un
numero straordinario "flash" il 20 aprile 1961. Il numero,
riservato agli abbonati, dà i primi numeri sulle tirature e sugli
aerogrammi partiti.
Quanti sono i Gronchi rosa?
E su questo punto c'è una ridda di cifre, di supposizioni e di
fantasticherie. Il 6 aprile 1961, facendo la
conta dei francobolli da 205 lire venduti nella giornata del 3 in
tutta Italia, sembra che siano 100.000 (subito dopo si parlerà di 109.000, verso il
20 aprile la cifra diventa di 210.000 su una tiratura totale non inferiore
al milione, a fine mese di "duecentomila e
rotti".
Nel maggio 1962 dal ministero trapelerebbe l'indiscrezione che i Gronchi
rosa venduti non sarebbero stati duecentomila, ma intorno ad 80.000.
Anni dopo, nel 1966, il direttore generale delle Poste
Aurelio Ponsiglione rende nota la cifra ufficiale: 79.625 esemplari
distribuiti come dettagliato in questa pagina). Per
quanto riguarda il numero degli altri valori venduti, il ministero delle
Poste dichiara già nel novembre 1964 i seguenti quantitativi: Lire 170 (Argentina, azzurro) 1.278.000
esemplari, Lire 185 (Uruguay, verde grigio) 1.169.000 esemplari, Lire 205 (Perù,
grigio) 1.113.000 esemplari.
Per completare i dati relativi alla tiratura
c'è da aggiungere che, per quanto riguarda il 205 lire lilla rosa, il
catalogo C.E.I. scrive testualmente: «contrariamente alla cifra di
79625 esemplari comunicati dal Ministero delle Poste, gli esemplari
circolanti sarebbero circa 1.000.000.»
Sarebbe interessante sapere su quale base azzarda questa cifra, si spera non
su voci di corridoio, altrimenti farebbe meglio a non scrivere nulla.
Voci che continuano sempre insistenti, sulla reale consistenza degli
esemplari esistenti, anche quarantacinque anni dopo i fatti, tanto da far
scrivere ad Emidio D'Ilario, presidente del Cfnr di Roseto degli Abruzzi,
sul numero 329 del giugno 2006 di "Cronaca Filatelica": «Paura
o vergogna? La richiesta ricognitiva tesa ad ottenere un margine di
verità sul numero dei Gronchi rosa in possesso di filatelisti ed
operatori del settore non ha avuto risposta. Forse il problema è di altra
natura ed il tarlo del pecunio si insinua sull'argomento; l'attuale costo
di un francobollo costituisce lo specchio della regola del baratto sulla
base della domanda e dell'offerta. La disponibilità potenziale sul
mercato accresce questa domanda e fa diminuire il valore del bene
vendibile. Se non abbiamo le fonti della certezza abbiamo la convinzione
di essere nel giusto ritenendo che il quantitativo in circolazione del
Gronchi rosa sia di più di quanto si è voluto far credere. Un'ultima
nota. Il francobollo in questione si vende regolarmente (a che prezzi!)
nei convegni, nelle aste, presso i commercianti filatelici. Da dove
provengono tutti questi esemplari? Si vuol far credere che si tratta di
esemplari venduti dai collezionisti?».
Così non si fa altro che alimentare voci e dicerie, senza alcun elemento concreto
oggettivo.
Intanto subito, nei giorni successivi all'emissione, si cercò di fare la conta di
quanti aerogrammi furono trasportati.
Le prime proiezioni (fatte prima del 20 aprile) si basavano sulla notizia che
l'aereo presidenziale avesse trasportato 315 kg. di posta. Da questo
dato, considerando in 4 grammi il peso di ciascun aerogramma, venne ricavato
un numero di circa 80.000 buste trasportate che furono ipoteticamente ripartite in 40.000
con destinazione Argentina e poco più di 20.000 per l'Uruguay. Quando cominciarono a
ritornare in Italia gli aerogrammi spediti in Argentina ed in Perù si
osservò che su questi ultimi il timbro di arrivo era stato apposto sulla parte
anteriore della busta, anziché posteriore come di consuetudine.
Per le buste uruguayane si dovette attendere il ritorno a Roma del volo
presidenziale venerdì 21 aprile, in quanto viaggiarono con l'aereo del
presidente.
Nei giorni successivi restò confermato il numero complessivo stimato degli
aerogrammi in 80.000, mentre il carico di corrispondenza trasportata diventò
di 325 kg.
Nel maggio 1991, trent'anni dopo la vicenda, un comunicato delle Poste
renderà noto che gli aerogrammi ricoperti furono 9.887 con l'impiego di
10.160 francobolli da 205 lire "grigi". La diversità delle cifre
è giustificata dal fatto che molti aerogrammi recavano più di un esemplare
da ricoprire (ad esempio quartine o coppie).
Inizialmente ci fu una certa confusione nel come "classificare"
nei cataloghi il Gronchi rosa. Un catalogo internazionale, come l'Yvert
& Tellier, ad esempio, non lo accolse subito tra le sue pagine, ma
impiegò qualche anno prima di accettarlo.
Anche in Italia alcuni cataloghi inizialmente lo indicarono come un
"non emesso".
Tra gli esegeti della filatelia esistono discussioni (che non avranno mai
termine) se considerare il Gronchi rosa come un francobollo o come qualcosa
d'altro che francobollo non è.
La verità è che quello del Gronchi rosa è un caso troppo particolare per
trovare una classificazione, una etichetta, tra quelle disponibili nel
vocabolario filatelico.
Senza voler essere esauriente, ricordo che fu messo in vendita privo di
valore postale con la "promessa" che il valore postale lo avrebbe
acquisito solo dopo tre giorni (ma intanto con quei francobolli, anche se
non annullati, furono inviate a Roma buste e raccomandate per essere
imbarcate sull'aereo presidenziale). Venne ritirato dalla vendita prima che
maturasse la sua validità postale. Le lettere affrancate con questo valore
viaggiarono effettivamente in sud America, seppure ricoperte dall'esemplare
corretto grigio: al che ci sarebbe da chiederci, con una discussione che non
può avere fine, se in questo caso la funzione postale di "render
franca" la corrispondenza sia stata assolta dal rosa o dal grigio.
Nel 1991 l'allora direttore generale delle Poste italiane, dott. Enrico
Veschi, diede con trent'anni di ritardo la posizione ufficiale della propria
azienda sulla vicenda: «...il Gronchi rosa è, eccezionalmente, un
francobollo regolarmente emesso ma che non ha avuto validità postale.»
E per il fatto che sia stato regolarmente emesso ne consegue che l'erario poté
legittimamente incamerarne i proventi derivati dalla sua vendita.
Sicuramente una vita non facile per questo francobollo che ha anche
scatenato una ridda di supposizioni, di leggende metropolitane e,
naturalmente, di teorie del complotto, che hanno coinvolto in un'inchiesta
giudiziaria anche un presidente di banca ed un commerciante filatelico, poi
assolti con un processo dall'accusa di manovre speculative. Oggi tutti cataloghi
italiani registrano il Gronchi rosa con un proprio numero progressivo
sequenziale e con una nota sintetica relativa agli avvenimenti. Non sono
invece concordi nel segnalare la data di emissione della serie: c'è chi
indica il 3 aprile, chi il 3-6 aprile e chi, infine, il 6 aprile.
Immagine 1
Immagine 2
Immagine 4
Gronchi volati (e non)
Come abbiamo fatto cenno, le particolarità della messa in vendita della
serie (il 3 aprile con validità postale dal successivo giorno 6), il
successivo ritiro del francobollo "rosa", l'invio delle buste da
parte degli uffici postali d'Italia a Roma per l'imbarco sul volo
presidenziale e la "ricopertura" effettuata d'ufficio in tutta
fretta nel salone delle conferenze della Stazione Termini da parte di una
trentina di impiegati, molti dei quali poco pratici di quel lavoro per loro
nuovo, sono tutti elementi che hanno concorso a dare origine ad anomalie,
molte delle quali sono considerate delle (piccole o grandi) rarità
filateliche. D'altra parte non era possibile che tutti gli addetti
postali addetti alla corrispondenza fossero a conoscenza dello slittamento
della validità di questi francobolli (pensiamo ad esempio a chi operava
sugli "ambulanti ferroviari"), anche se con ogni probabilità ci
fu una certa accondiscendenza nei confronti dei collezionisti da quelli
preposti agli sportelli filatelici, come era d'uso allora (ed oggi ancora di
più).
Immagine 3
Le buste "primo giorno" ad esempio potevano essere possibili solo
dal giorno 6 aprile: tuttavia ne esistono timbrate il 3 aprile (quando non
si tratti di un annullo retrodatato, per via della solita compiacenza).
Nella prima immagine presentiamo una "classica" busta primo giorno
di emissione non viaggiata timbrata dallo sportello filatelico di Asti. C'è poco da dire:
si può trattare di un annullo apposto per errore nell'ignoranza delle
disposizioni emanate circa la validità della serie, come un annullo
"compiacente" per accontentare il collezionista, come un annullo
retrodatato.
Lo stesso discorso può essere fatto per la quartina con il Gronchi rosa non
viaggiata annullata dal filatelico di Salerno il giorno 3 (immagine 2): pur rientrando
nella stessa casistica dell'immagine precedente, in questo caso per la
presenza della sola quartina incriminata la busta potrebbe apparire più
sospetta e maggiormente probabile una "compiacenza".
Immagine 5
Immagine 6
Immagine 7
La busta non viaggiata (e non periziata) qui in alto (immagine 3) si presta a diverse
letture; tutto dipende da quel 205 lire rosa, e precisamente se è autentico
o falso (l'immagine è stata tratta da un sito d'aste on line). La busta
vorrebbe rappresentare la serie completa comprensiva del 205 lire grigio
annullata dal filatelico di Roma nell'effettivo giorno di emissione:
parrebbe che il filatelico di Roma abbia giustamente annullato i tre
francobolli, con esclusione del "rosa" in quanto ritirato e non
valido per l'affrancatura. La posizione del "grigio" sembrerebbe
avvalorare l'ipotesi. Ma potrebbe anche trattarsi dell'applicazione di un
"rosa" falso aggiunto successivamente, nel qual caso però
apparirebbe strana la collocazione del "grigio" così in basso. E
questo potrebbe aprire la strada a nuove sfavorevoli ipotesi. L'indicazione apposta a macchina "RACCOMANDATA" suona
fuori luogo e poteva essere risparmiata: la busta non è né raccomandata,
né ha mai viaggiato. Di più non si
può dire, mancando un esame diretto del pezzo ed una doverosa perizia.
La serie annullata il giorno 6 a Tuscania (immagine 4), pur essendo una
chiara costruzione filatelica, appare usata per posta, anche se
deturpata da inutili indicazioni apposte dal mittente. Forse non è stata
accettata ad uno sportello filatelico ligio alle disposizioni sulla
validità, scoppiato il "caso" Gronchi rosa. Potrebbe essere stata
imbucata in una cassetta per lettere indirizzandola "a se stessi",
e quindi erroneamente annullata, come potrebbe essere stato ottenuto un
bollo di favore dall'ufficio corrispondenza. L'apposizione dell'etichetta
blu "PER VIA AEREA" e dell'indicazione "Inoltro per mezzo
aereo speciale" potevano essere evitati: sono indicazioni fasulle che
sminuiscono l'interesse per la busta.
Altri Gronchi rosa viaggiati in Italia, ovviamente senza essere stati
ricoperti: da Nettuno a Frascati (immagine
5) una raccomandata espresso partita il 6 aprile probabilmente con la
compiacenza dell'impiegato postale che non poteva ignorare il clamore che
aveva suscitato il caso del francobollo "sbagliato".
Sempre di giovedì 6 aprile questa assicurata per 200.000 lire con l'intera
serie (immagine 6) accettata dallo sportello filatelico di Livorno:
anche in questo caso la complicità dell'impiegato è palese ed il mittente
ha voluto chiaramente costruire una busta filatelica.
Alcuni (pochi e rari) Gronchi rosa hanno viaggiato anche in Europa. Questo (immagine
7) è stato spedito giovedì 6 aprile dall'ufficio succursale n. 42 di
Milano (via Curtatone) come raccomandata per via aerea con destinazione
Olanda. Certo che è da dubitare che in Olanda abitasse un signor
"Tiziano Vicellio": almeno il mittente poteva indicare il nome
esatto, Tiziano Vecellio!
La condizione normale in cui gli aerogrammi diretti in Perù dovrebbero
trovarsi è quella con il 205 lire rosa ricoperto dall'esemplare di identico
valore grigio con i confini del Perù corretti.
Immagine 8
All'epoca molti non avevano compreso l'importanza che rivestivano questi
aerogrammi sotto il profilo storico-postale e così a molti di questi venne
rimosso il Gronchi rosa che stava sotto, per recuperare l'esemplare non
bollato, applicargli una gommatura falsa e poterlo spacciare per un
francobollo nuovo.
Successivamente anche gli aerogrammi cui era stata fatta questa operazione
furono manipolati, inserendo sotto il "grigio" un Gronchi rosa
falso.
Quindi anche per gli aerogrammi bisogna prestare molta attenzione ed un
serio esame peritale è sempre indispensabile.
L'aerogramma a sinistra (immagine 8) mostra un tipico aerogramma con
il Gronchi rosa ricoperto dal grigio partita da Genova ed avviata a Roma per
l'imbarco nell'aereo presidenziale. Comune è l'affrancatura supplementare
di 90 lire (qui rappresentato da un valore della serie ordinaria
"Michelangiolesca" emessa un mese prima, il 6 marzo) per assolvere
il diritto di raccomandazione. Comune è anche, per la corrispondenza
partita da Genova, il timbro lineare impresso in rosso o in nero "VOLO SPECIALE DEL
6-4-1961".
Qui sotto a sinistra (immagine 9) un altro aerogramma spedito da Cremona per
l'Argentina con l'intera serie.
Immagine 9
Immagine 10
Immagine 11
Anche se diretto in Argentina e non in Perù,
si è provveduto ugualmente a ricoprire l'esemplare rosa con i confini
sbagliati con quello "grigio" corretto. L'affrancatura è stata colpita solo
parzialmente dall'annullo meccanico di Roma-Ferrovia; gli altri valori hanno
ricevuto l'impronta manuale del "Reparto Posta Aerea".
Un aerogramma tipo (immagine 10) partito da Palermo con il Gronchi
rosa ricoperto dal grigio.
A sinistra (immagine 11) un altro aerogramma raccomandato partito da
Milano per il Perù che era stato affrancato con un 205 lire rosa angolo di
foglio. La ricopertura è avvenuta con un francobollo grigio normale che,
per essere stato correttamente applicato con precisione sopra il
"rosa", da solo non riesce a nascondere l'angolo di foglio
dell'esemplare rosa che trasborda ai lati.
Immagine 12
Immagine 13
Immagine 14
Alcuni multipli di Gronchi rosa ricoperti da altrettanti esemplari del
"grigio".
In alto a sinistra (immagine
12) un aerogramma raccomandato partito da Genova per il Perù
affrancato con una quartina del francobollo con i confini sbagliati.
Ricoperto a Roma con una quartina del francobollo corretto, ricevette
l'annullo meccanico con la targhetta che colpì solo i due esemplari
superiori della quartina.
Un'analoga raccomandata (immagine 13) partita da Grosseto sempre per
il Perù. In questo caso l'annullo meccanico con la targhetta colpì
annullandoli tutti e quattro gli esemplari grigi che formavano la quartina.
Infine (immagine 14) il più grande multiplo viaggiato di Gronchi
rosa ricoperti noto attualmente e forse il più grande in assoluto: si
tratta di sedici Gronchi rosa ricoperti da altrettanti esemplari del
"grigio". Raccomandata da Caltanisetta del 3 aprile. Lo stesso
mittente collezionista allestì analoghi bustoni da sedici esemplari anche
con i valori da 170 e 185 lire della stessa serie.
Immagine 15
Immagine
16
Immagine 17
In alcuni casi, nonostante la ricopertura, il francobollo sbagliato, che
avrebbe potuto offendere la sensibilità e l'orgoglio del popolo peruviano,
continuava a vedersi sotto il l'esemplare grigio che avrebbe dovuto
nasconderlo.
Oltre ai casi simili a quello mostrato precedentemente (immagine 11),
dove la presenza del "rosa", accuratamente ricoperto, veniva
tradita dai bordi del foglio, questa presenza poteva avvenire per altre
ragioni.
Potevano esserci dei motivi accidentali e fortuiti (immagine 15), come ad
esempio quando l'annullatore meccanico sollevò e strappò una parte del
"grigio" scoprendo il sottostante valore rosa, su cui anche impresse
parzialmente una traccia di annullamento. L'aerogramma, raccomandato,
partito da Cremona era diretto in Uruguay.
Oppure il superlavoro alla Stazione Termini dei trenta addetti reclutati per
nascondere il francobollo sbagliato aveva dato origine a qualche ricopertura
effettuata con approssimazione (immagine 16): aerogramma diretto in
Argentina con la serie di tre valori. Ritornato al mittente, il
collezionista si ritrovò con una serie di quattro valori (l'annullo
meccanico li colpisce tutti e quattro).
Probabilmente sempre a causa del superlavoro cui furono costretti i trenta
addetti, e forse anche per il fatto che alcuni di loro non erano pratici del
lavoro che andavano a svolgere, alcuni aerogrammi partirono per il sud America
con il Gronchi rosa non ricoperto.
Questo aerogramma (immagine 17) con la serie completa per la visita
del presidente della Repubblica in sud America sfuggì probabilmente alla
ricopertura in quanto diretto in Argentina anziché in Perù. Spedito
assieme ad altre nove buste dall'avvocato Edoardo Ascari da Modena, venne
annullato con il timbro manuale del Reparto di Posta Aerea di Roma Ferrovia
che applicò anche il timbro manuale commemorativo. Le altre nove buste
invece tornarono al mittente con i 205 lire rosa ricoperti dall'esemplare
grigio.
Immagine 18
Immagine 19
Nella situazione di emergenza che si creò per ricoprire tutti i Gronchi
rosa nelle poche ore utili precedenti l'imbarco dei sacchi postali
nell'aereo presidenziale, ci fu sicuramente chi riuscì ad approfittare
della situazione.
E' il caso, ad esempio, dell'aerogramma in alto a sinistra (immagine 18) predisposto dall'Alitalia
diretto in Argentina e correttamente affrancato con il francobollo da 170
lire dedicato a quel paese.
Il francobollo venne regolarmente annullato con il bollo meccanico che
recava la targhetta commemorativa. Tuttavia successivamente qualcuno
aggiunse un inutile (ai fini postali) francobollo da 205 lire
"rosa" che venne annullato con il timbro manuale commemorativo.
Più trucco di così!
Qui sopra (immagine 19) due Gronchi rosa affrancano un aerogramma raccomandato
da Catanzaro per il Perù. I due francobolli furono erroneamente annullati a
Catanzaro il 4 aprile alle ore 19, per compiacenza nei confronti del
collezionista-farmacista o per disattenzione, quando il francobollo era
stato ormai ritirato dalla mattina. La busta giunse a Roma probabilmente tra
le ultime e venne colpita dal bollo manuale e dalla targhetta commemorativa
che tuttavia non riuscirono ad annullare i francobolli posizionati in
maniera non conforme sulla busta (usata capovolta).
Rarissimi, quasi "pezzi unici", sono gli aerogrammi viaggiati
diretti in Perù con la quartina del Gronchi rosa non ricoperta, e su alcuni
di questi ci sarebbe qualcosina da osservare.
Mi limito a quello qui sotto (immagine 20) descritto spesso come «Una
delle tre quartine note».
Peccato che non volò con l'aereo presidenziale, ma questo non lo ho mai
letto!
La busta, predisposta quando ormai il Gronchi rosa era già stato ritirato
da due giorni, venne inoltrata come raccomandata dall'ufficio postale n. 2
di Vercelli (Porta Torino) il 6 aprile 1961 con l'inutile indicazione
(apposta dal mittente) «Volo Speciale 6 Aprile», indicazione
inutile in quanto non avrebbe mai potuto raggiungere Roma in tempo per
essere imbarcato sull'aereo presidenziale.
Immagine 20
L'album omaggio predisposto per la
"Riunione di lavoro sulla filatelia" del 28 novembre 1975, contenente
una ristampa del Gronchi rosa.
La storia non finisce qui
Il Gronchi rosa non poté dormire a lungo sonni tranquilli.
Come se non bastassero i falsari ad averlo preso di mira, ci pensò anche il
ministero ad autorizzarne una ristampa.
Nel 1975, in occasione di una "Riunione di lavoro sulla
filatelia" che si tenne all'Eur il 28 novembre, l'allora ministro delle Poste e Telecomunicazioni senatore
Giulio Orlando pensò bene di far preparare per i partecipanti un album di
lavoro, contenente una carrellata di francobolli italiani. L'album
presentava diversi interventi filatelici: «sia uno storico incontro»
era la didascalia per il francobollo da 25 Lire del 1960 della serie per il
centenario della spedizione dei Mille dato in omaggio che raffigurava
l'incontro di Teano fra Vittorio Emanuele II e Garibaldi; «con la massima
urgenza» era la didascalia per il 5 Lire espresso per l'interno Italia
turrita dell'agosto 1945.
Non poteva mancare il motto «gli errori commessi» e per illustrarlo
c'era bisogno di un Gronchi rosa (chissà perché proprio di quello? visto
che gli errori commessi nei francobolli, anche solo nel periodo
repubblicano, non mancavano).
La geniale pensata fu (su autorizzazione del ministro, senatore Orlando) di
effettuare una ristampa del francobollo sbagliato su carta bianca non
filigranata, non gommata e priva di dentellatura utilizzando la stessa pellicola
del francobollo ritirato.
La ristampa autorizzata fu di 120 pezzi.
Fu pertanto approntata una composizione di quattro esemplari, disposti a
quartina, che vennero stampati in fotolitografia su 30 foglietti (se si autorizzava la
ristampa di 120 pezzi, evidentemente non sarebbero potuto essere altro che
trenta foglietti).
I francobolli vennero ritagliati singolarmente ed inseriti nella loro
taschina trasparente applicata sulla pagina d'album sotto le parole «gli
errori commessi.»
Non sappiamo quanti fossero i partecipanti alla riunione di lavoro del 28
novembre che sicuramente non avranno voluto rinunciare ad un simile souvenir,
ma se le ristampe autorizzate sono state 120, quello era il numero.
Un
Gronchi rosa riprodotto in tiratura limitata dichiarata di 100 pezzi
su ceramica e presentato in un cofanetto di legno di noce.
La popolarità del Gronchi rosa è
diventata tale da essere utilizzata come immagine di una carta di credito
aziendale.
Fatto sta che in qualche catalogo si legge «Tiratura iniziale 120 pezzi
quasi tutti ritirati e distrutti». Le parole "tiratura
iniziale" si spera siano state messe lì per abitudine, perché una
"tiratura iniziale" farebbe presagire che esista anche una
"tiratura finale". Inoltre se sono stati dati in omaggio ai
partecipanti alla riunione di lavoro, cosa restava da distruggere?
Fatto è che ogni tanto si vedono proposti nel le aste foglietti completi di
quattro esemplari, che in teoria non dovrebbero esistere. E naturalmente si
vedono anche esemplari singoli (e questi sicuramente dovrebbero esistere,
nel numero massimo di 120). Il tutto corredato da certificati.
Che certificano che cosa?
Negli anni il Gronchi rosa è veramente divenuto simbolo di una raccolta di
francobolli, questo sicuramente sotto azioni promozionali e di marketing che
se hanno fatto parlare di filatelia anche chi non sapeva che cos'era, non
sappiamo fino a quanto non abbia anche nuociuto alla stessa.
Il Gronchi rosa è senz'altro diventato, almeno in Italia, il francobollo
più popolare e famoso.
Il
Gronchi rosa trasformato in "gadget": un orologio con
il francobollo rosa impresso sul quadrante.
Tra
i tanti "gadget" anche una "T-shirt" con il
Gronchi rosa stampato con uno slogan.
E così il nome del Gronchi rosa è stato banalizzato: sono stati prodotti oggetti che con la
filatelia non hanno niente a che vedere, è stato preso a spunto per dare un
titolo ad almeno un libro, è diventato persino carta di credito aziendale,
ed è utilizzato in pubblicità.
Un francobollo nato male, finito ancora peggio.