La
filigrana è descritta osservandola dal verso del francobollo (cioè dalla
parte non stampata) con la base rivolta verso il basso.
Su
questo 15 centesimi bordo di foglio si può osservare in trasparenza
la filigrana
che aveva predisposto lo Sparre.
La filigrana fatta preparare
dallo Sparre rappresentava un piccolo Scudo di Savoia.
(Collezione Cirneco)
Un quarto di foglio con la prima filigrana corona del tipo non adottato: sui
bordi si nota parte della scritta "FRANCOBOLLI" in alto e
"MINISTERO DELLE FINANZE" a destra.
(dal catalogo di vendita a trattativa privata Bolaffi "Collezioni
Merano e Icarus" - ottobre 2005)
Un particolare della filigrana corona del tipo non adottato
(da "De La Rue, a scuola di Carte Valori" di
Franco Filanci)
Come si presenta un foglio intero
di carta filigranata: le 400 coroncine sono suddivise in quattro gruppi di
cento
Come si presentava la filigrana
nella larghezza della bobina: in rosso è indicata la linea del taglio
effettuato prima della stampa
L'idea di stampare i francobolli su carta
filigranata si concretizza nel regno d'Italia all'epoca dell'emissione De
La Rue, una emissione totalmente nuova: prima si continuavano ad usare i
francobolli del Regno di Sardegna che furono anche modificati per le nuove
province napoletane per adattarli, soprattutto nell'espressione della
moneta, ad essere impiegati in quei territori.
Fu quindi con l'emissione De La Rue che si volle creare una serie di
francobolli totalmente nuova, che potesse degnamente rappresentare il
nuovo stato sovrano che si era costituito.
I francobolli furono concepiti con il meglio disponibile in fatto di
tecnologia e di sicurezza per evitare contraffazioni: tanto è vero che,
non trovandosi in Italia tali risorse, questi francobolli nacquero in
Inghilterra, dove avevano visto la luce i primi francobolli al mondo.
Fu logico che la prima (ma non l'unica) misura di sicurezza cui si
pensasse sia stata l'uso della carta filigranata che già veniva impiegata
per le marche da bollo e le marche per cambiali, giusto il decreto n. 950
del 2 novembre 1862 che prescriveva «...una filigrana formata in modo
che ogni marca porti un'identica impronta, e che la riunione di queste
formi in ciascun foglio un disegno generale complessivo».
In realtà si era parlato di filigrana anche prima. Nel contratto del 12
luglio 1862 tra il Ministero delle Finanze ed il conte Ambjörn Sparre per
una quinquennale fornitura di francobolli veniva pattuito un prezzo di lire 1,30 per mille per francobolli
stampati «su carta filigranata».
Da una lettera che Costantino Perazzi, uomo di fiducia di Quintino Sella,
scrive allo stesso Sella il 29 settembre 1862 veniamo a sapere che il
conte Sparre già si era attivato in tal senso: «Per martedì venturo
avrò la filigrana per i francobolli, e meco la porterò a Torino, e
quindi a Genova per ordinare colà la fabbricazione della carta.».
Il Perrazzi infatti aveva approfittato di una sua missione a Londra per
passare per Parigi a visitare il laboratorio dello Sparre.
Al suo ritorno da Londra sarebbe ripassato per Parigi per prendere la filigrana: «Intanto
che Sparre conduce a termine le filigrane etc., che porterò a Torino»,
«Lunedì sarò di ritorno a Parigi, e Martedì o Mercoledì a Torino».
Ed effettivamente i pochi esemplari del 15 centesimi che lo Sparre riuscì
a stampare sono su carta filigranata con un piccolo scudo di Savoia.
Poi sappiamo come andarono a finire le cose
con il conte Sparre: il contratto fu rescisso per inadempimento e la
fornitura passa, con miglior fortuna, a dei professionisti quali erano gli
uomini della Thomas De La Rue & C. di Londra.
Nello schema di contratto del 31 marzo 1863 con la De La Rue troviamo cenno alla
filigrana: la carta filigranata avrebbe avuto un disegno diverso da quelli
usato per i fiscali che avevano lo
scudo di Savoia per le marche da bollo
"quadrate" e le lettere V. E. (per Vittorio Emanuele) per le
marche "oblunghe" per cambiali. Nella relazione allegata che porta la stessa
data troviamo uno schizzo della "corona di Savoja" ed anche la
precisazione che tutto attorno al foglio ci sarebbe stata la scritta, in
filigrana, "POSTE ITALIANE - BARBAVARA DIRETTORE GENERALE DELLE POSTE
- FRANCOBOLLI".
Se non ci furono obiezioni sul disegno, ce ne furono, giustamente, a
proposito della scritta, evidentemente troppo personalizzata e che avrebbe
anche costretto a continui cambiamenti. Pochi giorni dopo, il 4 aprile
1863, il direttore generale del Demanio e delle Tasse, Sacchi, propose di
sostituirla con "MINISTERO DELLE FINANZE".
Fu realizzato a Londra da H.W. Smith un "ballerino"
riportante 4 gruppi di cento coroncine ciascuno, disposte in modo che ad
ogni corona corrispondesse, una volta stampato, un francobollo.
H.W. Smith aveva già
preparato la filigrana per le marche da bollo. Ma la sua abilità derivava
dall'aver inventato assieme a Brewer
il sistema della fabbricazione delle filigrane per le banconote della
Banca d'Inghilterra.
Con questo ballerino vennero fabbricati dalla cartiera Turkey Mills di
Maidston anche alcuni fogli di prova in carta a mano, che vennero
spediti a Torino, ma la filigrana non fu giudicata accettabile.
Il nuovo "ballerino" ripeteva la stessa impostazione del
precedente, ma il disegno delle coroncine era stato rifatto.
Questo disegno verrà impiegato per tutto il periodo della monarchia.
Se la prima carta (e dunque la prima filigrana) fu prodotta in Inghilterra,
successivamente venne prodotta in Italia, a partire dalla fine del 1865,
inizialmente con
lo stesso "ballerino" costruito in Inghilterra che era stato fatto
pervenire in Italia.
I primi fabbricanti italiani della carta filigranata corona furono i
fratelli Avondo, dell'omonima ditta di Seravalle Sesia.
Negli ottant'anni durante i quali la carta fu prodotta con questa filigrana,
cambiarono le cartiere dei fornitori. Tra le altre: la Cartiera Favini di
Maslianico, la Cartiera Pietro Miliani di Fabriano, la Cartiera Italiana di
Serravalle Sesia.
Naturalmente cambiarono anche i "ballerini", le corone rimasero al
loro posto ma cambiarono altri particolari: verso il 1895 il ministero che
comparì in filigrana sui bordi del foglio fu quello del Tesoro. Nel 1924
tornò ad essere quello delle Finanze; i primi francobolli ordinari con la
nuova dicitura furono, nel novembre 1925, il 10 cent. tipo Leoni ed il 20
cent. Michetti verde. A titolo di curiosità: le prime provviste avevano la
"Z" in filigrana di "FINANZE" capovolta!
Sui bordi, o in altre aree marginali del foglio, possono comparire altri
"segni" in filigrana: in alto a destra della scritta
"FRANCO BOLLI POSTALI" si possono trovare le sigle delle ditte
produttrici della carta, ad esempio "CI" per Cartiera Italiana,
"PMF", "PMF 1", "PMF 2" per Pietro Miliani
Fabriano, dove la presenza del numero dopo la sigla poteva indicare il
numero della forma. A volte, sempre a destra, poteva esserci un simbolo,
quale una stella a cinque punte o altri, meno facilmente identificabili,
come una specie di "funghetto".
Anche a sinistra di "FRANCO BOLLI POSTALI" può comparire un
numero isolato, anche questo probabilmente ad indicare la forma che
imprimeva la filigrana.
Sui lati "lunghi" (verticali) del foglio, prima e dopo la
scritta "MINISTERO DEL TESORO", si può trovare una piccola
corona, sui fogli che non recano il tappeto di coroncine.
Un altro elemento grafico che si ritrova sul foglio è la
"crocetta": si tratta di piccole croci in filigrana poste nell'interspazio
che divide i due gruppi superiori di 100 coroncine dai due gruppi
inferiori.
Le croci non hanno trovato una collocazione stabile: possono essere 4 ma
anche 6; in questo secondo caso la prima e la sesta crocetta si trovano
tra le lettere "E" e "L" della parola "DEL"
facente parte della scritta "MINISTERO DEL TESORO".
In genere queste crocette si allargano alle estremità dei quattro bracci:
le misure delle crocette poste all'interno dell'interspazio sono di circa
8 millimetri in orizzontale e 9 millimetri in altezza. In caso di sei
crocette, quelle esterne, cioè la prima a la sesta, sono schiacciate in
altezza, essendo inserite tra le lettere "E" e "L": in
altezza misurano solo circa 5 millimetri.
Tuttavia queste misure cambiano quando cambia la dicitura marginale che
passa da "MINISTERO DEL TESORO" a "MINISTERO DELLE
FINANZE": le croci diventano allungate ed in verticale misurano circa
12 millimetri. Le eventuali due croci esterne (nel caso di sei crocette)
sono al di fuori della scritta "MINISTERO DELLE FINANZE" e
talmente sul bordo che forse non sono neppure delle croci complete.
Non erano queste le uniche crocette in filigrana presenti nel foglio:
dovevano essercene delle altre, che talvolta si notano sui bordi del
foglio superiori o inferiori: la loro funzione, pur non essendo mai stata
dichiarata, presumibilmente era quella di "crocette di taglio",
o di guida, nella rifilatura del foglio prima della stampa. Naturalmente
non veniva tagliato un foglio alla volta, ma intere risme, e così
capitava che se il taglio era preciso sul foglio superiore, quelli
sottostanti, fino agli ultimi, potevano presentare spostamenti di taglio
anche significativi.
Un altro cambiamento di filigrana avvenne nel 1928. L'Officina Carte Valori
si era trasferita da Torino a Roma (assumerà il nuovo nome di Istituto
Poligrafico dello Stato il 1° luglio 1929) , quando arrivarono in piazza
Verdi alla fine di quell'anno due nuove macchine da stampa, le "Goebel"
bicolori per la stampa in rotocalco.
Queste macchine venivano alimentate non da fogli separati, ma da bobine di
carta.
Per realizzare la filigrana per la
carta in bobina, si dovettero prendere alcuni accorgimenti, lasciando
immutati il disegno e la disposizione delle corone.
Si dovette rinunciare alle scritte in testa del foglio (in alto ed in
basso). Data la larghezza delle bobine, le coroncine diventarono 40
(anziché 20) su ogni fila per coprire la larghezza della bobina e gli
interspazi di gruppo diventarono tre.
In questo modo la larghezza della bobina comprendeva 4 gruppi di corone
impresse in continuo, senza soluzione di continuità.
Di fatto la bobina veniva tagliata a metà prima dell'uso, per avere la
larghezza compatibile con le macchine da stampa.
Le scritte che riempivano gli interspazi comprendevano la dicitura
"POSTE ITALIANE" in doppia fila, testa contro testa (e
naturalmente in una unica fila con la base rivolta al centro del foglio ai
bordi del nastro di carta della bobina).
La banda della bobina di carta,
dopo esser stata tagliata a metà, presentava due gruppi di filigrane
affiancate
Il formato della carta in bobine ha
costretto a cambiare il carattere usato per le scritte in filigrana ai bordi:
in alto una scritta proveniente da una filigrana per fogli, in basso quella
predisposta per la carta in bobine.
La diversità dei caratteri è evidente in questi particolari: a
sinistra lettere in filigrana per i fogli, a destra le stesse lettere
nella filigrana per bobine; in questo secondo caso si individua un
carattere più schiacciato e deformato in larghezza.
Questa disposizione delle corone
nel foglio aveva un senso con le prime emissioni di francobolli: le
coroncine erano distanziate in modo che ne cadesse una al centro di ogni
francobollo. Cosa che ritroviamo solo con i francobolli di piccolo
formato. Con il passare del tempo furono adottati altri formati per i
francobolli: come il formato "doppio" per gli espressi (che
quindi avevano due coroncine per ogni esemplare) ed altri formati speciali nei
quali la distanza fra le coroncine non si adattava al formato del
francobollo: in questi ultimi casi troviamo più coroncine o più
frammenti di coroncine o solo frammenti di coroncine, come nel formato dei
pacchi postali in due sezioni.
La corona della filigrana può presentarsi con la base parallela ai lati
orizzontali del francobollo, oppure parallela ai lati verticali.
Quindi quattro erano le posizioni che poteva assumere la filigrana sul
francobollo.
Nello schema sopra riprodotto prendiamo in considerazione dei francobolli
di formato "piccolo" (tipo "Imperiale").
Da sinistra a destra, abbiamo:
la corona dritta, che in linea di massima può definirsi normale;
la corona capovolta, che il più delle volte è da considerare varietà;
la corona rivolta a destra, che si può definire normale per i francobolli
di piccolo formato orizzontale;
la corona rivolta a sinistra, che il più delle volte costituisce una
varietà.
Nei francobolli di formato "doppio" (tipo "espressi"),
se il francobollo ha la vignetta in orizzontale, la filigrana normale è
quella dritta, se la vignetta è verticale la filigrana normale è rivolta
a destra. In questo formato naturalmente le coroncine sono due.
Abbiamo precisato che questo avviene in linea di massima, perché esistono
delle intere tirature dove la filigrana è disposta in modo anomalo.
A titolo d'esempio, limitandoci ai francobolli commemorativi, la filigrana capovolta può considerarsi normale per
tre dei quattro valori della serie XVII Fiera di Milano del 1936 (cent.
20, cent. 50 e L. 1,25), per il 10 cent. ed il L. 2,55+1 del Bimillenario
di Orazio del 1936 e per il L. 5+3 delle Colonie estive del 1937.
Allo stesso modo la coroncina rivolta a sinistra può considerarsi normale
per il 20 cent. dell'Accademia di Livorno del 1931 e per il 10 cent. delle
Colonie estive (1937); inoltre per i seguenti francobolli di posta aerea:
Garibaldi del 1932 (80 cent.), per l'intera serie Zeppelin del 1933,
Proclamazione dell'Impero del 1938 (L. 2, 3 e 5).
Per i dettagli rimandiamo ai cataloghi specializzati che riportano tutte
le varietà di filigrana conosciute per le varie emissioni.
Per concludere, è da osservare che in tutti gli anni durante i quali fu
in servizio la filigrana corona, furono costruiti svariati e diversi
"ballerini" per la sua fabbricazione, ma la filigrana rimase
sempre la stessa.
E' credibile questo? Certamente no, piccole variazioni sulla "corona
reale" si potrebbero trovare, ma l'interesse dei collezionisti per le
variazioni nel disegno della filigrana si è piuttosto rivolto alle
filigrane del periodo repubblicano e quindi non esistono molti studi in
merito alla filigrana corona.