E' reato introdurre nei confini
dello Stato, acquistare, detenere o mettere in circolazione francobolli
contraffatti, anche non in corso, ma che hanno avuto corso legale,
emessi sia dallo Stato italiano che da Stati esteri.
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Questa
falsificazione fece la sua comparsa nel 1976 soprattutto, ma non
esclusivamente, nell'area del milanese.
Pur essendo stati usati per frodare la posta, sicuramente non fu estraneo
un certo interesse per attirare l'attenzione dei collezionisti. |
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Siracusana
(o Italia turrita) Lire 150.
Sassone n. 1083A
Unificato n. 1327A
Cei n. 1100B
Bolaffi (numerazione 1956) n. 1284
Bolaffi (numerazione 1986) n. 1353
Bolaffi (numerazione 2002) n. 1426
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Falso
"di Milano".
Sassone n. F1083A
Unificato n. 1327AF
Cei n. F 1099 II
Bolaffi (numerazione 1956) n. --
Bolaffi (numerazione 1986) n. -- (segnalato in nota)
Bolaffi (numerazione 2002) n. --
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L'imitazione è sicuramente non difficile da riconoscere.
Certo che nel 1976, quando apparve, poteva benissimo sfuggire agli addetti
postali che vedevano sfilare sotto i loro occhi milioni di pezzi di corrispondenza;
in questo senso si potrebbe affermare che a prima vista questa imitazione
poteva essere confusa con il normale francobollo.
Il disegno stesso, composto da linee al tratto, senza chiaroscuri che sono
ottenuti con una serie di tratteggi, stampato ad un solo colore, ha
certamente agevolato l'opera dei falsari.
Se dunque era facile riprodurre fotograficamente la vignetta, la difficoltà
tuttavia stava nel metodo di stampa impiegato nella produzione di questo
francobollo: la calcografia. Metodo artigianale, prezioso, con il quale si
ottengono raffinate stampe calcografiche d'arte, a tiratura limitata.
Tuttavia a livello industriale una macchina che sia in grado di stampare in
calcografia grandi tirature non è alla portata di tipografie disposte a
stampare francobolli falsi per frodare le poste.
Si ricorse così alla stampa in offset, discendente dalla tecnica
litografica.
Nella riproduzione fotografica e nel suo trasferimento fotomeccanico sulla
lastra per la stampa, si perse la finezza dei minuti tratteggi incisi da
Marco Colombati che delineavano l'immagine del medaglione con il profilo
turrito disegnato da Vittorio Grassi.
Le linee del volto si ingrossarono impastandosi tra di loro. |
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Dettaglio
del francobollo originale. |
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Dettaglio
dell'imitazione. |
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Non si ingrossarono solo le linee del tratteggio del volto, ma la stessa
sorte capitò a tutte le linee che formano la vignetta del francobollo:
quelle del riquadro e quelle che compongono le scritte «POSTE» e «REPUBBLICA
ITALIANA» che mancano della finezza dell'originale inciso e stampato
in calcografia. |
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Dettaglio
del francobollo originale. |
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Dettaglio
dell'imitazione. |
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Il punto debole di questa
imitazione è dato proprio dal metodo di stampa usato, l'offset, che come
risultato fornisce sempre delle stampe piatte, ben diverse dall'originale
dove il rilievo della stampa è qualcosa di fisico, percettibile sotto i
polpastrelli.
Lo si può evidenziare illuminando la superficie stampata con una luce
radente: l'inchiostro depositato sulla carta con il procedimento
calcografico è talmente in rilievo che proietta la propria ombra, come si
può notare nel dettaglio dell'originale mostrato in basso a sinistra.
Cosa che non succede con la stampa in offset, come si evince dall'immagine
immediatamente qui sotto. |
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Nel
francobollo originale è caratteristico il rilievo della stampa
calcografica, rilevabile a luce radente. In questa immagine si nota
anche la struttura compatta della carta. |
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La
stampa in offset dell'imitazione non presenta rilievi
ed appare perfettamente piatta. In questa immagine si notano le fibre
che compongono la carta meno compatta. |
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La
falsa numerazione apposta sui bordi del foglio. |
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I falsi furono stampati in fogli completi delle scritte sui margini, sui
quali venne apposta anche una falsa numerazione.
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Una
porzione delle scritte apposte sul bordo dei fogli, ad
imitazione di quelle originali. |
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L'inchiostro, violetto intenso e brillante nei francobolli originali, risulta pallido e
slavato nelle imitazioni.
La stampa avvenne su una carta tendente al giallino-avorio di una consistenza diversa da quella
originale (che è più compatta), di spessore di circa 7-8 centesimi, con una gomma tendente all'opaco
discretamente distesa al verso;
a differenza della carta originale, questa non è fluorescente ed è priva
della filigrana.
Per ovviare alla mancanza di filigrana nell'impasto della carta, venne
stampato sul recto un tappeto di stelle orientate verticalmente, ad
imitazione della filigrana stelle originale, adoperando un inchiostro quasi
incolore e semilucido.
Questa pseudo-filigrana è scarsamente visibile alla luce naturale: si può
scorgere ad occhio nudo abbastanza facilmente osservando al recto il
francobollo tenendolo inclinato controluce oppure sotto la lampada di Wood. E'
rilevabile anche, tanto al recto quanto al verso, impiegando sorgenti di
luce di differenti lunghezze d'onda ed osservandola attraverso filtri ottici
polarizzati. |
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La
pseudo-filigrana stampata al recto con un inchiostro quasi incolore
evidenziata da una particolare illuminazione. |
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La
pseudo-filigrana osservata al verso illuminata da una particolare
fonte luminosa. |
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Cartolina
di partecipazione alle estrazioni settimanali della Lotteria Italia 1978
spedita il 6 dicembre 1977 affrancata per 170 lire utilizzando un
francobollo della serie Siracusana da 20 lire e da una imitazione
("falso di Miano") del francobollo da 150 lire della stessa
serie. |
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L'imitazione presenta una dentellatura a blocco con passo 14x14 ben
eseguita; invece l'originale venne perforato a pettine con
passo 14x14¼.
L'ampia distribuzione clandestina che questo falso ebbe a Milano (e non
solo) non passò
inosservata ed attirò le attenzioni della polizia che accertò l'esistenza
di decine di migliaia di francobolli falsi. Vennero compiute perquisizioni
in numerosi ambienti, comprese le rivendite di generi di monopolio, che
portarono al sequestro di fogli interi di francobolli contraffatti ed
all'arresto di numerose persone compromesse nella vicenda.
Venne anche messa in giro la voce secondo la quale la gomma usata per la falsificazione
sarebbe stata velenosa.
L'accertamento dell'esistenza di grandi quantitativi di questi francobolli
falsi, assieme a quella di altri valori della serie Siracusana da
40 Lire e
200 Lire
a Milano e da
150 Lire,
300 Lire e
400 Lire a Roma, portò
all'emanazione del decreto ministeriale 27 giugno 1977, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale n. 317 del 21 novembre 1977, che li dichiarò fuori corso
dalla stessa data: «Sono dichiarati fuori corso, con effetto a
partire dalla data di pubblicazione del presente decreto, i francobolli
ordinari da (...) L. 150 (...) appartenenti alla serie
denominata "Italia turrita", citati nelle premesse.» Il
successivo articolo 2 prevedeva che i francobolli «... saranno ammessi al
cambio, purché non sciupati né perforati, entro i sei mesi successivi
all'entrata in vigore del decreto medesimo.»
Il mercato filatelico si dimostrò subito interessato ad accogliere questi
francobolli falsi per frodare la posta al punto che ne vennero eseguite
delle ristampe ad uso dei collezionisti.
Se parte delle corrispondenze viaggiate con questo francobollo (anche dopo
che esso era stato posto fuori corso) si possono considerare più costruzioni filateliche che
effettivo ed esclusivo uso postale per frodare (anche inconsapevolmente) le
poste, esistono sicuramente particolari corrispondenze "genuine" che devono essere valutate
caso per caso. Fra queste quelle delle apposite cartoline dei concorsi
legati alle lotterie nazionali. |