La nascita e la distribuzione dei francobolli austriaci in Kreuzer e di quelli per il Lombardo Veneto in Centesimi

Forum di discussione sulle emissioni e la storia postale del Regno Lombardo-Veneto.

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Ludwig
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da Ludwig »

ANTONELLO ha scritto:A me sembra una macchina per il lavaggio
A -tubi mandata e ritorna di acqua bollente
B- Albero di trasmissione a manovella
C -catena azionata dall' albero di trasmissione per l' abbassamento e il sollevamento delle piastre nel liquido detergente, è chiaro che l' operatore non poteva infilare le mani dentro.
D -Manovella dell' albero di trasmissione
E -scarico di qualche detergente, solvente o semplicemente dell' acqua
Ciao: Ciao: Ciao:


Descrizione perfetta :clap:

Però, secondo me il punto E non è per lo scarico ma per svuotare eventuale eccesso, quindi una "valvola di sicurezza"....

Comunque, ribadisco che un macchinario per la pulizia delle forme da stampa non è mai stato concepito.
Non ha senso ed è controproducente.
Forme miste e cliscè singoli non hanno bisogno di pulizie particolari.
E' sufficiente straccio, solvente (all'epoca solo petrolio) e olio di ...gomito :-))
Per rimuovene incrostazioni è sufficiente la spazzola, da utilizzare prevalentemente a secco.

Se dovessi sbagliarmi, al limite andrebbe utilizzato solo per una unica forma, cioè un unico cliscè, poichè se una forma di stampa composta da più componenti viene immersa in un qualsiasi liquido, ogni conponente andrebbe poi ripulito su tutte le facciate (6).
Sarebbe impensabile e improponibile riutilizzare componenti -cliscè o lettere- con un qualsiasi residuo anche sulle parti non stampanti.
Luigi Guido
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Tergesteo
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da Tergesteo »

Luigi,quindi confermi quanto scritto dal Muller.
Mi sembra l'ipotesi più sensata!

Poi il concetto di usa e getta è indispensabile per capire l'uso di stereotipi tipografici.
Ne consegue la preparazione di circa 300 clichés per una tavola in cui se ne adoperavano 240.
Le riserve pronte a sostituire eventuali compagni danneggiati,troppo logori o proprio rotti.

Ciao: Ciao:

Benjamin
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Giordano Bruno
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Ludwig
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da Ludwig »

Tergesteo ha scritto:.....
Poi il concetto di usa e getta è indispensabile per capire l'uso di stereotipi tipografici.
Ne consegue la preparazione di circa 300 clichés per una tavola in cui se ne adoperavano 240.
Le riserve pronte a sostituire eventuali compagni danneggiati,troppo logori o proprio rotti.
Ciao: Ciao:
Benjamin


Questo è un grosso problema, nel senso della comprensione dei procedimenti di stampa, inquanto ogni qualvolta che lo descrivo o lo espongo, ogni interlocutore rimane sempre scettico.....
Eppure è di una semplicità disarmante.... :cool:

Non bisogna mai :not: :not: :not: , nè per il L-V nè per gli altri Stati :not: :not: :not: , pensare che abbiano prodotto tutti quei fogli :not: :not: :not: sempre con gli stessi cliscè...... :not: :not: :not:

Ai miei tempi :-)) :ris: (sino al 1980/5) un cliscè di piombo -stereotipo- era destinato all'uso di poche migliaia di copie, figuriamoci a quei tempi........
Se serviva ancora c'era sempre la matrice o l'originale a disposizione, se serviva invece per tirature da migliaia di copie si optava o per il galvano o per lo zinco.

Avendo la conferma della macchina utilizzata, ne consegue che l'usura era anche accentuata.
Infatti, sulle macchine piano-cilindriche, con la pressione esericitata solo su una superficie rotante di circa 3/4 mm, gli stereotipi duravano di più.
Invece, la macchina descritta dal Voetter, una pedalina tipo liberty, quindi con pressione uniforme su tutta la superficie di stampa, accentuava l'usura.
Questa differenza -stampa in "piano" e stampa da "cilindro"- la conoscono tutti i tipografi, almeno dovrebbero..... :mmm:

Diverso è il discorso degli "induriti" in bagno galvanico.
Ma essendo un procedimento abbastanza costoso per l'epoca - lo stesso Voetter mi confermava che la regia stamperia non aveva soldi da spendere -, anche se si ha la certezza che alcuni Stati l'abbiano utilizzato, dubito che tutte le forme, o tavole, siano state realizzata con cliscè induriti.
Oltre al costo, l'esecuzione del bagno galvanico richiedeva diversi giorni.

Da altri interventi so che hai letto anche il capitolo della stampa e statistiche, del Voetter.
Quindi, pian piano dovresti facilmente collegare numero di tavole rifatte con le tirature......
Luigi Guido
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fildoc
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da fildoc »

I clichè induriti sono quelli per esempio del 15 centesimi carta a macchina che sembrano belli come prime tirature.
Sono d'accordo che vi fu una progressione ovvero:
dapprima clichè con lega da stampa in piombo e stagno assai logorabile fissati su blocchetti di legno, poi l'aggiunta nella lega dell'antimonio,
poi l'indurimento e strada facendo i blocchetti di supporto divennero anch'essi di metallo.

Questa l'evoluzione.

Il processo elettrolitico è comunque stato usato in quanto era l'unico modo per eseguire quella tipologia di stampa detta "ali in risalto"
L'indurimento pure per alcune stampe, per esempio e' probabile per il bellissimo numero 9 (numarazione Sassone) oltre che ai 15 centesimi già menzionati.
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Tergesteo
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da Tergesteo »

Fa bene Luigi a ricordare che l'indurimento dei clichés era dispendioso in termini di tempo e denaro.

Il n°9 fu la realizzazione migliore di tutta la prima emissione,tutte le stampe successive (su carta a macchina sono di qualità peggiore,anche come forniture cartacee).Potrebbero competere i n°6 sesta tavola,che sembrano delle prime tirature e al limite i n°12.

Si vede che consumarono troppe energie,tempo e denaro e fecero un balzo indietro nelle stampe successive al 1854.

L'approccio dell'I.R. stamperia di Vienna era molto "no nonsense" ed era volto a trovare un compromesso tra costi,qualità e velocità in cui nessuno dei tre fattori la faceva da padrone.

Quanto al Voetter,trae (o rimanda) le sue informazioni tecniche al suo amico e compagno di studi Magistris,che si rifà a Muller e Katscher.Il loro studio si limita alla prima tavola del 9 kreuzer e del 45 centesimi per i quali non furono mai induriti i clichés.

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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da fildoc »

Credo che sia il Muller o Hubner, ma uno dei due parla certamente di stereotipi induriti
+-x:
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da fildoc »

Tramite il mitico Giandri è stato contattato il direttore di un museo di tipografia.
Il museo ha una rete di esperti nel mondo collegati tramite uno spazio di facebook...
...la domanda l'abbiamo postata a tutti!!!
Di che cosa si tratta?
La risposta sembra indirizzare verso l'elettrotipia:
Tra i 3.683 "amici" di Tipoteca Italiana su Facebook, qualcuno ha risposto all'appello.
Gli interventi sono per lo più in inglese ed in spagnolo (che io ti ho tradotto per comodità, ma se vuoi posso farti un copia/incolla delle frasi originali).
***Tra asterischi ho messo delle mie annotazioni***
Sandro (Tipoteca Italiana) ha posto così la domanda, allegando l'immagine che tu conosci (quella del Forum):

Tipoteca Italiana
Cari amici,
Qualcuno sa qual'era lo scopo della macchina mostrata nell'immagine sottostante? Pare fosse in uso presso la Stamperia Reale di Vienna.
Ringrazio per i vostri buoni e appropriati suggerimenti.

Jeffrey Dell
Sembra che era per fare le tavole, una macchina di esposizione.
Credo che in Italiano si chiama un Bromografo.

Gianluca Camillini
Sì, sembra uno chassis per esporre ed imprimere (fotoincidere)

Gianluca Camillini
forse serigrafici? o lastre di vetro?

Josep Patau Bellart
Per fabbricare gli stereotipi?

Josep Patau Bellart
Un amico dice: ha tutte le caratteristiche di essere una macchina di riproduzione di forme per la galvanoplastica: le forme composte da un lato (a sinistra), la vasca ermetica, il rubinetto di svuotamento dei chimici, una possibile presa a terra o cavo di corrente...

Josep Patau Bellart
Vedi questa conversazione (in spagnolo):
http://www.facebook.com/josep.patau/pos ... =106703130
***non sono riuscito ad aprire la pagina***

Josep Patau Bellart
Una macchina galvanica!
***Ed inserisce una foto che ti allego che è tratta da questa pagina
http://www.metropostcard.com/techniques3.html ***

Sandro (Tipoteca Italiana) poi mi commenta in privato:
Ciao Andrea,
tra i commenti a seguito della pubblicazione dell'immagine, questo ***(l'ultimo)*** mi sembra il più interessante, visto che poi rimanda a un sito "metropostcard": quindi, una macchina per la realizzazione di lastre elettroincise (bromografo?).
Questo è quanto
(Per lavare o pulire forme di stampa o cliché, basta uno straccio e un po' di petrolio).
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Tergesteo
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da Tergesteo »

CQFD

Ce qu'il faut démontrer=ciò che si voleva dimostrare...

Ciao: Ciao:

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Cinzia62&
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da Cinzia62& »

Ho osservato i valori della prima emissione per l'Austria e per l'Italia.
Il 5cent giallo corrisponde ad 1 Kreuzer, Il 10 a 2 , il 15 a 3 , il 45 a 9
etc.... Quindi se la matematica non è un'opinione si evince che il cambio
doveva essere 1 Kreuzer= 5 cents, ma centesimi di cosa di soldo
forse? E' sempre stato invariato il cambio? Massimiliano accenna ad
una trasformazione di un 60 cent in 45 e del 12 Kreuzer in 9. Ne
deduco che probabilmente anche allora il cambio non era stabile :-)
Forse un sistema monetario unico avrebbe facilitato gli scambi commerciali.
Non si creò confusione nelle tariffe tra Lombardo Veneto e Austria?
La designazione delle tariffe, mi pare di capire da quanto dice Benjamin,
non tenne sempre in considerazione solo le distanze ma anche l'importanza
commerciale di città come Milano e Venezia. Ho forse capito male? Grazie
Ciao: Cinzia
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fildoc
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da fildoc »

Non devi pensare con la testa di oggi....
Il LombardoVeneto per l'impero era una specie di California.
Per questo ci furono ben quattro guerre per mollare l'osso!
Nel regno del LombardoVeneto, con governo a parte e tanto di vicere', vigeva la lira!
Anche al cambio ufficiale 5 centesimi avevano un valore superiore a 3 kreuzer...
tanto chè vi erano precise disposizioni che non si usassero nel ricco LV francobolli in Kreuzer
perchè gli utilizzatori avrebbero lucrato su una spesa inferiore!
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ciao
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Cinzia62&
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da Cinzia62& »

Ho cercato qualche notizia sulle tariffe postali nel Lombardo Veneto e in Austria in rapporto con la moneta. Fino al 1858 pare vi fosse una perfetta corrispondenza: il Kreuzer valeva 5 cent, cioè 5 centesimi di Lira Austriaca, l'unità di misura allora in vigore nel Lombardo Veneto.

Cambiano le cose invece dal 1858 con l'emissione del soldo e del fiorino. Non c'è più parità monetaria fra Austria e Lombardo Veneto e il fiorino non corrisponde alla lira austriaca ma vale circa 2,85 lire austriache -ungheresi. e il soldo, 1 centesimo, ne vale ( cioè ne costa ) 0,0285 . Così mentre il rapporto calcolato nelle tariffe postali è 3 ( per esempio da 15 cent a 3 soldi )nella realtà è 2,85. La moneta è svalutata di circa il 5%. Per questo non era possibile usare i Kreuzer nel Lombardo Veneto

La storia si ripete: anche allora esistevano le monete forti e quelle deboli... :-)
Scusate se vi ho tediato con i numeri :abb:
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francesco luraschi
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da francesco luraschi »

La lira nel Regno Italico venne introdotta da Napoleone nel 1806 e continuò a circolare per decenni. Nel 1823 87/100 equivalevano a 1 lira austriaca, poi variò nel tempo. Questo cambio facilitava la vendita dei manufatti austriaci nelle province italiane le quali era d'altra parte costrette a vendere a prezzi concordati verso l'Austria i propri prodotti a causa dei forti dazi in uscita verso l'estero.

Sicuramente le province italiane erano una notevole fonte di introiti per le casse austriache. Dai doc risulta tuttavia che molti investimenti vennero fatti dagli Asburgo nel LV anche se non mi è chiaro dove finissero questi soldi: forse nel mantenimento dell'esercito, sicuramente per mantenere un notevole apparato burocratico ereditato dall'esperienza napoleonica.

I francobolli furono probabilmente un tentativo per incentivare i commerci, scelta forse dettata da motivi economici ma anche politici. L'ideale sarebbe stata una tariffa uniforme per tutto il territorio ma, a differenza dell'Inghilterra in piena rivoluzione industriale, l'economia asburgica non era affatto vivace. Nelle province italiane, soprattutto in Lombardia, vi era un embrione di industria legato al commercio della seta ma nei territori austriaci prevaleva ancora un'economia agricola quasi a livello di latifondo.

Non era quindi possibile uniformare la tariffa e si rimediò con gli scaglioni di distanza. Tuttavia i doc coevi ci tramandano un certo timore dei postali per la novità filatelica.

Effettivamente una riduzione tariffaria ci fu, anche se la lunga distanza veniva sempre favorita come costo: il 31/05/1850 spedire una lettera di 1 lotto da Mi a Ve costava 24 carantani, il giorno dopo 9!!! Lo stesso da Co a MI: da 6 carantani a 3...


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Tergesteo
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da Tergesteo »

Ad onor del vero,l'equiparazione delle tariffe per tutto l'impero (Veneto e provincia di Mantova inclusi),con conseguente abolizione delle distanze all'interno di esso (ma non per l'estero!) avvenne dal 1° gennaio 1866.

Da quel momento,spedire una lettera da,mettiamo Venezia a Vienna,che prima costava 15 soldi,si abbassò a 5 soldi (come spedirla a Padova!).

Ovviamente,le tariffe venivano comunque moltiplicate per i numero di porti (peso).

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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da fildoc »

Comunque ribadisco che già nel 1850 non esisteva una parita' fra 5 centesimi ed un kreuzer.
Un kreuzer valeva meno di 5 centesimi.
Poi la convenzione postale interna permetteva di considerarli uguali.
Ma non si potevano usare i kreuzer in LombardoVeneto perchè essi valevano meno!
Era proibito mi pare gia' dal 1852.
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da Cinzia62& »

Non ho libri specifici sull'argomento, mi sono solo basata sui dati comparativi
contenuti in una tabella riportata su Wikipedia sulle monete in uso nel Lombardo Veneto
e in Austria. Purtroppo ho da qualche giorno dei problemi con le immagini, spero non
sia dovuto a della pirateria informatica :?: :tri: , e non riesco a mandarvi l'immagine.
In questa tabella si evince chiaramente un riallineamento del cambio con l'introduzione del soldo.
Ho fatto semplicemente dei calcoli in base a questi dati. Credo comunque si debba distinguere
fra un cambio adottato ai fini postali ed uno reale che è molto complesso da calcolare.
Bisogna avere dati certi che non sono facili da reperire. Se ci fu il divieto nell'uso reciproco
delle monete e dei francobolli, penso fosse proprio dovuto alla diparità di valore
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da fildoc »

Le variazioni soldi contro fiorini sono note
Esse furono conseguenti al dissesto finanziario dopo la guerra del 1859 e la necessaria svalutazione di entrambe le monete (per lAustria si arrivo' a cambiare anche il nome
(dopotutto Kreuzer derivava dal nome di una vecchia moneta in uso anche in Tirolo)
mentre le differenze degli anni 50 sono meno marcate...
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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da francesco luraschi »

:not: Niente olio di gomito :not:


Per pulire le tavole tipografiche a Vienna si utilizzava la macchina che vedete in allegato. La Stamperia di Corte era infatti un'azienda all'avanguardia in campo tipografico, sia per parco macchine sia per la qualità dei suoi prodotti. E i riconoscimenti internazionali che ottenne in quel periodo ne sono la conferma.

E'quanto emerge da un tour virtuale che verrà raccontato, supportato da immagini coeve, in un articolo pubblicato su Storie di Posta 7 che esce in concomitanza con Veronafil.

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Re: Lettera da Vienna

Messaggio da francesco luraschi »

Non penso comunque che sia stata questa macchina la causa dei difetti di clichè, anzi semmai li conteneva. Magari, ma da valutare, la macchina a "pompa d'iniezione" presente a Vienna che viene raffigurata in due opere diverse a distanza di 40 anni.

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