Alcune considerazioni.
Come si vede dal quadro, evidentemente fatto uscire insieme all'archivio e ai mobili dal palazzo, si capisce che il destinatario era sì un tenente colonnello ma …dell'esercito SABAUDO! Era infatti un notabile che viveva a Jesi e che si faceva vanto del grado militare facendosi ritrarre orgogliosamente in uniforme da ufficiale piemontese, addirittura con le insegne di un ordine cavalleresco di grado elevato: commendatore di prima classe dell'ordine di san Maurizio e Lazzaro era dunque un fedelissimo dei Savoia. A quel tempo i nobili potevano fare una carriera militare sui generis arrivando a comprare addirittura un brevetto del relativo grado (capitano ad esempio ma anche tenente colonnello) per poter indossare l'uniforme.
L’invio era diretto a Jesi veicolato dalla PM austriaca che aveva a Ancona e Bologna un proprio ufficio di collettoria: entrambe le sedi infatti dipendevano dalla direzione di Mantova. La posta poi veniva diramata in periferia con l’ausilio della posta pontificia.
Possibile che un personaggio così compromesso potesse far parte nel 1858 dell'armata austriaca e ancor più godere del diritto di franchigia?
Sicuramente si possono fare tante congetture sul bollo della PM aperta per altro a militari e ammanigliati: bastava pagare il porto, dove richiesto, e la lettera partiva in un canale privilegiato e alternativo.
Forse la prima descrizione del pezzo era poco fedele.

Francesco