Michele, hai centrato perfettamente la questione
ricordo a chi legge che sto esaminando i francobolli francesi perchè di questi ho trovato documentazione esaustiva sui metodi di produzione contrariamente al sistema utilizzato alla De La Rue
i francobolli delle colonie francesi (1892) sono effettivamente i più laboriosi da realizzare per le ragioni ben riassunte da Michele, vediamo allora come venivano realizzati i primi francobolli francesi , anzi, il primo ....
se avete la pazienza di seguire
io ho letto particolari molto interessanti che vedo di evidenziarvi
La Francia ha emesso il suo primo francobollo, il celebre Cérés da 20 centesimi, il 1° gennaio 1849.
Per una rapida messa in servizio del nuovo sistema di affrancatura della corrispondenza, l’amministrazione postale si era rivolta al signor Perkins, che aveva inciso il "one penny" inglese pochi anni prima. Egli domandò sei mesi di tempo per la fabbricazione dei francobolli e un prezzo ritenuto eccessivo (450.000F). La sua offerta venne rifiutata.
Nella fabbrica della zecca di Parigi, c'era uno specialista della riproduzione delle banconote con un procedimento tutto nuovo: il riporto galvanoplastico. Anatole Hulot diceva di avere un "nuovo processo" e non ne rivelava il metodo utilizzato. Il processo era molto recente (1837) e c'erano molte precauzioni da prendere nella sua attuazione.
Ceres e tasselli mobili.JPG

tasselli mobili per i valori diversi .......
Lo spessore delle parti incise era di circa 1 mm.
Il formato dell'incisione era di 29 x 24 mm (per un francobollo di 13 x 22 mm, il resto erano i margini), il suo spessore è di circa 11 mm.
L’incisione, con le sue due parti mobili, era posta su un bilancere monetario (pressa) per ottenere delle matrici in guttaperca od in piombo.
Il piombo utilizzato era di prima qualità e veniva preriscaldato.
La pressione necessaria per ottenere una riproduzione accurata nel piombo era di 600 kg / cmq.
I pezzi di piombo o di guttaperca, del formato dei francobolli erano chiamati “flans”.
La figura successiva mostra come si ottenevano i calchi di piombo, si metteva il flan dentro la virola in acciaio , a seguire il contro-conio e il colpo del bilancere schiacciava il flan che prendeva l’impronta del conio e le dimensioni esatte della virola, cioè poco più del francobollo.
flan e virole.JPG
I flan (i cubetti di piombo) erano poi collocati fianco a fianco su un marmo (rigorosamente su una superficie piana in acciaio) in 15 righe di 10 cubetti (per questa emissione si stampano di 150 francobolli ciascun foglio).
Su questo marmo, i flan erano messi al contrario (immagine da riprodurre con la faccia in giù, verso il marmo).

più avanti vedremo due ipotesi sui tête-bêche (teste rovesce)
Era necessario avere una superficie perfettamente piana dell’insieme della parte da riprodurre ma i flan non erano sempre esattamente lo stesso spessore.
D'altra parte, la parte posteriore dei cubetti di piombo permetteva di rendere meccanicamente solido tutto l’insieme.
Si collocava allora attorno ai 150 cubetti di piombo un telaio metallico con un’altezza superiore a quella dei cubetti.
Nonostante il serraggio dei cubetti nel telaio, non si poteva girare l’insieme che era troppo fragile.
Per unire tra loro tutti i cubetti di piombo, si riempiva il telaio metallico con una lega a bassa temperatura (94 gradi) composta dal 16% di stagno, 32% di piombo e 52% di bismuto.
Si riscaldava il tutto a 160°, la lega fondeva si metteva sull’insieme una soletta in ottone (spero di aver tradotto decentemente "
on plaçait sur l’ensemble une semelle en laiton")
Con il raffreddamento, tutto era stato saldato.
GALVANOS metodo 2 pag. 1.JPG
Il passo successivo era la realizzazione del galvano in rame.

Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.