
di tariffe postali ne capisco meno di zero









giorgio ha scritto:Ciao: Antonello,
in effetti , ora che me lo dici, quel segno leggero che a prima vista mi sembrava come una sbarra di Franca , se guardato meglio ha un altro pezzo a dx che lo fà assomogliare ad un 6, che starebbe per 6 grana
grazie del parere![]()
Con IL FERMO IN POSTA non si risparmiava niente?
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Antonello Cerruti ha scritto:
Non è un 6 ma - probabilmente - un 13 che termina sulla parola "Posta".
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
Antonello Cerruti ha scritto:Caro Marco, posso travisare ciò che ho segnato anch'io in rosso ma dovete anche tenere presente che il pennino usato centinaia di volte al giorno per un gesto che è sempre lo stesso e poco più di una consuetudine, non può essere preciso e perfettamente leggibile.
cirneco giuseppe ha scritto:Sarò duro di comprendonio, ma possibile che quel segno voglia dire ""13""?
Ed anche se il gesto fosse consueto e ripetitivo, esiste solo quel tipo di tassazione oppure potevano esserci altri importi?
Che so...15 grana come si scriveva?
Antonello Cerruti ha scritto:Non è un 6 ma - probabilmente - un 13 che termina sulla parola "Posta".
cirneco giuseppe ha scritto:Sarò duro di comprendonio, ma possibile che quel segno voglia dire ""13""?
nuovaipeas ha scritto:Le lettere in arrivo al Regno di Napoli per la via di terra e transitate per lo Stato pontificio, pagavano 7 grana di tassa in arrivo, se erano già affrancate per il percorso extra napoletano (Toscana + Pontificio); in questo caso l'affrancatura era di 6 crazie.
Quando l'affrancatura copriva solo la parte Toscana del percorso (3 crazie), a Napoli veniva apposta una tassa di 13 grana comprendente i 7 grana di cui sopra più il porto dovuto al transito per lo Stato Pontificio pari alla differenza tra 13 e 7 ovvero 6 grana.
Quindi è supponibile che il segno individuato sulla busta in questione, che ci assomigli o no, sia 13.