La recente asta Ferrario ha permesso a tutti noi di assistere indirettamente alla vendita di un esemplare del 20 bai ''non emesso'' della Stato Pontificio, proveniente da una striscia di 5 esemplari
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Molti di noi hanno visto il foglio completo conservato in Vaticano. L'ultimo passaggio commerciale di un esemplare di questo francobollo risalirebbe al 1993 (allora si diceva che fosse l'unico esemplare sciolto).
Ma su questo ''non emesso'' in realta' abbiamo una eccezionale testimoianza di Alberto Diena che ne scrisse nell'autunno del 1940 sul ''Corriere Filatelico''. Molti di voi sicuramente conoscono bene questa storia ma magari non proprio tutti e poi questo pezzo mi ha sempre incuriosito per cui ve ne infliggero' un riassunto.
Scriveva dunque Alberto Diena: ''L'ing, Luigi Respighi, conservatore della collezione filatelica dello Stato della Citta' del Vaticano, ha avuto la premura di mostrarci, qualche tempo fa,
ALCUNI FOGLI di prova di francobolli da 20 baiocchi dello Stato Pontificio, ricevuti in addietro dal Governatore, l'Eccellenza Camillo Serafini''.

wow... alcuni fogli, non un solo foglio. Interessante e' anche la definizione di ''prova''. Diena infatti aggiungeva che ''il disegno non deve essere stato eseguito dalla stessa persona che preparo' quelli riprodotti nei francobolli della serie 1852, pur ripetendo lo stesso soggetto. Il disegno e' piu' rozzo, la forma delle parti superiori delle Chiavi e dei caratteri e' differente e l'abbreviazione dell'indicazione della moneta e' ''BAI'' anziche' ''BAJ''. Inoltre, mentre nella serie del 1852 in ogni valore la forma geometrica della cornice si diversifica da quella degli altri, quella del 20 baiocchi e' ottagonale come nell'8 bajocchi''. Diena spiega che, come nel 1852, l'incisione venne eseguita in ottone e ''col sistema galvanoplastico si ottennero, per mezzo di una matrice di rame, gli stereotipi per la stampa tipografica''; la composizione e' simile a quella del 1852 (4 gruppi di 25); ogni esemplare e' contornato da doppi filetti (quelli orizzontali sono lunghi 20 mm circa, mentre quelli verticali sono continui al pari di quelli orizzontali marginali di ciascun gruppo.
Sempre secondo Diena, la stampa venne eseguita dalla tipografia della Camera Apostolica su carta ''bianca a macchina di qualita' piuttosto scadente ma abbastanza consistente''; inchiostro di colore giallo-limone; i fogli non sono gommati.
Stante che e' da escludersi che il francobollo da 20 baiocchi sia stato ideato e realizzato all'epoca della serie del 1852, Diena fornisce un'altra importante notizia, grazie alle ricerche archivistiche di Ferdinando Ceccarelli perche' all'archivio di stato di Roma venne rinvenuta gia' nel 1926 ''una minuta di una nota inviata dal Tesoriere alla Soprintendenza Generale delle Poste'', datata marzo 1858. Un passaggio di questo testo non venne pubblicato al momento del rinvenimento ma viene riportato nell'articolo di Diena: vi si ricordano i tagli dei francobolli esistenti e si aggiunge che sarebbe ''convenientissimo'' aumentare la gamma con un ''bollino di baj 20'', che e' la tassa semplice per la Francia'''. Sotto la data della minuta si legge ancora: ''si approva; ed alla Direz. Gen.le delle Poste per l'esecuzione - il Tesor. Gen.le''.
Su questa base la tipografia camerale dovrebbe poi avere prodotto i fogli di saggio. ''L'emissione del francobollo non ebbe luogo, o perche' esso non piacque oppure perche' fu presentato forse nel 1859, allorche' l'attenzione del Governo era rivolta gli avvenimenti politici. Sappiamo che altri progetti relativi sia alla carta dei francobolli che all'obliterazione di essi, prospettati nel periodo 1854-58, non si attuarono che nel 1867 e 1868''.
Come si e' passati da''alcuni fogli'' dell'articolo di Diena all'indicazione di un unico foglio conservato al Museo Postale Vaticano (indicazione ripetuta per lunghissimo tempo)? Indicazione peraltro rettificata nel 2009 quando si diffuse la notizia del ritrovamento di un secondo foglio completo. Ora il ritrovamento della striscia da cui e' stato prelevato l'esemplare venduto in asta conferma almeno l'esistenza di un terzo foglio, per non parlare del vecchio esemplare sciolto. E' uno dei lati belli della filatelia questa difficolta' di scrivere la parola ''fine''....
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