Ciao caro Mario
Comprndo i tuoi dubbi che sono stati anche i miei nel tempo passato, ma quello che tu dici è stato già fatto.
Se leggi attentamente i vari topic ti accorgerai che molto spesso anche noi principianti consideriamo questi elementi che tu hai elencato, aiutati da vari libri molto utili a riguardo scritti da grandi esperti che questo metodo adottano da sempre.
Si analizza il metodo di stampa, il tipo di stampa, la perlinatura, la carta, l'inchiostrazione più o meno abbondante; si guarda, se usati, la data dell'annullo (molto utile come immaginerai per eliminare o meno alcune tirature), le zone di dove è stato annullato il pezzo e così via.
Tutto questo aiuta a discernere tra un francobollo ed un altro.
A questo punto entra in gioco chiaramente la tinta.
Ti faccio un esempio veloce veloce ed abbastanza pratico (non ti scandalizzare se non scrivo in peritese e con qualche termine non perfettamente adeguato):
Un 5 centesimi del 1855 avrà le perline perfettamente visibili in quanto il cliche non è per niente usurato (se non fosse così

).
Avrà al 99% il difetto dell'interruzione dell'ornato nell'angolo inferiore sinistro, dovrà essere una prima tavola, l'interspazio tra francobolli dovrà avere delle misure precise, anche la carta sarà di un certo tipo (spessa se parliamo del n°13 Sassone) ecc ecc.
Se qualcuna di queste variabile non è soddisfatta iniziano ad esserci dei dubbi.
Poi guardiamo anche la tinta e cerchiamo di posizionarlo (a seconda il catalogo che stiamo utilizzando) in questa o quella casellina.
Ora, essendo il procedimento della preparazione degli inchiostri del tipo "artigianale", immagina quante tinte differenti si sono susseguite nel tempo.
Dato che, fortunatamente, un processo di stampa non produce oggi una tinta, domani un altra e poi di nuovo la stessa in un lasso temporale brevissimo, lo studio di tutti gli elementi detti prima assieme all'analisi della tinta permette di collocare con buona certezza un pezzo.
Il problema, come detto, può nascere tra due tinte molto vicine tra loro (ossia uno più chiaro ed uno più scuro) e qui interviene il perito esperto che avendo visto una molteplicità di francobolli potrà con buona certezza dipanare la questione e potrebbe esserci la problematica dell' "occhio diverso" tra perito e perito: uno darà una classificazione e l'altro quella vicina. Ci sta tutto!
Quando invece si vedono classificazioni a "cacchio" allora il problema è un altro ma si entra in un ambito che ho già accennato ed è quello che crea appunto, disappunto, nel neofita e che a mio avviso non dovrebbe capitare in quanto una tinta è una tinta e non la si può vedere con enorme differenza tra due periti.
Piccola differenza si, grande differenza non è a mio avviso accettabile e qui è il problema.
La soluzione a tutto questo è quindi munirsi di tanti bei libri scritti da diversi autori, studiare tanto, avere tanti confronti per esercitarsi ed affidarsi ad un perito serio, il mercato te lo indicherà con certezza.
Per il problema che hai esposto della tinta e dello scanner, questo entra in gioco solamente quando appunto (per gioco) tra di noi si postano i francobolli.
E' appunto un gioco in quanto non è possibile, attualmente, avere via elettronica la possibilità di vedere la tinta reale che solo il possessore del francobollo vede.
In compenso, si compensa, (ammazza quanti giochi di parole faccio oggi) con l'osservazione via monitor di tutte quelle caratteristiche, osservabili in tal guisa, dette prima: perlinatura, tavola, annullo ecc ecc.
Mi fermo qui sperando che non mi ci abbiate già mandato 100 righe prima.
Valerio