
Io sapevo che per la via di terra dalla Sardegna/Italia al Pontificio ci volevano 60c ed è il segno di tassa che infatti c'è, i 20c allora che porto assolvevano?
Grazie.

Carlo.
Moderatore: spcstamps
Antonello Cerruti ha scritto:A completamento dell'esatta precisazione di Erik, aggiungo solo che - in assenza di convenzione - le due amministrazioni postali consideravano le affrancature apposte in partenza come inesistenti e quindi tassavano la lettera come se non fosse stata già affrancata dal mittente.
Si trattava di un assurdo postale perchè, in questo caso, il lavoro della posta pontificia era limitato alla sola distribuzione dalla nave al destinatario ma veniva remunerato con ben 7 bajocchi.
L'assurdo era "raddoppiato" dal fatto che, se la lettera fosse stata spedita (ad esempio) da Genova e avesse fatto scalo a Livorno, avrebbe ugualmente pagato "solo" 7 bajocchi perchè considerata come in arrivo dal porto toscano di scalo.
La successiva convenzione postale mise a posto le costo.
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
andy66 ha scritto:Sì, ma a questo punto, sapendo del problema, perché le lettere non venivano spedite come 'non franche'? Cioè, per le lettere destinate in un altro stato la francatura era obbligatoria?
Antonello Cerruti ha scritto:La successiva convenzione postale mise a posto le cose.
vikingo68 ha scritto:Ciao a tutti, intervengo solo per chiedere se nel marzo 1863, data in cui è stata spedita questa lettera, era ancora possibile usare un 20c che era già fuori uso ufficialmente.
Io credo che il francobollo mancante fosse un 15c.
Un salutone, Carlo.