Sono pezzi strani, frutto probabilmente della casualità, in cui la ferrovia sembra avere avuto una parte importante dato che in un caso il bollo non è della postalettere e nell’altro caso c’è scritto “a Marano” che era una fermata della strada ferrata:
forse sono lettere accettate casualmente (e irregolarmente) dalla ferrovia e l’alto grado di rarità dell’annullo (RX) lo confermerebbe. Esistono altri casi simili riportati sia dai cataloghi sia dalla bibliografia filatelica. La lettera VE-Mira è pure in tariffa.
In effetti nel LV lo Stato deteneva il diritto di privativa per la spedizione delle lettere e dei giornali (con limiti) mentre c’era libertà di scelta per quanto riguarda pacchi e denaro. In altre parole per spedire una lettera bisognava andare in posta mentre per spedizioni di valori e/o pacchi ci si poteva rivolgere alla Franchetti, alle ferrovie, ai Lloyd ognuno con un proprio tariffario diverso da quello postale.
Non penso siano lettere di porto (bolle di accompagnamento) dato che su queste il fisco cominciò a mettere gli occhi solo nel 1862 con l’applicazione delle marche da 5 KR con annulli variamente colorati. Il regolamento delle diligenze del 1850 prevedeva la tassazione a tariffa della postalettere delle lettere di porto del peso superiore a 1 lotto unite alle spedizioni di denaro, ma il pagamento era ammesso soltanto in contanti, e i casi rarissimi che sfuggono a questa regola sono dovuti a errata interpretazione delle normative.
L’alternativa potrebbe la lettera di avviso spedita per posta separata dal pacco: coincidono sia la tariffa sia la marca adesiva, ma comunque avremmo dovuto trovare il timbro della postalettere che qui non c’è. Quindi che ci fa un timbro diverso dal Mestre (SD) /Mestre – Stazione (C1) su una marca da bollo anche se in periodo di validità?
Nell’altro caso per Mira l’etichetta blu ingarbuglia ancora di più le cose. Una lettera trattata come collo??? Mah!

Francesco