COMPRARE E VENDERE
Tutti i beni che saranno dettagliati nella nuova legge (non solo i “beni culturali” in senso stretto esemplificati nel messaggio precedente) potranno lasciare il paese solo dopo aver ottenuto un permesso d’esportazione (che prima era previsto solo per l’esportazione al di fuori dell’Unione Europea).
Tutti i venditori dovranno identificare e registrare il compratore e tenere tutta la documentazione compresa la foto del bene ceduto per almeno 30 anni (poco importa che sia una monetina dell’imperatore Costantino da 20 euro).
Secondo la versione provvisoria, per l’importazione in Germania il venditore estero dovrà fornire adeguata documentazione in merito ai passaggi di proprietà degli ultimi 20 anni e - udite, udite - un permesso d’esportazione da parte del paese d’origine. ATTENZIONE!
Faccio un esempio.
“Paese d’origine” vuol dire che se una casa d’aste italiana esporta in Germania un’antica porcellana cinese, il paese d’origine non è quello da cui il bene esce o dove è stato collezionato magari per 200 anni. No! Il paese d’origine è quello in cui il bene è stato prodotto, cioè la Cina.
E qui comincia l’incubo burocratico e legale.
Se non si ottemperasse a tali richieste, un bene passato di mano senza i dovuti adempimenti sarebbe considerato “illecitamente posseduto” e, se venisse fermato in dogana, verrebbe confiscato.
LA PETIZIONE TEDESCA
Io non sono contrario a leggi illuminate che regolino il mercato, ma questa legge tedesca, se venissero confermate tutte le anticipazioni, potrebbe creare non pochi problemi a chi abbia legalmente acquistato sul mercato regolare: qualcuno parla di un’applicazione della legge con valore retroattivo.
In che senso? E a partire da quale anno?
A questa domanda non so rispondere, perché non c’è trasparenza su ciò che bolle in pentola.
Provate a pensare:
E una collezione filatelica di un italiano specializzata sulla “corrispondenza tra antichi stati italiani e antichi stati tedeschi” potrebbe essere rivendicata come “bene culturale tedesco”?
Secondo le premesse di cui sopra, sì.
Ma se parte delle lettere è partita dall’Italia con francobolli italiani, allora è bene italiano.
Sì e no, perché le lettere dopo essere partite sono entrate a far parte di un archivio privato o pubblico tedesco e quindi è un bene tedesco. Si deciderebbe davanti a un giudice o attraverso i canali diplomatici.
Se si aprisse una controversia del genere, avete idea delle spese legali e dei tempi burocratici, prima di poter eventualmente ritornare in possesso della vostra collezione?
Vi ho riferito quanto so. Se avete informazioni migliori, più precise, o più aggiornate o diverse, vi prego di pubblicarle.
Nel frattempo, comunque la pensiate, date un’occhiata a questa petizione aperta da Ursula Kampann studiosa di numismatica (
https://de.wikipedia.org/wiki/Ursula_Kampmann ;
http://sunflower.ch/en/sunflower/team/ursula-kampmann ) e curatrice di Muenzewoche.de e Coinsweekly.com.
Qui parla della petizione:
http://www.coinsweekly.com/en/News/4?&id=3549
E qui trovate la petizione già sottoscritto da 14.000 persone, privati collezionisti, galleristi, case d’asta e studiosi:
https://www.openpetition.de/petition/on ... it_IT.utf8