Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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Napoli1860
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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gipos ha scritto: 19 marzo 2025, 11:45 ... di notizie false ne sono riportate più di una, come quella che recita che le bande dei ribelli spuntano da ogni dove a mille a mille da S. a So facendo intendere che le colline intorno il promontorio del pianto dei Romani pullulassero di Garibaldini che sappiamo essere sempre 889, mentre Landi aveva a disposizione oltre 4 500 uomini armati di tutto punto con la possibilità di utilizzare anche l'artiglieria.
Gli stessi garibaldini, nel raccontare la battaglia, riferiscono di aver avuto la costante sensazione che potesse finire malissimo, e che la loro vittoria fosse addirittura un miracolo.

Dalle memorie di Cesare Abba:
b.png
c.png
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gipos
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da gipos »

Ciao: Ciao: a tutti,
Giuseppe purtroppo personaggi come Landi, Romano, Acton, Clary hanno segnato le sorti di una guerra non dichiarata, non si può assolutamente pensare che una forza di oltre 30.000 soldati ben organizzati possa aver ceduto il passo a Garibaldi con i suoi mille.
Gli alti ufficiali nelle vignette dei vari giornali venivano raffigurati con le teste d'asino mentre i soldati con la testa di leone, nulla volendo togliere ai valorosi Garibaldini.
Giuseppe
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Antonello Cerruti
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da Antonello Cerruti »

Già appartenuti alla mia collezione, questi due giornali contengono la cronaca di quei giorni in cui nasceva l'Italia.
Risalgono esattamente a 164 anni fa.
Sono affrancati con due belle Crocette, una delle quali posizione 100 con l'intero angolo di foglio.
Sono scansioni di tanti anni fa, in bassa risoluzione.
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
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Napoli1860
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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Antonello Cerruti ha scritto: 20 marzo 2025, 9:08 Già appartenuti alla mia collezione, questi due giornali contengono la cronaca di quei giorni in cui nasceva l'Italia.
Risalgono esattamente a 164 anni fa.
Sono affrancati con due belle Crocette, una delle quali posizione 100 con l'intero angolo di foglio.
All'indiscusso pregio strettamente filatelico - per rarità e qualità degli oggetti - vi si aggiunge appunto una connotazione storica di grande la rilevanza.

La prima data - il 20 febbraio - si annovera addirittura tra i candidati a "giorno della proclamazione de Regno d'Italia", e l'occasione sarà utile per un chiarimento generale.

Nella storia, quella vera, le date hanno un'importanza relativa; servono più che altro a focalizzare un periodo, a ordinare cronologicamente gli eventi, per poter dargli così una struttura; ma poi dire "il fatto X è accaduto nel giorno xyz" - specie se si tratta di atti formali - ha molto di convenzionale.

Pensateci: noi festeggiamo la Repubblica il 2 giugno, che è il giorno del referendum in cui questa forma di governo prevalse sulla monarchia; ma allora - per coerenza - l'unità d'Italia dovrebbe essere avvenuta il 21 ottobre 1860, quando vi furono i plebisciti napoletani; o - voler essere pignoli - il 4-5 novembre, quando il processo fu ultimato con il voto nelle Marche e in Umbria.

E però Francesco II di Borbone - in quel momento - era ancora asserragliato a Gaeta, il nuovo Regno (d'Italia) non era stato formalmente proclamato (né riconosciuto di conseguenza da altri Stati) e... quindi?

Quindi, l'unità d'Italia potrebbe essere datata 18 febbraio 1861, prima seduta del Parlamento piemontese (proto-italiano) dopo la caduta di Gaeta; oppure - appunto - potrebbe essere il 20 febbraio, quando Vittorio Emanuele pronunciò il primo discorso della corona, successivo alla resa borbonica.

Il secondo giornale - quello del 19 marzo - presumo che dovesse avere contenuti di grandissimo interesse storico (visto che il 17 marzo era stata data ufficialità al Regno di Italia, che sarà pur stato solo una formalità, ma serviva a dire al mondo intero - e in particolare a Napoleone III - che l'Italia unità non era il risultato di una quanto meno ambigua operazione militare, ma l'espressione di una diffusa volontà di popolo).
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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lingo ha scritto: 19 marzo 2025, 15:18 Grazie Giuseppe, allora insisto.
Insisti Pasquale, insisti! :-)
Anche perché mi piace molto questo intreccio tra l'aspetto storico (che è un po' il mio ambito di elezione) e la descrizione squisitamente tecnica degli oggetti (in cui sei maestro); su questo punto, anzi, mi riservo un intervento dedicato.

A proposito del 19 gennaio, riporto uno stralcio dalla pagina della collezione.

"Si arriva a nuova tregua, mediata ancora da Napoleone III: una cessazione delle ostilità dall’8 al 19 gennaio, in attesa del possibile accordo di capitolazione [...].

All’avvicinarsi del 19 gennaio Re Francesco decide per una resistenza a oltranza. «Ritirandomi io cederei una Fortezza ancora intatta, oscurerei il mio onore militare, e per un eccesso di prudenza rinunzierei a tutte le eventualità e a tutte le speranze dell’avvenire».

Il 19 gennaio le sette navi da guerra francesi lasciano la rada di Gaeta, i piemontesi mettono in atto un blocco navale per isolare la città, i napoletani si preparano a tenere botta
".

Qui trovate l'intera narrazione

https://aldiquadelfaro.blogspot.com/202 ... il-re.html
Napoli1860
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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gipos ha scritto: 19 marzo 2025, 22:17 purtroppo personaggi come Landi, Romano, Acton, Clary hanno segnato le sorti di una guerra non dichiarata, non si può assolutamente pensare che una forza di oltre 30.000 soldati ben organizzati possa aver ceduto il passo a Garibaldi con i suoi mille.
Giuseppe, volendo fare un esercizio di massimo realismo, si deve riconoscere che quando un esercito con 60.000 effettivi, che possono agevolmente diventare 80.000, e se occorre pure 100.000 (ricordiamolo: 18 dei 30 milioni di ducati del bilancio del Regno erano destinati all'esercito), ebbene, quando ciò accade, è ovvio che tutti hanno una parte di colpa, e che nessuno può dirsi completamente immune da responsabilità.

Qual è fu la colpa di Re Francesco? Signori, con una masnada di invasori sul territorio, per il Re c'era una sola cosa da fare: mettersi capo dell'esercito per andare incontro a Garibaldi e alle sue camice rosse, per fargli fare un bagno a mare che dovevano ricordarselo per il resto della vita. E invece cosa fa, Francesco? Chiede la mediazione diplomatica di Napoleone, triste e paradossale epilogo di un Regno che - sotto Ferdinando - non permetteva a nessuno di immischiarsi negli affari delle Due Sicilie.

E Napoleone? Come replica, cosa dice? Dice - sostanzialmente - che lui, ormai, non può fare più nulla, che l'unica via di salvezza è tentare un'alleanza col Piemonte, una sorta di gentlemen agreement tra Case Reali. E' pazzesco, perché il suggerimento presumeva - assurdamente - che Cavour&Co. non c'entrassero nulla con la spedizione garibaldina, eppure è proprio questo che Napoleone III dice a Francesco II: alleati col Piemonte.

Ma il Piemonte non avrebbe mai stipulato un'alleanza con un Sovrano incostituzionale, e così Francesco II - seppur tra mille angosce - si trova a dover rinnegare da un giorno all'altro una politica che era stata il marchio di fabbrica dei Borbone: con l'Atto Sovrano del 26 luglio 1860, Francesco II concede la Costituzione, rinnova l'intero Governo con figure liberali (in cui troverà spazio Don Liborio Romano) e cambia addirittura la bandiera del Regno.

Fu una scelta suicida, fuori tempo, che non gli valse le simpatie dei liberali e mandò in totale confusione i fedeli alla monarchia. L'esercito - in particolare - si trovò totalmente spiazzato. Quando ai soldati veniva chiesto di gridare "Viva la Costituzione!", loro, di rimando, rispondevano "Viva il Re!", e la scena si ripeté non una, non due, ma ben tre volte.

E' vero: ci furono numerosi e vergogni tradimenti - che a rileggerne oggi le dinamiche, ancora ribolle il sangue - ma la Costituzione - come aveva previsto il Generale Carrascosa - si rivelò "la tomba della monarchia".

Per chi fosse interessato all'argomento, qui c'è la narrazione puntuale

Storia delle Costituzioni borboniche: https://aldiquadelfaro.blogspot.com/202 ... onica.html

L'Atto Sovrano del 26 giugno 1860: https://aldiquadelfaro.blogspot.com/202 ... liano.html
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mene60
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da mene60 »

Nella storia, quella vera, le date hanno un'importanza relativa; servono più che altro a focalizzare un periodo, a ordinare cronologicamente gli eventi, per poter dargli così una struttura; ma poi dire "il fatto X è accaduto nel giorno xyz" - specie se si tratta di atti formali - ha molto di convenzionale.

Pensateci: noi festeggiamo la Repubblica il 2 giugno, che è il giorno del referendum in cui questa forma di governo prevalse sulla monarchia; ma allora - per coerenza - l'unità d'Italia dovrebbe essere avvenuta il 21 ottobre 1860, quando vi furono i plebisciti napoletani; o - voler essere pignoli - il 4-5 novembre, quando il processo fu ultimato con il voto nelle Marche e in Umbria.

E però Francesco II di Borbone - in quel momento - era ancora asserragliato a Gaeta, il nuovo Regno (d'Italia) non era stato formalmente proclamato (né riconosciuto di conseguenza da altri Stati) e... quindi?

Quindi, l'unità d'Italia potrebbe essere datata 18 febbraio 1861, prima seduta del Parlamento piemontese (proto-italiano) dopo la caduta di Gaeta; oppure - appunto - potrebbe essere il 20 febbraio, quando Vittorio Emanuele pronunciò il primo discorso della corona, successivo alla resa borbonica.

Il secondo giornale - quello del 19 marzo - presumo che dovesse avere contenuti di grandissimo interesse storico (visto che il 17 marzo era stata data ufficialità al Regno di Italia, che sarà pur stato solo una formalità, ma serviva a dire al mondo intero - e in particolare a Napoleone III - che l'Italia unità non era il risultato di una quanto meno ambigua operazione militare, ma l'espressione di una diffusa volontà di popolo).
Giusto, Giuseppe. A proposito della nostra Repubblica e per rafforzare il tuo ragionamento, date forse anche più significative del 2 giugno potrebbero essere il 13 giugno (quando re Umberto partì per l'esilio e De Gasperi) o il 18 giugno (quando la Cassazione proclamò i risultati definitivi del referendum).
Il fatto è che i processi storici non avvengono in un giorno e gli storici stessi, facendo il loro mestiere, tendono a sottolineare l'aspetto giuridico o quello fattuale a seconda delle loro sensibilità. Basti dire, citando l'esempio che facevo ieri della II guerra d'indipendenza, ho trovato nei testi tre date diverse per l'inizio: il 26 aprile (respingimento dell'ultimatum austriaco, quindi di fatto accettazione dello stato di guerra), il 27 aprile (dichiarazione formale di guerra dell'Austria al Regno di Sardegna), 29 aprile (entrata delle truppe austriache nei territori sardi). Due date fattuali, una data giuridica. Qual è quella giusta? A mio avviso, tutt'e tre e nessuna delle tre.
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gipos
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da gipos »

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Buon pomeriggio, giornale del 14 settembre 1860 in cui viene pubblicato il diario di un volontario Garibaldino, che si accinge a partire per oltrepassare lo stretto e toccare le sponde della Calabria e quindi iniziare la risalita continentale; abbiamo sempre immaginato che la spedizione sia stata sovvenzionata con i fondi messi a disposizione dal Regno Unito grazie alle piastre in argento turche, in questo diario si espresso riferimento alle monete in argento che i volontari avevano a disposizione.
Mi auguro che lo troviate interessante anche per le notizie che il volontario dà.
Giuseppe
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filippo_2005
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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Anche io posto un mio giornale il quale tra nome e data acquista una connotazione "iconica" Ciao: Ciao: Ciao: Ciao:

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filippo_2005
https://raccoltaasiregnoaldoefilippo.blogspot.com/ il blog della raccolta iniziata da mio padre e proseguita da me
colleziono antichi stati e regno su lettera, fino alla floreale compresa.
Mi interessano anche Timbri e Annulli di Russi fino al 1900.
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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filippo_2005 ha scritto: 20 marzo 2025, 18:55 Anche io posto un mio giornale il quale tra nome e data acquista una connotazione "iconica" Ciao: Ciao: Ciao: Ciao:

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Buonasera Filippo,
non so se è solo un problema mio, ma cliccando sul link che hai postato mi si apre semplicemente una pagina bianca.
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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gipos ha scritto: 20 marzo 2025, 17:51 abbiamo sempre immaginato che la spedizione sia stata sovvenzionata con i fondi messi a disposizione dal Regno Unito grazie alle piastre in argento turche, in questo diario si espresso riferimento alle monete in argento che i volontari avevano a disposizione.
Questa è stata a lungo tacciata di essere una "leggenda neoborbonica", che solo in tempi relativamente recenti si è documentato essere qualcosa di drammaticamente reale; qui - grazie a Giuseppe - ne abbiamo una pregevole testimonianza a livello individuale (e più in generale, sì, è davvero sorprendente leggere quanta fiducia si riponesse nel nuovo corso).

Io, forse, avrò una sensibilità tutta mia, ma sono rimasto scioccato dal sentire con quanta leggerezza - e quasi con un tono canzonatorio - il Professore (torinese) Barbero giustifica il finanziamento inglese di un atto di pirateria internazionale...

https://www.youtube.com/watch?v=Ier8ffQJMJc&t=542s
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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gipos ha scritto: 20 marzo 2025, 17:51 abbiamo sempre immaginato che la spedizione sia stata sovvenzionata con i fondi messi a disposizione dal Regno Unito
Ancora oggi, in tantissimi assumono una faccia a forma di punto interrogativo, quando gli dici che la conquista delle Due Sicilie avvenne sotto l'alta regia (ma anche la bassa cucina) del Regno Unito. "Il Regno Unito?" - ti dicono - "E perché mai ce l'avrebbe dovuta avere con i Borbone?".

In effetti, fino al Congresso di Vienna, Londra e i Borbone andavano d'amore e d'accordo. Ferdinando I aveva persino nominato Duca di Bronte l'Ammiraglio Nelson; al Congresso di Vienna, poi, aveva accettato di perdere Malta (che apparteneva alla Sicilia dai tempi dei Normanni). Le inimicizie sorsero con Ferdinando II, la cui unica colpa - alla fine - era di non dare fastidio a nessuno e di non volere che nessuno desse fastidio a lui. In estrema sintesi:

1830 - Ferdinando II sale sul trono del Regno delle Due Sicilie

1831 - disputa con inglesi e francesi per il possesso dell'isola Ferdinandea, uno scoglio alto 60 metri con un'estensione di circa 4,5 km quadrati, sbucato fuori nel canale di Sicilia (e fortunatamente rinabissatosi prima che scoppiasse una guerra).

1834 - Rifiuto di Ferdinando II di schierarsi nell'ambito della Prima Guerra Carlista.

1835 - Azioni di contrasto di Ferdinando II per il matrimonio del fratello (un soggetto impresentabile) con una borghese d'Irlanda, imparentata col visconte Palmerston.

1838 - Questione degli zolfi siciliani (l'Inghilterra ne voleva mantenere il monopolio per due spicci, laddove Ferdinando voleva mettere a reddito quella straordinaria - per l'epoca - risorsa naturale: anche stavolta si andò a un passo così dalla guerra).

1848 - Appoggio inglese alla rivoluzione siciliana, salvo poi voltargli faccia quando le cose si mettono male.

1851 - Gladstone è a Napoli, ufficialmente per curare la figlia, ma il suo soggiorno si trasforma in una (superficialissima) indagine sulle condizione del Regno: "la negazione di Dio eretta a sistema di governo" è la frase rimasta celebre per rappresentare i Borbone.

1853 - Ferdinando II rifiuta di schierarsi nella Guerra di Crimea (e, a dirla tutta, parteggia per la Russia più di quanto avrebbe dovuto fare un Sovrano formalmente neutrale).

1856 - Inghilterra e Francia ritirano i loro ambasciatori da Napoli.

1857 - C'erano una volta un napoletano, un piroscafo piemontese, e due macchinisti inglesi: ovvero, la Spedizione di Sapri di Pisacane, che su scala microscopica rappresenta (anche se con esito diverso) ciò che sarebbe poi avvenuto con i "Mille".

1859 - Iniziano i lavori per il Canale di Suez, e l'Inghilterra non può tollerare che vi sia un governo ostile in una zona - il sud delle penisola italiana - destinata a diventare strategica.

22 maggio 1859: Re Ferdinando II abdica da questo mondo.
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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Lettera da Napoli a Maglie coppia 1 grano 2 tav_rid.jpg
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Questa lettera di Pasquale la reputo di immenso valore pedagogico.

La formazione scolastica e universitaria ci abitua a pensare all'acquisizione della conoscenza come a un processo lineare: prima l'aritmetica, poi l'algebra, quindi il calcolo infinitesimale, e a seguire l'analisi superiore.

Va benissimo, per carità, anche perché è giusto prospettare un ordine logico a una giovane mente che deve apprendere.

Ma la conoscenza - quella vera, non scolastica - è un processo circolare: non c'è un prima, non c'è un dopo, e a volte, per capire davvero quel che è stato convenzionalmente piazzato "prima", bisognerebbe a rigore già sapere quel che convenzionalmente è stato collocato "dopo" (penso che un po' tutti l'abbiamo sperimentato: solo andando avanti abbiamo davvero compreso ciò che avevamo studiato in precedenza).

Ora, dato che la conoscenza è un cerchio, e quindi non esiste nessun "prima" e nessun "dopo", bisogna solo scegliere un punto di ingresso in questo processo circolare, per poi iniziare a girare. E qualunque punto va bene, non c'è una gerarchia, non ci sono propedeuticità, ma semplicemente inclinazioni personali da assecondare e raffinare.

Quindi, ad esempio, si può essere attratti dall'aspetto puramente storico della filatelia classica, e farne di conseguenza il proprio entry point; ma prima o poi - se non si sia gravati da pesanti pregiudizi - si finirà col notare alcune particolarità tecniche dei francobolli, e ci si comincerà a fare alcune domande (come mai questa stampa è smossa? cosa sono queste striature verticali? perché qui la stampa è evanescente? e così via) e si finirà con l'occuparsi di cose a cui - al principio - non sarebbe mai venuto di pensare.

E - in senso inverso - si può essere direttamente attratti dalle technicalities di produzione dei francobolli, e improntare su questo aspetto tutto il proprio studio e la propria collezione, per poi magari scoprire di aver portato dentro l'album un oggetto che ha anche un contenuto storico e iniziare ad appassionarsi all'argomento.

Ognuno - chiaramente - manterrà sempre inalterato il proprio ambito di elezione, ma quell'ambito - se non si hanno preclusioni ideologiche - diventerà, nella migliore interpretazione del pensiero più raffinato di Mondolfo, "uno spunto per capire, per apprendere, per saltare a campi ben diversi dalla filatelia, insomma per arricchirsi dentro".
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Napoli1860
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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Cos'erano 2 grana? La tariffa per una lettera standard per l'interno - vi diranno i filatelici.

Sì, va bene, ma a parte questo, cos'erano 2 grana nella vita di ogni giorno? Quando si impiegavano 2 grana per affrancare una lettera a quali usi alternativi li si stavano sottraendo? E quando se ne mettevano 20? E quando si arrivava a 250 grana?

Nell'opera del de Cesare si ricavano qua e là delle informazioni, e qualcosa di interessante si trova pure nei siti numismatici (forse fisiologicamente un po' più attenti di noi alla tematica del "costo della vita" dell'epoca); ma le fonti migliori - come sempre - rimangono i documenti originari, del tempo.

Questi erano - in concreto, in pratica, nella vita di ogni giorno - i grana nella Napoli del 1852 (seconda colonna; la prima indica i ducati).

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gipos
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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Inserisco alcune lettere sperando che incuriosiscono un tantinello Giuseppe e Pasquale, le prime due sono strettamente correlate la prima diretta a Foggia nel settembre 1860,la seconda del 4 febbraio 1861 perché trattasi di esposto anonimo affinché venisse nominato quanto prima il successore del primo destinatario visto che dal momento delle dimissioni del Governatore la situazione in capitanata risulta assai instabile.
Le altre lascio l'ardua sentenza a chi ha più esperienza di me.
Giuseppe
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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Posto una lettera spedita da Genova per Parigi in cui un giovane volontario dei Cacciatori delle Alpi chide al suo interlucotore d'oltralpe, di perorare la causa italisna; il volontario altri non era che Ippolito Nievo, che seguirà Garibaldi nel 1860 colla spedizione dei Mille, il 4 marzo 1861 Nievo s'imbarca sul piroscafo Ercole per Napoli dove non arriverà mai perché il piroscafo esplode, ho inserito anche il link di una trasmissione realizzata da Giovanni Minoli che racconta tutte le storture del caso, credo che Minoli non possa essere tacciato di Neoborbismo.
Giuseppe
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Ultima modifica di gipos il 22 marzo 2025, 18:32, modificato 2 volte in totale.
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lingo
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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gipos ha scritto: 22 marzo 2025, 17:29 IMG_20250322_164301_edit_17059812342708.jpg[attachment=4]IMG_20250322_164301_edit_17059812342708
Inserisco alcune lettere sperando che incuriosiscono un tantinello Giuseppe e Pasquale, le prime due sono strettamente correlate la prima diretta a Foggia nel settembre 1860,la seconda del 4 febbraio 1861 perché trattasi di esposto anonimo affinché venisse nominato quanto prima il successore del primo destinatario visto che dal momento delle dimissioni del Governatore la situazione in capitanata risulta assai instabile.
Le altre lascio l'ardua sentenza a chi ha più esperienza di me.
Giuseppe
Buon pomeriggio Giuseppe ed a tutti,
oltre a complimentarmi per gli interessanti documenti che hai presentato, posso solo aggiungere che dopo 160 anni la situazione in Capitanata non é affatto migliorata :cry:
Ciao: Ciao:
_____________
Cordiali saluti
Pasquale Agosti
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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Grazie per i complimenti Pasquale quelli fanno sempre piacere, se la cosa può darti sollievo ti posso garantire che in Sicilia non solo le cose sono migliorate ma addirittura peggiorate in maniera spropositata.
Giuseppe
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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gipos ha scritto: 22 marzo 2025, 18:03 ... il 4 marzo 1861 Nievo s'imbarca sul piroscafo Ercole per Napoli dove non arriverà mai perché il piroscafo esplode,
Davvero straordinario, Giuseppe: sei una sorpresa continua! :clap:

Quanto all'episodio - lo ricordo - è ciò che è stato definito il primo dei grandi "misteri" italiani... :preo:
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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Grazie a te e Pasquale, ti chiedo cortesemente se puoi d'inserire il link perché purtroppo non riesco a farlo.
Giuseppe
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