Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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Napoli1860
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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lingo ha scritto: 22 marzo 2025, 18:19 dopo 160 anni la situazione in Capitanata non é affatto migliorata :cry:
gipos ha scritto: 22 marzo 2025, 18:27 in Sicilia non solo le cose sono migliorate ma addirittura peggiorate in maniera spropositata.
Ma forse, sapete, siamo noi a "sbagliare candeggio", come recitava una pubblicità della mia infanzia.

Perché mai le cose dovrebbero cambiare? Le cose non cambiano (in meglio) "perché sì". Le cose cambiano (in meglio) se c'è una volontà precisa a farle cambiare (in meglio). Altrimenti restano come sono. Anzi, no: peggiorano.

E per questo che - come già dicevo - a me viene da sorridere quando mi dicono "eh, vabbè, ancora con questa storia del 1860... sono passati più di 160 anni, ormai". Per quel che mi riguarda, ne potranno pure trascorrere 1600, ma sarà sempre nel nostro processo di nascita che andranno ricercate le nostre storture...

C'è un bellissimo libro di Arrigo Petacco - Il regno del Nord. 1859: il sogno di Cavour infranto da Garibaldi, scritto davvero molto bene, piacevole, scorrevole e al tempo stesso preciso - in cui si documenta bene come l'idea di una Italia unita da nord a sud non passava per la testa a nessuno, e non era neppure desiderata.

Guardate cosa scrive Cavour a Vittorio Emanuele, a conclusione degli accordi di Plombiers, quando si era stabilito che il Piemonte si sarebbe preso il Lombardo Veneto e qualche legazione pontificia: "Vostra Maestà diventerà di diritto il sovrano della metà più ricca e più forte dell'Italia e sarà di fatto il sovrano dell'intera penisola".

Signori, possono pure essere trascorsi 160 anni (che poi, a dirla tutta, dalla prospettiva di uno storico, 160 anni non sono nulla) ma noi lì siam rimasti, a Cavour e a Vittorio Emanuele, che consideravano la " metà più ricca e più forte dell'Italia" come se fosse "di fatto [...] l'intera penisola".
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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Questo è il link segnalato da Giuseppe

https://www.youtube.com/watch?v=gIPXydu-vFw
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lingo
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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gipos ha scritto: 22 marzo 2025, 18:27 Grazie per i complimenti Pasquale quelli fanno sempre piacere, se la cosa può darti sollievo ti posso garantire che in Sicilia non solo le cose sono migliorate ma addirittura peggiorate in maniera spropositata.
Giuseppe
:-))
gipos ha scritto: 22 marzo 2025, 18:03 Screenshot_20250322_174003_edit_19641480096481.jpgScreenshot_20250322_174003_edit_19641480096481[attachment=3]Screenshot_20250322_174003_edit_19641480096481.jpgScreenshot_20250322_174003_edit_19641480096481.jpg
Posto una lettera spedita da Genova per Parigi in cui un giovane volontario dei Cacciatori delle Alpi che al suo interlucotore d'oltralpe di perorare la causa italisna; il volontario altri non era che Ippolito Nievo, che seguirà Garibaldi nel 1860 colla spedizione dei Mille, il 4 marzo 1861 Nievo s'imbarca sul piroscafo Ercole per Napoli dove non arriverà mai perché il piroscafo esplode, ho inserito anche il link di una trasmissione realizzata da Giovanni Minoli che racconta tutte le torture del caso, credo che Minoli non possa essere tacciato di Neoborbismo.
Giuseppe
:clap: :clap: :clap:
a proposito dei Cacciatori delle Alpi...

Il 16 maggio 1859 (data di arrivo a Napoli della lettera in collezione) Giuseppe Garibaldi attraversa Biella con i volontari dell'appena costituito reggimento dei “Cacciatori delle Alpi” per poi proseguire diretti a combattere in una campagna di liberazione della Lombardia settentrionale nel corso della seconda guerra di indipendenza.
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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Napoli1860 ha scritto: 22 marzo 2025, 19:08 Signori, possono pure essere trascorsi 160 anni (che poi, a dirla tutta, dalla prospettiva di uno storico, 160 anni non sono nulla) ma noi lì siam rimasti, a Cavour e a Vittorio Emanuele, che consideravano la " metà più ricca e più forte dell'Italia" come se fosse "di fatto [...] l'intera penisola".
Condivido quanto scrivi e la cosa è tangibile nel quotidiano.

Pubblico ancora un documento postale che ritengo sia attinente all'argomento del thread.

Il 9 luglio 1859 (data di partenza da Foggia della lettera in collezione) iniziano i preliminari di Villafranca.
Napoleone III, Imperatore di Francia, in segreto avvia le trattative con Francesco Giuseppe I, Imperatore d’Austria, per ottenere un armistizio nella seconda guerra d’indipendenza, forse, temendo un'alleanza tra Vienna e Berlino. L'imperatore rinuncia al progetto di conquistare il Veneto, sperando di liberare Venezia grazie ad un'intesa diplomatica con l'Austria, senza altri spargimenti di sangue. I preliminari furono sottoscritti dopo tre giorni a Villafranca.

L’11 luglio 1859 (data di arrivo a Napoli della lettera in collezione) viene firmato l’armistizio di Villafranca tra Francia ed Austria.
L'armistizio di Villafranca, concluso da Napoleone III di Francia e Francesco Giuseppe I d'Austria l'11 luglio 1859, pose le premesse per la fine della seconda guerra d'indipendenza. L'armistizio di Villafranca causò le dimissioni del Presidente del Consiglio piemontese Cavour, che lo ritenne una violazione del trattato di alleanza sardo-francese. Quest'ultimo prevedeva infatti la cessione al Piemonte dell'intero Lombardo-Veneto, diversamente dai termini dell'armistizio che disposero la cessione della sola Lombardia (nella sua estensione attuale eccetto Mantova).
L'armistizio di Villafranca, a cui anche il re di Sardegna Vittorio Emanuele II pose la firma il 12 luglio, fu ratificato dalla Pace di Zurigo del novembre 1859.
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da gipos »

IMG-20250324-WA0011_edit_57107977758992.jpg
Buongiorno a tutti, oggi vi mostro 2 lettere una de 11 settembre 1862 affrancata per 2 grana da Napoli a Gallipoli, chiedo sia a Pasquale che a Giuseppe di dirmi se il 2 grana presenta qualcosa di particolare, poi immetto le immagini di una letterina affrancata con grana P N spedita l'8 luglio ma di fatto rimane bloccata a Napoli fino al 15 per poi arrivare a destinazione Montemilone il 18, immagino per via degli scontri tra i gruppi di (Briganti-Partigiani) e le forze messe in campo dal Governo Piemontese.
Sperando di avere ragguagli vi saluto con la consueta cordialità
Giuseppe
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lingo
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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gipos ha scritto: 25 marzo 2025, 12:55 IMG-20250324-WA0011_edit_57107977758992.jpgBuongiorno a tutti, oggi vi mostro 2 lettere una de 11 settembre 1862 affrancata per 2 grana da Napoli a Gallipoli, chiedo sia a Pasquale che a Giuseppe di dirmi se il 2 grana presenta qualcosa di particolare, poi immetto le immagini di una letterina affrancata con grana P N spedita l'8 luglio ma di fatto rimane bloccata a Napoli fino al 15 per poi arrivare a destinazione Montemilone il 18, immagino per via degli scontri tra i gruppi di (Briganti-Partigiani) e le forze messe in campo dal Governo Piemontese.
Sperando di avere ragguagli vi saluto con la consueta cordialità
Giuseppe IMG-20250324-WA0011_edit_57107977758992.[attachment=3]IMG-20250324-WA0011_edit_57107977758992.jpgIMG-20250324-WA0012_edit_57123901427219.jpg
Il 2 grana di Napoli appartiene alla terza tavola, probabilmente al gruppo di destra. A video la sua tonalità di colore appare carminio vivo.
Buona giornata
Pasquale
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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Grazie infinite Pasquale per le tue spiegazioni, riguardo alla lettera dell'11 settembre ho trovato qualcosa che la rende interessante, si tratta delle disposizioni emesse dal Ministero delle finanza in cui si intima la sospensione della stampa dei francobolli del Regno di Napoli, immagino che sia il primo provvedimento in merito, poi sappiamo che sono stati emesse altre direttive.
Giuseppe
Screenshot_20250324_181849.jpg
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da gipos »

Buongiorno a tutti, ho trovato degli spunti interessanti inerenti il periodo giugno luglio 1862 accaduti nelle zone di Potenza, Vesta, Montemilone con aspri scontri proprio nel bosco nei pressi di Montemilone tra la colonna Ungherese ed i gruppi di rivoltosi lealisti.
Evidentemente gli addetti alle poste di Napoli sapendo delle condizioni insicure delle tratte postali hanno ritenuto di tenere la busta in giacenza in attesa di notizie rassicuranti per il buon svolgimento del servizio postale.
Giuseppe
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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lingo ha scritto: 23 marzo 2025, 18:29 L’11 luglio 1859 (data di arrivo a Napoli della lettera in collezione) viene firmato l’armistizio di Villafranca tra Francia ed Austria.
[...]
L'armistizio di Villafranca, a cui anche il re di Sardegna Vittorio Emanuele II pose la firma il 12 luglio, fu ratificato dalla Pace di Zurigo del novembre 1859.
Ringrazio Pasquale per aver portato all'attenzione - col suo bel documento - la data di un evento poco conosciuto, e che invece meriterebbe molta più considerazione.

Ne riassumo il senso:

- la guerra franco-piemontese all'Austria scoppia a seguito degli accordi di Plombiers, con l'idea di estromettere gli austriaci dal Lombardo-Veneto;

- l'impresa riesce solo a metà: la Lombardia entra nel Regno di Sardegna, il Veneto rimane austriaco;

- in tutti gli Stati confinanti (Modena, Parma, Toscana, Romagne) sono però nel frattempo scoppiate delle rivolte spintanee, eterodirette da Torino, che hanno suggerito ai vari Sovrani di abbandonare i loro territori (che, per inciso, non era codardia, ma - se vogliamo - la più nobile e pacifica forma di protesta contro le rivoluzione, nell'attesa che le diplomazie europee li ricollocassero al loro posto, come gli suggeriva l'esperienza passata)

- a Villafranca - in estrema sintesi - accade questo: l'Austria accetta che Parma possa finire in mano ai Savoia (con i Borbone, in fondo, non avevano granché da spartire) ma pretende che Modena e Toscana ritornino a Francesco V e a Leopoldo II; Napoleone III, d'altra parte, è legato ala Duchessa di Parma, e l'idea di farla sloggiare non gli aggrada proprio (come testimoniano le vicissitudini della IV di Sardegna nei territori ex Parma).

- quando si apre la conferenza di Zurigo, per la liquidazione delle pendenze, i fatti compiuti hanno ampiamente sovrascritto gli accordi diplomatici: Parma, Modena, Toscana e Romagne si trovano in mano a plenipotenziari di Torino che hanno in tasca "la volontà popolare" di far parte del Regno sardo; le altre Potenze europee (Inghilterra in testa) danno il loro benestare (più o meno entusiastico) e poiché Napoleone III aveva rigorosamente escluso con Francesco Giuseppe il ricorso alle armi per far rispettare i trattati, ecco che il Piemonte sabaudo si ritrova straordinariamente ingrandito (anche al netto della cessione di Nizza e Savoia)

- questo modo di procedere è ciò che - nella vulgata savoiarda - era la politica del carciofo: prendersi la penisola un pezzo alla volta, proprio come si mangerebbe un carciofo, foglia dopo foglia, sino a finirlo tutto.

- a distanza di un anno, ecco come l'evento veniva commentata dalla stampa internazionale dell'epoca
100.png
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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Vi mostro un oggetto a cui sono particolarmente affezionato, per tante ragioni, non ultimo perché dimostra come non sia sempre necessario accostare la lente a pezzi unici, rari o straordinari, per emozionarsi.

6 - Copia.png

Anzitutto vi dico come la leggo io in termini puramente postali (osservazioni o emendamenti sono i benvenuti) e poi vi faccio notare una cosa che, sebbene evidente, può sfuggire a tanti.

La mia ricostruzione (crono)logica è la seguente.

L’impiegato postale tassò al principio la lettera per 2 grana (segno “2” a penna), convinto evidentemente della cessata validità del francobollo da 1 grano (per cui era come se la missiva non fosse affrancata affatto); poi, accertato che i francobolli borbonici erano ancora in uso, rettificò l’errata tassazione di 2 grana (col timbro ovale “Corretta”, in rosso, oltre che con due sbarre sul segno “2”) ma segnalò pure che l’affrancatura rimaneva insufficiente (col timbro “Tassa per insofficiente francatura”) e applicò la giusta tassazione di 1 grano (segno “1” a penna).

La confusione nell'interpretazione dell’affrancatura ben rispecchia – a mio avviso – il particolare periodo storico: era il 13 aprile 1861, come racconta il datario circolare, e due mesi prima, il 13 febbraio, la Direzione delle Poste di Napoli aveva preso in carico la prima provvista di una nuova serie di francobolli (delle Province Napoletane), senza però diffondere alcuna comunicazione di cessazione di validità dei bolli borbonici. A inizio marzo erano poi entrate in vigore le tariffe postali del Regno di Sardegna e poco più di due settimane dopo – il 17 marzo – era stata proclamata l’unità d’Italia. L’impiegato postale non si raccapezzò in questo tourbillon – tra vecchi bolli e nuove emissioni e tariffe, sotto la potestà di un nuovo Stato – e ne uscì fuori un documento che testimonia tutto il travaglio del momento.

E poi: avete visto a chi è indirizzata la lettera? “All’Illustre Italiano… Avvocato in…", perché a volere l’Italia unita erano loro: gli avvocati, i notai, i medici, una piccola fetta della cosiddetta “borghesia”, che a sua volta rappresentava una fetta assai striminzita della popolazione tutta.

Lascio la parola, al riguardo a Indro Montanelli: “le masse furono assenti nel ’31 come lo erano state nel ’21”, perché in esse “covava molto malcontento, ma nessun potenziale rivoluzionario”, e “in entrambe le occasioni, l’iniziativa fu soltanto degli elementi più avanzati della borghesia di città, civili e militari, e ad essi rimase confinata”; solo Mazzini sentiva “il bisogno di dare un contenuto popolare al Risorgimento, che senza di esso si sarebbe risolto in un’operazione di alchimia diplomatica. Badate, diceva, se le masse non entrano da protagoniste nel suo processo di formazione, esse rimarranno estranee alla Nazione e un giorno ne diventeranno nemiche. Come di fatti è avvenuto”.

Per poi arrivare alla conclusione fulminante: “Dopo averlo fatto, i moderati confiscarono lo Stato, e per qualche decennio seguitarono a trasmetterselo di generazione in generazione come un bene di famiglia da non doversi dividere con nessuno. Del Risorgimento, cui questo monopolio attingeva la sua legittimazione storica e morale, fecero un culto coi suoi sacerdoti e i suoi riti, cui solo gl’iniziati potevano partecipare. Solo parecchio più tardi, attraverso quell’operazione che poi si chiamò «trasformismo», l’integrazione fu allargata un po’ a tutti i ceti borghesi, ma con estrema cautela. Le masse ne furono del tutto estraniate fino a Giolitti: e lo dimostrano sia il sistema scolastico che praticamente fece dell’istruzione un appannaggio di classe, sia le riforme elettorali che allargarono il diritto di voto con una lentezza che sapeva di renitenza. Questo era il lascito dei moderati. Essendo stati essi a fare l’Italia, e avendola fatta a quel modo, era fatale che la gestissero come un feudo di classe. Ma altrettanto fatale era che le masse, rimaste aliene alla sua formazione, continuassero a sentirsi tali, identificando lo Stato nella borghesia; e che, così a lungo e ostinatamente ritardato, il loro inserimento non potesse avvenire senza le crisi, i traumi e le scosse provocate dal rancore per l’antico ostracismo. È la storia di oggi. Ma cominciò allora”.
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Napoli1860
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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Vista la piacevole piega presa dal topic, mi piace portare bordo una bella collezione siciliana, di un nome piuttosto conosciuto.

http://expo.fsfi.it/italiacolleziona202 ... ZmS1ox.pdf
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Antonello Cerruti
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da Antonello Cerruti »

Cliccando si raddrizza.
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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Antonello Cerruti ha scritto: 7 aprile 2025, 13:42 Cliccando si raddrizza.
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
Meraviglioso! Queste Due Sicilie - insomma - quando ci si mettevano funzionavano bene :-)
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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Ci si potrà legittimamente domandare: ma se si chiama "Al di qua del Faro", perché ci stanno dentro i francobolli di Sicilia?

https://aldiquadelfaro.blogspot.com/202 ... di-re.html

Il fatto è che la Sicilia - citando Goethe - "è la chiave di tutto".

Faccio osservare una cosa che è sotto gli occhi di tutti, costantemente, ma che proprio per ciò, paradossalmente, non viene mai notata come dovrebbe: i francobolli di Napoli (dei domini al di qua del Faro) portano sulla vignetta la Trinacria (simbolo per eccellenza della Sicilia, dei domini al di là del Faro). Quanti altri francobolli conoscete, con questa ibridazione? Perché - insomma - se il francobollo è stato sin dal principio un modo per dire "qui comando io", è evidente che la presenza della Trinacria sui francobolli napoletani era un modo - neanche troppo subliminale - per ricordare il dominio esercitato dai Borbone su quell'isola altera e ribelle, da cui sarebbe arrivato - forse ancora più che da Londra o da Parigi - il colpo mortale alle Due Sicilie...
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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Dalla pagina di Wikipedia dedicata ai francobolli del Regno di Sicilia...
10.png
Buon per loro che si sono cautelati precisando che l'informazione è priva di fonte, anche perché se fosse vero che la varietà di tinte dei "Testoni" è da imputare alla refrattarietà al lavoro degli operari meridionali... allora che dovremmo dire degli operai piemontesi dedicati alla IV di Sardegna? :-))
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da gipos »

dit_63721343073088.jpg[/attachment]
IMG_20250408_162216_edit_63721343073088.jpg
Alcuni miei contributi, purtroppo qualche pezzo non è più in mio possesso, la lettera del 14 aprile 1860 giorno in cui vennero giustiziati i prigionieri della rivolta della Gancia tra cui Francesco Riso.
Giuseppe
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

Messaggio da mene60 »

Napoli1860 ha scritto: 8 aprile 2025, 15:43 Dalla pagina di Wikipedia dedicata ai francobolli del Regno di Sicilia...

10.png

Buon per loro che si sono cautelati precisando che l'informazione è priva di fonte, anche perché se fosse vero che la varietà di tinte dei "Testoni" è da imputare alla refrattarietà al lavoro degli operari meridionali... allora che dovremmo dire degli operai piemontesi dedicati alla IV di Sardegna? :-))
Mi fa venire in mente un aneddoto di storia industriale. Quando Olivetti aprì il suo stabilimento a Pozzuoli negli anni '50, dopo qualche tempo ci si accorse che le addette al collaudo finale di Pozzuoli ricevevano un cottimo quasi doppio di quelle di Ivrea. Qualcuno sospettò imbrogli, si mandarono gli ispettori e si scoprì che le brave signore di Campania, ben coscienti di avere due mani, provavano simultaneamente due calcolatrici anziché una come a Ivrea, digitando sia con la destra sia con la sinistra. Ovviamente, dovendo poi controllare il risultato, non ci mettevano metà tempo a egual numero di macchine, ma un poco di più. Si calcolò che avevano comunque incrementato la produttività di reparto di oltre l'80%. Le lavoratrici erano orgogliose di lavorare in Olivetti e avevano fatto il possibile per dimostrarlo. La morale la lascio a voi.
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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Giuseppe,
non ti faccio più complimenti per i tuoi documenti postali e para-postali, solo perché la cosa rischia di diventare imbarazzante, ma devo comunque ringraziarti per come stai dando tridimensionalità all'intero topic.

Volevo qualificare questo passaggio
gipos ha scritto: 8 aprile 2025, 16:56 ...14 aprile 1860 giorno in cui vennero giustiziati i prigionieri della rivolta della Gancia tra cui Francesco Riso.
Sì, è vero, era un'epoca in cui il boia, la forca e la baionette lavoravano a gran ritmo (anche se sensibilmente minore di quanto comunemente si creda) ma sono tutte cose che vanno messe in prospettiva, calate in una realtà storicamente determinata, e non certo giudicate in astratto, secondo la sensibilità moderna.

Lo lascio spiegare a una nota diplomatica scritta sotto dettatura di Re Ferdinando II in persona.
IMG_3230.jpg
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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mene60 ha scritto: 8 aprile 2025, 18:23 Mi fa venire in mente un aneddoto di storia industriale. Quando Olivetti aprì il suo stabilimento a Pozzuoli negli anni '50, dopo qualche tempo ci si accorse che le addette al collaudo finale di Pozzuoli ricevevano un cottimo quasi doppio di quelle di Ivrea. Qualcuno sospettò imbrogli, si mandarono gli ispettori e si scoprì che le brave signore di Campania, ben coscienti di avere due mani, provavano simultaneamente due calcolatrici anziché una come a Ivrea, digitando sia con la destra sia con la sinistra. Ovviamente, dovendo poi controllare il risultato, non ci mettevano metà tempo a egual numero di macchine, ma un poco di più. Si calcolò che avevano comunque incrementato la produttività di reparto di oltre l'80%. Le lavoratrici erano orgogliose di lavorare in Olivetti e avevano fatto il possibile per dimostrarlo. La morale la lascio a voi.
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Re: Collezione "Al di qua del Faro" - Napoli 1858-1863

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Napoli1860 ha scritto: 8 aprile 2025, 21:23 Giuseppe,
non ti faccio più complimenti per i tuoi documenti postali e para-postali, solo perché la cosa rischia di diventare imbarazzante, ma devo comunque ringraziarti per come stai dando tridimensionalità all'intero topic.

Volevo qualificare questo passaggio
gipos ha scritto: 8 aprile 2025, 16:56 ...14 aprile 1860 giorno in cui vennero giustiziati i prigionieri della rivolta della Gancia tra cui Francesco Riso.
Sì, è vero, era un'epoca in cui il boia, la forca e la baionette lavoravano a gran ritmo (anche se sensibilmente minore di quanto comunemente si creda) ma sono tutte cose che vanno messe in prospettiva, calate in una realtà storicamente determinata, e non certo giudicate in astratto, secondo la sensibilità moderna.

Lo lascio spiegare a una nota diplomatica scritta sotto dettatura di Re Ferdinando II in persona.
IMG_3230.jpg
Carissimo Giuseppe sono io che ringrazio te per aver risvegliato il mio interesse, sei riuscito ad imbastire una disamina storico-postale-documentale di assoluto rilievo, lo dimostra l'interesse che hai suscitato in molti di noi, spero di poter apprendere ancora tanto dai tuoi interventi.
Giuseppe
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