Prezzare gli Antichi Stati - casi di studio e insegnamenti

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Napoli1860
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Re: Prezzare gli Antichi Stati - casi di studio e insegnamenti

Messaggio da Napoli1860 »

Ora veniamo al mio caso preferito.

È il mio preferito per almeno tre ragioni.

La prima perché è un vero “caso di scuola”, ricco di spunti e insegnamenti. :leggo:

La seconda perché abbiamo la testimonianza diretta di uno dei partecipanti all’asta. :lente:

La terza perché… ero io il conferente del lotto. :$$:

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Napoli1860
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Re: Prezzare gli Antichi Stati - casi di studio e insegnamenti

Messaggio da Napoli1860 »

Ed ecco la testimonianza diretta di uno dei partecipanti (a cui vanno ancora i miei... ehm... ringraziamenti :-)) )

Il 20 centesimi di Toscana? Ovviamente sopravvalutato, magari non per chi lo ha acquistato per cui rappresenta di sicuro una grande soddisfazione.

Lo confesso, a 1700€ ce l'ho portato io, a causa di una svista, di un errore di percezione.

Quel francobollo lo conosco da molto tempo e mi ero detto che se fosse tornato sul mercato avrei fatto di tutto per aggiudicarmelo. Era una di quegli intenti che avevo messo in automatico, in quanto sicuro che ne sarebbe valsa la pena, a prescindere dal prezzo.

Al momento dell'asta quindi sono partito come faccio sempre quando mi interessa un pezzo, ovvero clicco sull'offerta senza neppure guardare il valore raggiunto, fino a che non si può più offrire perché dall'altra parte nessuno replica.

Ciò che è avvenuto con questo francobollo da 20 centesimi è quanto segue.

Avendo messo già da tempo il 'pilota automatico' per questo francobollo, appena è arrivato il suo turno, ho semplicemente iniziato a cliccare sul pulsante del rialzo dell'offerta senza pensare.

Poi, ad un certo punto, mi si è accesa una luce nella mente e in un istante ho fatto la seguente riflessione: "oggi ho raggiunto una profondità tale nella comprensione delle caratteristiche dei francobolli toscani, per cui sono molto più consapevole rispetto a sei anni fa, quando misi il pilota automatico per questo pezzo, di cosa ha valore per me in un francobollo e cosa invece ne ha meno. Cosa ha questo 20 centesimi di speciale? Solo i margini, esclusivamente i margini molto ampi e regolari. Presenta varietà interessanti? No. Mostra tracce di lettere nella filigrana? No. È un angolo o margine di foglio con linee di composizione visibili? No, Interspazio di gruppo? Forse in basso ma non si intravede l’esemplare della riga sottostante, quindi di scarso valore. Cosa si può dire di unico, di curioso, di particolare di questo francobollo? Niente. L'annullo è interessante? È un muto in nero neppure nitido. Cosa porta di nuovo nel bagaglio di conoscenze dei francobolli di Toscana. Niente. Cosa si può scrivere nella scheda di descrizione? Poco o niente di rilevante, se non che ha margini molto ampi e regolari. E quindi che faccio, continuo a rilanciare solo perché qualcuno dice che i margini ampi sono importanti? Ma almeno a me il francobollo a pelle piace davvero molto? No, in realtà no."

Terminata questa serie di domande, ho smesso di rilanciare. Se questa serie di considerazioni le avessi fatte prima dell’asta, invece di affidarmi al pilota automatico impostato anni prima, l’attuale proprietario del francobollo, lo avrebbe molto probabilmente portato via da un prezzo molto più basso e forse non avremmo assistito a questa anomalia.
Napoli1860
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Re: Prezzare gli Antichi Stati - casi di studio e insegnamenti

Messaggio da Napoli1860 »

Su questo - umile, modesto - 20 centesimi di Toscana ci si potrebbe scrivere un libro, ma che dico, un trattato, ma che dico, un'intera enciclopedia in 20 volumi.

Mi limito a un'istantanea: i prezzi - in filatelia classica - non hanno nulla a che fare con un astratto bilanciamento tra domanda e offerta di mercato; i prezzi - in filatelia classica - segnalano chi è che tra 2 collezionisti (2, soltanto 2 precisi e ben identificati collezionisti, e non una massa informe di 20, 200, 2000 anonimi) ha il più alto livello di determinazione a entrare in possesso di un ben preciso oggetto con quelle esatte caratteristiche; o, se preferite, segnalano il livello di trasporto emotivo dei due contendenti (per la serie: "il primo che rinsavisce... perde")
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pasfil
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Re: Prezzare gli Antichi Stati - casi di studio e insegnamenti

Messaggio da pasfil »

Napoli1860 ha scritto: 4 giugno 2025, 16:15 Su questo - umile, modesto - 20 centesimi di Toscana ci si potrebbe scrivere un libro, ma che dico, un trattato, ma che dico, un'intera enciclopedia in 20 volumi.

Mi limito a un'istantanea: i prezzi - in filatelia classica - non hanno nulla a che fare con un astratto bilanciamento tra domanda e offerta di mercato; i prezzi - in filatelia classica - segnalano chi è che tra 2 collezionisti (2, soltanto 2 precisi e ben identificati collezionisti, e non una massa informe di 20, 200, 2000 anonimi) ha il più alto livello di determinazione a entrare in possesso di un ben preciso oggetto con quelle esatte caratteristiche; o, se preferite, segnalano il livello di trasporto emotivo dei due contendenti (per la serie: "il primo che rinsavisce... perde")
Un saluto a tutti.
Anche quest’ultimo post rientra nei tuoi insegnamenti?

Comunque sia, in questo forum di filatelia frequentato anche da “navigati” e da tanti che hanno maturato la loro esperienza e competenza inciampando anche più volte nel loro percorso e cadendo, ma sapendosi rialzare per proseguire nel proprio ambito d‘interesse, credi aspettassero qualcuno che venisse a raccontare che quando ci sono almeno due persone a contendersi un oggetto, il prezzo dell’oggetto tende a salire e può salire in modo esorbitante o per tanti incomprensibilmente?

Un acquisto non è esclusivamente legato alla quotazione di catalogo, almeno in filatelia (storia postale, tariffe, contenuti di un certo interesse non filatelico, etc.), ma questo lo ricordo solo a te, e non certamente ai frequentatori di questo forum. Nel mio caso, la Filatelia viene dopo le esigenze e gli interessi familiari e pure dopo altro. Non sarò da prendere d’esempio e, con tutto il rispetto, me ne infischio delle tue regole e dei tuoi pseudo-insegnamenti.

Di recente qualcuno ha acquistato una banana, per tanti considerata un oggetto d’arte…e magari lo sarà stato. Per me non lo è. Posso sbagliare, ma non avrei speso più di un paio di euro per la banana…preoccupandomi in tal caso, pure di non rivelare la spesa ad alcuni miei amici, per evitare di essere messo alla gogna per chissà quanto tempo per averla pagata cara, conoscendo i prezzi al Kg. del “mercato” rionale. C’è chi l’ha acquista ben oltre i due euro. Bene, sicuramente avrà avuto le sue buone ragioni per farlo e rispetto la sua decisione.

Poi, in un tuo precedente post, in risposta a enrico54, scrivi che questi tuoi “insegnamenti” sono principalmente rivolti ad un neofita.

Premetto di essere favorevolissimo al motto “prima i libri e poi i francobolli”, ma poiché non si finisce mai di imparare ed il nostro comune hobby non può essere condizionato delle tue regole stringenti (e contraddittorie in alcuni passi), tuttora mi capita di fare qualche acquisto e poi studio nel dettaglio il pezzo, nonostante mi sono avvicinato alla filatelia da adolescente, perché in diversi ambiti mi sento neofita.

Ti chiedo, quindi, ma come può un neofita – proprio perché acerbo – essere in grado di saper valutare e di attuare i tuoi insegnamenti?
Dopo quanto tempo e quale tipo di conoscenza sulla materia deve aver prima maturato ed a che età sarà in grado di fare il primo acquisto e quanto potrà spendere?

Caro Napoli1860, per quanto mi riguarda puoi continuare a scrivere quanto e quello che vuoi, compreso i 20 volumi sul francobollo di Toscana, ma prima di ergerti su una cattedra con la presunzione di insegnare, ti consiglierei di sederti con noi tra i banchi per cercare di imparare.

Senza alcuna polemica.
Ciao: Ciao: Ciao:
Pietro
Napoli1860
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Re: Prezzare gli Antichi Stati - casi di studio e insegnamenti

Messaggio da Napoli1860 »

Non capita tutti i giorni di avere accesso ai pensieri di chi partecipa effettivamente a un’asta, mettendoci sopra del denaro frusciante, e non solo opinioni o pareri. E c’è un passaggio della testimonianza che mi ha colpito
Napoli1860 ha scritto: 4 giugno 2025, 16:06
Cosa ha questo 20 centesimi di speciale? Solo i margini, esclusivamente i margini molto ampi e regolari. Presenta varietà interessanti? No. Mostra tracce di lettere nella filigrana? No. È un angolo o margine di foglio con linee di composizione visibili? No
L’osservazione è notevole.

L’autentica “rarità” – in generale, ma in particolare sui Toscana – non sono i grandi margini, che si possono sempre creare ad arte, forbici alla mano, per tirar fuori un singolo eccezionale da un multiplo magari malandato. L’autentica “rarità” sta negli angoli e nei bordi di foglio, che sono fattualmente molti meno rispetto agli esemplari ordinari, e non si possono ricreare in laboratorio.

Se poi, relativamente ai Toscana, aggiungiamo pure la riga di colore, e se magari immaginiamo che anche gli altri tre margini siano belli bianchi, e se ci raffiguriamo pure un annullo leggero e non deturpante, allora direi che ci stiamo immaginando un francobollo così.

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E – sorprendente a dirsi – proprio questo francobollo era in asta da Vaccari insieme al 20 centesimi da 1.700 al martelletto.

È per questo 20 centesimi che vi sareste dovuti scannare - se proprio scannare vi dovevate, ho pensato – questo è il francobollo che il contendente di cui abbiamo la testimonianza avrebbe dovuto mettere nel mirino, perché questo, sì, era un autentico gioiellino, con quelle "linee di composizione visibili" che lui stesso ha invocato come elemento di autentico pregio nel rielaborare razionalmente tutto l'accaduto.

Ce lo aveva davanti, accidenti - aveva davanti quelle "linee di composizione visibili" che tanto lo interessavano - e per colmo d’impostura Vaccari glielo aveva messo proprio accanto a quell’altro, non solo nella numerazione, ma sin anche nella riproduzione fotografica.

Immagine6.png

Ma non c’è stato nulla da fare: lui e quell’altro si erano così fissati sulla contadinotta del 411 da non accorgersi che la principessa era il 410, e che pure avevano davanti.

Che dire? Grazie a tutti e due e… birra pagata ad entrambi! :cin:
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Napoli1860
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Re: Prezzare gli Antichi Stati - casi di studio e insegnamenti

Messaggio da Napoli1860 »

Questi sono i realizzi di quel giorno (numero del lotto, base e aggiudicazione)

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La mia opinione è che nessuno, quel giorno, in sala, abbia capito nulla.

Ma la mia opinione vale zero.

Chi ci mette i soldi stabilisce cosa è vero e cosa no.

E grazie ancora, di cuore, per aver così tanto apprezzato la mia Toscana. :fest:
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CSergio
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Re: Prezzare gli Antichi Stati - casi di studio e insegnamenti

Messaggio da CSergio »

pasfil ha scritto: 4 giugno 2025, 20:25 Di recente qualcuno ha acquistato una banana, per tanti considerata un oggetto d’arte…e magari lo sarà stato. Per me non lo è. Posso sbagliare, ma non avrei speso più di un paio di euro per la banana…preoccupandomi in tal caso, pure di non rivelare la spesa ad alcuni miei amici, per evitare di essere messo alla gogna per chissà quanto tempo per averla pagata cara, conoscendo i prezzi al Kg. del “mercato” rionale. C’è chi l’ha acquista ben oltre i due euro. Bene, sicuramente avrà avuto le sue buone ragioni per farlo e rispetto la sua decisione.
Un pochino fuori tema ma essendo appassionato d'arte, oltre che di filatelia, rispondo alla tua citazione sull'opera di Cattelan. Cattelan rientra nel novero degli artisti concettuali e spesso le loro opere sono provocazioni rispetto a cos'è l'arte. L'esempio massimo a tal riguardo fu Manzoni che negli anni 60 criticò un certo di tipo di collezionisti d'arte disposti a comprare di tutto purchè firmato. Creò così quella che è diventata una delle sue opere più note, "merda d'artista", una scatoletta numerata e firmata da Manzoni con il relativo contenuto. La cosa divertente è che la sua provocazione e critica verso un certo tipo di collezionismo, a distanza di tempo, ha raggiunto cifre a 5 zeri. Chissà se chi le compra ne è conscio o come diceva Manzoni sono disposti ad acquistare di tutto purchè firmato! :-)
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Antonello Cerruti
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Re: Prezzare gli Antichi Stati - casi di studio e insegnamenti

Messaggio da Antonello Cerruti »

Non per contraddirti, gentile Giuseppe, ma per correggere alcune tue valutazioni, vorrei portare a conoscenza dei forumisti che ci leggono alcune mie personali considerazioni, frutto di quasi sessanta anni di esperienza filatelica e di quasi quaranta come descrittore delle offerte Italphil, Bolaffi ed altre.
Nella valutazioni di un francobollo, come anche tu hai scritto, occorre tener presente la qualità generale che è composta di tantissimi fattori che ora è inutile e noioso elencare qui.
Mi limito alla marginatura ed alla leggerezza dell'annullo.
Il 20 centesimi in assoluto migliore quello contraddistinto dal numero 412 che può vantare grandi margini regolari ed annullo leggibile.
Il numero 411 può destare ammirazione ed essere molto ricercato da chi apprezza (in questo caso, oltre misura) l'ampiezza che consente addirittura la visibilità delle cornici dei francobolli vicini.
Peccato per l'annullo che non è leggibile e ridotto quasi ad una macchia indistinta.
Il 20 centesimi n. 410 ha il piccolo pregio di mostrare una piccola porzione della linea marginale a sinistra ma ha il margine sinistro (completo ma) piccolo e quello superiore scarsino a destra.
Questa disomogeneità dei margini lo rende, a mio modestissimo e personalissimo avviso, un buon esemplare ma sicuramente il meno attraente dei tre.

Cordiali saluti.
Antonello Cerruti

P.S. Contrariamente a quanto indicato nel titolo dell'argomento, ritengo i miei solo suggerimenti e non certo "insegnamenti".
Napoli1860
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Re: Prezzare gli Antichi Stati - casi di studio e insegnamenti

Messaggio da Napoli1860 »

Ho vaga memoria di un problema matematico in prima elementare che suonava più o meno così: se un panino costa 400 lire, e due fette di mortadella costano 100 lire, quanto costa un panino con due fette di mortadella?

Ricordo di aver risposto 550, e che la maestra mi diede un brutto voto.

Quel che volevo dire era questo: se sono disposto a comprare un panino a 400 lire, e due fette di mortadella a 100 lire, allora potrei essere disposto a pagare di più della semplice somma dei prezzi, se avere panino e mortadella insieme si rivelasse una richiesta complicata da evadere.

La somma – in filatelia classica – non è detto che faccia il totale: un oggetto filatelico “X” può avere un prezzo “p”, un altro oggetto “Y” può avere un prezzo “q”, ma avere la coppia (X, Y) in un sol colpo – in filatelia classica – può non essere così banale, e quindi si potrà essere disposti a pagare di più della semplice somma “p+q”.

Gli oggetti filatelici interagiscono, cosicché ai loro valori “stand-alone” si aggiunge un “interaction value”, quando quegli oggetti si ritrovano tutti assieme, e questo valore d’interazione può risultare determinante, di un ordine di grandezza superiore alla semplice somma dei valori isolati.

Questa chiave interpretativa può aiutare a comprendere cosa sia successo qui.

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2.png

Questo insieme filatelico vale incommensurabilmente di più della semplice somma dei suoi costituenti, perché avere in un sol colpo così tanta storia (filatelica, tecnica, culturale) a tutti gli effetti… non ha prezzo (anche se poi un prezzo serve assegnarlo, perché viviamo in una economia monetaria, dove gli scambi sono necessariamente intermediati dal denaro).

Come hanno ben compreso i 2 collezionisti – ché alla fine, ricordiamolo, rimangono solo in 2: nessuna domanda, nessuna offerta, solo 2 collezionisti con la paletta in mano – che se lo sono contesi.
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Napoli1860
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Re: Prezzare gli Antichi Stati - casi di studio e insegnamenti

Messaggio da Napoli1860 »

Napoli1860 ha scritto: 4 giugno 2025, 15:51 Quando si dice che i veri prezzi sono quelli delle aste si sta presumendo che tutti, ma proprio tutti gli interessati, saranno in sala (in senso fisico o virtuale) il giorno dell’asta.

Così, quando ci si sente sicuri (della più larga partecipazione) le basi possono pure essere concorrenziali.

Quando si ha paura (che qualcuno porti via a poco qualcosa di pregiato per mancanza di partecipazione) si tende ad alzare la base
Una dimostrazione plastica di questa affermazione generale (ancorché in questo caso specifico non riferibile agli Antichi Stati) la vedete qui.

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Okay, d'accordo, in questo caso, più che di "sicurezza" del banditore, sembra esservi stata una certa "incompetenza" nel prezzare la base, ma qualunque narrazione si voglia fare - "sicurezza" o "incompetenza" - il fatto rimane e con esso il dato concettuale che lo sostiene: se a un'asta sono presenti tutti, ma proprio tutti, tutti, tutti gli interessati - come avviene sistematicamente da Bolaffi - la base può anche essere puramente simbolica; tanto, poi, ci penserà la competizione tra quei "tutti, tutti, tutti" a portare il lotto al suo - per così dire - "fair value" (fermo restando - non sarà mai abbastanza ripetuto - che alla fine si ritroveranno in 2, soltanto in 2, a contenderselo).
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Napoli1860
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Re: Prezzare gli Antichi Stati - casi di studio e insegnamenti

Messaggio da Napoli1860 »

Questo mio post,

https://tesoridicarta.blogspot.com/2025 ... utare.html

ha sinora avuto un track-record anomalo: visite nell’ordine di diverse centinaia, nel giorno della pubblicazione e in quelli immediatamente successivi, poi stabilizzatesi intorno alle cinquanta al giorno.

Non so dire se, fatto “100” il numero di visite totali, sia sempre la stessa persona che lo consulta di continuo, se siano invece “100” persone diverse, o quale sia il punto intermedio entro cui verosimilmente ci si colloca. Certo è che un simile traffico, finora, non lo avevo mai registrato.

E sapete quante persone mi hanno contattato in privato, a fronte di così tante consultazioni pubbliche? Ovo, ciambella, zero.

Io mi sto dichiarando acquirente (di pezzi ben precisi) a prezzi di regola uguali o persino superiori alle quotazioni Sassone. Un’occasione simile non vi ricapiterà più. Se mi gira la ciribiricoccola, e rimuovo l’annuncio, voi avete perso l’affare della vita. Perché, allora, non vi precipitate da me, con i vostri francobolli, a incassare un prezzo senza uguali, prima che ci ripensi?

Semplice: non lo fate perché il cosiddetto “mercato filatelico” (degli Antichi Stati) semplicemente non è un mercato, almeno non nel senso che suggerisce l’intuizione, perché non basta domandare qualcosa per averla, anche quando si formulano offerte impossibili da rifiutare.

Si esibiscono spesso – e non senza ragioni – tante aste (di Antichi Stati) che vanno deserte nonostante le basi siano calibrate tra il 10% e il 20% del Sassone. Giusto. Diciamola tutta, però, diciamola sino in fondo: a fronte di un’offerta che non trova domanda, nonostante basi all’apparenza convenienti, c’è pura una domanda che non incrocia la sua offerta, nonostante prezzi uguali o superiori alle quotazioni Sassone.
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Antonello Cerruti
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Re: Prezzare gli Antichi Stati - casi di studio e insegnamenti

Messaggio da Antonello Cerruti »

Quando, tanti anni fa, giocavo un po' a poker con degli amici, perdevo sempre perchè ogni volta che facevano un bluff (io lo credevo tale), andavo invariabilmente a vedere e perdevo sempre.
Anche questa volta, la vita è sempre un gioco, rispondo al gentile Giuseppe: VEDO.
Ecco le immagini di un 50 grana nuovo con gomma del Regno di Napoli. La tua offerta quanto si "avvicinerebbe" al catalogo?
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
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Napoli1860
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Re: Prezzare gli Antichi Stati - casi di studio e insegnamenti

Messaggio da Napoli1860 »

Una digressione (apparente) che spero concorra a una chiarezza definitiva.

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Quel che vedete è il cosiddetto “book di negoziazione” di Borsa Italiana, relativo al titolo azionario dell’ACEA.

Guardiamo anzitutto il lato sinistro.

La prima riga (N. 1) ci dice che in questo momento ci sono tre proposte di acquisto (NUMERO PROPOSTE: 3) per una quantità complessiva di 590 azioni ACEA (QUANTITA’ ACQUISTO: 590) a un prezzo unitario di € 21,98 (PREZZO ACQUISTO: 21,98).

Allo stesso modo, la seconda riga ci dice che vi sono altre tre proposte di acquisto per un corrispettivo totale di 796 azioni, a un prezzo unitario di € 21,96; la terza riga ci informa di sei proposte, che si dichiarano nel complesso pronte ad assorbire 2136 azioni, a un prezzo unitario di € 21,94; e via così.

Ora, poniamo che io abbia 500 azioni ACEA da vendere. Cosa farò? Banale. Potrò individuare facilmente la mia controparte migliore, avendo davanti il book. E precisamente vedrò che mi conviene indirizzarmi sulla prima riga.

Immetterò quindi nel sistema – attraverso la piattaforma internet – un ordine di vendita di 500 azioni al prezzo di 21,98. L’istante dopo aver inserito l’ordine, il sistema aggiornerà il book: la voce “QUANTITA’ DI ACQUISTO” passerà da 590 a 90 (perché, appunto, sono state soddisfatte richieste di acquisto per 500) e la voce “NUMERO DI PROPOSTE” potrebbe ad esempio ridursi da 3 a 2 (perché magari le 3 proposte originarie erano di tre diversi agenti, uno che aveva inserito 500, e che ora è stato soddisfatto, un secondo che aveva messo 70 e un terzo che aveva inserito 20, e questi ultimi due sono rimasti sul book, sommando a 90).

Se però avessi 5.000 azioni da vendere, allora dovrei rivolgermi ai primi tre livelli del book (N. 1, 2, 3) e a una parte del quarto (N. 4) incassando da ognuno il suo prezzo specifico (21,98; 21,96; 21,94, 21,92). Una volta inserito l’ordine di vendita, le prime tre righe del book spariranno, e il quarto si aggiornerà di conseguenza.

Con le vendite (lato destro del book) funziona allo stesso modo.

Ci sono (riga N. 1) 1.087 azioni in vendita a € 22,02 l’una. Se il prezzo di 22,02 mi va bene, e voglio acquistarne 1.000, allora immetterò il mio ordine nel sistema (segno operazione: acquisto; quantità: 1.000; prezzo: 22,02) che lo incrocerà automaticamente con la prima riga, dove la quantità 1.087 diventerà 87 (1.000 azioni me le sono portate a casa io) e il numero di proposte si rimodulerà in proporzione a quanti offerenti sono rimasti.

Il mercato azionario è fatto di migliaia e migliaia di persone che ogni giorno hanno costantemente davanti il book di negoziazione di tutti i titoli quotati, ognuno con i suoi diversi livelli di quantità e prezzi a cui a un dato momento è possibile finalizzare le transazioni, e ogni operatore immette nel sistema i suoi ordini di compravendita, che vengono conclusi nel più totale anonimato.

A intervalli regolari, il sistema registra il flusso delle transazioni concluse (prezzi e quantità scambiate) e ne calcola una media ponderata. Quel prezzo a caratteri grandi che vedete in alto evidenziato in giallo (22,00) è proprio la media in discorso, ed è ciò che si definisce “prezzo ufficiale” perché esprime l’opinione complessiva del mercato, in quel momento (il sistema, poi, ci informa che rispetto all’ultima registrazione, si è avuto un incremento dell’1,38%).

Tutto molto bello, non trovate? :cin:
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Re: Prezzare gli Antichi Stati - casi di studio e insegnamenti

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Qual è l’ultima volta che avete comprato un francobollo attraverso un book di negoziazione?

Perché, vedete, il cosiddetto “mercato”, la cosiddetta “domanda”, la cosiddetta “offerta”, la cosiddetta “legge della domanda e dell’offerta”, i cosiddetti “prezzi”, non sono concetti astratti e generali, eterei e spirituali, quasi platonici, buoni sempre e comunque, per tutte le stagioni.

“Mercato”, “domanda”, “offerta”, “incrocio domanda-offerta”, “prezzi” sono – coincidono con – le procedure operative, pratiche, esecutive, con cui vi si assegnano dei numeri. Al cambiare di queste procedure, cambia il mercato.

Poi, certo, per correntezza di linguaggio possiamo pure continuare a dire indistintamente “mercato”, anche per scambi che avvengono con procedure spettacolarmente diverse, ma dobbiamo sempre conservare nella retro-cassa del cervello la piena consapevolezza di queste procedure, per evitare di assimilare impropriamente il mercato azionario al mercato filatelico, per non cadere nell’equivoco esiziale che “mercato” sia un concetto universalmente spendibile allo stesso modo, sempre e comunque, a prescindere, in qualunque contesto avvengono scambi purchessia.
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Daniele
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Re: Prezzare gli Antichi Stati - casi di studio e insegnamenti

Messaggio da Daniele »

Interessante discussione. Non é solo la legge di domanda offerta. Interviene quello che gli austriaci chiamano coincidents of wants, cioé trovare il compratore unico che vuole l oggetto, a questo si aggiunge la scarsitá ( cioé non ne possono essere prodotti di nuovi). Infine si somma il debasement della moneta..i 7000 euro del 2015 non sono piú i 7000 del 2025. Ma molto meno valore come potere di acquisto.

Queso caso fa testo a se. Poiché parliamo di oggetti unici, difficilmente riproducibili, come i quadri.

Diverso sarebbe parlare di serie del Regno per esempio o di repubblica, che abbondano sul mercato. E che quindi risentono di domanda offerta, meno dell effetto scarsitá e poco della svalutazione della moneta, perchě giá gonfiate nel passato
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Re: Prezzare gli Antichi Stati - casi di studio e insegnamenti

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Per le vostre riflessioni, durante il week-end

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Vi do uno spunto.
Napoli1860 ha scritto: 4 giugno 2025, 21:12 Chi ci mette i soldi stabilisce cosa è vero e cosa no.
Ma siamo sicuri che questa cosa sia vera? Cioè, sì, è vera, ma forse richiede qualche qualificazione.

Qui, in questo caso specifico - perché bisogna sempre parlare di casi specifici, per capire bene - l'underbidder ha stabilito che raggiunto 1.750 poteva bastare, e ha smesso di rilanciare.

Ma cosa sarebbe accaduto, se avesse continuato a spalettare? Se da 1.750 avesse rilanciato a 1.800? Cosa sarebbe accaduto, dall'altro lato, davanti a un'ipotetica ulteriore controfferta?

Detto altrimenti: chi si è aggiudicato il lotto a 1.750 (perché l'underbidder si è fermato a 1.700) fino a quanto avrebbe difeso il lotto, se l'underbidder avesse proseguito? Fino alla soglia psicologica di 2.000? O sarabbe andato oltre? Fino a 2.500? O che altro?

Qual era - in definitiva - il prezzo massimo che avrebbe fatto desistere colui che fattualmente si è aggiudicato il lotto a 1.750 (solo perché l'underbidder si è fermato a 1.700)?

E allora qual è il "vero" prezzo? Quel 1.750 effettivamente pagato o quella cifra "X" (di sicuro maggiore di 1.750, anche se sconosciuta al pubblico) che l'aggiudicatario era pronto a mettere sul tavolo?

Quid est veritas?

Accidenti quanto è profonda la tana del Bianconiglio... :holmes:
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Napoli1860
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Re: Prezzare gli Antichi Stati - casi di studio e insegnamenti

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Perché succede questo?

Perchè il 10 grana resta al palo, invenduto, e il 5 grana vola via, inafferrabile, ben oltre la quotazione di catalogo?

Eppure - accidenti - l'annullo è lo stesso!

E allora perché succede questo?

The answer, my friend, is blowin' in the wind... the answer is blowin' in the wind...
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Antonello Cerruti
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Re: Prezzare gli Antichi Stati - casi di studio e insegnamenti

Messaggio da Antonello Cerruti »

Attendo sempre una risposta, gentile Giuseppe.
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
Napoli1860
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Re: Prezzare gli Antichi Stati - casi di studio e insegnamenti

Messaggio da Napoli1860 »

Daniele ha scritto: 6 giugno 2025, 12:57 Interessante discussione. Non é solo la legge di domanda offerta. Interviene quello che gli austriaci chiamano coincidents of wants, cioé trovare il compratore unico che vuole l oggetto, a questo si aggiunge la scarsitá ( cioé non ne possono essere prodotti di nuovi). Infine si somma il debasement della moneta..i 7000 euro del 2015 non sono piú i 7000 del 2025. Ma molto meno valore come potere di acquisto.

Queso caso fa testo a se. Poiché parliamo di oggetti unici, difficilmente riproducibili, come i quadri.

Diverso sarebbe parlare di serie del Regno per esempio o di repubblica, che abbondano sul mercato. E che quindi risentono di domanda offerta, meno dell effetto scarsitá e poco della svalutazione della moneta, perchě giá gonfiate nel passato
Daniele coglie un punto, forse conosciuto a tutti, ma spesso sottovalutato se non addirittura dimenticato: per parlare di "mercato" in senso proprio, in senso tecnico - per non cadere nell'ingenuità di credere che "mercato" sia ogni luogo (fisico o virtuale) dove avvengono scambi purchessia - bisogna imporre quel requisito che gli economisti chiamano "succedaneità": un mercato è un mercato se su di esso si negoziano oggetti "altamente succedanei".

Detto semplice: un mercato è un mercato - nel senso più rigoroso del termine - se gli oggetti presenti sono indistinguibili tra loro.

Ecco perché la Borsa Valori è costantemente citata come esempio di "mercato": perché un titolo azionario ACEA è indistinguibile da un'altro titolo azionario ACEA (al netto di un codice numerico convenzionale, che serve a identificarne il proprietario).

Ma già al supermercato le cose si fanno diverse: sugli scaffali della pasta vediamo sempre confezioni di spaghetti, ma non si tratta più di beni perfettamente succedanei, tant'è che una marca costa di più o di meno di un'altra, e per quanto la differenza di prezzo può essere piccola (in senso assoluto) sta comunque segnalando una non perfetta sostituibilità.

Le cose si fanno ancora più complesse quando ci spostiamo al banco di frutta&verdura: le massaie sanno bene che i pomodori ammassati nelle casse non sono tutti uguali, sebbene sulla cassa vi sia appiccicato un prezzo al chilo indistinto, uguale per tutti i pomodori; loro, le massaie, sanno che non è così; e infatti si avvicinano, prendono i pomodori in mano, li soppesano, li tastano, li annussano, alla ricerca dei migliori, con grande stizza di chi deve venderli, che di quando in quando piazza cartelli del tipo "le signore che palpano la frutta, riceveranno lo stesso trattamento".

E cosa può mai accadere - così, a intuito, a buon senso - se dai pomodori ci spostiamo ai francobolli in generale, e se dai francobolli in generale ci spostiamo ai valori degli Antichi Stati? :holmes:
Napoli1860
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Re: Prezzare gli Antichi Stati - casi di studio e insegnamenti

Messaggio da Napoli1860 »

Antonello Cerruti ha scritto: 7 giugno 2025, 9:12 Attendo sempre una risposta, gentile Giuseppe.
Cordiali saluti.
Antonello Cerruti
Conosci benissimo la mia risposta, Antonello.

E me la vuoi estorcere per dare agli amministratori un pretesto per buttarmi via dal Forum.

Mi spiace, non ci casco.
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