Ancora due parole giusto "pour parler": il FRANCO FRONTIERA e' un'evoluzione dei vecchi bolli AFFRANCATA FRONTIERA in uso a Milano fino al 1848. Quello che si voleva evitare erano lettere soggette a potenziali lamentele da parte del destinatario che si vedeva recapitare, e dover pagare, una lettera gia' recante l'inequivocabile bollo FRANCA e i segnali grafici / o X indicanti che l'invio era in porto prepagato.
Per un certo periodo si penso'che il semplice bollo FRANCA sarebbe bastato per indicare lo stato di ogni lettera ma ben presto si dovette correre ai ripari e introdurre altri bolli specifici per i Paesi non convenzionati. Ad altri uffici in comunicazione diretta con l'estero vennero somministrati timbri equivalenti.
Il bollo DOPO LA PARTENZA sottointendeva un ritardo nella spedizione (e dei tempi di consegna) non imputabile ai postali. Da tempo infatti la posta, non solo per scelta propria, si era dovuta attivare per accorciare il piu'possibile i tempi di trasporto delle lettere, apponendo su di esse degli appositi dati a garanzia delle proprie performance.
Apponendo questo bollo accessorio la posta faceva ricadere sul mittente la responsabilita'del ritardo. Negli uffici maggiori era esposta al pubblico una tabella indicante l'ora in cui sarebbe iniziata la distribuzione delle lettere in arrivo da ciascuna localita' e il limite massimo entro cui era possibile versare le lettere in partenza per ogni singola destinazione.
Di solito era 1/2 ora nel primo caso e 1 ora nel secondo. La lettera di Robymi potrebbe rientrare in quest'ultima casistica: consegnata allo sportello oltre il tempo massimo sarebbe stata caricata sul primo vettore in partenza. Poteva essere uno o piu' giorni a seconda delle destinazioni

Francesco