Lido,
Malamocco, Schiavoni: sono nomi ben conosciuti ai veneziani. Identificano
altrettanti luoghi precisi, due nella laguna ed uno nella stessa Venezia.
E' stata una sorpresa, mista a meraviglia, ritrovarli ad individuare tre
diversi punti geografici nella medesima isoletta sperduta nell'oceano
Pacifico.
Per scrivere queste note mi sono servito soprattutto degli appunti presi
durante una conferenza del dott. Camillo Tonini, tenutasi il 24 febbraio
2011 presso la sala di Sant'Apollonia a Venezia, con il titolo
"Galápagos, il mistero della baia del Naufragio"
Il Lido (da "litus",
litorale) è quella stretta lingua
di terra che si sviluppa per circa 12 chilometri da Nord a Sud, ad oriente
di Venezia, raggiungendo a malapena i mille metri di larghezza.
Fa parte di quel sistema di isole e sbarramenti naturali che delimitano la
laguna di Venezia dal mare Adriatico.
In origine era poco più di una duna di sabbia che difendeva la laguna
dalle correnti marine.
Documenti antichi, già nell'XI secolo, citano il Lido di Venezia
chiamandolo ora «lio», ora «litto» e di volta in volta «di
Rialto» (per la sua vicinanza a Venezia, quando Rialto e Venezia si
identificavano), «di San Nicolò» (per la chiesa ed il monastero
di San Nicolò al Lido), «di S. Pietro» (trovandosi di fronte ad
Olivolo, ovvero Castello, dove sorge la basilica di San Pietro).
Lo incontriamo per la prima volta quando la tradizione ci tramanda che, a
seguito della vittoria della flotta veneziana sui Narentani, il doge Pietro
II Orseolo volle portarsi al Lido davanti al mare Adriatico per un momento
di ringraziamento.
In quell'occasione il doge aveva ricevuto, prima della spedizione, la
bandiera di combattimento dalle mani del vescovo di Olivolo (ed un'altra
dal patriarca, al passaggio davanti a Grado): era il giorno
dell'Ascensione del 998 (il 9 maggio del 1000 secondo altri autori che
interpretano diversamente il passo del racconto del diacono Giovanni). Da
questa primitiva cerimonia si vuole far risalire la successiva istituzione
dello Sposalizio con il Mare nel 1177.
A Nord si trovano la chiesa ed il convento di San Nicolò, in origine benedettini,
fondati nel 1053 dal doge Domenico Contarini, dall'omonimo Domenico
Contarini vescovo di Olivolo e da Domenico Marengo, patriarca di Grado.
Nel passato il Lido venne sempre usato per fini militari: quando papa
Innocenzo III promosse la quarta crociata, qui convennero nel 1202 tra i trenta ed i quarantamila crociati francesi e fiamminghi, ai quali si
aggiunsero gli uomini del duca di Savoia e del marchese di Monferrato. Il
Lido si trasformò in un immenso acquartieramento che prevedeva persino le
scuderie per i cavalli.
Ai tempi della guerra di Chioggia (1379-1381), i genovesi erano riusciti ad
affacciarsi sulla laguna.
Sul Lido vennero eretti bastioni e fortificazioni: venne sbarrato
l'ingresso al porto stendendo una catena tra la torre di San Nicolò e
quella fatta costruire di fronte, sull'isola delle Vignole.
Nel 1412 fu la volta di Sigismondo che riuscì a sbarcarvi con i suoi
uomini per poche ore prima di essere costretto a ritirarsi.
Anche per il timore di incursioni da parte dei turchi, di fronte al
castello di San Nicolò nel 1543 iniziò la costruzione del castello di
Sant'Andrea, opera di Michele Sanmicheli: quello di San Nicolò venne
così chiamato "Castelvecchio" per distinguerlo dal nuovo.
Almeno dal XIV secolo tutti i veneziani di età compresa tra i 16 ed i 35
anni, una volta alla settimana, dovevano recarsi sulla spiaggia del Lido
per addestrarsi nel tiro a bersaglio: «...uno die in septimana (...)
ire
ad balistandum...».
Le spiagge del Lido non conoscevano l'industria del turismo: l'isola era
una ricca distesa di orti, vigneti e frutteti ed il nucleo abitativo era
raccolto attorno al monastero benedettino, la cui chiesa però non era
parrocchiale. La comunità di Lido dipendeva da quella di San Pietro di
Castello.
Così avveniva, soprattutto d'inverno quando il tragitto in laguna era
più difficoltoso per il cattivo tempo, per i venti e le burrasche, che gli
abitanti restassero privi dell'assistenza religiosa anche perché San
Nicolò, a ridosso del Castelvecchio, poteva restare isolata durante le
guerre o gli addestramenti militari.
Così il 10 settembre 1627 il piccolo oratorio cinquecentesco dedicato
alla Beata Vergine Visitante Santa Elisabetta venne eretto a
parrocchiale: ampliato è oggi l'attuale chiesa di Santa Maria Elisabetta.
Il Lido non vive solo della stagione turistica legata soprattutto alla
spiaggia ed alle manifestazioni di rilievo internazionale che vi si
svolgono, fra cui prima di tutte la Mostra Internazionale d'Arte
Cinematografica: dopo gli insediamenti otto-novecenteschi eclettici,
liberty e "dèco", si è assistito ad un incessante
sviluppo urbanistico ad alta densità e di nessun pregio.
Nella parte meridionale dell'isola
c'è la piccola frazione di Malamocco.
E' questo un nome denso di storia: è l'erede dell'antica Metamauco, il
cui nome deriva, con successive trasformazioni, dal ramo del fiume Brenta "Medoacus",
diventato poi "Methamancus", "Metamauco",
"Malamocco".
Non è sicuro dove sorgesse la "Matemaucos" romana: c'è
chi sostiene che si trovasse ad un paio di chilometri dall'attuale, più
verso Est, verso il mare, e chi invece che fosse situata verso la laguna,
all'altezza della batteria delle Quattro Fontane (grosso modo, per chi non
è veneziano, all'altezza del Palazzo del Cinema).
E' possibile che in origine fosse solo uno scalo marittimo e lagunare di Padova, data la sua vicinanza con il Brenta.
A seguito dell'invasione degli Unni, nel V secolo, qui trovarono rifugio i
profughi patavini e cominciò a diventare un centro di una certa
importanza se, nel 540, divenne sede vescovile.
Nel 742 Teodato Ipato, "magister militum", fu acclamato
doge e trasferì da Eraclea a Malamocco la sede del dogado.
Malamocco si dimostrò troppo esposta agli attacchi via mare dei nemici
che culminarono nell'809 con l'incursione nelle lagune venete dei Franchi
guidati da Pipino, figlio di Carlo Magno: così nell'810 il doge Agnello
Partecipazio spostò nuovamente la sede del governo nelle isole realtine,
più interne e protette, trovando un insediamento definitivo al dogado.
Certamente l'abbandono di Malamocco portò il luogo ad una inevitabile
decadenza, ma il colpo fatale venne all'inizio del XII secolo quando
letteralmente scomparve.
Di preciso non si sa cosa accadde: forse un maremoto, ma si parla anche di
un terremoto e di un furioso incendio, distrusse l'abitato già minacciato
dall'erosione delle sponde.
La sede vescovile venne trasferita da Malamocco a Chioggia e gli abitanti
si spostarono nell'attuale località che troviamo citata nel 1159 come "Malamocco
Novo".
Dal 1339 fu governato da un podestà e per secoli rimase l'unico
insediamento urbano nell'isola di Lido.
Dal 1816 al 1883 fu capoluogo del comune di Lido e poi annesso in quello
di Venezia.
Attualmente (2011) conta 1.134 abitanti.
Se Lido e Malamocco sono due
località site nella laguna veneziana, seppure vicine alla città anche per le
vicende storiche che le unisce, troviamo il terzo nome, Schiavoni, proprio
a Venezia, nel lato meridionale che prospetta sul bacino di San Marco.
Si tratta di quella lunga riva che inizia dal ponte della Paglia che una
volta portava in direzione dell'antica cattedrale di San Pietro di
Castello.
La sua origine risale al IX secolo e comprendeva anche una palude
(piscina, o "piscaria") sulla quale i monaci di San
Giorgio Maggiore vantavano un diritto di pesca, attestato nell'XI secolo.
Il nome di riva degli Schiavoni deriva dai marinai della Schiavonia,
o Slavonia, l'attuale Dalmazia dall'altro lato dell'Adriatico, che qui vi
approdavano e tiravano le loro imbarcazioni in secca.
I dalmati vi svolgevano i loro commerci, ma non furono i soli: infatti per
la sua posizione strategica rispetto all'ingresso dal mare ed al centro
politico e religioso della città conservò sempre, almeno fino alla
caduta della Repubblica di Venezia, un clima cosmopolita ed una
destinazione prevalentemente commerciale.
Poco lontano dalla riva degli Schiavoni si trova la Scuola di San Giorgio
degli Schiavoni. A Venezia, con il termine "scuola", si intende
una confraternita nata con lo scopo di portare assistenza e mutuo soccorso
ai confratelli, tanto in termini spirituali che materiali; naturalmente
"scuola" indicava anche la sede di tale congregazione.
Sorte già in epoca medioevale, nel 1501 il Sanudo ne contava 210; alcune
di queste sono tuttora esistenti ed attive.
Le scuole costituivano una rete assistenziale capillare così bene
organizzata che si può affermare che non ci fosse cittadino veneziano che
non avesse una propria scuola di riferimento legata al mestiere che
esercitava.
I dalmati, così significativamente numerosi a Venezia, avevano la loro
scuola eretta in prossimità del luogo dove approdavano con le loro navi,
la riva degli Schiavoni.
Era dedicata ai loro protettori dalmati, i santi Giorgio, Trifone e
Girolamo, con la finalità di soccorrere i poveri, gli infermi o quanti
erano in difficoltà della loro nazione.
La loro sede venne eretta agli inizi del Cinquecento, con successivi
arricchimenti, e vi si può ammirare un ciclo di dipinti di Vittore
Carpaccio, realizzati proprio per questa scuola. La confraternita invece
era stata istituita nel 1451.
La riva degli Schiavoni venne lastricata con mattoni in cotto nel 1324.
Nel 1780, per decreto del Senato, venne allargata «...con muramento...»:
i lavori vennero condotti sotto la direzione del Proto al Magistrato delle
Acque Tommaso Temanza.
Si conserva la relazione dei lavori eseguiti: dal ponte della Paglia a
quello della Ca' di Dio venne fatto un battuto di pali e sopra di questo
furono stesi due strati di tavolato di larice, uno per lungo, l'altro di
traverso. Venne quindi innalzato il muro servendosi del fango ricavato
dall'escavo del Canal Grande. In questo modo la riva degli Schiavoni
arrivò ad essere larga 80 piedi (quasi 28 metri) ed alta 9 piedi e mezzo
(circa m. 3,30).
Ad un veneziano probabilmente interessa poco questa lunga introduzione,
sapendo benissimo cosa significano Lido, Malamocco e Schiavoni.
Ma mi è sembrato necessario farla per chi veneziano non è, sperando di
essere riuscito a far comprendere come questi tre nomi siano intimamente
legati alla città, appartenendole strettamente. E' stata quindi una sorpresa, mista ad incredulità, ritrovare questi tre
nomi segnati su una carta geografica marittima inglese degli anni Venti
del Novecento.
Ma questi tre nomi, su quella mappa, non erano posti dove ci si
aspetterebbe di vederli, cioè nella laguna di Venezia, bensì su
un'isoletta dell'oceano Pacifico, per la precisione l'isola di Chatham
nell'arcipelago delle Galápagos.
Tutte le isole di quell'arcipelago hanno avuto un doppio nome: quello
posto dai navigatori inglesi e quello spagnolo dato dal governo
dell'Ecuador. In questo modo l'isola di Chatham, così chiamata da James Colnett in
onore di William Pitt, conte di Chatham, è per gli ecuadoriani l'isola
San Cristóbal, San Cristoforo patrono dei viaggiatori e dei viandanti.
Il cambiare nome non è mai stata una novità per queste isole:
l'arcipelago al quale appartengono, universalmente noto come "delle
Galápagos", si chiama ufficialmente "archipiélago de Colón"
dal 1892, in onore di Cristoforo Colombo del quale in quell'anno ricorreva
il quarto centenario della scoperta dell'America.
Di fronte a "Punta Lido", "Punta Malamocco",
"Arrecife (scogliera) Schiavoni" la testa si perde
in ogni possibile fantasia, tanto la cosa sembra incredibile.
Così
si fantastica su un improbabile ammiraglio veneziano che nei secoli
passati possa aver smarrito la rotta finendo nell'oceano Pacifico!
Ma la realtà non è nulla di questo, anche se non è meno affascinante e
curiosa.
Dobbiamo tornare alla metà dell'Ottocento, dopo la costituzione del Regno
d'Italia nel 1861, quando si formò la Regia Marina italiana.
In essa erano confluite le marine militari degli Stati preunitari: la
marina sarda, quella toscana, la napoletana e, dopo il 1866, anche quella
veneziana.
C'era tutta una serie di molteplici esigenze da soddisfare.
Già da anni gli oceani erano solcati da navi mercantili italiane, anche
se battenti le bandiere dei vecchi Stati, che intrattenevano floridi
commerci con gli Stati Uniti, l'America meridionale, scoprendo nuovi
mercati e possibilità in estremo Oriente, in Cina come in Giappone.
Erano interessi italiani che andavano tutelati, protetti ed incrementati
affiancandovi la presenza della Regia Marina militare.
Inoltre dai primi decenni dell'Ottocento si erano venute costituendo delle
importanti colonie di emigrati italiani in America Latina: in Perù, in
Cile, ma soprattutto negli Stati atlantici nella regione del Rio de la
Plata. Nel 1867 in Argentina gli italiani rappresentavano oltre il 10%
dell'intera popolazione, in Uruguay il 20%. Solo quattro anni dopo in
questi Stati, con l'aggiunta del Paraguay,
la loro presenza complessiva assommava a 200 mila.
Purtroppo si trattava di paesi che soffrivano di una elevata instabilità
politica, con conseguenti sommosse e guerre.
Così già dalla costituzione del Regno d'Italia, proprio per tutelare i
nostri connazionali emigrati in quei paesi, la Regia Marina aveva
stabilito una stazione permanente all'estuario del Rio de la Plata, base
che poi venne spostata a Montevideo divenendo, nel 1865, la Divisione
Navale dell'America Meridionale e successivamente, nel 1894, Divisione
Navale Oceanica.
A seguito della guerra scoppiata nel 1879 tra Cile e Bolivia, cui si era
aggiunto il Perù, venne istituita per quasi due anni la Divisione del
Pacifico, anche in questo caso per tutelare i nostri connazionali durante
il conflitto.
Altre squadre navali operarono nel mar Rosso (1885) ed in estremo Oriente
(1892).
Tutte queste missioni costituivano un'ottima occasione per la formazione
del personale di bordo sottoponendolo ad un addestramento sul campo.
Inoltre, soprattutto all'inizio, era anche un'occasione per presentare il
vessillo del nuovo Stato unitario nei porti che venivano toccati in giro
per il mondo. Non mancarono le grandi esplorazioni oceaniche: ormai non
si trattava più di scoprire nuove terre ma piuttosto di fare più precisi
rilevamenti di coste e di fondali.
Oppure le campagne oceaniche avevano un carattere scientifico: raccogliere
e studiare le forme di vita negli oceani.
Numerose furono quelle condotte dalla Regia Marina, a volte partendo da
dove c'era una stazione permanente, a volte uscendo dal mare Mediterraneo
attraverso lo stretto di Gibilterra.
Numerose di queste spedizioni si concretizzarono in una completa
circumnavigazione del globo: per la precisione, tra il 1861 ed il 1900
furono dodici. Quattro di queste furono effettuate dalla pirocorvetta Vettor
Pisani.