La
calle ed il "sotopòrtego" dei Lavadori de Lana.
Ai Tolentini.
Questo luogo una volta si chiamava semplicemente "Calle dei Lavadori",
perché la situazione urbanistica era molto differente da quella odierna,
soprattutto dopo lo scavo del Rio Novo.
Infatti agli inizi degli anni Trenta del XX secolo, a seguito della
realizzazione del ponte automobilistico translagunare, venne realizzato
il piazzale d'arrivo del traffico automobilistico (Piazzale Roma)
procedendo alla demolizione di tutta l'area degli antichi edifici che si
trovavano, compreso il "Purgo".
In
questa pianta di Venezia del 1697 del padre minore conventuale
Vincenzo Maria Coronelli (1650-1718) è stata evidenziata la
collocazione del "Purgo", in quell'area che oggi
appartiene a piazzale Roma.
Tutta l'area compresa, approssimativamente, dal rio Marìn fino a quello
che oggi è chiamato Piazzale Roma, una volta ospitava intense attività
collegate alla lavorazione della lana; attività che hanno lasciato tracce
nei toponimi, come, ad esempio, "Tedeschi", dove abitavano
addetti alla lavorazione della lana, "Gradisca", dove abitavano
persone venute da quella città per lavorare le lane, "Garzotti",
addetti alla cardatura dei panni, "Chiovere", dove si mettevano
ad asciugare i panni dopo le varie fasi della lavorazione, "Bergama"
e "Bergamaschi", per la presenza di famiglie bergamasche
impiegate nelle lavorazioni della lana, "Lana", che non richiede
spiegazione; anche calle "Baldan" ricorda il nome di una
famiglia impegnata nella lavorazione dei panni.
La
corte dei "Lavadori" nella mappa di Ludovico
Ughi del 1729; sotto la calle ed il campiello dei "Lavadori
de Lana" oggi, dopo lo scavo del rio Novo.
La
calle dei Lavadori de Lana vista dal "sotopòrtego".
Il "Purgo", o "fullonicum", era il luogo deputato a purgare la lana, ovvero a
lavarla dal grasso animale: per far questo c'era bisogno di una grande
quantità d'acqua dolce, materia prima rara a Venezia, circondata
dall'acqua salsa del mare.
In origine (almeno a far data dal 1353) il luogo del "Purgo" doveva trovarsi dalle parti di
rio Marin, in un luogo non meglio identificato in parrocchia di San Simeon
Grande.
Nel 1587 fu trasferito dalla Camera del Purgo (una magistratura deputata a
sorvegliare sulla qualità dei prodotti, ma anche a dirimere liti e
conflitti fra i lavoranti) verso Santa Croce in un luogo ben identificato,
che troviamo oltre che rappresentato nella pianta del Coronelli (mostrata
all'inizio di questa pagina), anche riconoscibile nelle immagini di
Antonio Canal (1697-1768) e Antonio Visentini (1688-1782).
Il
purgo a Santa Croce nel quadro di Antonio Canal (1738) e,
sotto, nell'incisione di Antonio Visentini (1751).
Il
capitello antoniano in calle del Lavadori de Lana.
Nel
tempo, proprio per la facilità nell'approvvigionamento di acqua dolce, questa attività migrò progressivamente verso la
terraferma, verso
Fusina, vicino
alla foce della Brenta dove esisteva un "canale del purgo" presso
la palude del Bottenigo.
Dell'edificio del "Purgo" restano tracce nelle mappe catastali
ottocentesche: una settantina di metri di edificio, una specie di lungo
"salone" che ad un certo momento (circa 1814) era di
proprietà di un certo Businello.
Come detto sopra, nel Novecento la situazione venne alterata con la costituzione
del terminal automobilistico di piazzale Roma, a seguito della costruzione
del ponte translagunare che collega Venezia con la terraferma e lo scavo di
un canale (rio Novo) di collegamento acqueo rapido con il centro della
città (Rialto e San Marco).
Nonostante questo, abbiamo un ricordo (in gran parte ricostruito) del
"Purgo" che qui esisteva, dato da una muraglia addossata
all'attuale Hotel Santa Chiara a piazzale Roma.
Negli anni Trenta del Novecento, proprio con lo stravolgimento dell'area,
assunse una relativa importanza la calle dei Lavadori de Lana: infatti si
era cominciata a stabilire una certa viabilità pedonale tra la città ed
il Piazzale Roma, terminal delle linee auto-filoviarie che facevano capo a
Venezia (e dove sarebbe stata costruita la grande autorimessa, all'epoca
la più grande d'Europa). Questa viabilità pedonale in gran parte
attraversava i giardini Papadopoli che, come avveniva, ed avviene, per
gran parte dei giardini pubblici, al tramonto venivano chiusi: ancora oggi
si notano alcuni alti cancelli montati su pilastri di mattoni che
servivano a chiudere alla sera i giardini.
Questo comportava deviazioni pedonali per chi doveva raggiungere piazzale
Roma, o proveniva da esso dopo una certa ora: una delle scorciatoie
alternative utilizzate era il passaggio proprio per la calle dei Lavadori de
Lana.
Solo alla fine degli anni Cinquanta - inizio anni Sessanta, fu assicurato il
passaggio attraverso i giardini Papadopoli per tutte le 24 ore al giorno.
Nella calle del Lavadori de Lana è visibile un capitello che custodisce una
statuetta di Sant'Antonio mentre tiene in braccio il Bambinello. Sotto la
nicchia attorno alla fessura per le elemosine, è leggibile l'iscrizione:
«CONFERENZA S. VINCENZO DE PAOLI / CHI DA AL POVERO DA A DIO».
Il
campiello dei Lavadori de Lana, formatosi nel Novecento con le
demolizioni che hanno dato spazio a piazzale Roma ed al rio
Novo (sulla sinistra).